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Mozart: un ritratto - Ouverture: un'odissea musicale, Atto I: da bambino prodigio ad artista, Atto II: l'esperienza viennese, Finale: lavorando fino a

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Mozart: un ritratto



'Non esiste altro che aro', affermò il compositore austriaco Wolfgang Amadeus Mozart nel 1786, riferendosi a come era stata accolta la sua opera Le nozze di aro. In questo articolo tratto dal Collier's Year Book del 1991, il musicologo David Wright racconta di Mozart partendo dalla sua infanzia di bambino prodigio per giungere fino all'eredità che ha lasciato ai musicisti moderni, spiegando perché la sua musica affascini tuttora il pubblico come faceva duecento anni fa.





Nella scena culmine del Don Giovanni di Mozart, una statua che rafura il protagonista ucciso torna in vita e partecipa a una cena fatale a casa dello stesso Don Giovanni. Nel 1991 successe qualcosa di simile al busto di marmo di Wolfgang Amadeus Mozart. Le sue arie, già rese celebri fal film di Milos Forman, Amadeus (1984), sono entrate nelle nostre case come popolari motivetti da fischiettare. Non che il compositore non avesse goduto di celebrità mentre era vivo. 'Qui la gente non parla d'altro che di aro', scriveva infatti da Praga quando la sua opera andò in scena in quella città. 'Non si suona, né si canta, né si fischietta altro che aro. Non c'è opera che abbia riscosso un successo simile. Non esiste altro che aro'. Se Mozart era estasiato per il fatto che poche migliaia di persone fischiettassero le sue melodie, come avrebbe reagito oggi alla Mozart-mania che ha preso tutto il mondo? Nel 1991, quando il mondo commemorava il bicentenario della sua morte, nelle nostre case, nei supermercati, nei teatri e nelle sale da concerti spesso sembrava davvero che 'non esistesse nient'altro che Mozart'.


Ouverture: un'odissea musicale


Mozart nacque a Salisburgo il 27 gennaio del 1756. La città arcivescovile a quel tempo non si poteva proprio considerare una capitale della musica, ma vantava almeno un musicista di fama internazionale: Leopold Mozart, compositore di talento e autore di un importante trattato sulla musica per violino. Non passò molto tempo, comunque, prima che Leopold capisse che la 'composizione' di due li, Maria Anna (Nannerl) e Wolfgang, ambedue dotati di uno straordinario talento musicale, gli avrebbe procurato più fama e ricchezza di qualsiasi opera egli avesse mai scritto. Leopold diede personalmente ai due ragazzi una rigorosa educazione musicale (Wolfgang non frequentò mai una scuola in vita sua), badando in particolare a sviluppare il loro talento. Bastarono poche fortunate apparizioni davanti all'elettore di Baviera e all'imperatrice Maria Teresa d'Austria quando Wolfgang aveva solo cinque anni, per renderli i musicisti più osannati d'Europa. Ovunque la famiglia Mozart andasse - e in effetti viaggiarono in continuazione dal 1763 al 1766, dalla Germania al Belgio, dall'Olanda a Parigi e a Londra - era il piccolo Wolfgang ad attirare l'attenzione generale. A Londra gli scienziati dell'eccelsa Royal Society lo interrogarono, lo esaminarono e lo misero alla prova e finalmente lo dichiararono un autentico prodigio della natura. 'Devo tutto ciò a Dio' scriveva il devoto Leopold. 'Se mai sarà mio dovere convincere qualcuno che si tratta di un miracolo, questo è il momento, visto che la gente ridicolizza tutto ciò che viene definito miracoloso'.


Così è in parte merito di Leopold se Mozart è stato considerato 'il divino' per tutto questo tempo. Ma il suo minuscolo semidio era anche un gran lavoratore, estremamente ricettivo (come tutti i grandi compositori) a tutti gli stimoli musicali che gli aleggiavano intorno. A Londra frequentò Johann Christian Bach, che a quel tempo era molto più famoso di suo padre, Johann Sebastian, e che con il suo limpido style galant influenzò moltissimo il giovane Mozart. I successivi viaggi a Vienna e a Milano introdussero il giovane compositore rispettivamente al quartetto d'archi di Joseph Haydn e alla ricchezza melodica dell'opera italiana, con importanti conseguenze per la sua formazione musicale.


Atto I: da bambino prodigio ad artista


Nonostante il successo ottenuto nelle capitali europee, sembrava però che tutte le strade riconducessero a Salisburgo. Dieci anni trascorsi a viaggiare e a cercare un posto di prestigio portarono i Mozart nella stessa cittadina di provincia da cui erano partiti e allo stesso lavoro in un arcivescovado che nutriva al massimo un interesse passeggero per la musica. Leopold sospettava, probabilmente a ragione, che la gelosia degli altri musicisti avesse loro precluso la possibilità di sistemarsi in una corte importante. Isolato a Salisburgo, Wolfgang, come ebbe a dire in seguito Haydn riferendosi ai trent'anni di servizio nella tenuta di camna dei principi Esterházy, fu 'costretto a diventare originale'. Mentre si guadagnava lo stipendio come Konzert-meister dell'arcivescovado, un posto che non era poi male come sembrava, Mozart compose sinfonie, danze, serenate e divertimenti per cerimonie di corte e feste popolari e diversi pezzi di musica liturgica per la cattedrale. I suoi primi capolavori risalgono proprio a quel periodo, quando aveva poco meno di vent'anni: le sinfonie n. 25 in sol minore (K. 183) e n. 29 in la maggiore (K. 201), ambedue ormai familiari anche al grande pubblico grazie alla colonna sonora del film Amadeus, e i cinque concerti per violino, tutti composti nel 1775.


Ormai non più un bambino prodigio, Wolfgang continuò a prendere lunghi periodi di permesso per cercare composizioni su commissione e un lavoro migliore. Durante un viaggio con la madre a Mannheim, Monaco e Parigi nel 1777-78, il giovane compositore intrattenne relazioni di amicizia con diversi musicisti famosi e si esibì in brillanti concerti per pianoforte e per violino ma, con grande esasperazione di suo padre, snobbò i nobili patroni che avrebbero potuto offrirgli denaro e posizione. Mentre si trovavano a Parigi, improvvisamente sua madre morì.


Il viaggio a Monaco non era comunque andato sprecato. Nel 1780 fu invitato a comporre un'opera per il Carnevale. Si recò nella cittadina bavarese per provare e mettere in scena l'Idomeneo, ora considerata la prima opera della maturità, e in quell'occasione prolungò le sei settimane di licenza concessegli dall'arcivescovo a quattro mesi. Richiamato al fianco del suo datore di lavoro a Vienna nel marzo 1781, Mozart litigò con l'arcivescovo e si licenziò, risoluto a tentare la fortuna come libero musicista nella capitale austriaca.


Atto II: l'esperienza viennese


Cavarsela da solo era una scelta radicale per un musicista di quei tempi, ma la Vienna 'illuminata' dell'imperatore Giuseppe II pullulava di idee radicali. Leopold Mozart non vide di buon occhio il trasferimento di Wolfgang e continuò fino alla morte, nel 1787, a scrivergli da Salisburgo lettere piene di avvertimenti e di consigli. I teatri, le orchestre e i teatri d'opera, che si rivolgevano sia all'aristocrazia sia alla borghesia affamata di cultura, prosperavano. Mozart sposò Costanza Weber, sorella di Aloysia, una famosa soprano che aveva amato ma da cui non era stato mai ricambiato, ed ebbe sei li, quattro dei quali morirono però in tenera età. Durante gli 'anni d'oro' a Vienna, Mozart intrattenne una fitta corrispondenza con suo padre e con sua sorella a Salisburgo e con la moglie e gli amici viennesi mentre era in viaggio. Nessun altro musicista di quell'epoca ha lasciato una così ampia documentazione sulla sua vita. Per certi versi si tratta delle tipiche lettere di un qualsiasi giovanotto di qualsiasi epoca, orgoglioso dei suoi successi, incline agli scherzi e al libertinaggio, alle feste e al gioco del biliardo, che si difende dalle critiche rivoltegli dal padre, incurante dell'aspetto (anche se pare fosse un tipo basso, pallido e piuttosto antipatico), spontaneo e affezionato alla famiglia. Le varie imprese di Mozart a Vienna ebbero un gran successo. Nel 1782 la sua prima opera viennese, Il ratto dal serraglio, emozionò talmente il pubblico che l'imperatore, lui stesso grande estimatore di Mozart, fu costretto a intervenire per regolare il numero dei bis richiesti, perché altrimenti si sarebbero protratti per tutta la notte. Nel 1786 'non c'era altro che aro' a Vienna come a Praga. Il librettista delle Nozze di aro, Lorenzo da Ponte, collaborò con Mozart per portare al successo altre due opere liriche: Don Giovanni e Così fan tutte. Il flauto magico riscosse un successo di pubblico strepitoso e anche le sue esibizioni nei teatri, almeno fino alla metà degli anni Ottanta, gli fruttarono cospicui guadagni; nei due anni di maggior successo riuscì a mala pena far fronte alle continue richieste del pubblico, affamato di novità, componendo sei dei suoi migliori concerti per pianoforte nel solo 1784.


Quando né lui né altri virtuosi del pianoforte interpretarono più le sue opere, la situazione iniziò a diventare critica. Le stesse qualità che solitamente apprezziamo nei suoi brani - vitalità (persino volatilità), ricchezza di toni, dettagli intriganti, suoni e armonie originali e un gran sentimento - diventarono sciocchezze per gli appassionati di musica del tempo. Persino alcuni professionisti avevano delle perplessità. 'È indiscutibilmente un genio molto originale' affermò il compositore Dittersdorf  'e non ho mai trovato nessuno che avesse la stessa sbalorditiva quantità di idee. Vorrei che non ne fosse così prodigo. Lascia gli ascoltatori senza fiato ma alla fine niente di quella bellezza rimane impresso nella memoria'. Nonostante gli sforzi di semplificare il suo stile per adattarlo alle esigenze del mercato musicale, Mozart non riuscì mai a vendere molti spartiti e così gli rimanevano solo le lezioni private per tirare avanti durante i lunghi mesi in cui lavorò alla sua opera lirica seguente.


Dopo la sinfonia n. 35 (la Haffner) del 1782, non ne scrisse altre per il pubblico viennese, mentre produsse due veri capolavori per gli appassionati di musica di Linz e di Praga, che gli commissionarono rispettivamente la n. 36 e la n. 38. La grande trilogia finale, dell'estate 1788, composta dalle sinfonie n. 39, 40 e 41 (detta Jupiter) sembra creata con fini speculativi, per una chissà quale occasione futura. Dopo il 1786 i viennesi si stancarono persino dei suoi concerti e a quel punto i problemi finanziari iniziarono a diventare seri. Diversamente dal suo ansioso e povero padre, Wolfgang era deciso a godersi il denaro finché ne aveva, e così, nonostante il considerevole successo che aveva avuto come musicista, ben presto si trovò al verde.


Il tono umile e lagnoso delle lettere agli amici e ai fratelli della Loggia massonica a cui apparteneva, in cui si scusava per non aver ato l'ultimo debito e contemporaneamente chiedeva un altro prestito, sono decisamente penose. Sia lui che Costanza erano spesso ammalati e le cure mediche e i frequenti viaggi ai luoghi di cura termali di Baden ben presto li ridussero sul lastrico. Finalmente nel 1791 le cose iniziarono ad andare meglio per il musicista ormai trentacinquenne, che compose opere superbe come il concerto per clarinetto K. 622 e il mottetto Ave verum corpus, K. 618. Le opere liriche commissionategli da Praga, La clemenza di Tito, e dal teatro lirico Schikaneder di Vienna, Il flauto magico, promettevano gloria e guadagni. Da un tal conte Walsegg, un musicista dilettante a cui piaceva commissionare opere ai compositori professionisti per poi passarle per farina del suo sacco, gli arrivò una commissione particolarmente remunerativa; Mozart accettò di scrivere una Messa da Requiem per l'ultima moglie del conte, comunicando con lui solo attraverso dei messaggeri per impedire che il colpevole segreto del conte venisse scoperto.


Finale: lavorando fino alla fine


Poco dopo la prima del Flauto magico, il 30 settembre 1791, la salute di Mozart iniziò a vacillare. Sembra probabile che il troppo lavoro abbia contribuito a rendere cronica una febbre reumatica che lo aveva già prostrato in diverse occasioni alcuni anni addietro. Mozart iniziò a oscillare tra delirio e lucidità; prendeva i messaggeri del conte come emissari dall'aldilà che gli ordinavano di scrivere il Requiem per se stesso e a volte credeva che i musicisti rivali lo avessero avvelenato. Lavorò alla Messa da Requiem fino al pomeriggio del 4 dicembre, cantandone alcune parti agli amici che erano andati a trovarlo.


Morì alle 12.55 del 5 dicembre 1791. Fu sepolto in una fossa comune, di quelle abitualmente usate per la gente normale, alla periferia di Vienna. Non morì sconosciuto, ma come uno dei più ammirati (anche se 'difficili') compositori del suo tempo, andandosene al culmine della fama, quando due delle sue opere di maggior successo erano ancor fresche nella memoria del pubblico. Il suo funerale alla Cattedrale di Santo Stefano e poco dopo le commemorazioni celebrate a Vienna e a Praga, attrassero una gran folla. Costanza Mozart, che alcuni scrittori avevano accusato di essere frivola e cattiva amministratrice del patrimonio familiare, si dimostrò tuttavia straordinariamente piena di risorse nel mantenere la famiglia dopo aver perso i mezzi di sussistenza. Quale che fosse il suo carattere da giovane (Leopold, come se fosse strano, la teneva in scarsa considerazione) è a lei che dobbiamo quasi tutto quel che sappiamo di Mozart e probabilmente la sopravvivenza delle sue opere.


La musica


L'anno prima della morte di Mozart il musicologo Ernst Ludwig Gerber scrisse di lui nel Dizionaro storico-geografico dei musicisti: 'Questo grande maestro, dal suo primo incontro con l'armonia ne è diventato un così profondo e intimo conoscitore che per un orecchio non allenato è difficile seguire le sue composizioni. E anche un esperto deve sentirle diverse volte'. È un discorso che suona familiare? Critiche del genere sono state mosse ad altri grandi maestri, da Beethoven a Brahms e da Wagner a Schönberg. Ma per quel che riguarda Mozart questo passaggio contiene due importanti intuizioni: primo, gli elementi che caratterizzano il suo stile musicale erano presenti fin dall'inizio, fin dall'infanzia, e li aveva acquisiti nel corso dei frequenti viaggi compiuti con la famiglia. La sua produzione musicale si può schematizzare in periodi, se si fa eccezione per il fatto che compose brani di diverso genere sia per la corte dell'arcivescovo sia per i concerti di Vienna. Il modo in cui il suo stile si è sviluppato mostra poco delle svolte improvvise, degli spunti innovativi e dei ripensamenti, ad esempio, che caratterizzano la storia di Beethoven; piuttosto vi si ritrova un continuo processo di approfondimento, raffinamento e arricchimento. Gli ariosi divertimenti e le serenate che compose a Salisburgo per diverse feste sono composizioni melodiose, allegre, ricche di sentimento, che si intrecciano abilmente in una profusione di sorprese. Lo stesso dicasi dei capolavori che compose a Praga e a Vienna. La differenza è minima.


Anche se la sua crescita musicale era in genere in evoluzione costante, Mozart fece un notevole balzo in avanti quando iniziò a studiare le fughe di J.S. Bach. Scrisse anche lui parecchie fughe (Costanza, diceva, ne andava particolarmente fiera) e alla fine trasformò quello che aveva imparato in uno dei suoi più ambiziosi progetti: sei quartetti d'archi a cui lavorò per più di due anni e che infine pubblicò tutti insieme dedicandoli a Haydn nel 1785. Più tardi, lo stesso anno, Mozart prese lo spunto da quel 'pezzo di conoscenza musicale', da quel capolavoro di contrappunto, e applicò lo stesso concetto anche alla lirica. Tutte le note delle Nozze di aro sembrano portare per durata, tono, colore e per le relazioni con le altre note a un'introspezione psicologica dei caratteri e delle situazioni della vicenda; contemporaneamente un ampio eppur coerente schema di accordi mutevoli guida la piena emozionale dell'intero dramma. 'C'è un cuore per ogni battuta e viceversa' ha scritto del aro la mezzo-soprano Frederica von Stade. Inutile dirlo, non tutte queste meraviglie si rivelano ascoltando una sola volta questa o quell'opera di Mozart. Il che ci riconduce alla seconda intuizione di Gerber, una critica che si può interpretare come un complimento: occorre 'ascoltare i suoi brani diverse volte'. O meglio, è possibile ascoltare un brano più volte senza arrivare a comprenderlo completamente! In effetti per gli appassionati di musica l'opera di Mozart diventa una comna per la vita, perché rivela nuovi aspetti di sé via via che l'esperienza dell'ascoltatore (sia musicale che non) cresce e si approfondisce. Anche i più feroci critici contemporanei di Mozart sospettavano che in lui ci fosse ben più di ciò che suonava alle orecchie; nel 1788 il critico Adolph von Knigge scrisse a proposito del Ratto dal serraglio: 'Le soluzioni si alternano troppo velocemente alle discordanze, cosicché solo un orecchio allenato riesce a seguire lo svolgimento armonico. E allora, be', tutti i compositori dovrebbero essere in grado di commettere tali errori!'.


Mozart sapeva di queste critiche, ma aveva troppa fiducia nella strada che aveva scelto per affliggersene. Al riguardo si racconta che l'imperatore, complimentandosi con Mozart dopo la prima viennese del Ratto, gli dicesse: 'Troppo raffinato per le nostre orecchie, e che immensa quantità di note, mio caro Mozart'. Al che il compositore rispose: 'Giusto le note che ci volevano, maestà, non una di più'. Sappiamo che Mozart scrisse da Vienna a suo padre per dirgli dei concerti per pianoforte che stava componendo: 'Qua e là ci sono dei passaggi da cui solo un conoscitore potrebbe trarre soddisfazione; ma questi passaggi sono scritti in modo tale che anche il più profano non potrebbe che goderne, pur senza sapere perché'. Questo commento che descrive così bene ciò che Mozart compose dev'essere stato scritto riferendosi ai concerti viennesi per pianoforte, quella serie di più di dodici capolavori che sono tanto i li del aro quanto l'opera lirica lo fu dei quartetti per archi di Haydn. Ciascun concerto è un minidramma in tre atti, con i cantanti solisti e l'orchestra che gareggiano come amichevoli antagonisti, innamorati e scintillanti nell'azione o nel dialogo d'amore. Oggi si tende a dare per scontato il concetto del concerto solista, grazie alle opere di Beethoven, Schumann, Liszt, Èaikovskij, Rachmaninov, Prokof'ev e via dicendo, e a dimenticare quanto Mozart abbia innovato rispetto alla musica barocca di Vivaldi e Bach.


Un'immagine idealizzata?


Nonostante l'immensa influenza che Mozart esercitò sul giovane Beethoven e, attraverso di lui, sulla musica di tutto il XIX secolo, durante l'epoca romantica le opportunità di ascoltare le sue composizioni si fecero piuttosto rare. Il Don Giovanni, la sinfonia n. 40 e altre opere minori rimasero in repertorio finché parvero sufficientemente 'moderne' al pubblico del tempo. Al contrario, alcuni ascoltatori (tra cui Èaikovskij) considerarono la musica di Mozart una fuga verso l''età dell'oro', quando tutto aveva l'eleganza e la grazia incantata delle favole. In questo periodo iniziarono a ire sulle scatole dei cioccolatini ritratti di Mozart vestito con i costumi dell'operetta viennese e il suo busto di gesso fece la sua sa sui pianoforti degli insegnanti di musica. Il caloroso apprezzamento per Mozart non sve mai del tutto. La prima enorme biografia ad uso scolastico del compositore fu pubblicata da Otto Jahn nel 1856. Sei anni dopo un eclettico aristocratico che si chiamava Ludwig von Köchel, esperto in mineralogia e botanica più che di musica, cambiò radicalmente il sistema di insegnamento pubblicando il Catalogo cronologico e tematico dell'opera omnia di Wolfgang Amadeus Mozart, prima volta nella storia della musica che un ricercatore tentava di catalogare, datare e descrivere tutti i brani che il più grande dei compositori avesse scritto. Lavorando sulla base di un assortimento incompleto di manoscritti musicali e di altri documenti, perlopiù senza data, Köchel compilò un catalogo molto accurato, assegnando a ciascuna opera il codice 'K.' e i numeri da 1 (per un minuetto al pianoforte che Mozart compose a cinque anni) a 626 (per il Requiem). Da allora il catalogo è stato aggiornato cinque volte, ma la segnatura originale 'K.' rimane il sistema più comune per identificare le opere pubblicate da Mozart. Per molti ascoltatori del XIX e del XX secolo, comunque,  la gamma completa delle produzioni di Mozart, il suo significato nel contesto storico e i dettagli sulla sua vita rimangono questioni esoteriche che interessano solo agli studenti. Una dozzina di opere venivano suonate in continuazione, e ci si inchinava pomposi davanti al busto sul pianoforte, ma non fu che nel 1970 che la statua iniziò a camminare davvero.


Una nuova prospettiva


Il primo stimolo giunse dall'industria discografica, la cui crescita esplosiva durante gli anni Settanta creò un insaziabile desiderio di novità. Centinaia delle opere di Mozart vennero incise per la prima volta e vennero ascoltate in tutto il mondo da conoscitori e da persone che non erano mai state a un concerto dal vivo. Nel 1977, la pubblicazione della psicobiografia di Wolfgang Hildesheimer Mozart coincise con l'improvviso aumento della popolarità dei movimenti degli 'strumenti originali' nell'esecuzione musicale. L'obiettivo di entrambi era il medesimo: raggiungere una più 'autentica' intesa con Mozart uomo e musicista.


Mozart al cinema?


Dopo tutti questi sforzi per raggiungere una maggior autenticità, all'improvviso si impose un'interpretazione fantasiosa di Mozart che spazzò via tutto il resto agli occhi del pubblico. Nel 1982 la commedia di Peter Shaffer Amadeus si accostò al fenomeno Mozart guardandolo con gli occhi del suo rivale nella vita reale, il compositore Salieri; opera teatrale di successo, essa sottolineava alcuni aspetti provocatori della natura del genio artistico. Il rifacimento cinematografico del 1984, brillantemente diretto da Milos Forman, molto ben recitato soprattutto da Murray Abraham nei panni di Salieri e da Tom Hulce nel ruolo del protagonista e arricchito da un intrigante miscuglio di costumi e di scene realistici e surrealistici, vinse diversi Oscar e convinse milioni di spettatori che Mozart fosse davvero lo stupido ridacchiante e sciocco delle febbricitanti fantasie di Salieri. Parte degli spettatori fu disgustato da questo improvviso cambiamento della reputazione di Mozart, ma nell'era delle superstar che sono famose solo per un quarto d'ora, un sacco di altri appassionati di musica capì di aver finalmente scoperto il 'suo' Mozart. Un Mozart 'di rilievo'? Certo! Mozart è sempre stato importante, se il termine di paragone è la sua abilità di risvegliare le emozioni del pubblico e di esprimere l'inesprimibile. Nonostante il film Amadeus, la ura di Mozart non è mai stata messa completamente a fuoco e la nostra visione della sua musica è troppo soggettiva e individuale; ciascuno di noi si immagina e adora un Mozart che esiste solo nei sogni.


Il bicentenario: merchandising musicale?


Nel 1991 i musicologi si trovarono a convegno in tutto il mondo per scartabellare ancora una volta i preziosi manoscritti e per dedicarsi allo studio di 'punti e carezze', i due modi con cui il musicista indicava un tocco di staccato nei suoi brani per pianoforte. I fan di Mozart che hanno tenuto il busto di gesso del compositore e che lo spolverano ogni giorno, hanno avuto parecchie opportunità di assistere a concerti e a spettacoli televisivi e di ascoltare la musica di Mozart in rispettoso silenzio. Per sole 195 sterline i collezionisti di tabacchiere e di scatole di zucchero candito possono incartare le loro Mozartkugeln in una sciarpa di seta di Hermès decorata con disegni di strumenti musicali, con riproduzioni di ine del Flauto magico e di Eine kleine Nachtmusik e con il ritratto dello stesso divino Wolfgang. I teatri di Vienna nella primavera e nell'estate del 1991 risuonavano di melodie mozartiane e al festival della musica di Salisburgo (che dopo tutto deve la sua esistenza proprio a lui) dedicarono l'intera stagione a Mozart mettendo in scena tutte e sette le sue opere più 'mature'. Insomma, ovunque nel mondo si ascoltavano concerti e opere liriche di Mozart: a San Francisco, a Londra, a New York. Contemporaneamente l'industria cinematografica ha invitato tutti non solo ad ascoltare, ma anche a possedere tutto ciò che Mozart scrisse.


Il grande battage pubblicitario, l'esaltazione e il sensazionalismo che hanno accomnato il boom di Amadeus sono andati a discapito dell'arte del compositore, o sono solo il primo passo verso una maggiore conoscenza che prelude ad un maggiore apprezzamento? Se i musicologi impareranno a spiegare la tecnica di composizione di Mozart o a riprodurre la vernice che veniva usata per il suo violino, trarremo forse maggior beneficio dai suoi brani? Le nostre fantasie nostalgiche o amorose o di ispirazione divina esalteranno la sua musica, la sminuiranno o non produrranno nessun effetto? Queste sono le domande che si pongono i profani quando annaspano per comprendere la perfezione. Mozart sopravviverà al suo bicentenario, come è sopravvissuto a tutto il resto.





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