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PENSIERI E TEORIE LEOPARDIANE

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PENSIERI E TEORIE LEOPARDIANE


Giacomo si distinse subito per una forte e innata erudizione dovuta a "sette anni di studio matto e disperatissimo" così definito da lui stesso, che si trasformerà poi nel 1816 in una conversione letteraria che consisteva nel passaggio dall'erudizione al bello.

Fatta questa considerazione dobbiamo tenere presente che egli vive costernato da una malattia che lo porterà poi alla morte e questa malattia condizionerà il suo pensiero.

Leopardi è incentrato in una cultura meccanicistica che lo porta a scrivere che l'universo per vivere deve seguire le leggi di distruzione e ricostruzione e solo mediante la vita dell'uomo l'universo può vivere, quindi la vita dell'uomo non è altro che uno strumento per far vivere l'universo (concetto esplicato nel "Dialogo della natura e di un Islandese").

Un altro concetto fondamentale per Leopardi è la teoria del Piacere, ovvero l'uomo è sempre alla ricerca del piacere e quando lo raggiunge subito ha bisogno di soddisfarne un altro, quindi il piacere non è raggiungibile, mentre il desiderio di piacere è illimitato nel tempo e nello spazio; questa teoria è alimentata dall'illusione e dal sensismo e nasce dalle angosce e dal dolore.

Leopardi parla poi della natura come una matrigna che svezza gli uomini e li lascia poi al loro destino, e la stessa lo dota dell'immaginazione, che lo riuscirebbe ad alleviare dalle angosce, ma altri fattori come il progresso, portano l'uomo a limitare l'immaginazione che va sendo e con essa se ne va la vera poesia che secondo leopardi è quella dei classici perché solo essi che erano nella fase della "giovinezza" potevano scrivere la vera poesia, infatti l'uomo moderno può solo scrivere poesia sentimentale dominata dalle pulsioni dell'IO ma visionata dalla ragione.

Quindi per Leopardi è necessario rispettare gli antichi e ciò che loro sentivano.


Per quanto riguarda la concezione sensistica, egli la svela quando propone una poesia capace di servirsi innanzitutto dei sensi per provocare sul lettore un effetto forte.




Leopardi riprende anche l'illuminismo nei suoi aspetti critici-distruttivi.


Per Leopardi la morte è un bisogno dell'uomo e questo lo rivela nel "Cantico del gallo silvestre" dicendo che quando l'uomo si alza al mattino è come se si trovasse nella fase della fanciullezza, per poi passare nel giorno alla fase adulta e per finire la sera che rappresenta la morte.

"L'infinito" uno dei testi più conosciuti di Giacomo tende a sottolineare la poetica del vago e dell'indefinito, egli è come se sognasse in presenza della ragione.

Ricordare il passato rende vago il presente, il recupero memoriale, la scoperta ed esplorazione della soggettività; sono questi i temi centrali.

Rompe la metrica perché deve seguire il moto del suo animo.

Usa tempi indefiniti come il gerundio e l'infinito per dare enfasi al concetto di vago.

Leopardi è contrario al misticismo e alla trascendenza.

Egli si eleva al disopra della realtà con grande capacità riflessiva e descrive la vanità della vita e prende un simbolo della condizione umana.

La grandezza dell'uomo è riconoscere la realtà, l'uomo è in balia della natura, la natura è nemica, gli uomini per vincerla devono coalizzarsi. Su quest'ultima frase qualcuno ha visto in Leopardi un inizio di socialismo, ma non credo ci si possa sporgere più di tanto.

L'uomo fa parte dell'universo infinito.

Rifiuta l'ottimismo, elemento tipico dell'illuminista, rifiuta le conquiste del passato, rifiuta lo spiritualismo cattolico e la razionalità.




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