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PIRANDELLO



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PIRANDELLO


Pirandello nasce ad Agrigento nel 1867 nella camna del Caos, dove la madre si è rifugiata per fuggire il contagio di un'epidemia di colera. E' uno degli scrittori più importanti del nostro secolo, perché rappresenta le ansie e le angosce degli uomini contemporanei. Dopo essersi laureato a Bonn (Germania) ritorna in Italia dove fu giornalista fino a quando una grave crisi economica lo costringe ad insegnare. Nella sua vita ci fu pure la tragedia di una grave malattia mentale della moglie che fu chiusa in una casa di salute, ma che lo tormentò per molti anni con la sua gelosia. Lasciò l'insegnamento e creò una comnia drammatica con cui viaggiò in Europa e in America.

Pirandello esordì, come verista, con novelle paesane, ma fin dall'inizio il suo verismo fu caricaturale e grottesco, mirante piuttosto a distruggere la realtà che a rappresentarla. Costantemente estranea fu al suo mondo poetico ogni problematica morale ed attraverso le novelle ed i suoi primi romanzi venne definendo la sua concezione della vita che si basa su di un esagerato, esasperato soggettivismo, secondo cui la realtà non avrebbe una sua oggettività, ma assumerebbe tanti aspetti diversi quanti sono gli uomini che la osservano; anzi essa cambierebbe anche a seconda dei vari momenti in cui viene a trovarsi il singolo uomo. La medesima cosa capiterebbe all'uomo: egli non è nella realtà quello che è, ma quello che appare a ciascuno degli uomini con i quali viene a contatto; e poiché la sua personalità non ha valore al di fuori del contatto con la società, è evidente che creda di essere "uno", essendo invece "centomila" e in concreto "nessuno", dato che nelle sue centomila apparizioni in pubblico non può rappresentare mai il vero "se stesso". Ne consegue l'impossibilità dell'uomo di comunicare con gli altri, poiché a lui sfugge, in ogni incontro, chi egli sia per l'altro. O tutt'al più, se egli presume di aver intuito "chi" sia per l'altro, potrebbe anche comunicare con l'altro ma non in modo "autentico", ma indossando una "maschera" per compiacere all'altro.



Da ciò una desolante solitudine che determina come effetto un cieco furore contro la società, o un brutale impulso al suicidio, oppure costringe l'individuo a fingersi pazzo ed esprimere liberamente le sue idee o ancora può accettare tutto rassegnato.

Pertanto i personaggi, in un certo qual modo, desiderano raggiungere la libertà anche se è difficile riuscirci. In questi concetti vediamo il problema dell'alienazione dell'uomo moderno; quindi le opere di Pirandello sono come una denuncia e una ribellione contro tutto il sistema sociale che frena la libertà dell'uomo. I suoi personaggi sono sempre tragici e sono definiti "maschere nude" perché prive di una vera realtà, che nascosta dentro di loro, tranne quella che appare fuori all'esterno agli altri (falsa, maschera) e ci fanno capire che la vera realtà dello spirito, se c'è, non si può conoscere mai (pessimismo assoluto).

Il Pirandello spiega la propria poetica in maniera ben strutturata in tutte le sue parti nel saggio "L'umorismo" (1906-l908), in cui teorizza una forma d'arte, da lui definita "umorismo", fondata sul "sentimento del contrario", che egli esemplifica pressappoco così: se incontriamo una donna non più giovane, anzi notevolmente avanzata negli anni, che indossa abiti giovanili, si trucca come una giovinetta, assume atteggiamenti forzatamente scanzonati come quelli di un'adolescente, certamente costei, con la sua complessiva goffaggine, ci indurrà al riso e forse anche allo scherno. Ma se riflettiamo sui motivi che hanno indotto quella donna a costruirsi una siffatta "maschera" e, magari, sospettiamo che ella sia stata indotta a tanto perché ossessionata dall'idea di non piacere più al suo uomo, allora quell'iniziale nostro atteggiamento di scherno si muta in un sentimento di pietà verso il dramma intimo della donna.

Ma l'arte maggiore del Pirandello va ricercata soprattutto nella sua opera di drammaturgo. Egli segna nel teatro una svolta decisiva. Prima di lui il teatro s'era proposto di portare in scena uno spaccato della realtà oggettivamente intesa e rappresentata con l'arte del verosimile. Ma per Pirandello, che esclude l'oggettività della realtà, ciò è impossibile. Egli perciò, mentre da un lato afferma, nei suoi drammi, che la realtà oggettiva non esiste poiché ognuno la interpreta a suo modo, determinando così la propria incapacità di avere relazioni costruttive con gli altri, dall'altro tende ad affermare il tragico conflitto presente tra la vita che di continuo si muove e cambia e l'arte che la fissa, immutabile». A quest'ultimo fine dedica le tre commedie del cosiddetto "teatro nel teatro" ("Sei personaggi in cerca d'autore", "Ciascuno a suo modo" e "Questa sera si recita a soggetto"), nelle quali tratta il tema del contrasto tra personaggi e attori, tra registi e attori divenuti personaggi, tra autori, attori e spettatori.



Dal crollo delle consuetudini di verosimiglianza del teatro tradizionale alla crisi del dramma rappresentato nella sua impossibilità, fino al teatro dei nuovi miti, Pirandello ha segnato un percorso vasto e interessantissimo non del tutto diverso, come è stato più volte osservato, dalle innovazioni della fisica moderna. Alcuni degli esiti teatrali più recenti, come il teatro dell'assurdo da Jonesco a Beckett, non possono essere valutati senza tenere conto delle esperienze pirandelliane. Un'altra caratteristica che porta Pirandello ad una considerazione delle sue idee a livello europeo è la somiglianza dei suoi rifacimenti con le filosofie portate avanti da Brech in quegli anni.



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