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PLATONE TIMEO - IL GRANDE PROLOGO DRAMMATURGICO, ALCUNE PREMESSE DI CARATTERE METAFISICO, PRIMA PARTE DEL DISCORSO DI TIMEO, L'ORIGINE DEL COSMO, L'AN

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Platone Timeo



Il Grande Prologo Drammaturgico


Prima di gettarsi nel vero e proprio argomento del Timeo, l'origine del cosmo e dell'uomo, Platone, nel grande prologo drammatico, riassume in un dialogo fra Socrate, Crizia, Ermocrate e Timeo le idee a proposito della città ideale espresse il giorno precedente nella Repubblica. A questo punto Socrate, delineati i tratti della città ideale, esprime il desiderio di poter vederla "in azione", cioè rapportarsi, anche militarmente, con il mondo esterno. Per rispondere a questo desiderio di Socrate, Crizia narra le imprese di Atene contro l'arrogante regno di Atlantide, risalenti a prima del grande diluvio che, sterminando gran parte dell'umanità, ne cancellò memoria - I processi di memorizzazione dall'acquisizione al richiamo - Studi comparati" class="text">la memoria, che però si conservò nella regione che, per la sua aridità, si salvò: l'Egitto. Platone così vuole dimostrare che la sua città ideale è già esistita nella realtà. Tuttavia, prima di parlare più approfonditamente di questo, Socrate vuole che si parli prima delle origini del cosmo e dell'uomo, in modo da rendere il discorso completo. Ed essendo stato designato dagli altri come il più esperto in materia, Timeo inizia il suo lungo discorso.




alcune premesse di carattere metafisico


Prima di parlare della vera e propria genesi del mondo e dell'uomo, Timeo ritiene necessario stabilire come veri alcuni principi metafisici e gnoseologici sulla base dei quali sarà costruito l'intero discorso. Essi sono mirabilmente riassunti in quattro premesse fondamentali nell'Introduzione al Timeo a cura di Giovanni Reale (ed. Bompiani, Milano, 2000, pp.12-l3):


"L'essere che è sempre [] non è soggetto alla generazione e al divenire []: è questo l'essere intellegibile, che viene colto dall'intelligenza e dal ragionamento.

Il divenire non è mai vero essere, in quanto continuamente si genera e muta [].

Tutto ciò che è soggetto al processo del divenire richiede strutturalmente una causa che ne produca la generazione. Questa causa è il Demiurgo o Artefice [].

Il Demiurgo o Artefice [] produce sempre qualcosa, guardando ad alcunché come a punto di riferimento, e prendendo questo come modello.


[] Ed ecco quanto deriva da tali premesse.

Poiché l'oggetto della discussione [] è il cielo e il mondo [], è chiaro che si tratta di una realtà per sua natura generata e diveniente, perché è una realtà percepibile con i sensi []. Di conseguenza [] richiede una causa. Infine, poiché questo mondo è bello, il Demiurgo ha guardato, nel costruirlo, ad un modello eterno. [] Ecco allora le conclusioni di questo prologo: esiste un essere puro coglibile solo dall'intelligenza; proprio a questo modello guarda il Demiurgo per realizzare il mondo sensibile e diveniente. Di conseguenza, il mondo sensibile risulta essere una immagine di una realtà metasensibile, realizzata dal Demiurgo".



Prima Parte Del Discorso Di Timeo


Poste le precisazioni di carattere gnoseologico, inizia il lunghissimo discorso cosmologico di Timeo, che, per la sua lunghezza e complessità, assume la struttura di un trattato, più che un dialogo.


L'origine del cosmo


La causa dell'origine del cosmo sensibile è la bontà del Demiurgo. "Infatti, Dio, volendo che tutte le cose fossero buone, e che nulla, nella misura del possibile, fosse cattivo, prendendo quanto era visibile e che non stava in quiete, ma si muoveva confusamente e disordinatamente, lo portò dal disordine all'ordine, giudicando questo totalmente migliore di quello." (30 A). Questa frase si può meglio comprendere ricordando che per Platone l'essenza del Bene sta nell'Uno, la Misura Suprema di tutte le cose, contrapposta alla Diade indefinita di grande e piccolo, radice della molteplicità e del male, e che operare il bene, quindi, significa portare unità nella molteplicità, dare ordine al disordine. E questo, come si vedrà si può fare mediante i numeri e le entità matematiche.

A questo punto si può definire cosa sia effettivamente il cosmo: esso è "un essere vivente, dotato di anima e intelligenza" (30 B) oltre che di un corpo fisico, e creato a somiglianza del suo modello intellegibile. Esso, inoltre, è stato generato unigenito, perché fosse simile, anche nell'essere unico, al vivente perfetto, ossia all'Idea del mondo. Al di fuori del cosmo generato, a forma di sfera, che per i Greci era simbolo di perfezione, "quella forma che comprende in sé tutte le forme" (33 B), c'è il nulla, e quindi nulla da vedere, sentire, mangiare o toccare. Pertanto esso è "perfettamente liscio di fuori tutto intorno" (33 C), cioè senza alcun tipo di arto o di organo sensoriale. Si nutre con ciò che perisce di se stesso al suo interno, non avendo bisogno di muoversi in alcuna delle sette direzioni possibili, se non ruotando su se stesso, quello, dei sette movimenti, più conforme all'intelligenza e alla saggezza.


L'anima e il corpo del mondo


In qualità di essere vivente intelligente il cosmo è composto di un corpo e di un'anima: e poiché è proprio quest'ultima che deve dominare, essa viene creata per prima, secondo complicatissime proporzioni matematiche. In questa sede è opportuno ricordare l'importante funzione che Platone assegna alle entità matematiche, che, come si vedrà, il Divino Artefice usa per separare e ordinare le parti componenti del cosmo.

Per formare l'anima del mondo Egli crea dall'Essere indivisibile e dall'Essere divisibile un nuovo tipo di Essere, un Essere intermedio, e agisce con lo stesso procedimento per quanto riguarda la natura dell'Identico e la natura del Diverso, creando rispettivamente un Identico ed un Diverso intermedi. "Dell'Essere indivisibile che è sempre identico e di quello divisibile che si genera nei corpi, mescolandoli insieme l'uno con l'altro, compie nel mezzo una terza forma di Essere. E, poi, della natura dell'Identico e del Diverso di nuovo, nello stesso modo, costituì un composto in mezzo al genere indivisibile di essi e a quello che è divisibile per i corpi." (35 A). Poi, dopo aver mescolato tutte queste cose insieme, le divide in parti legate tra loro da particolari - e molto complicati - rapporti proporzionali, quindi le riunisce di nuovo e infine, separandole, dà loro forma di due cerchi concentrici, ma di diverso movimento e natura, quello interno della natura del Diverso, quello esterno della natura dell'Identico.

Al centro viene collocato poi il corpo, costituito dai quattro elementi fisici. Nella creazione di quest'ultimo, in principio il Demiurgo prende fuoco e terra come elementi basilari, in quanto ciò che è sensibile deve essere prima di tutto visibile e tangibile; ma perché due cose si combinino bene c'è bisogno di una terza, che le congiunga; e per costruire un corpo tridimensionale anziché piatto, ce ne vuole una quarta: l'Artefice prende così aria e acqua, e le pone come medi, tra fuoco e terra, di una proporzione matematica a quattro termini che descrive i rapporti perfetti e armoniosi che si instaurano tra i quattro elementi fisici. Nel compiere questa operazione, decise deliberatamente di utilizzare completamente questi materiali, in modo che non fossero "lasciate delle cose dalle quali se ne potesse generare un altro simile ad esso" (33 A) e che il freddo e il caldo esterni ad esso che avrebbero provocato non lo facessero ammalare.


L'origine dei piani gnoseologici


L'origine dei quattro piani in cui si divide la conoscenza è legata all'anima del mondo: come si è detto prima, l'anima è delimitata internamente dalla sfera del Diverso, cui sono legati i primi due livelli di conoscenza, quelli associati all'opinione, ed esternamente dalla sfera dell'Identico, cui sono legati i due livelli superiori, quelli della scienza, e proprio il movimento di queste due, in seguito ad un avvenimento nel cosmo, produce la conoscenza nei suoi vari livelli. "Ora, in quanto è composta di queste tre parti, ossia dalla natura dell'Identico e del Diverso e da quella dell'Essere ed è divisa e collegata secondo proporzione e in sé ritorna circolarmente, allorché coglie qualcosa avente essenza divisibile e allorché coglie altra cosa avente essenza indivisibile, muovendosi in se stessa tutta quanta, dice a che cosa questa sia identica e da che cosa sia diversa, e specialmente in rapporto a che cosa e dove e come e quando avvenga nell'ambito delle cose generate che le singole cose siano o patiscano sia rispetto a ciascuna cosa sensibile sia rispetto a quelle che rimangono sempre le medesime.

Un ragionamento che risulti essere nello stesso modo vero intorno a ciò che è Diverso e intorno a ciò che è Identico, volgendosi senza suono e senza voce dentro a ciò che si muove da sé, quando viene ad essere intorno al sensibile, e il cerchio del Diverso procedendo rettamente ne dà notizia a tutta l'anima, allora si generano le opinioni e le credenze solide e vere; invece, quando viene ad essere C intorno al razionale, e il cerchio dell'Identico ruotando bene ne dà notizia, allora necessariamente si producono l'intelligenza e la scienza." (37 B)


Origine e funzione del tempo


Il cosmo sensibile è stato creato dal Demiurgo affinché si avvicinasse il più possibile al Vivente perfetto. Ora, essendo quest'ultimo di natura eterna, ma non essendo possibile adattare quest'aspetto a ciò che è generato, Egli pensò di creare il tempo, cioè un'immagine mobile dell'eternità. E affinché il tempo si generasse, creò il sole, la luna, e gli altri pianeti, in base a cui il tempo può essere misurato; infatti, noi scandiamo il tempo secondo i cicli del sole e della luna, non curandoci però degli altri pianeti perché sarebbe troppo complicato considerare anche le loro orbite.



Creazione degli astri e degli altri dei


Il cosmo finora creato è ancora incompleto: mancano in esso le quattro Idee dei viventi che il Vivente perfetto contiene. Esse sono: "La stirpe celeste degli dei; un'altra è quella alata che va per l'aria; la terza è la specie acquatica, mentre la quarta è quella pedestre e terrestre." (39 E - 40 A)

La specie divina fu creata principalmente di fuoco, affinché fosse bellissima e luminosa, e di forma sferica, perché fosse il più possibile simile all'universo; nacquero così gli astri del cielo. Dei sono quindi le stelle e la Terra, "custode ed artefice della notte e del giorno, la prima e la più antica fra gli dei, quanti sono stati generati dentro al cielo." (40 C). Per quanto riguarda gli dei di cui parla la mitologia, Platone accetta quanto viene dettato dalla religione tradizionale, poiché "dire, poi, e conoscere la generazione egli altri demoni, è cosa maggiore delle nostre capacità." (40 D).


Creazione delle specie mortali e dell'uomo


La generazione dei viventi mortali non è compiuta dal Demiurgo in persona: Egli, infatti, affida questo compito agli dei creati, poiché se fosse stato lui stesso a farlo, i viventi mortali sarebbero stati uguali a quelli immortali. L'uomo, però, è creatura sì mortale, ma composta anche da una parte immortale: l'anima. Di questa è l'Artefice in persona ad occuparsi: prima crea un'anima generale i cui componenti sono gli stessi dell'anima del mondo, anche se in miscela "meno pura", e quindi la divide in tante parti quanti sono gli dei generati. Quindi, dopo aver mostrato loro "la natura dell'universo" e "le leggi fatali" (41 E) consegna una parte a ciascuno di loro. Ricevuto il modello della parte immortale dell'uomo, gli dei si affrettano a costituire il corpo prendendo "in prestito" gli elementi per costruirlo dal cosmo, con la promessa che, una volta dissoltosi il corpo, questi sarebbero stati restituiti al cosmo stesso. La forma data alla parte fisica dell'essere umano, imitando quella perfetta dell'universo, è rotonda, in altre parole la testa. Ma poiché il terreno è ricco di asperità di ogni genere, la testa, con il solo rotolare, non avrebbe saputo superarle: gli dei pensarono così di creare, mettendolo al servizio del capo, il resto del corpo, che sarebbe stato partecipe di tutti i sette movimenti possibili.


LE SENSAZIONI


Il corpo, movendosi, può entrare in contatto con un fuoco che non è suo, oppure imbattersi con della terra o dell'acqua o dell'aria esterni a lui, e questo provoca dei movimenti che, attraversando il corpo, assalgono l'anima. Questa è per Platone l'origine delle sensazioni corporee. "Infatti, pur essendo molta l'onda affluente e defluente che portava la nutrizione, ancora maggiore era il tumulto che produceva ciò che ciascuno subiva dalle affezioni esteriori, allorché il corpo di qualcuno urtava al di fuori con un fuoco non suo, o si imbatteva contro la solidità della terra, o contro umide cadute delle acque, o fosse colto dai turbini dei venti portati dall'aria, e i movimenti prodotti da tutte queste cause, passando attraverso il corpo, assalissero l'anima." (43 B-C)


LA VISTA


Dopo aver completato il corpo, gli dei crearono gli occhi: secondo Platone essi avrebbero la funzione di purificare ed incanalare il fuoco puro che c'è dentro di noi; e quando il fuoco, depurato ed incanalato, incontra la luce diurna, a lui affine, forma con essa un "unico corpo" (45 C) che, quando tocca o viene toccato da qualcosa, diffondendosi attraverso gli occhi per tutta l'anima, ci procura la sensazione di vedere. Infatti, di notte, quando la luce diurna si ritira, allora il fuoco che esce dai nostri occhi non incontra ciò che gli è simile, e così si spegne, diventando apportatore di sonno. Le palpebre hanno la funzione di preservare e contenere il fuoco mentre dormiamo. La vista, per Platone, è importantissima in quanto è quella che ha permesso all'uomo, dall'osservazione del cosmo e dei fatti che vi accadono, di inventare la filosofia, "in quanto dei ragionamenti che ora vendono fatti intorno all'universo, nessuno sarebbe mai stato fatto, se noi non avessimo visto né gli astri, né il sole né il cielo. [ . ] Da queste cose ci siamo procurati il genere della filosofia, del quale nessun bene maggiore né venne né verrà mai al genere umano, essendo un dono datoci dagli dei" (47 A-B). È per gli stessi scopi e per la stessa ragione che gli dei ci hanno dotati della parola, dell'udito, dell'armonia musicale e del ritmo.


CAUSE VERE E CAUSE AUSILIARIE


Nel parlare dei fenomeni e delle realtà fisiche, ma anche dei sensi, bisogna sempre tenere presente che non sono cause vere, come molti credono erroneamente, ma cause ausiliarie: di esse "Dio si serve come di ministre al suo servizio, per portare ad effetto, quanto più è possibile, l'Idea dell'Ottimo. [ . ] Queste cause non sono in grado di avere ragione né intelligenza per nessuna cosa. Infatti, fra gli esseri quella alla quale solamente conviene possedere l'intelligenza, bisogna dire che è l'anima". (46 C) Quindi, per esempio, nel discutere della vista, la causa vera è la finalità per la quale Dio ce ne ha dotati; il meccanismo fisico per cui noi vediamo è causa ausiliaria e va presa in esame secondariamente.



Seconda Parte Del Discorso Di Timeo


Come già detto la generazione del cosmo si é prodotta da una combinazione di necessità e di intelligenza. E poiché l'intelligenza dominava la necessità con il persuaderla a condurre verso l'ottimo la maggior parte delle cose, in questo modo la necessità, controllata dalla persuasione intelligente, costituì da principio l'universo.

Finora si sono considerati due generi: la forma esemplare e intellegibile, e la limitazione dell'esemplare. Ora emerge un terzo genere che dobbiamo pensare essere ricettacolo di tutto ciò che si genera, come una nutrice. Quindi a proposito di ciò che vediamo trasformarsi, come ad esempio il fuoco, non dobbiamo dire "questo é fuoco", ma "tale é il fuoco ogni volta". Non bisogna chiamare ciascuna cosa singolarmente, ma bisogna chiamare ciò che é sempre "tale" ed è identico in ciascuna cosa e in tutte. Quello che abbiamo chiamato acqua, quando si condensa, come ci sembra lo vediamo diventare pietra e terra e quando si fonde o si discioglie lo vediamo diventare vento ed aria; e l'aria quando si infiamma la vediamo diventare fuoco; e dal canto suo il fuoco quando si condensa e si spegne ritorna ancora in forma di aria, e di nuovo l'aria quando si raccoglie e condensa si fa nuvola e nebbia, e da queste quando ancor più si condensano scorre acqua e da acqua ancora terra e sassi. In questo modo si trasmettono a vicenda in cerchio, come risulta, la generazione" (49 C-D). Pertanto la natura riceve tutti i corpi: infatti, essa riceve sempre tutte le cose e, non avendo una forma propria, appare per causa di esse ora in un modo ora in un altro.


Il principio materiale da cui nasce il cosmo


Esistono tre generi: ciò che è generato, ciò in cui si è generato, e ciò da cui ricevendo somiglianza si è generato ciò che è generato. Ciò che deve ricevere in sé tutti i generi, è al di là di tutte le forme, come qualche materiale molle in cui si vogliano imprimere delle ure, che deve essere il più possibile liscio. "In effetti, se questo fosse simile ad alcuna delle forme che entrano in esso, quando venissero quelle che sono di natura contraria e completamente diversa, le riceverebbe e le riprodurrebbe male, mettendo in mostra il suo aspetto" (50 E).  La madre è il ricettacolo di ciò che si genera ed è visibile e sensibile. Non la dobbiamo chiamare né terra, né acqua, né fuoco, né aria, ma la chiamiamo una specie "invisibile e amorfa" capace di accogliere tutto. Pertanto il modo più corretto di definire queste entità è questo: ogni volta pare fuoco la parte infuocata di essa, acqua la parte liquida, e così terra ed aria nella misura in cui riceve imitazioni di queste.




Realtà intellegibile e realtà sensibile


Tutte le volte a torto affermiamo che esiste una forma intellegibile di tutte le cose, mentre essa non é nient'altro che parola. Un modo sbagliato di pensare sarebbe l'affermare che l'opinione vera non differisca in nulla dall'intelligenza: allora bisognerebbe porre come certissime tutte le cose che percepiamo per mezzo del corpo. "Se, dunque, le cose stanno così bisogna ammettere che vi é una forma di realtà che é sempre allo stesso modo, ingenerata ed imperitura, che non accoglie dal di fuori altra cosa, né essa passa mai in altra cosa, e non é visibile né percepibile con altro senso. Ed é questo, appunto, che all'intelligenza toccò in sorte di contemplare" (52 A). Invece questi sono due generi diversi di conoscenza: uno si genera per mezzo dell'insegnamento, l'altro per effetto della persuasione; uno é sempre un ragionamento veritiero, l'altro é irrazionale. Per finire bisogna dire che tutti gli uomini partecipano della persuasione, dell'intelligenza solo gli dei e una piccola parte degli uomini.

I quattro elementi


Il Demiurgo ha modellato le forme attraverso i numeri e le entità matematiche. Che fuoco, terra, acqua e aria siano corpi è noto a chiunque, ma in profondità bisogna comprendere che i corpi sono costituiti da due triangoli. Dei due triangoli, uno è isoscele ed ha una sola natura, l'altro è scaleno, e ne ha infinite. Gli elementi fisici sono stati prodotti dal Demiurgo quindi mediante i solidi geometrici regolari e precisi rapporti numerici: il tetraedro genera il fuoco, l'ottaedro l'aria, l'icosaedro l'acqua, il cubo la terra.


Le impressioni sensibili


A tutte le specie di cui si parla corrisponde sempre una sensazione corrispondente, ed ognuna di esse produce una particolare impressione sul nostro corpo. Ad esempio il fuoco è reso veemente e tagliente dalla sottigliezza degli spigoli e degli angoli da cui é formato, divide il nostro corpo in piccole parti e produce questa impressione che chiamiamo calore. Il freddo invece è la lotta del corpo che tenta di respingere delle piccole particelle che tentano di entrare in esso. A questa lotta viene dato il nome di brivido e produce il freddo. Allo stesso modo il molle viene definito ciò che cede alla carne, duro ciò a cui la nostra carne cede.


Il pesante, il leggero, l'alto e il basso


Nel mondo, che é di forma sferica, tutte le cose sono equidistanti dal centro. Dunque, essendo anche l'universo di forma sferica, sostenere che un luogo di esso è in basso, e un altro in alto, non è sensato. Piuttosto possiamo definire la forza che imprimiamo, ad esempio, ad un pugno di terra per sollevarla, come leggero, e alto la direzione verso cui la forziamo; l'opposto lo possiamo chiamare invece pesante e basso.


I sensi


A seconda delle reazioni che i fattori esterni producono su uno dei nostri sensi, sono differenti le sensazioni che proviamo. Ad esempio, per i sapori, tutto ciò che scuote la nostra lingua, a seconda del modo in cui lo fa, ci da una sensazione di salato, amaro, acre o piccante. Al contrario, invece, le cose che ci entrano in bocca connaturate al modo di essere della lingua e la rendono liscia, si chiamano dolci.

Allo stesso modo distinguiamo gli odori e i suoni, in gradevoli o sgradevoli. In maniera simile agiscono i colori sulla nostra vista, le cose calde o fredde sulla carne, quelle piccanti o acerbe sulla lingua. Ciò che dilata la vista è il bianco, il suo contrario è il nero. Inoltre, quando un moto più rapido di genere diverso, si incontra con il fuoco visivo e lo dilata, crea un rimescolamento chiamato barbaglio, che genera i colori.


CONCLUSIONI SULLA SECONDA PARTE DEL DISCORSO

Possiamo dunque affermare che esiste differenza tra la natura umana e quella divina: Dio possiede in misura adeguata la scienza e la potenza di mescolare molte cose in unità e di scioglierle nuovamente dall'unità in molte; nessun uomo invece lo può fare, e mai lo potrà. "Pertanto bisogna distinguere due specie di cause, l'una necessaria e l'altra invece divina; e la divina bisogna ricercarla in tutte le cose al fine di vivere felici nella misura in cui alla nostra natura é possibile." (68 E-69 A)

Terza Parte Del Discorso Di Timeo

La Terza e ultima parte del discorso di Timeo riguarda in particolare l'uomo. Gli Dei creati producono le due forme mortali dell'anima umana, quella irascibile e quella concupiscibile. Inoltre creano i vari organi e mettono in atto le loro funzioni. Vengono spiegate quindi le varie forme di malattie del corpo e delle anime e i criteri da seguire nella loro cura. Da ultimo c'è una ripresa della teoria della metempsicosi e si spiega la genesi degli animali. Timeo conclude il suo discorso con un grande elogio del cosmo.

PRODUZIONE DELL'ANIMA IRASCIBILE

Il Demiurgo fu artefice delle realtà divine, invece il compito di produrre le realtà mortali fu da lui affidato agli Dei creati.

Costoro formarono attorno al principio immortale dell'anima e le diedero il corpo come un veicolo, e costituirono dentro un'altra specie di anima, quella mortale, che ha in se terribili e inevitabili passioni: il piacere, i dolori, l'audacia, il timore, la collera e la speranza. Mescolarono poi queste cose con la sensazione che è priva di ragione e con l'amore che rischia tutto: così crearono la stirpe mortale.

Nel petto collocarono la specie mortale dell'anima e la separarono dal corpo, sede dell'anima immortale, ponendo in mezzo il collo. A sua volta l'anima irascibile si divide in due parti: una ha natura migliore e l'altra natura peggiore.

" Pertanto, la parte dell'anima, che partecipa del coraggio e dell'ira, essendo bramosa di vittoria, la stanziarono più vicina alla testa fra il diaframma e il collo, in maniera che, potendo dare ascolto alla ragione, con forza reprimesse insieme con essa la razza delle passioni." (70 A)


L'ANIMA APPETITIVA E LE SUE FUNZIONI

La parte dell'anima che appetisce cibi e bevande fu collocata fra il diaframma e il confine dell'ombelico, e fu legata come una bestia selvaggia che bisognava nutrire, essendo necessaria per l'esistenza della stirpe mortale. Quest'anima fu posta così in basso affinché apportasse turbamento nel minor grado possibile e permettesse all'anima razionale di deliberare con tranquillità intorno a ciò che giova a tutto il corpo.


FORMAZIONE DEI VARI ORGANI E LORO FUNZIONE

Gli intestini

Gli Dei conoscevano l'intemperanza dell'uomo per cibi e bevande e affinché non avvenisse, a causa delle malattie, una rapida distruzione, posero nel basso ventre l'intestino con lo scopo di contenere il superfluo della bevanda e del cibo "e avvolsero a spirale gli intestini affinché il nutrimento passando rapidamente non spingesse il corpo a richiedere di nuovo subito dell'altro nutrimento e, producendo insaziabilità non rendesse la stirpe umana non ubbidiente alla parte più divina che è in noi" (73 A)


Il midollo ed il cervello

Il principio di tutto ciò che riguarda le ossa e le carni fu generazione del midollo: il dio lo produsse scegliendo triangoli originari, dritti e lisci capaci di produrre fuoco, acqua, aria e terra.

"La parte di midollo che doveva ricevere in sé il seme divino, la modellò in forma rotonda e le diede nome di cervello [ . ]. Quella parte di midollo che avrebbe dovuto contenere la restante parte dell'anima, la mortale, la divise in forme a un tempo rotondeggianti ed oblunghe e diede a tutte queste il nome di midollo" (73D).


La bocca

La bocca fu ordinata in virtù della necessità e del meglio poiché tutto ciò che entra per fornire nutrimento al corpo è necessario, mentre la sorgente dei discorsi che serve l'intelligenza è "la più bella e la migliore di tutte le sorgenti" (73 E).


LA MORTE DEL CORPO

Quando, a causa della fatica, i legami che uniscono i triangoli del midollo non hanno più resistenza, si sciolgono e liberano i legami dell'anima, e questa, liberatasi secondo natura se ne vola via con piacere, "infatti tutto ciò che è contro natura, è doloroso. Invece, ciò che avviene secondo natura è piacevole. E allo stesso modo la morte:quella che avviene per malattie o causata da ferite è dolorosa e violenta; invece quella che procede al termine della vecchiaia secondo natura è la meno dolorosa delle morti." (81 E)


LE MALATTIE DELL'ANIMA E LA DISSENNATEZZA


La malattia dell'anima è la dissennatezza, che si divide in follia e ignoranza, anch'esse due stati morbosi. Anche i dolori e i piaceri eccessivi devono essere posti tra i mali più grandi per l'anima giacché impediscono all'uomo di seguire la ragione. Tutto quello che viene detto intemperanza dei piaceri e si considera oggetto di vergogna, come se gli uomini fossero cattivi per loro volontà, non deve essere biasimato: 'infatti, di sua volontà, nessuno è cattivo, ma il cattivo diventa cattivo per uno stato morboso del corpo o per una crescita senza educazione" (86 E).

Queste malattie, una volta trasportate nelle tre sedi dell'anima, creano scontentezza, afflizione, audacia, viltà, smemoratezza, difficoltà di apprendere. A questo punto è compito del governo della Città, tramite l'educazione, di correggere queste malattie, insegnando a fuggire il male e a scegliere il contrario.


La giusta misura

Timeo, ovvero Platone, mette in evidenza la grande regola che viene stabilita per la cura dei mali del corpo e dell'anima, che si fonda su un tratto molto significativo della spiritualità dei Greci: la ricerca della giusta misura in tutti i sensi. Scrive Platone: "Tutto ciò che è buono e bello e il bello non è privo di misura. Dunque, anche il vivente, per essere tale, dobbiamo supporre che sia in giusta misura []. Per la salute e la malattia, le virtù e i vizi, nessuna giusta misura o mancanza di misura risulta essere maggiore di quella dell'anima stessa in rapporto con il corpo" (87 D).


La genesi della donna, degli animali e la metempsicosi

Gli uomini che durante la loro vita sono stati vili e hanno operato con ingiustizia, nella seconda generazione si sono trasformati in donne. "Allora gli dei idearono l'amore della congiunzione, costituendo un essere vivente dotato di anima dentro di noi, e un altro nelle donne" (91 A) e formarono gli organi della riproduzione, per permettere all'uomo e alla donna di nutrire e dare alla luce i propri li e portare a compimento la generazione dei viventi.

Per quanto riguarda gli animali, la razza degli uccelli si generò per trasformazione, mettendo penne in luogo dei peli, da uomini che, pur avendo vissuto senza cattiveria, si interessavano più della conoscenza attraverso i sensi che di quella attraverso la ragione che conduce alle cose celesti. La razza degli animali selvaggi si generò da q quegli uomini che non si occupano di filosofia poiché seguono solo l'anima irascibile ed essendo attirati dall'affinità con la terra, piegano le membra anteriori e la testa, hanno quattro zampe o più "perché il dio sotto il più insipiente pose il numero maggiore di sostegni, in modo che fossero maggiormente attratti verso terra.[ . ]come pena dell'ignoranza estrema ebbero in sorte abitazioni estreme." (92 A)

Gli animali che abitano nell'acqua si generarono da quelli più di tutti privi di senno e ignoranti e non furono degni neppure di una pura respirazione ma furono spinti nella respirazione torbida e cupa dell'acqua.


CONCLUSIONE DEL DISCORSO DI TIMEO

Il discorso si conclude con un grande elogio del cosmo, definito "immagine dell'intelligibile, dio sensibile, grandissimo e ottimo, bellissimo e perfettissimo, essendo cielo uno e unigenito" (92 C).



Bibliografia


Tutte le citazioni riportate sono tratte dal Timeo a cura di Giovanni Reale, ed. Bompiani, Milano, 2000. I paragrafi sono quelli indicati tra parentesi dopo ogni citazione.




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