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POSITIVISMO, COMTE, DARWIN, POSIT. INGLESE E SPENCER

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POSITIVISMO

Il P. rappresenta l'orientamento filosofico che dominò la cultura europea dell'800 e si diffuse tra tutti i campi dell'attività umana soprattutto con il diffondersi dell'industrializzazione. Rappresenta l'espressione culturale tipica della società industriale, che ebbe nella borghesia la propria classe egemone. I posit. non cercavano nella filosofia il fondamento della scienza , ma inversamente fondavano la filosofia sulla scienza e si separavano sempre più nettamente dalla metafisica, accusata di sterilità. Il P. ha una visione ottimistica del futuro dell'umanità, non più visto come dominato dalla ignoranza e da tutti i mali da essa derivanti. Sono tematiche già presenti nell'illuminismo, ma mentre per gli illuministi erano motivo di critica verso la società contemporanea, per i P. sono motivo di conservazione dell'attuale sviluppo sociale . Inoltre mentre gli interessi degli Illuministi erano rivolti maggiormente sulla meccanica razionale (astronomia e cosmologia), la scienza presa maggiormente in considerazione dai P. è la biologia, con i suoi legami con la fisica, la chimica e la medicina. Di qui scaturisce l'esaltazione del metodo sperimentale e lo sforzo di applicarlo anche alle nuove scienze emergenti. Nasce così la tendenza a voler spiegare tutti i fenomeni umani attraverso il diretto riferimento al corpo, studiato in tutti i suoi aspetti. Il P. viene a contrapporsi con l'antimaterialismo e viene a difendere l'anticlericalismo e il laicismo, combattuto dalle varie religioni positive. Però i P. non sono in genere materialisti ; infatti i materialisti dialettici come Marx e Engels li attaccano a causa del loro rifiuto di riconoscere il valore della dialettica. In effetti mentre il materialismo dialettico si presenta come l'ideologia del proletariato, il P. costituisce invece l'ideologia della classe borghese e talvolta tenta di assumere una posizione di compromesso con le religioni tradizionali, basato su una sorta di agnosticismo che separava nettamente l'ambito della scienza da quello religioso.




COMTE

La filosofia per C. non ha il compito di costruire una concezione sistematica dell'essere in generale, ma invece di cogliere i collegamenti tra le singole scienze e individuare la linea direttiva che le unisce. Egli ,studiando sia lo sviluppo dell'intelligenza umana sia quello della storia dell'umanità, affermò che l'umanità si evolve passando per 3 fasi :lo stadio teologico, stadio metafisico ,stadio scientifico. Stadio teologico : gli uomini sono dominati dalla fantasia e tendono a spiegare i singoli fenomeni appellandosi ad esseri fantastici che li determinano. Questo stadio ha comunque una sua positività che ha portato gli uomini ad uscire dalla propria ignoranza. Stadio metafisico :alla fantasia si sostituisce la ragione che vede i singoli fenomeni regolati da forze. Queste però non forniscono spiegazioni empiriche, ma puramente verbali e soprattutto tendono a comprendere l'insostenibilità dei vecchi miti teologici. Stadio scientifico : l'uomo respinge sia le entità fantastiche sia quelle puramente concettuali e costruisce un sapere basato solo sull'esperienza. Affidandosi al metodo critico di Hume, afferma che l'esperienza è l'unico fondamento della scienza e ciò che non fa riscontro empirico nella realtà è pura metafisica.

Ogni disciplina per avere un carattere scientifico non dovrà indagare le cause o le essenze dei fenomeni, ma dovrà limitarsi a cercarne le leggi, spiegare il come essi si riproducono respingendo qualsiasi riferimento a principi metafisici. Il filosofo p. avrà quindi il compito di far sì che ogni scienza raggiunga lo stadio scientifico per poter attuare la riorganizzazione della società sulla base di un sapere scientificamente certo . Sarà quello di compiere una seria riflessione sulle scienze e ristabilire su nuove basi l'unità del sapere. Il problema della unità del sapere ha un rilievo anche nel campo sociale, perché per C. vi è un profondo legame tra "l'anarchismo" della società moderna e quello esistente nella cultura. Per compiere questa riorganizzazione occorre una teoria sociologica in grado di spiegare l'insieme del passato umano e tale teoria è appunto quella dei tre stadi. C. cerca così un criterio per classificare le scienze in modo che si possa stabilire fra una scienza e l'altra un preciso legame logico-metodologico e storico. Tale classificazione deve avvenire mediante un metodo oggettivo basato sull'osservazione e il confronto tra le varie discipline . Le scienze non sono un insieme disordinato di fatti o scoperte, ma sono il prodotto di un complesso processo storco. C. ammette che vi sono solo 6 scienze fondamentali (matematica, astronomia, fisica, chimica, biologia e sociologia) le quali sono poste in ordine crescente secondo la complessità degli oggetti da essi studiati. Ciascuna scienza poi si avvale dei risultati delle scienze antecedenti e viceversa offre un forte aiuto alle indagini delle successive. La logica e la psicologia non fanno parte di tale classificazione perché, quanto alla logica, una scienza non può basarsi su concetti astratti mentre la psicologia può essere riconducibile in parte alla biologia, in parte alla sociologia. Uno degli aspetti più originali della teoria Comtiana è l'affermazione che ognuna delle 6 scienze fondamentali, come tutta la storia dell'umanità è sottoposta ad una evoluzione graduale e passa attraverso i 3 stadi : tale evoluzione non è un fenomeno unico, ma si attua in tempi distinti da una scienza all'altra. Soltanto la sociologia non ha attuato interamente la propria evoluzione e per questo C. si propone di accelerarla, facendo raggiungere anche alla sociologia lo stadio positivo. Una volta diventata scienza la sociologia sarà in grado di determinare le leggi generali dei fenomeni sociali e di illuminare con esse lo sviluppo e la struttura di tutte le altre scienze. Il progresso è visto da C. secondo una concezione cumulativa del sapere scientifico e così si avrà un progresso continuo del sapere scientifico che renderà possibile una razionale utilizzazione della scienza per costruire una condizione umana sempre migliore.

La scienza della società : il compito assegnato da C. alla sociologia è quello di riorganizzare l'unità dell'odierna società non più su una base teologica, ma su una base rigorosamente scientifica. Poiché l'unità riguarda sia l'interiorità dell'uomo sia le istituzioni, C. comprende nella sociologia anche l'etica e la politica. La sociologia viene suddivisa in due parti : statica sociale e dinamica sociale. La prima studia i nessi che collegano le idee, gli usi e le istituzioni dei vari popoli ; la seconda studia con la massima ricchezza dei particolari l'evoluzione dell'umanità regolata dalla legge dei 3 stadi. Quindi la statica sociale è una dottrina dell'ordine sociale, mentre la dinamica è una dottrina del progresso sociale e sostiene il perfezionamento incessante del genere umano.

Terzo stadio : è visto come la fase industriale della società, in cui le forze produttrici prendono il sopravvento su tutte le altre e finiscono per determinare la reale ripartizione del potere.

Compito del filosofo : accelerare l'evoluzione interna dell'ultimo stadio raggiunto dalla società e renderla perfetta potenziando l'intelligenza e l'istinto altruistico, in modo tale che organizzando le cose, tutti abbiano il diritto al lavoro e possano elevarsi spiritualmente. Anche la conoscenza è secondo lui strettamente legata al grado di sviluppo dell'umanità e non può essere esaminata fuori da questo sviluppo.

Secondo C. la conoscenza non costituisce un' attività completamente separata dalla pratica ed è errato sostenere la contrapposizione fra teoria e pratica. Infatti si conosce allo scopo di prevedere e si prevede per agire. Se conoscere significa anche progettare interventi nella società per migliorarla ,la filosofia avrà il compito di emancipare il popolo integrandolo nella società. Infine ritiene che la soluzione della crisi della società attuale sia data dallo sviluppo delle scienze, che avendo raggiunto la completa maturità, forniscono i mezzi per fare progredire tale società.


DARWIN   

Alla formulazione della teoria dawiniana concorsero soprattutto le moltissime osservazioni raccolte durante il viaggio nell'America meridionale e la lettura del saggio di Malthus il quale sosteneva che la specie umana tende a crescere in progressione geometrica, ossia raddoppia ad ogni generazione , mentre i mezzi necessari per la sopravvivenza crescono in maniera aritmetica. Secondo tali considerazioni si viene a creare uno squilibrio tra popolazione e mezzi di sussistenza. La lotta per l'esistenza non è vista da D. come causa di distruzione di alcune specie, ma anche come causa di formazione di nuove specie. La teoria darwiniana si basa sull'affermazione che la selezione naturale rappresenta la forza creativa che dirige l'evoluzionismo, dove per selezione naturale si intende il processo per il quale gli organismi più adatti all'ambiente producono più prole vitale e diffondono i propri caratteri favorevoli nelle popolazioni. Gli organismi che sopravviveranno a tale selezione saranno quelli meglio adatti alle condizioni di vita in cui si trovano. In seguito i li di questi individui riusciranno, a loro volta, a trasmettere la qualità utile posseduta dal genitore e si troveranno in condizioni sempre più privilegiate rispetto agli individui della stessa razza che non la posseggono. Pertanto la razza in esame si trasformerà lentamente e darà luogo a una razza nuova e diversa. Inoltre D. sostenne l'ardita ipotesi che l'uomo discende dalle specie animali e per convalidarla cercò di dimostrare che, tra le facoltà mentali dell'uomo e quelle degli animali superiori , esisterebbe soltanto una differenza di grado. La selezione nat. ha svolto un ruolo essenziale nell'evoluzione umana , ma si è visto che l'uomo possiede facoltà intellettuali e morali difficili da spiegare secondo la sel. nat. Secondo D. perciò la sel. nat. ha agito non tanto sulla natura fisica, ma appunto sulle intellettuali e morali dell'uomo.


POSIT. INGLESE E SPENCER

Il Posit. inglese costituì il proseguimento senza autentica frattura dell'Illuminismo settecentesco e il movimento degli utilitaristi fu l'anello di congiunzione fra essi. Ciò che caratterizzò il Pos. di fronte all'Illum. è la maggior attenzione per i risultati e per le applicazioni tecniche delle scienze, tanto da esercitare una profonda influenza sulla struttura stessa della società. Il Posit. ingl. può essere suddiviso in due fasi :la 1° dominata da John Stuart Mill fu soprattutto rivolta a problemi logico-psicologico ed economico-politici ;la 2° dominata dalla problematica evoluzionistica introdotta nella filosofia da Herbert Spencer enormemente favorita dai successi della biologia evoluzionistica di Darwin.

Il posit. evoluzionistico che ebbe in Spencer il suo max rappresentante si può considerare come la più caratteristica espressione della mentalità romantica nelle filosofie a ispirazione scientifica. Esso in breve la gran parte degli contemporanei e apparì per qualche decennio l'unica vera concezione dell'universo. Le ricerche darwiniane costituirono la principale base del suo enorme successo dovuto soprattutto alla sua capacità di abbattere le antiche barriere fra le varie specie degli organismi viventi, presentandole come sviluppate tutte da un unico nucleo originario. Il principio dell'evoluzione diventò così la legge unificatrice non soltanto dei fenomeni biologici, ma di tutto il mondo naturale e umano. Inoltre esso cercò di inserire il progresso umano nel quadro generale dell'evoluzione per poter ricavare la garanzia scientifica dell'immancabile successo dell'umanità. Infine il positivismo evoluzionistico non comportò una rottura completa con la religione tradizionale. Esso fu compatibile infatti con la missione di un essere assolutamente trascendente, pur mantenendo i suoi caratteri di scientificità.

L'evoluzionismo : equivoci sulla concezione dell'evoluzione delineata da Spencer rispetto alla teoria dell'evoluzione di Darwin. In S. il concetto di evoluzione ha un carattere apertamente metafisico perché esso non risulta legato a un campo di ricerche specifiche sperimentalmente controllabili, ma ci presenta il rapporto evolutivo come qualcosa di unico che sintetizza in sé tutti i processi evolutivi scoperti dalle scienze. S. si prefisse di spiegare in modo unitario tutti i fenomeni della realtà ed unificar così tutte le scienze. Invece Darwin si attiene al problema della formazione di nuove specie animali . Quindi mentre per Darwin la selezione naturale è la base della evoluzione, per S. ne è solo un aspetto, un "agente secondario". In realtà, egli è più vicino a Lamarck che a Darwin, per il peso determinante che riconosce all'adattamento all'ambiente e alle modificazioni di funzioni a strutture trasmissibili per eredità. L'evoluzione si presenta per S. come passaggio da uno stato incoerente ad uno più coerente, da una omogeneità indeterminata e discontinua ad una eterogeneità più determinata e coerente, dall'indefinito al definito.

La sociologia e l'etica . S. considera anche la società umana come frutto dell'unico grande processo evolutivo che regola l'universo e quindi anche essa è sottoposta alle leggi generali dell'evoluzione La società umana consiste in un organismo sui generis, nettamente distinto dagli organismi animali in quanto non provvisto come questi di una propria psichicità sviluppata e soltanto gli uomini, gli elementi che compongono l'organismo sociale, possiedono una coscienza. La sociologia elaborata da S., di impronta individualistica, per spiegare lo sviluppo della società studia esclusivamente i rapporti fra i suoi componenti. La tappa più importante di tale sviluppo sarebbe costituita dal trapasso dal "regime militare" (predominio del potere statale su quello dei cittadini) a quello "industriale" (attività indipendente degli individui). Anche l'etica può venire spiegata secondo S. soltanto inserendola nel processo evolutivo dell'umanità. Egli fonda una concezione evoluzionistica e laica dell'etica. I principi morali dell'umanità sarebbero il prodotto di un'evoluzione che ha come protagonista l'uomo. La specie umana ha appreso dall'esperienza che , di solito, è più facile raggiungere il benessere lasciandosi guidare da sentimenti elevati che non da sentimenti bassi => teoria evoluzionistica dell'etica. Mentre i principi della moralità kantiana sono a priori, quelli di S. sono frutto dell'esperienza. Lo stato presente dell'evoluzione umana non può ancora dirsi uno stato perfetto, poiché l'etica assoluta sorgerà invece in una società nella quale ciascuno cercherà spontaneamente di promuovere con tutte le proprie energie la piena evoluzione altrui. Sirà quindi ogni costrizione sia interna sia esterna e le azioni procureranno immediato beneficio sia a coloro che le compiono sia agli altri. In tale società ognuno potrà esplicare in completa libertà la propria vita armonizzata con le altre da un reciproco accordo spontaneo e infrangibile. Sia il positivismo di Comte, sia l'evoluzionismo sociale di Spencer sono ideologie che legittimano il determinato periodo di tempo in cui i due filosofi vissero e sono funzionali allo stato di cose => conservatori









































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