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PRIMO LEVI - Se questo è un uomo. La tregua. Sommersi e salvati, Analogia tra viaggio di Ulisse ed esperienza dei prigionieri del lager in 'Se



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PRIMO LEVI

Confronto tra le epigrafi delle sue opere.

Se questo è un uomo. La tregua. Sommersi e salvati.

Nell'epigrafe di 'Se questo è un uomo', attraverso frequenti anafore, è messo in evidenza il contrasto tra vita e non vita, normalità e ribaltamento di ogni valore nel tentativo di distruggere l'uomo sia fisicamente, ma soprattutto moralmente, riducendolo a pura consistenza numerica. A Levi preme che tutta l'umanità si senta partecipe del torto che l'uomo ha subito da parte di un altro uomo e che nessuno debba sentirsi moralmente estraneo alla vicenda di Auschwitz. La testimonianza che Levi ci affida è una lunga meditazione sull'opera di annientamento della personalità umana, che costituisce il primo obiettivo dei campi di sterminio. Ne deriva il categorico imperativo di far sapere, di parlare per sé e per gli ssi, di richiamare l'intervento della ragione sulla follia, dei valori sulla passata inciviltà.

Primo Levi parla dell'esperienza di ebreo nei lager non come un fatto concluso, un incidente della storia, ma come una vicenda da cui è possibile capire fin dove può giungere l'uomo, ed essendo ciò accaduto non si deve escludere che potrà accadere di nuovo. Nel prologo di 'La Tregua' è presente il pensiero, sotto forma di sogno, di poter tornare a casa e raccontare, ma di non essere creduti ed ascoltati. Quindi per Levi il ritorno, come viene premesso nelle dediche al libro 'La Tregua' e 'Sommersi e salvati, non si riduce solamente al trauma di un inserimento sociale, ma il lager si cristallizza come un segno incancellabile di un tempo catastrofico mai concluso. Rivisitare con la memoria gli incubi del campo di concentramento non nasce dall'entusiasmo del dopoguerra, dalla fiducia nel futuro e da scelte ideologiche, ma dalla volontà di guarire da una violenza interna che 'scotta', come dice il prologo di Sommersi e salvati. L'unico modo di liberarsi dalla memoria dolorosa è raccontare non solo per rendere testimonianza, ma per rompere la barriera di incredulità, per chi non è passato in quell'inferno.




Analogia tra viaggio di Ulisse ed esperienza dei prigionieri del lager in 'Se questo è un uomo'.

Il possibile riscatto dell'umanità, che consiste nel non dimenticarsi della propria natura, nasce in quest'episodio dai ricordi scolastici del canto dantesco di Ulisse, a cui Levi ricorre per parlare della cultura italiana a Jean. La stessa lingua diventa non solo veicolo di cultura, ma soprattutto un vincolo di amicizia, fraternità e umanità in un mondo, come quello del lager, deserto di sentimenti e che, per l'intreccio delle varie lingue, è simbolo di isolamento e confusione di valori. Il significato nascosto dell'episodio è quello di riscattare una realtà disumana, oppressa dall'odio e dalla sopraffazione e di riaffermare la vittoria dell'intelligenza sulla brutalità, la vittoria dell'uomo, con i suoi sentimenti, desideri, ricordi, per mezzo della poesia che è messaggio e conforto. Ulisse è l'eroe dantesco dell'avventura conoscitiva e della ricerca coraggiosa, che non si arrende di fronte all'ignoto e, con l'orgoglio della sua intelligenza e del suo coraggio, si lancia nel 'folle volo' contro le forza della natura verso l'infinito, anche se ciò può costargli la vita. L'eroe dantesco nel verso che inaugura l'avventura' misi me per l'alto mare aperto' richiama una scelta di libertà, che diventa trasgressione, anticonformismo e ribellione. Levi si accorge che i versi di Dante sono fatti per se stesso e per Pikolo e per la loro disperata situazione; occorre non vivere come bestie, ma spingere come Ulisse la propria speranza al di là delle Colonne d'Ercole, per morire da uomini con la consapevolezza di ciò che sta accadendo. Nel canto di Ulisse del libro 'Se questo è un uomo' vi è un intreccio di sentimenti, quali la nostalgia delle cose familiari perdute, come le montagne di Torino, il conforto della ragione, anche se contro limiti invalicabili e per un attimo s'insinua la sensazione di stravolgere il presente per ' seguire virtute e conoscenza' . Nel lager si vive ' come bestie', la stirpe umana è calpestata, virtù e conoscenza sono relegate ai rari attimi di pace. All'autore pare di intravedere un'analogia fra il naufragio di Ulisse e il destino dei prigionieri: l'uno e gli altri sono stati paradossalmente puniti, Ulisse per avere infranto le barriere della tradizione, i prigionieri perché hanno osato opporsi ad una forza soverchiante, quella nazista in Europa. Inoltre fra le varie radici dell'antisemitismo tedesco e quindi del lager, c'era l'odio ed il timore per l'acutezza intellettuale dell'ebraismo europeo che i due giovani sentono simile a quella dei comni di Ulisse e di cui in quel momento si riconoscono eredi. Il lager è come un buco nero che ingoia l'uomo, la storia, la fede, le idee e la morale e ad Auschwitz ogni uomo, conscio dell'ingiusto peso di sofferenza, ha tutte le ragioni per dichiarare l'universo falliti fin dalle origini.

Il verso che conclude il canto di Ulisse, col tragico naufragio in vista del Monte Purgatorio, rappresenta anche un altro 'folle volo ', è la breve parentesi umana, lo sforzo dell'autore e di Pikolo di sollevarsi per un attimo al di sopra dell'orizzonte desolato della prigionia. Cercare di capire ciò che è impossibile capire, anche davanti alla più lampante dimostrazione dell'assurdo come il lager, è il traguardo non inutile, anche se immensamente doloroso, dell'intellettuale imprigionato nel campo di concentramento, perché in questo modo egli può sfuggire alla programmata trappola del campo di sterminio.


LA TREGUA di Primo Levi

E' il romanzo dei ricordi e racconta dopo l'esperienza del lager, terminata con la liberazione, il ritorno nella normalità quotidiana. Il titolo La tregua significa sospensione dell'incubo, del distacco da ciò che si era, la realizzazione del sogno di libertà anche se nascono paure legate alla ripresa di una nuova vita. Fin dalle prime ine la riconquistata libertà è vissuta come risveglio doloroso, solitudine più che entusiasmo. I quattro messaggeri di pace, venuti a cavallo, a portare la libertà sembrano oppressi dalla vergogna di un oltraggio disumano. La narrazione di questa rieducazione alla vita si concentra attorno al viaggio lento ed avventuroso in uno spazio immenso e privo di riferimenti orientativi. Tutti i superstiti si sentono provvisori in ogni luogo, la terra sembra un frenetico movimento per la ricerca di un ordine nuovo. Il cammino per le strade sconosciute simboleggia la faticosa riconquista di umanità però il ricordo del campo si proietta continuamente. La libertà di Levi, superata la febbre iniziale che l'aveva avvolto di incoscienza, si popola di ure, di persone del campo che descrive con un atteggiamento di comprensione e nello stesso tempo scientifico. L'autore, laureato in scienze, ricorre continuamente a paragoni e analogie di animali per definire uomini e caratteri. Egli inizia da alcuni ritratti di bambini, però ogni concetto tipico dell'infanzia, come la serenità, il gioco e l'ingenuità è qui contraddetto. Si comincia con la straziante presenza di Hurbinek, il più piccolo e indifeso ospite dell'infermeria, chiuso nel suo mutismo, eppure dallo sguardo eloquente. Ci sono altri bambini che vivono in una dimensione istintiva e animalesca, i cui sentimenti e azioni sono orientati in una sola direzione, quella dettata dal campo. Per tutto il libro agisce la sensazione della libertà riscoperta, che diventa superamento della solitudine, rapporto con gli altri, avventure, vagabondaggio, lasciarsi vivere e compiere azioni quasi dimenticate.

Il bosco rimanda alle peripezie dei protagonisti delle favole infantili; infatti Levi recupera nel tempo favoloso dell'infanzia e nell'ingenuità primitiva il senso della vita. Mordo Naum e Cesare sono isolati come uomini d'eccezione, eroi della sopravvivenza, mai sconfitti, fertili d'iniziative ed autosufficienti. Il greco è l'uomo che si staglia sul confuso orizzonte dei primi giorni di libertà, con la consapevolezza che il gioco della sopravvivenza non ha mutato le sue regole fondamentali. Il suo codice di comportamento esalta come valore assoluto il lavoro fra lecito e illecito, astuzia, rischio, senza dar spazio agli scrupoli, senza illusioni: non c'è vacanza nella vita, perché nessuna guerra finisce mai. Quest'ultima conferma l'autore l'ha anche dall'avvocato polacco che gli fa da portavoce, cambiando il suo discorso, perché anche lui prevede che gli ebrei saranno sempre emarginati. L'interesse di Levi per il greco, che talvolta si trasforma in ammirazione, deriva dal contrasto ideologico. Lo scrittore ci presenta Mordo e Cesare impegnati entrambi nelle vendita di una camicia, ma con atteggiamento diverso. Il romano è l'altra faccia dell'intraprendenza avventurosa richiesta a chi vuole sopravvivere, infatti si muove con calcolo, è ciarlatano, sa conquistare il pubblico. La carica di infantile entusiasmo che anima Cesare restituisce al protagonista la gioia di vivere. Cesare è l'antagonista ideale del greco, l'uomo che nell'avventura rifiorisce, che dal passato emerge vittorioso, è perfino tuffato in una misteriosa avventura galante, mentre per il greco la donna è solo oggetto di commercio. Levi si allontana dal greco manifestando sentimenti contrastanti, rispetto, gratitudine, ma anche disprezzo, invece per Cesare dimostra una calda amicizia. I personaggi incontrati sono l'esempio di un'umanità sconfitta dal corso degli eventi, ma che cercano di inserirsi di nuovo nell'ingranaggio della storia che si sta rimettendo in movimento dopo la sconfitta nazista. L'andare raminghi per il mondo equivale ad un recupero d'audacia, di fantasia, di rapporti sociali. Nella tregua la donna, diversamente dal romanzo 'Se questo è un uomo', riconquista il ruolo di femminilità e del simbolo della vita. I temi fondamentali del libro sono la riscoperta della vita, dell'avventura, la disponibilità a vivere giorno per giorno, il richiamo degli affetti, ma anche l'incertezza del futuro. La vittima, infatti, non viene ascoltata e creduta, perciò rimane nella sua solitudine e sfiducia. La lunga storia del popolo ebreo è percorsa da tregue, alternate da altrettante persecuzioni e l'impegno che traspare dal libro è quello di non smettere mai di lottare e di resistere.






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