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Recensione del romanzo 'IL QUARTIERE' di Vasco Pratolini

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Recensione del romanzo

'IL QUARTIERE'

di Vasco Pratolini


Edizione: Oscar Mondadori.

30a edizione.1999.

Costo: 12000£.

Pagine: 201.


Questo romanzo, ambientato nella prima metà degli anni trenta, parla della vita di un gruppo di ragazzi e ragazze, nati e cresciuti nel quartiere di Santa Croce a Firenze, dall'adolescenza, alla prima giovinezza, fino alle prime esperienze come adulti. Il narratore (di tipo interno, con focalizzazione interna fissa), Valerio, non è il vero e proprio protagonista, ma funge da comprimario, insieme con i suoi amici e comni di vita: Arrigo, Carlo, Gino, Giorgio, Luciana, Maria, Marisa e Olga.

I progetti e i problemi di ognuno di loro, s'intrecciano coinvolgendo anche tutti gli altri giovani, formando una rete di rapporti, nella quale cercano di non rimanere impigliati, solo aggrappandosi alla loro amicizia; ogni esperienza, dall'amore alla morte, dai pregiudizi della società, al timore per il mondo al di fuori del rione di Santa Croce, viene confidata e condivisa con i propri amici-fratelli, aiutando questi ragazzi a crescere e a maturare sia come gruppo, che come singoli.



Questo loro rapporto è continuamente messo alla prova da fatti che li pongono più di una volta in contrasto, generando discussioni e liti che però anno l'effetto di consolidare sempre più la loro amicizia e fiducia reciproca; il più pericoloso di questi terreni di scontro, si rivela la situazione politica di quel periodo storico, non tanto per ciò cui porterà ma perché li mette a confronto con una realtà più ampia che quella rionale. Infatti, alcuni dei protagonisti, troveranno la morte inseguendo i propri ideali, o per aver lasciato gli altri alla ricerca di falsi valori, come il denaro.

L'autore, in questo romanzo, non analizza solo la vita di alcuni ragazzi, ma scruta un'intera realtà sociale, quella del rione di Santa Croce, in Firenze: la povertà è estrema, sì vive giorno per giorno, ma nessuno può permettersi di darsi per vinto nella lotta per la sopravvivenza, perché ognuno è fondamentale per tutti gli altri, come in una grande piramide di sectiune.

Questo disagio è pero vissuto con estrema dignità, l'aiuto reciproco è la prima regola di un'esistenza già difficile, e nella quale, più del denaro, sono fondamentali l'amicizia e la fiducia in un domani migliore, vale a dire più sicuro e tranquillo dal punto di vista economico; questa speranza deve essere costruita e custodita giorno per giorno perché avventurarsi al suo inseguimento, solo raramente permetterebbe di raggiungerla, mentre il più delle volte porterebbe a perdersi nel vizio e nel peccato (come nel romanzo accade a Gino), rimanendo soli e ormai irreparabilmente divisi da quella trama di affetti annidata nel proprio luogo d'origine e alla quale gli amici spereranno sempre che sì faccia ritorno.

L'amicizia non è presentata solo tra coetanei, ma molto significativa è anche quella tra Valerio e il padre che, non ostante i suoi mille problemi, trova sempre il tempo per ascoltare il lio, riuscendo a capirlo e ad aiutarlo a crescere.

Un'altra tematica che emerge parallelamente a quella dell'amicizia, è quella dell'amore, dalle prime esperienze adolescenziale al matrimonio: questo è rappresentato in vari dei suoi aspetti, da quello violento di Carlo nei confronti di Marisa, a quello condizionato dalle malelingue di Giorgio e Maria, fino a quello deluso, sia da se stesso sia dalle proprie partner, di Valerio.

Altro tema ricorrente è quello della morte, che è spesso vista come una punizione divina per aver tradito o comunque abbandonato i propri amici, la propria gente, le proprie origini: si è stati destinati da una volontà primordiale ad un tipo di esistenza e difficilmente si potrà avere la possibilità di cambiarla e se si proverà a farlo, ci si troverà soli, supportati solamente dalle proprie capacità, fintanto che non si verrà schiacciati da qualcuno più forte o dai propri vizi e dalle proprie debolezze.

La caratterizzazione che l'autore ci presenta, di questo piccolo quartiere del capoluogo toscano, colpisce, perché avrebbe potuto aderire a molte altre zone d'altrettante città italiane diverse, poiché queste sue realtà e problematiche erano comuni a quasi tutta la penisola.

Sempre e comunque, Pratolini lascia aperto uno spiraglio di speranza, come per dire che qualcuno potrebbe avere la fortuna o il merito di superare almeno parte di questi problemi, e vivere come molti nei loro sogni sperano; non è in ogni caso su questo che si deve contare, anzi bisogna darsi da fare per migliorare un po' alla volta la propria condizione senza voler strafare.

Per quanto riguarda l'analisi politica di quel determinato periodo storico, l'autore, a mio parere, affida il suo punto di vista a Giorgio, come se in certe occasioni potesse commentare i fatti a posteriori (come quando parla della conquista della Libia); s'intuisce la sua ostilità al regime fascista e che l'importanza della partecipazione alla guerra dei protagonisti, è solamente nel fatto che questa rappresenti per loro un'importante esperienza al di fuori del quartiere.




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