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Salvatore Quasimodo


Poeta (Siracusa 1901-Amalfi 1968).

Dopo aver interrotto gli studi universitari al politecnico di Roma, fece vari mestieri: commesso, disegnatore tecnico, contabile, impiegato presso il genio civile; dal 1939 insegnò letteratura italiana al conservatorio di musica di Milano.

Nel 1959 ebbe il premio Nobel per la letteratura.

Le prime esperienze poetiche di Quasimodo, raccolte in Acque e terre (1930), Oboe sommerso (1932), Odore di Eucalyptus e altri versi (1933), Erato e Apollion (1936), poi nella raccolta delle Poesie (1938), si svolgono nell'ambito di un ermetismo assoluto, teso alla purità estrema della parola, alla più preziosa rarefazione dell'immagine: ma fin dall'inizio la molla segreta e intima della ricerca ermetica di Quasimodo si rivela non la metafisica novecentesca della parola, ma la lezione classica, reinterpretata alla luce della poetica dell'ermetismo, ma pur sempre conservata nella sua sostanza di alta dignità formale, di lirica limpidezza.



Linee di paesaggi siculi disegnati con raffinata stilizzazione, una liricità dominata in serena misura, anche nello sfiorare accenti più tragici (che tuttavia, soprattutto quando cercano di raggiungere un'esasperazione esistenziale, appaiono sostanzialmente estranei all'autentico tono della poesia di Quasimodo): sono questi i segni che distinguono le più remote prove del poeta entro la koiné ermetiche.

Il distacco appare nelle sue regioni in piena luce con le traduzioni dei Lirici greci (1940), l'esito più alto del primo Quasimodo per la perfetta resa delle antiche voci poetiche in un linguaggio moderno luminoso e fresco, in un incontro che quasi miracolosamente ripropone alla sensibilità contemporanea la lirica classica.

Dopo la pubblicazione delle traduzioni dalle Georgiche virgiliane (Il fiore delle Georgiche, 1942), Quasimodo raccoglie in Ed è subito sera (1942) una ampia scelta dei suoi primi libri e un gruppo di poesie nuove dove le forme ermetiche appaiono ormai completamente aperte a un canto spiegato di contemplazione della natura e di accorata meditazione umana (e il componimento Davanti al simulacro di Ilaria del Carretto resterà uno degli esempi più alti di tutta la poesia di Quasimodo).

Sula stessa linea, con un approfondimento dei temi del dolore, di un corale compianto per gli uomini e le loro sofferenze, di tragica protesta per il sentimento e il canto sconfitti e oppressi dalla guerra e dal <<piede straniero sopra il cuore>>, sono i versi raccolti in Con il piede straniero sopra il cuore (1946), riuniti poi in edizione definitiva con il titolo Giorno dopo giorno (1947).

Qui Quasimodo trova il perfetto equilibrio fra la tensione, nella sua parola, della realtà verso il mito, l'esempio, il messaggio, e la passione e il dolore delle cose, della natura che si riempe dei segni del male e del patire dell'uomo, dal sentimento che non è fatto privato ma commozione comune, passione di tutti, partecipazione di sofferenza.

Quasimodo non ritroverà più l'equilibrio di Giorno dopo giorno: le raccolte successive, La vita non è sogno (1949); Il fatto e vero verde (1955); La terra impareggiabile (1958); Dare e avere (1966), sono di volta in volta patetico e disperato tentativo di ritrovare la coincidenza di realtà ed esempio, di storia e mito, riuscitagli un tempo.



Quasimodo giungerà fino a cercare i suoi temi nella cronaca, o a rifare il mito: accentuerà la sua opera di traduttore (Dall'Odissea, 1945; Il Vangelo secondo Giovanni, 1946; Le Coefore, 1946; Romeo e Giulietta, 1949; Riccardo III, 1950; Macheth, 1952; Canti di Catullo, 1955; La tempesta, 1956; Otello, 1958; Il tartufo di Molière, 1958; Fiore dell'Antologia Palatina, 1958; E. E. Cummings, 1958; Le metamorfosi di Ovidio, 1959; le Poesie di Arghezi, 1963, ecc.), parteciperà alla polemica quotidiana della poesia (si veda l'antologia Poesia italiana del dopoguerra, 1958, da lui curata), vorrà essere sempre, in ogni caso, presente, partecipe di ogni momento e d'ogni vicenda (politica, scientifica, letteraria) di questi anni, ma ogni suo tentativo non sarà altro che episodio fallito nella ricerca del suo smarrito segreto.

Avremo ancora componimenti bellissimi, come l'Epitaffio per Bice Donetti (in La vita non è sogno), come Nella città straniera e Nemica della morte (in Il falso e vero verde), come Al padre (in La terra impareggiabile): ma appariranno come frammenti di un canto interrotto, non più ricostituito, voci di un eden di poesia sfiorata un tempo e non più raggiunto.

Quasimodo ha inoltre curato l'antologia Lirici minori del XIII e XIV secolo (in collaborazione con L. Anceschi, 1941) e ha scritto Petrarca e il sentimento della solitudine (1945) e le raccolte di saggi Il poeta e il politico (1960) e Scritti sul teatro (1961).

Postumi sono usciti i volumi: Lettere d'amore di Quasimodo (1969); A colpo omicida e altri scritti (1977).


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