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Verismo

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Verismo


Corrente letteraria italiana del secondo Ottocento, derivante dal naturalismo francese, da cui si differenzia per l'accentuazione data ai problemi regionalistici, specie dell'Italia meridionale. Gli ambienti e i personaggi trattati dagli autori veristi sono quelli più umili, per lo più della camna e del mondo del lavoro. Stilisticamente i veristi si attengono alla impersonalità della narrazione, realizzata spesso ricorrendo al discorso indiretto libero, ed elaborano differenti registri di stile a seconda della situazione sociale rappresentata. Teorico del verismo fu L. Capuana e maggior esponente il Verga. Ricordiamo inoltre: F. De Roberto, M. Serao, S. Di Giacomo, M. Pratesi, G. Deledda. Nelle arti urative il termine verismo indica il movimento sviluppatosi in Italia negli ultimi decenni dell'Ottocento in corrispondenza al naturalismo francese, al quale lo accomunavano tanto il superamento degli ideali storico-eroici del Romanticismo, quanto l'ispirazione al vero, l'adesione al dato dell'esperienza, la scelta di soggetti umili, quotidiani (si parla perciò anche di verismo sociale). Fiorirono così una pittura e una scultura 'di genere', con temi attinenti al costume e alla sociologia, sensibili più a problemi contenutistici che stilistici. In scultura vanno ricordati V. Gemito, G. Grandi, A. Cecioni. È però nella pittura, nonostante qui l'assunto sociologico sia più evidente, che si trovano i più autentici veristi, eredi dei macchiaioli e delle scuole di Posillipo e di Resina: i fratelli Induno, i veneziani L. Nono e G. Favretto, S. De Tivoli e vari esponenti della scuola napoletana, quali G. Toma, M. Cammarano, F. P. Michetti, A. Mancini.








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