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"Viatico" di Salvatore Quasimodo

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"Viatico"

di Salvatore Quasimodo

O ferito laggiù nel valloncello,

Tanto invocasti se tre comni interi

Cadder per te che quasi più non eri,

tra melma e sangue

tronco senza gambe

e il tuo lamento ancora

pietà di noi rimasti

a rantolarci e non ha fine l'ora,



affretta l'agonia,

tu puoi finire,

e conforto ti sia

nella demenza che non sa impazzire,

mentre sosta il momento,

il sonno sul cervello,

lasciaci in silenzio-


grazie, fratello.


Commento

Siamo durante la prima guerra mondiale. Un soldato, ridotto a un "tronco" dalle mutilazioni delle ferite, lancia urla strazianti. Tre soldati, incapaci di assistere indifferenti, muoiono nel tentativo di prestargli soccorso. Il poeta, che è tra coloro che soffrono per questo strazio, dà voce ai pensieri suoi e dei suoi comni di trincea, pregando affinché giunga presto la fine per il suo comno morente, che almeno può trovare la pace nella morte.

Una poesia apparentemente crudele, in realtà umanissima, priva di finzione retorica, sincera e onesta sulle emozioni provate dall'autore, come quella che più risalta dalle parole di Quasimodo: la pietà.



Viatico (Latino, 'provvista di viaggio'), nel cattolicesimo, l'Eucaristia amministrata a chi è in pericolo di vita. Il viatico può essere ricevuto più volte nel corso della stessa malattia senza digiuno eucaristico.







Quasimodo, Salvatore (Modica, Ragusa 1901 - Napoli 1968), poeta, traduttore e critico italiano, esponente di spicco del movimento ermetico. Cominciò a scrivere versi giovanissimo, all'età di quindici anni, ed ebbe una formazione caratterizzata da continui spostamenti di residenza (e dunque dal variare di scuole e insegnanti) e dalla necessità di badare economicamente a se stesso. ura importante della giovinezza fu monsignor Rampolla del Tindaro, per il suo insegnamento, fondamentale per Quasimodo, del greco e del latino.

Negli anni Trenta si stabilì a Firenze, presso il cognato Elio Vittorini. Qui conobbe Eugenio Montale, Arturo Loria, Alessandro Bonsanti e il gruppo di scrittori legato a 'Solaria', rivista sulla quale pubblicò altre poesie. La prima raccolta, Acque e terre, è del 1930; nel 1932 uscì Oboe sommerso. Dopo altri viaggi fu assunto dal settimanale 'Tempo', quindi insegnò al conservatorio di Milano. Con Erato e Apollion (1932-36), Nuove poesie (1936-42), La vita non è sogno (1949), Falso e vero verde (1949-55), la sua fama di poeta crebbe progressivamente, e i premi letterari si moltiplicarono, fino al conferimento del Nobel nel 1959. Molto importanti sono le traduzioni raccolte nel volume Lirici greci (1940), in cui la sua vocazione alla semplicità e all'eleganza trova nei testi antichi il luogo ideale in cui esercitarsi.

Mentre nella prima fase della sua evoluzione il poeta aveva mostrato predilezione per le immagini rarefatte e per l'ambientazione in una Sicilia dal sapore mitico, in seguito la sua opera cominciò a riflettere in modo più diretto l'opposizione al regime fascista e l'orrore della guerra, particolarmente in Giorno dopo giorno (1947). In seguito prevalse un andamento di carattere narrativo, non di rado legato a temi di cronaca.


Ermetismo

Corrente poetica italiana nata all'inizio del Novecento e sviluppatasi negli anni Trenta. Gli ermetici furono un gruppo di poeti raccolti soprattutto intorno a due riviste fiorentine, 'Il Frontespizio' e 'Campo di Marte', ed ebbero alcuni interlocutori critici privilegiati come il cattolico Carlo Bo e Oreste Macrì.La poesia di Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo, Alfonso Gatto, Mario Luzi, Piero Bigongiari, Leonardo Sinisgalli si può leggere come una reazione sia all'elaborata retoricità dannunziana (Vedi Gabriele d'Annunzio) sia al simbolismo poco concettuale e poco astratto di Giovanni Pascoli. I modelli positivi di riferimento sono infatti soprattutto stranieri, come Stéphane Mallarmé e Paul Valéry. Secondo gli ermetici, la poesia non deve scendere a compromessi né con la realtà riconoscibile nell'esperienza di tutti, né con un'antica tradizione poetica logorata come quella italiana, e neppure con una facile comunicatività. Si tratta di una poesia evocativa, oscura, non organizzata in modo logico ma ricca di metafore, analogie e immagini perlopiù ricercate e astratte. Una poesia che, aspirando alla 'purezza', diventa in certi casi difficile da comprendere. Proprio sottolineando questo ostentato distacco, gli ermetici sostenevano di aver rifiutato ogni compromesso con il fascismo.








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