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DAI SEGNI ALLE LINGUE. LA SEMIOSI TRA NATURA E CULTURA - DANIELE GAMBARARA



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Dai segni alle lingue. La semiosi tra natura e cultura - Daniele Gambarara

Esistono diversi tipi di segni:

indizi

comunicazione non verbale

comunicazione verbale

lingue foniche



lingue grafiche

lingue gestuali dei sordi

Per Saussure la semiotica vuole applicare a tutti i segni gli stessi concetti, mentre per Barthes la lingua umana è troppo peculiare, per cui la semiotica è una parte della linguistica.

Questa è una posizione estrema, comunque anche Eco riconosce il carattere subotrdinato della CNV rispetto alla CV.

Parlando di CNV però si intendono spesso sistemi artificiali e non, come la comunicazione corporea o vocale degli animali; in realtà la comunicazione artificiale segue la CV mentre le altre la precedono.

Saussure: divide i segni arbitrari (salutare..) e quelli non completamrente arbitrari (simbolo della giustizia). È molto attento ai sistemi artificiali: scritture, asl, esperanto, segnali militari, marittimi ecc.

Pierce: divide 3 tipi di segni: indici (collegati per rapporto fisico diretto), icone (mera somiglianza) e simboli (convenzione, in genere associazione mentale).

Prieto: in base all'intenzionalità divide in indizi (no) e segnali (sì). i segnali poi si devono in CNV corporea, CV e CV artificiale.

Per Saussure il segno è l'unione arbitraria di significante e significato; il significante è la classe semiotica di segnali (oggetti materiali); il significato è la classe semiotica di sensi (oggetti mentali).

La capacità di stabilire una correlazione fra gli elementi di due piani (universi di discorso) è condizione essenziale alla vita di ogni animale; non è un'attività sociale ma ha un unico soggetto che parte dalla sua incertezza.

Gli indizi (impronte, nuvole) non sono ancora segni ma segni muti; sono l'unione fra indicante e indicato, analoghi a significante/significato, solo che il senso degli indizi è il referente, non hanno vita semiologica.

L'interpretazione degli indizi è la capacità di un soggetto di riconoscere un evento che gli interessa direttamente che però si verifica su un piano non immediatamente raggiungibile (passato, futuro, lontano ecc.). Il piano dell'indicante è il piano dell'indizio, il piano dell'indicato è il piano di ciò a cui si accede.

Gli indizi sono utili e gli uomini hanno costruito indizi artificiali: banderuole, spia della benzina ecc.

L'attività di interpretare indizi appare anche all'interno dell'attività di comunicazione (ha una base genetica, il bambino che piange ad es.). Nel momento in cui gli indizi sono prodotti volontariamente, con intenzione, il loro status cambia e diventano segni.

Abbiamo quindi la comunicazione, attività sociale fra due o più soggetti, il cui senso è la conoscenza che il produttore (emittente) vuol condividere coll'interprete (ricevente) per sciogliere le sue incertezza.

Poi Gambarara fa un esempio da Tolstoj (iniziali) che vuole dimostrare che:

anche tra persone vicine a volte c'è incertezza

servono punti di riferimento per risolvere quest'incertezza (dire eccolo! indicando il bus che arriva).

Il linguaggio verbale può essere abbreviato se si ha coincidenza nel linguaggio interiore degli interlocutori.

La CNV è l'insieme eterogeneo dei canali comunicativi compresenti in ogni atto di comunicazione reale (prossimca, cinesica, paralinguistica..); in essa prevalgono indici e icone.

Ci sono due macrogeneri comunicativi: il discorso (si ancora all'enunciazione) e la storia (i suoi segni si definiscono da soli senza ancorarsi all'enunciazione). La CNV è una comunicazione che prende riferimento solo all'interno di un determinato contesto comunicativo, perciò è del tipo discorso. Quindi serve la CV, che invece è del tipo storia e può liberarsene.

Ei fu: discorso, quindi CNV; Napoleone morì a S.Elena il 5/5/1821: storia, quindi CV.

CNV: il centro unificante è la situazione di enunciazione.

CV: il centro unificante è all'interno del segno stesso.

Le lingue storico-naturali sono più elastiche perché non legate al contesto dell'enunciazione. Sono gli unici sistemi che permettono all'emittente di partire dalla specifica incertezza del ricevente e le uniche che hanno creatività (creare idioms, metafore ecc.).

Sono gli unici sistemi che permettono all'emittente di partire dalla specifica incertezza del ricevente e le uniche che hanno creatività (creare idioms, metafore ecc.).

Segni artificiali della CV: anch'essi non hanno un significato forte né vera vita semiologica perché c'è un'imposizione convenzionale, fatta apposta per bloccare processi estensivi, interpretativi o inferenziali non desiderati (terminologie scientifiche, linguaggi simbolici logico-matematici).

La facoltà simbolica sembra essere unica per tutte queste comunicazioni: quando si concretizza nelle lingue storico-naturali si integra poi con una mediazione storico-sociale.

Lo sviluppo della comunicazione ha avuto tre fasi:

v prima fase: silenziosa, interpretazione degli indizi

v seconda fase: a prevalenza iconica, della CNV



v terza fase: tutta convenzionale e distaccabile dall'enunciazione, dei complessi sistemi linguistici.

Queste modalità non si sono escluse l'una all'altra ma affiancate.


preliminari sul segno e la comunicazione - Stefano Gensini

Modello di Shannon e Weaver (fine anni '40): la comunicazione avviene col passaggio di un messaggio (composto da segni costruiti secondo un certo codice che le due parti devono condividere) da un emittente a un destinatario attraverso un certo canale fisico (supporto materiale) e in un certo contesto.

Questo modello era stato creato per spiegare la comunicazione telefonica; fu Jakobson (1958) a applicarlo al linguaggio, aggiungendo ai sei elementi anche le funzioni:

funzione espressiva: rappresenta il pdv dell'emittente (esclamazioni, interiezioni)

funzione poetica: mette in evidenza il messaggio cercando di valorizzare le risorse linguistiche per potenziare il significato.

funzione conativa: mette in evidenza il destinatario (imperativi)

funzione referenziale: mettono in evidenza il contesto extralinguistico (questo, qui, là)

funzione fatica: si riferisce al canale (mi senti? Hai capito?)

funzione metalinguistica: si riferisce al codice (canale vuol dire che..).

A volte al valore denotativo se ne aggiunge uno connotativo, ulteriore (vi voliamo bene dell'Alitalia).


Un messaggio, quale che sia, è fatto di segni; ma questo fa immaginare il maggio come una lettera in una busta (segni). Questo può funzionare per i tipi di comunicazione che non permettono interpretazione (spia della benzina), ma nella CV ci sono problemi: c'è sempre un po' di squilibrio nel codice condiviso dalle due parti, ci sono fenomeni di disturbo del canale (rumore), non si tiene conto dell'interpretazione.

Storia del segno: nella società greca la realtà si presentava già all'uomo come una trama di segni che occorre saper leggere e un corretto codice di decifrazione. Semiotici erano considerati i medici, gli indovini, i fisionomici. La nozione di segno è sia per processi intenzionali che non.

Durante l'epoca dei Vangeli, la nozione di segno si slega dal linguaggio verbale e si distinguono casi in cui c'è intenzione, e parliamo di comunicazione e semiotica della comunicazione, e quelli in cui non si può identificare un mittente, e parliamo di indici naturali e semiotica della significazione.

Sant'Agostino nel De doctrina christiana dice che:

ogni segno è cosa ma non tutte le cose sono segno, inteso come una "cosa che serve per significare qualcosa"

alcuni segni sono naturali (fumo, orme), altri intenzionali (volontari).

Quindi: la significazione intenzionale (per noi comunicazione) si ha quando c'è volontà di farci conoscere attraverso segni di valore convenuto; quindi, non solo la relazione biadica "qualcosa sta per qualcos'altro" ma la relazione tetradica "qualcosa sta per qualcos'altro per qualcuno in certe circostanze".

Sant'Agostino come Saussure ammette che anche i linguaggi animali, militari ecc. sono nel dominio della semiologia, ma il linguaggio verbale è più potente perché onninformativo.

Sant'Agostino e Saussure vedono entrambi nella comunicazione il segno a due facce: una fisica e una mentale. Ma il modello di Sant'Agostino è più lineare perché per lui la faccia mentale è solo il significato, per Saussure io ho un'immagine mentale di gatto che pesco sentendo dire "gatto" e che mi rimanda ad un concetto o significato. Il piano materiale della parole è il regno delle differenza individuali mentre il piano della lingua è quello che è condiviso.

Arbitrarietà: Platone nel Cratilo fa dibattere Cratilo, che dice che ogni nome è uno strumento per cogliere l'essenza delle cose secondo certe regole (giustezza), e Ermogene, che dice che i nomi sono etichette di convenzione; alla fine non dà ragione a nessuno dei due.



Aristotele nel De interpretatione distingue il livello delle entità foniche (soggettivo), quello delle cose (universale) e insinua nel mezzo quello delle £cose che sono nell'anima", i concetti (universali). Il nome è visto come "una voce capace di significare per convenzione".

Anche oggi questo concetto è un PDV (Saussure ecc.).

Iconicità: alla nozione di giustezza di Cratilo è succeduta quella di iconicità, che indaga il gradi di motivatezza e/o isomorfismo fra nomi e realtà. Se tutte le parole di una lingua fossero arbitrarie sarebbe impossibile ricordarle; allora sopravviene l'iconicità come strategia di motivazione che rende la lingua più ricordabile.

Peirce dice invece che il segno è "qualcosa che da un lato è determinato da un oggetto e dall'altro determina un'idea nelle mente di una persona"; "bisogna distinguere però l'oggetto immediato (come ce lo rappresentiamo, componente iconica) e dinamico (realmente efficiente)".

Arbitrarietà vs convenzionalità: il concetto di arbitrarietà era inteso come immotivatezza e perciò compatibile con convenzione.

Locke poi identifica la nozione di significato con idea; a livello iniziale, l'animo umano percepisce passivamente la realtà, poi invece si crea un'idea che è rigorosamente arbitraria (radicale arbitrarietà del significato).

Saussure ripropone l'arbitrarietà ma non come immotivatezza ma come griglia che si proietta sulla materia fonico-acustica e sul pensiero, che prima del linguaggio erano nebulose indistinte. Le proprietà di tale ritagliamento sono radicalmente arbitrarie: non hanno motivazione logico-naturale ma storico-culturale.

Il concetto di arbitrarietà radicale o forte, che considera il linguaggio un principio attivo della conoscenza, si oppone a quello di convenzionalità, o arbitrarietà debole, che considera le parole come utensili dissociabili dal funzionamento della mente.

Il nuovo modo di considerare il segno di oppone sia alla tradizione referenzialista (segno = indicazione di un oggetto extralinguistico) perché sancisce l'autonomia del segno, indipendente dalla realtà, che all'arbitrarismo di Locke, perché sgancia il significato dalla sfera psicologica e ne fa un'entità linguistica (distinguendolo da riferimento e denotazione - vedi Gambarara).

Limiti all'arbitrarietà: esistono comunque limiti all'arbitrarietà:

le esigenze di economia cognitiva. Ad esempio, i primi nomi dei numero sono arbitrari ma poi da undici sono composti; così come le derivazioni morfologiche (arbitrarietà relativa).

la naturalizzazione dei processi morfologici: psicologicamente per il parlante le due facce del segno fanno un tutt'uno: il legame non è indifferente, ma si naturalizza.

l'arbitrarietà è limitata dal punto di vista materiale e biologico: ad esempio, non posso significare gatto con un gesto ma devo dirlo a voce (possono esserci ostacoli che impediscono la vista, buio ecc.).


Elementi di semiologia - Roland Barthes

Saussure pensava che la linguistica fosse una parte della semiologia; in realtà, nella vita sociale del nostro tempo non è certo che esistano sistemi di segni di una certa ampiezza, che non ricorrano comunque alla lingua. il semiologo incontrerà prima o poi sulla sua strada il linguaggio, come componente, elemento mediatore o significato. La semiologia è una sorta di translinguistica: questo rovescia l'affermazione di Saussure: è la semiologia che è quella parte della linguistica, che ha per oggetto le grandi unità significanti del discorso.

Langue/Parole: Saussure parte dalla natura multiforme ed eteroclita del linguaggio, che viene meno se si astrae un puro oggetto sociale: è la langue, di fronte alla quale la parole è la parte puramente individuale del linguaggio. La langue è la parte sociale del linguaggio, resistente alle modificazioni del singolo individuo perché essenzialmente un contratto collettivo.

La parole è un atto individuale di selezione e attualizzazione, composta da:

combinazioni grazie a cui il parlante utilizza il codice della lingua ed esprime il suo pensiero

i meccanismi psicofisici.

Langue (astratta) e parole (concreta) sono in dialettica simultanea, sono inseparabili, non trovano completa definizione se non nel processo che li unisce.

I concetti di Saussure furono ripresi particolarmente, più che dalla sociologia, dalla filosofia e dall'antropologia; sono ricchi di sviluppi extra o metalinguistici.

Langue e parole sono concetti dell'analisi linguistica, perciò applicati a sistemi di oggetti, comportamenti, immagini possono modificarsi.

Esempio 1: il vestito:

vestito scritto: descritto da un giornale di moda. Non c'è parole perché il vestito scritto non corrisponde mai ad un'esecuzione individuale, ma è langue della moda allo stato puro (in questo caso è staccabile dalla parole perché comunque non emana da sé ma attraverso il linguaggio verbale).



vestito fotografato: emana sempre langue ma non è più data nella sua astrazione, è parole cristallizzata priva di libertà combinatoria.

vestito indossato: la langue è l'abito, la scelta dei capi e la loro associazione; la parole è l'abbigliamento, la fabbricazione e il portamento individuale.

Esempio 2: il cibo:

Langue: regole d'esclusione (tabù), opposizioni (salato/dolce), associazioni simultanee e successive, protocolli d'uso (retorica del cibo).

Parole: variazioni personali o familiari di preparazione e associazione.

Lo vediamo bene nel menu: è costruito in riferimento a una struttura (langue) riempita diversamente a seconda dei giorni e degli utenti con libere variazioni combinatorie (parole).

Esempio 3: l'automobile:

Langue: insieme di forme e dettagli.

Parole: scelta del modello, colore, rifinitura e uso (guida).

Esempio 4: il mobilio:

Langue: opposizioni e regole d'associazione.

Parole: variazioni personali (bricolage, adesivi ecc.), libertà di associazione dei mobili.

Per quanto riguarda tv, cinema ecc., non sappiamo ancora se hanno una loro langue o è composta dalle varie langue sussidiarie.

Problemi dell'estensione del concetto langue/parole ad altri sistemi semiologici:

nella maggior parte di questi sistemi c'è un gruppo di decisione che esprime la langue; tuttavia questo carattere artificiale non altera la natura istituzionale della comunicazione ma comunque preserva una dialettica sistema/uso.

il volume: per il linguaggio verbale la langue è finita e la parole infinita; anche per il cibo è così, ma nell'auto e nel mobilio e ancor più nella moda la parole è ristretta e minima; quindi la coppia langue/parole va completata con un altro elemento, la materia o sostanza, supporto della significazione.


Corso di linguistica generale - Ferdinand de Saussure

Il segno linguistico unisce non una cosa e un nome, ma un concetto e un'immagine acustica; non un suono fisico ma una traccia psichica, infatti posso dire una parola fra me e me anche senza pronunciarla.

Sostituiamo concetto e immagine acustica con significato e significante, per evidenziare l'oppopsizione e la comunanza.

Il segno ha due caratteri primordiali:

il legame fra significato e significante è arbitrario; il segno linguistico è arbitrario. Non è arbitrario nel segno che dipende dalla libera scelta del parlante ma nel senso che è immotivato. Si potrebbero fare due obiezioni:

a) le onomatopee: in realtà sono poche le vere onomatopee e quelle sono imitazioni approssimative e già a metà convenzionali (in italiano bau e inglese wow)

b) le esclamazioni: anche queste cambiano da lingua a lingua.

Le onomatopee e le esclamazioni, quindi, sono di importanza secondaria e la loro origine simbolica è in parte contestabile.

Il significante è una linea: si svolge soltanto nel tempo e ha i caratteri del tempo: rappresenta un'estensione che è misurabile in una sola dimensione.












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