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"Dire fare giocare" - costringe su binari troppo obbligati

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"Dire fare giocare"

  1. Imparare è un termine che spesso è dimenticato, quando si parla di gioco.
  2. I bambini sono perennemente intenti a fare qualcosa, e proprio quei giochi che i bambini fanno da soli o in comnia apparentemente senza uno scopo preciso sono ricchi di emozioni e di significati agli occhi di mamme e papà.
  3. Il gioco è il terreno privilegiato per trasmettere al bambino l'arte del pensare in quanto attraverso la trasformazione dei contenuti che il bambino esprime giocando, si introduce alla capacità di pensare, permettendogli così di mettere a punto il proprio apparato per farlo.
  4. Sono mamma e papà che favoriscono nella relazione col bambino uno spazio intermedio tra il fanciullo e il reale in cui ognuno mette delle parti di se rendendo così il gioco unico e originale. Mamma e papà giocando insieme al lio hanno la possibilità di trasmettergli l'esperienza necessaria a prepararsi alla vita. Attraverso il gioco il bambino deve poter sbloccare l'idea che ci sono cose che non possono essere pensate, ne fantasticate.


  5. Il genitore giocando con il bambino svolge una funzione importantissima per lo sviluppo della mente del bambino, aiuta il bambino a sperimentare i diversi percorsi possibili.
  6. Nel gioco i bambini esprimono sentimenti ed emozioni e quindi nel gioco mamme e papà trovano la possibilità di conoscere il lio e di comunicare con lui. Il gioco diventa così uno spazio privilegiato per la relazione educativa tra grandi e piccoli. Nel giocare insieme con il lio il genitore impara a sua volta a conoscere lui e il suo mondo ma anche a conoscere se stesso il proprio mondo e il proprio modo di esprimersi, ritrovando così dentro di se il proprio essere stati bambini.
  7. Il gioco è uno spazio speciale dove sono ammesse delle compresenze che altrove sarebbero impossibili e nel quale vigono delle regole speciali che rendono usuali cose e affetti altrimenti inesprimibili.
  8. Anche il gioco come il linguaggio è una forma di comunicazione tra il bambino e i suoi genitori, questi lo accomnano nei primi scambi interpersonali creando insieme con lui quel linguaggio che poi la volta successiva entrambi riconosceranno come il proprio gioco. Si può pensare ai primi scambi relazionali come ad una specie di gioco mentale.
  9. Il nostro funzionamento mentale è basato sulla possibilità di trasformare in immagine quelle che sono le afferenti sensoriali, le emozioni, le sensazioni, il proprio mondo emotivo.
  10. Trasformare l'indistinto sentire del bambino in qualcosa di più organizzato come l'immagine, ma ancor più di trasferire al bambino stesso la capacità di costruire l'immagine.
  11. Il bambino attraverso il gioco del far finta racconta di se e del suo tentativo di relazionarsi con il mondo che lo circonda. I personaggi e le storie che rappresenta ci dicono come egli tenta di mettere in scena quello che sente per cercare di farsi una ragione degli eventi che vive; esprime i sentimenti e gli affetti che ha vissuto traducendoli in situazioni fantastiche o immaginarie che per gli adulti a volte sembrano distanti dalla vita quotidiana.
  12. Il bambino nei giochi di imitazione drammatizza gli eventi al fine di rivivere La paura, la rabbia, la gioia che lo hanno scosso con un'intensità a volte a lui incomprensibile.
  13. I bambini alle prese con desideri e bisogni contrastanti come nel gioco di affermare la propria autonomia (rifiuto del cibo) insieme al desiderio di continuare a fare contenti i genitori, trovano la via del gioco per poter esprime e controllare il conflitto che si trovano a vivere.
  14. Strategie per affrontare i sentimenti che l'incontro con la vita reale gli suscita.
  15. Il giocattolo in quanto regalo è un oggetto di scambio che porta con se il pensiero del donatore e i sentimenti con cui egli lo compra, ma che viene anche impregnato dei desideri di chi lo riceve assumendo così un valore che va molto al di là di quello dell'oggetto in se. Il rischio è che giochi troppo strutturati siano eccessivamente intrusivi e impediscano al gioco di essere uno spazio libero. Rimangono perciò preferibili giocattoli poco strutturati, lo spazio del gioco deve, infatti, favorire la fantasia e la creatività, non deve essere quello che costringe su binari troppo obbligati.
  16. Il gioco è innato fino a un certo punto. Ci sono bambini che non sanno giocare perché hanno forti inibizioni e forti terrori.
  17. L'occasione di una delusione può tramutarsi nella possibilità di chiedersi che cosa cerchi davvero Giorgio nella richiesta di un nuovo giocattolo forse ciò che desidera non sono quei particolari oggetti ma quello che essi possono rappresentare come possibilità di giocare con qualcuno di essere uguale ai propri comni di avere una dimostrazione d'affetto di essere perdonato o di essere gratificato.
  18. Giocattolo come veicolo di significati relazionali e affettivi che vale la pena di esplorare; come strumento per giocare e rigiocare sentimenti vissuti.
  19. Aiutare il bambino ad inventare percorsi di gioco a costruire drammatizzazioni di se a cercare comni con cui giocare fornendogli così maggiori possibilità di rappresentare se stesso e comunicare con gli altri.
  20. Tra il bambino e il suo giocattolo si crea una relazione speciale che permette una rappresentazione dei propri vissuti e che lo aiuta nella crescita emotiva. Dinanzi a questi giocattoli speciali intrisi così tanto del bambino e dei suoi affetti, capaci di assorbire le caratteristiche del bambino stesso, mamma e papà possono guardare, osservare, lasciar fare senza intervenire.
  21. Sono questi giocattoli che permettono lo sviluppo di giochi nei quali egli può trasferire e rivivere le sue emozioni.
  22. Per fare fronte all'incertezza cerca aiuto a volte nei giocattoli, a volte nelle fiabe; divengono così strategie per rassicurarsi. Rituali in grado di accomnare il bambino in una zona di vita che ignota gli fa paura, e nel loro essere sempre uguali assumono una funzione tranquillizzante.
  23. Momenti che rivestono un particolare e intenso significato così come ogni passaggio da una situazione ad un'altra che comporti dei cambiamenti. Sesso i bambini hanno bisogno di metabolizzare il sentimento connesso a quella fiaba.
  24. Nel buio può vedere i fantasmi che popolano il suo mondo interno. Giocando da solo il bambino rappresenta sempre il proprio mondo interno, anche se rielabora il sistema, mette le cose a posto, ma il momento grosso di creatività sta nel gioco con l'altro.
  25. Le fiabe permettono al bambino di riattraversare i timori le angosce i desideri che accomnano la crescita perché portatrici di qualche sentimento e per questo, ogni qual volta si presentino quei sentimenti, il bambino ne richiede con insistenza il racconto. E il farsi raccontare implica la partecipazione della mamma e del papà. quali emozioni quali sentimenti corrono in quei momenti tra loro?
  26. Fiaba e gioco nonostante appaiono sempre uguali non esaudiscono le loro possibilità creative, il bambino trova sempre un posto diverso per se dentro il racconto.
  27. Remo trova nel padre sia un custode per le esperienze vissute sia un aiuto a lasciarle per poter incontrare il sonno.
  28. Nel gioco la lotta per la sopravvivenza è simbolica e quindi possibile e non pericolosa per il reale.
  29. I giudizi che danno i genitori non servono a cambiare la televisione ne tanto meno il rapporto dei bambini con essa. La tv è un'attivatore di storie che permette di creare immagini e di sollecitare nuovi pensieri, ed aiuta a capire che le storie sono importantissime per crescere.
  30. I bambini si sentono forti e potenti come gli eroi delle storie televisive il papà accettando di stare al gioco aiuta il bambino a tollerare la sfida verso la ura paterna che rivissuta nell'eroe televisivo può poi manifestare senza essere spaventato nel gioco della lotta.
  31. La televisione può essere vista da mamme e papà come un grande gioco che accomna i bambini dentro una realtà fantastica nella quale questi possono sperimentare e comunicare desideri e sogni.
  32. Alcuni genitori sono portati a pensare a vedere nei li la possibilità di realizzare parte dei propri sogni giovanili e si aspettano che si appassionino a ciò che piaceva loro tanto tempo primo e che diventino quello che essi non hanno potuto essere conquistando quanto non hanno potuto avere.
  33. Rischia di non riuscire a giocare davvero di non sentire un gioco come uno spazio personale e libero dove trasferire le sue emozioni, i suoi sogni e i suoi desideri impegnato com'è nel realizzare quelli dei grandi.
  34. E' proprio l'amore per il lio che rende difficile ad un genitore pensare che il proprio bambino può crescere e diventare adulto solo se può affermare la sua diversità.
  35. Un po' come nella vita in cui i li ad un certo punto scelgono di fare il "proprio gioco" di seguire una propria originale strada e questo segna il momento in cui possono staccarsi dai genitori e diventare a loro volta degli adulti. La strada che porta a essere grandi è costellata di conquiste e cadute.
  36. Prima di pensare a una malattia guardiamo giuliana cercando con curiosità ciò che non ci aspettiamo, forse potremmo essere meno cerchi e riuscire a vedere il suo amico invisibile entrando così nel gioco di lei. Dico gioco perché ho l'impressione che lei sappia bene che marco non è reale, che non esiste se non per lei e per dirci qualcosa.
  37. Amici immaginari creati per aiutarsi nello sviluppo di comportamenti autonomi, per sostenersi nel desiderio di dire di no, per crearsi un ancora di salvezza quando si crea con i genitori una situazione di incomunicabilità per una gran paura delle reazioni, e per il timore di deludere. Serve perciò per fare quelle cose che si ha paura di compiere ed esprimere.
  38. Certamente la funzione genitoriale deve essere anche normativa. Mamma e papà devono dare delle regole al bambino, ma non dentro il gioco. Le situazioni alla base devono sempre essere chiare al bambino, infatti, se tempi, spazi e modalità di questi momenti sono trasmessi con fermezza dai genitori al lio questo potrà imparali con chiarezza.
  39. Se mamma e papà sanno distinguere dentro di se tra gli spazi di realtà e gli spazi di gioco, allora potranno trasmette questa differenziazione al bambino, che è perfettamente in grado di capire, quando è il momento di passare da una situazione all'altra. È la funzione genitoriale che aiuta il bambino a capire com'è il funzionamento mentale che ha a che fare con la realtà e a distinguerlo dal funzionamento mentale che invece ha a che fare con il fantastico.
  40. E' bene che i genitori continuino a offrire la propria disponibilità al gioco sia mettendosi a disposizione del lio per giocare insieme sia funzionando da custodi del gioco che il bambino fa con i comni e i fratelli.
  41. Attraverso l'esperienza genitori mamma e papà hanno l'occasione di rivivere vissuti e situazioni di quando erano loro stessi ad essere li di altri genitori. In quest'ottica la genitorialità diventa un'occasione di crescita.
  42. Sentire i genitori vicini permette ai li di crescere e sopportare la fatica e le inevitabili cadute necessarie alla crescita proprio perché hanno davanti a se una mamma e un papà che già sono stati capaci di diventarlo e che quindi ne condividono le gioie e il travaglio.
  43. E' così che genitori e li proseguono insieme nel cammino di apprendimento della vita.



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