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La Senescenza - Le principali trasformazioni fisiologiche e biologiche nell'anziano

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La Senescenza







Le principali trasformazioni fisiologiche
    e biologiche nell'anziano



L'invecchiamento è sostanzialmente dovuto alla mancata riproduzione cellula - STRUTTURA DELLE CELLULE EUCARIOTE" class="text">delle cellule. Si ritiene che ciò rifletta il fatto che il programma genetico iscritto negli acidi nucleici preveda un numero limitato di sostituzioni alle cellule morte.



A seconda delle cellule tali programmi prevedono maggiori o minori sostituzioni. Il caso limite è costituito dalle cellule nervose, le quali non possono essere mai riprodotte.

Nell'età senile aumentano i rischi di malattia e di disfunzione. Nel complesso l'organismo è più debole e perciò aumentano i fattori di rischio. Anche la forza muscolare progressivamente diminuisce.

Con il passare degli anni, nel nostro organismo, avvengono alcuni cambiamenti, soprattutto dal punto di vista fisiologico, che possono destare nell'anziano l'insorgere di paure, ansie, frustrazioni, esclusione dalla vita sociale e forme lievi di depressione. In queste situazioni se non si interviene prontamente, questi sintomi possono degenerare in vere e proprie patologie gravi.

Tra i principali cambiamenti fisiologici, vediamo che il primo di essi avviene nella donna, si tratta della menopausa, cioè la cessazione del ciclo mestruale e si verifica indicativamente tra i 45 e i 50 anni. Da questo momento la donna cessa di essere fertile e quindi di poter procreare, poiché il suo apparato riproduttivo non produce più gli ovuli, fondamentali per la procreazione. Questo fenomeno, se si verifica in un momento non particolarmente felice o positivo nella vita della donna, o se non accettato e vissuto come fenomeno naturale e quindi inevitabile, può creare la nascita di sentimenti negativi quali il sentirsi inutili, non più desiderate dal partner .

Altre trasformazioni che avvengono nel nostro corpo con l'avvento della vecchiaia sono le incontinenze, sia fecali che urinarie. Questo fenomeno si verifica nel momento in cui l'individuo non è più in grado di controllare i muscoli sfinterici, della capacità di controllare l'emissione delle feci e dell'apparato urinario. L'insorgenza di questi fenomeni, diffusissimi nel modo degli anziani, determinano spesso l'isolamento di questi a causa della consapevolezza del problema che crea la formazione di cattivi odori, prevede di ricorrere a forme di prevenzione quali l'uso del pannolone o nei casi più gravi di un catetere vescicale a permanenza. In moltissimi casi tutto ciò crea situazioni di disagio e di forte imbarazzo che compromettono inevitabilmente i rapporti interpersonali dell'anziano, sia in ambito famigliare che sociale.

Come abbiamo potuto vedere fino ad ora, nella vecchiaia le cose tendono effettivamente a complicarsi. Dopo i 75 anni si passa spesso ad una condizione nuova, a volte rifiutata con fierezza, si ha bisogno sempre più di frequente degli altri. Ad esempio proprio di quei li verso i quali si aveva cercato di avere fino a quel momento un atteggiamento caratterizzato dal dare; ora si è nella condizione di che deve ricevere.

È possibile vivere una vecchiaia serena, ma sono necessarie almeno due condizioni: una certa umiltà nell'accettazione dei propri limiti e qualcosa che non dipende solo dall'individuo e cioè una disponibilità altrui.




La perdita delle funzioni motorie



Nella fase avanzata della vecchiaia, (quindi dopo i 65 anni circa) si verifica molto spesso una lenta, ma progressiva, perdita della funzione motoria, che in molti casi giunge fino al suo completo esaurimento.

Fra i 20 e i 90 anni diminuisce gradatamente, fino al 15%, la velocità di conduzione delle fibre nervose e ciò corrisponde ad un forte allungamento dei tempi di reazione.

Anche la vista può essere ridotta a causa di malattie come la cataratta, il glaucoma, degenerazione maculare . ., in questo momento della vita il cristallino aumenta, aggiungendo via via degli strati uno dopo l'altro, poiché ciascuno degli strati ha del pigmento, la quantità di luce che raggiunge la retina diminuisce progressivamente in quanto è sempre maggiore la parte assorbita.

L'udito è quasi sempre deficitario. Per quanto riguarda la diminuzione delle capacità uditive, varie ricerche evidenziano che essa è dovuta sia a fattori fisiologici che esperienziali, cioè la perdita sarà più significativa tanto più il soggetto è stato esposto a rumori molto intensi nel corso della vita.

Tutto ciò avviene sia coinvolgendo le abilità motorie utili per l'esecuzione delle attività di base della vita (come ad es. mangiare, camminare autonomamente, vestirsi, lavarsi) e ricade nel ampio modulo delle aprassie (la sequenza del gesto non è corretta e non viene finalizzata), sia coinvolgendo la funzione motoria più impor­tante per l'autonomia cioè la capacità di deambulare e di mantenere la posizione eretta.

Le stereotipie motorie (cioè i gesti ripetitivi e privi di finalità che mimano talvolta i gesti dell'attività lavorativa domestica e non) caratterizzano il comportamento dell'anziano, soprattutto se stanno endo i primi segni della demenza senile; alcuni di questi gesti possono essere mantenuti nella fase avanzata della vecchiaia, soprattutto i gesti di sfregamento e ­lisciamento delle mani, manipolazione di porzioni corporee, di superfici o tessuti o  oggetti.

I piccoli incidenti, le cadute domestiche, rappresentano secondo i dati statistici, la quinta causa di morte nei soggetti ultrasessantacinquenni, ed in particolare le cadute sono responsabili di circa 1/3 di tutti i decessi accidentali. Molto spesso, dopo la caduta, può frequentemente residuare nell'anziano, un forte senso di insicurezza nella deambulazione, con uno stato ansioso e timore che l'evento possa ripetersi ( post-fall sindrome).

I motivi che favoriscono l'evento caduta in età avanzato sono molteplici. In primo luogo bisogna considerare alcune modificazioni indotte nell'organismo dal processo di invecchiamento; a livello del sistema nervoso centrale, ad esempio, si realizza un mutamento dell'equilibrio e della deambulazione. Gli anziani camminano tendenzialmente chinati in avanti, per lo più con piccoli passi. Si ritiene che ciò sia dovuto ad un'alterazione e compromissione degli stimoli che dal cervelletto giungono alle vie di connessione con il sistema nervoso periferico.

La precaria funzionalità articolare, l'insorgenza di disturbi quali l'osteoporosi, la debolezza muscolare . , aumentano anch'esse il rischio di caduta.


Altri fattori che possono favorire e aumentare il rischio della perdita delle funzioni motorie fondamentali possono essere:

- un'abitazione posta ai piani alti senza l'ascensore, con le scale a gradini alti e a volte sconnessi, l'anziano che si trova a vivere in queste situazioni tenderà a ridurre sempre di più le uscite e di conseguenza la possibilità di fare movimento;

- ambienti poco illuminati, se l'anziano non ha una visione completa degli ambienti in cui si deve muovere tende ad evitare movimenti insicuri che potrebbero causargli problemi di vario genere;

pavimenti scivolosi, la presenza di tappeti

condizioni climatiche sfavorevoli, come pioggia, neve, ghiaccio . ;

- la solitudine




La memoria nell'anziano



I disturbi della memoria rappresentano uno dei motivi che più frequen­temente inducono l'anziano a rivolgersi ad un geriatra. Tuttavia spesso ciò avviene solo quando la smemoratezza è tale da interferire pesante­mente con la possibilità di una vita autonoma; in questo caso, abitual­mente, il paziente non è consapevole delle proprie disabilità e sono i familiari a richiedere l'aiuto di un esperto.

È ancora troppo diffusa, infatti, la convinzione che l'età comporti, ineso­rabilmente, una riduzione più o meno evidente della memoria; è così che disturbi lievi, ritenuti, erroneamente, inevitabili ed incurabili, vengono spesso trascurati.


È opportuno chiarire fin d'ora una regola generale che si applica a numerose malattie tipiche dell'anziano: l'efficacia di un intervento terapeutico, e quindi la possibilità di ottenere una guarigione o comun­que un controllo adeguato, è condizionata dalla tempestività con la quale si riconosce una malattia.

Anche nel caso dei disturbi di memoria vale questa regola.




Il funzionamento della memoria


La memoria è, accanto all'intelligenza, una delle funzioni più comples­se dell'attività umana e può essere definita come la capacità di riprodurre nella propria mente un'esperienza precedente; in altri termini, è quell' in­sieme di funzioni localizzate nel cervello che ci consentono di registrare messaggi o informazioni grazie alla collaborazione degli organi di senso (udito, vista, tatto, gusto, olfatto) e di rievocarli quando lo desideriamo. Quotidianamente, tramite i nostri sensi, il cervello riceve enormi quantità di segnali di vario genere, dei quali siamo più o meno consapevoli, la maggior parte dei quali non lascia traccia. I sensi sono essenziali per l'acquisizione di nuove informazioni, che poi vengono immagazzinate nella memoria.


Ad esempio, una persona che soffre di presbiacusia (cioè della incapa­cità di sentire i suoni di frequenza elevata) può con facilità non sentire lo squillo del telefono, può avere difficoltà nell'ascoltare la voce delle per­sone, specialmente delle donne, e può avere problemi nell'interpretare le parole ricche di consonanti come F, S e Z. Le persone affette da questo disturbo possono sembrare 'smemorate', quando, invece, il vero proble­ma è la mancanza di corrette informazioni. In modo analogo anche i disturbi della vista possono provocare, seppure indirettamente, deficit della memoria.


Il buon funzionamento della memoria dipende oltre che dal livello di integrità degli organi di senso, anche dal grado di attenzione che il sog­getto rivolge ad un dato evento, dalla risonanza affettiva che quest' ulti­mo esercita, nonché dalle circostanze in cui l'evento deve essere richia­mato. Una persona può, per esempio, avere a disposizione un tempo ade­guato per richiamare un' informazione o essere forzato a rispondere molto rapidamente; può essere rilassato oppure trovarsi in uno stato di apprensione o ansia, che influenzano negativamente la memoria; e anco­ra può trovarsi in un ambiente accogliente e distensivo oppure affollato, caotico e ricco di distrazioni.


La memoria è influenzata dalla presenza di malattie (endocrine, infetti­ve, tumori), la cui cura consente un completo recupero delle capacità di ricordare. Anche l'uso improprio di farmaci, per esempio i sonniferi, può compromettere il buon funzionamento della memoria.

La depressione e l'ansia costituiscono una causa frequente, potenzial­mente reversibile, di disturbo della memoria. A loro volta la depressione ('l'esaurimento nervoso' del gergo popolare) e l'ansia possono essere scatenate o favorite dalla riduzione dei rapporti sociali, dal pensionamen­to, dalla perdita di persone care, oppure da condizioni di malattia che limitano l'autonomIa o provocano dolore.


Una percentuale minoritaria di anziani (6-8% degli ultra6Senni) soffre di disturbi della memoria progressivamente sempre più gravi e tali da comportare la perdita dell' auto sufficienza; in queste situazioni la causa è da attribuire, nella maggioranza dei pazienti, alla Malattia di Alzheimer oppure alla demenza vascolare (in passato definita arteriosclerotica). È opportuno però sottolineare che oltre il 90% degli anziani non è demente ed ha un cervello in grado di funzionare a patto che lo tenga in allena­mento.


Negli anziani l'apprendimento e le capacità di memoria nel loro com­plesso rimangono relativamente normali. Alcuni studiosi ritengono che la memoria inizi a diminuire poiché una persona cessa di usare i metodi uti­lizzati in passato per ricordare meglio. L'abilità non sfruttata viene per­duta. Quando una persona presenta disturbi di memoria che interferisco­no con la capacità di vita indipendente o che riguardano informazioni importanti è opportuno consultare il medico curante. È opportuno sottoli­neare che in alcuni soggetti anziani normali si può manifestare un distur­bo della memoria connesso all' età che però non compromette le abituali attività quotidiane; è pertanto importante non drammatizzare. Si tratta di sintomi non patologici, come lo sono la presbiopia e la diminuzione della forza muscolare.






Le Demenze


Con il termine di demenza si indica una malattia del cervello che comporta la compromissione delle funzioni cognitive (quali la memoria, il ragionamento, il linguaggio, la capacità di orientarsi, di svolgere compiti motori complessi), tale da pregiudicare la possibilità di una vita autonoma. Ai sintomi che riguardano 'le funzioni cognitive si accomnano quasi sempre alterazioni della personalità e del comporta­mento che possono essere comunque di entità piuttosto varia nel singolo paziente. Tra questi i più caratteristici sono sintomi psichici (quali ansia, depressione, ideazione delirante, allucinazioni), irritabilità o vera aggres­sività (più spesso solo verbale, raramente fisica), insonnia, apatia, ten­denza a comportamenti ripetitivi e senza uno scopo apparente, riduzione dell' appetito e modificazioni del comportamento sessuale.


Ai deficit cognitivi e ai sintomi non cognitivi, uniti alle malattie del corpo che sono frequenti, si associa una progressiva alterazione dello stato funzionale. Nelle fasi iniziali si assiste al deterioramento della fun­zioni relazionali più complesse nelle quali è maggiore la competenza cognitiva (sono le cosiddette funzioni strumentali, quali gestire le finan­ze, utilizzare i mezzi di trasporto e di comunicazione, gestire la casa ed i farmaci) e con la progressione della demenza vengono compromesse anche le attività quotidiane di base (igiene personale, abbigliamento, bagno e mobilità, continenza).


Nelle fasi avanzate compaiono complicanze, quali cadute, malnutri­zione, infezioni, che compromettono ulteriormente lo stato funzionale e che possono essere fatali al paziente.

La demenza ha una durata variabile, generalmente comunque intorno a 10-l2 anni, nel corso dei quali, in modo spesso graduale, o invece con bruschi peggioramenti alternati a lunghe fasi di stabilità, si assiste alla progressione dei sintomi.

La demenza rappresenta un problema rilevante, in particolare nella popolazione anziana la cui numerosità, rispetto alla popolazione generale, è sensibilmente aumentata nel corso degli ultimi decenni.

Fino alla seconda metà di questo secolo, tuttavia, l'interesse per gli aspet­ti diagnostici e clinici è restato piuttosto scarso e la demenza è stata con­siderata sia la via finale comune di svariate condizioni, che un processo inevitabile legato alla senescenza. La maggiore disponibilità di tecniche di studio del funzionamento del sistema nervoso centrale, in vivo e in modelli sperimentali, una più chiara conoscenza dei processi neuropsico­logici ed una maggiore disponibilità di strumenti di analisi psicometrica e psicologica, l'avanzamento delle tecniche e conoscenze neuropatologiche hanno portato, a partire dagli anni '60, ad una maggiore caratterizzazione clinica delle demenze ed alla loro distinzione sia dalle psicosi in generale che dalle modificazioni delle funzioni cognitive riscontrabili con l'invec­chiamento.


L'introduzione di criteri clinici definiti ha rappresentato un ulteriore avanzamento nella caratterizzazione clinica della demenza, permettendo una più chiara e riproducibile differenziazione dalle altre condizioni pato­logiche nelle quali è possibile riscontrare un decadimento cognitivo




Le Demenze




Le fasi della malattia




FASI DELLA MALATTIA


DEMENZA LIEVE (1-3 anni):


SINTOMI COGNITIVI

● Minimo disorientamento temporale, possibile disorientamento topografico

● Perdita memoria modesta per eventi recenti; interferenza attività quotidiane

● Difficoltà a trovare le parole con relativa conservazione della capacità di comprensione

● Difficoltà nell'esecuzione di problemi complessi; giudizio sociale adeguato


SINTOMI NON COGNITIVI

● Spesso presenti ansia, depressione, negazione di malattia . Talora presenti alterazioni del pensiero (ideazione paranoidea) e della personalità (apatia, irritabilità)


STATO FUNZIONALE

● Incapace di compiere indipendentemente le attività lavorative e quelle sociali complesse, ad esclusione di attività facili

● Lieve ma sensibile compromissione nelle attività della vita domestica; usualmente abbandonati hobbies ed interessi

● Può richiedere supervisione, facilitazione o minimo aiuto per vestirsi e nell'igiene personale

● Assenza di alterazioni nelle funzioni motorie


SINTOMI COGNITIVI

● Usualmente disorientamento temporale, spesso nello spazio

● Perdita memoria di entità severa; il materiale nuovo è perso rapidamente

● Difficoltà severa nell'esecuzione di problemi complessi; giudizio sociale compromesso . Chiaro disturbo del linguaggio . Difficoltà nella esecuzione di compiti motori complessi, quali il vestirsi (aprassia)


SINTOMI NON COGNITIVI

●Accentuazione delle alterazioni comportamentali; spesso presente vagabondaggio, alterazioni delle funzioni vegetative (insonnia, inappetenza)





STATO FUNZIONALE

● Nessuna possibilità di attività indipendente fuori casa;

può essere portato fuori casa se accomnato

● Richiede molta assistenza per cura personale (vestirsi, igiene); generalmente assente l'incontinenza urinaria● Necessità di essere stimolato alla cura della propria persona


DEMENZA GRAVE (2-3 ANNI)


SINTOMI COGNITIVI

● Perdita memoria grave; rimangono solo alcuni frammenti . Difficoltà nel riconoscere volti o luoghi familiari

● Residua l'orientamento personale

● Perdita del linguaggio fino a gergo semantico o mutismo


SINTOMI NON COGNITIVI

● Spesso presenti comportamenti stereotipati (affaccendamento, vagabondaggio, vocalizzazione persistente)

● Talora agitazione, irritabilità, inappetenza, alterazione del ritmo sonno veglia


STATO FUNZIONALE

● Non è in grado di uscire di casa nemmeno se accomnato

● Completa perdita dell'autosufficienza per lavarsi, vestirsi e alimentarsi . Incontinenza sfinterica


DEMENZA SEVERA (1-2 ANNI)


● Totale incapacità di comunicare, anche in modo non verbale . Allettato

● Incontinente

● Deve essere alimentato, talora in modo artificiale

● Talora in stato vegetativo






Classificazione delle demenze



La demenza è una sindrome, ossia un insieme di sintomi, che può essere provocata da un lungo elenco di malattie, alcune molto frequenti, altre rare.

In oltre il 50% circa dei casi la causa della demenza, è la malattia di Alzheimer.

Nel 10% dei casi la demenza è dovuta all'arteriosclerosi cerebrale ed, in particolare, a lesioni cerebrali multiple (lesioni ischemiche) provocate dall'interruzione del flusso di sangue: è la demenza vascolare ischemica. Questa malattia è nota anche con il termine che in passato veniva impie­gato per indicare la quasi totalità dei disturbi mentali dell'anziano: arte­riosclerosi cerebrale. Nel 10% dei casi la demenza è dovuta alla contem­poranea presenza di malattia di Alzheimer e di lesioni ischemiche: questa condizione si indica con il termine di demenza mista.


Vi sono poi altre malattie degenerative cerebrali che possono causare demenza, quali la malattia di Pick e le demenze fronto-temporali, la malattia a corpi di Lewy, la degenerazione cortico-basale. Si tratta di con­dizioni la cui frequenza esatta è poco nota (complessivamente probabil­mente costituiscono circa il 15-20% delle demenze), con caratteristiche cliniche e neuropatologiche distintive.

Il restante 10-l5% dei pazienti presenta una demenza sostenuta da malat­tie suscettibili di guarigione se curate in tempo e correttamente (tra le altre, malattie endocrine, farmaci, idrocefalo normoteso, depressione).


Il deterioramento delle funzioni cognitive, infatti, non è sempre sino­nimo di demenza. Per questo motivo una diagnosi precisa richiede una valutazione accurata ed è necessaria in ogni soggetto nel quali si sospetti una demenza.

Sintomi simili alla demenza possono infatti manifestarsi nel corso di malattie acute febbrili oppure come conseguenza di malattie croniche non ben controllate, in particolare disturbi di cuore e dei polmoni. L'uso scorretto di alcuni farmaci (tranquillanti, sonniferi, farmaci per il mal d'auto, antispastici ed altri) può essere responsabile di disturbi di memo­ria o confusione. Un' altra frequente causa di decadimento delle funzioni cognitive è rappresentata dalla depressione (esaurimento nervoso), la malattia psichica più diffusa nella popolazione anziana; soprattutto nelle sue forme più severe può apparire indistinguibile da una demenza grave.


D'altra parte, anche espressioni più lievi di depressione possono pro­vocare disturbi della memoria e confusione.

Infine, il trasferimento in ambienti quali l'ospedale o la struttura residen­ziale (casa protetta / RSA) può provocare uno stress tale da produrre una condizione di apparente demenza.




La  Malattia di Alzheimer



La Malattia di Alzheimer rappresenta la più frequente forma di demenza nei paesi occidentali (50-60% dei casi).

È stato stimato che in Italia i soggetti affetti da malattia di Alzheimer siano oltre 500.000. Le caratteristiche cliniche della malattia possono variare notevolmente da soggetto a soggetto; tuttavia l'inizio è general­mente insidioso e subdolo ed il decorso progressivo. I sintomi iniziali dell' Alzheimer sono spesso attribuiti all'invecchiamento, allo stress oppure a depressione. L'anziano può presentare modificazioni del carat­tere, essere meno interessato ai propri hobby o al proprio lavoro, oppure essere ripetitivo.


Talvolta l'inizio della malattia è contrassegnato dalla sospettosità nei confronti di altre persone, accusate di sottrarre oggetti o cose che il mala­to non sa trovare. Altre volte ancora la malattia può iniziare in seguito ad un trauma automobilistico, oppure manifestarsi durante un ricovero ospe­daliero o nei giorni che seguono un intervento chirurgico. Spesso i fami­liari tendono ad attribuire ad un evento - un trauma o un intervento chi­rurgico - la causa della malattia. In realtà queste evenienze costituiscono, nel caso della malattia di Alzheimer, eventi stressanti che rendono evi­dente e manifesta una malattia cerebrale già presente.


Nella grande maggioranza dei casi, solo a distanza di 1-2 anni dall'e­sordio della malattia il disturbo della memoria è tale che i familiari ricor­rono all'aiuto di uno specialista. Il disturbo della memoria costituisce il sintomo cardinale della malattia ed il primo a manifestarsi rispetto ad altri che coinvolgono il linguaggio o la capacità di ragionamento.

Il primo sintomo è generalmente una lieve perdita della capacità di ricor­dare avvenimenti o fatti recenti, che progredisce gradualmente ed alla quale si associano alterazioni della personalità e deficit delle altre funzio­ni cognitive.

Il pensiero astratto - la capacità di eseguire ragionamenti - risulta impoverito. La capacità di giudizio è diminuita spesso precocemente, cosicché il paziente manifesta un ridotto rendimento lavorativo e può essere incapace di affrontare e risolvere problemi anche semplici relativi ai rapporti interpersonali o familiari. Il deterioramento della capacità di giudizio determina grande preoccupazione tra i familiari ed i colleghi di lavoro.


Uno dei caratteri più specifici è il cambiamento della personalità. Spesso, soprattutto negli anziani, e apatia; il paziente perde inte­resse per l'ambiente e per gli altri, richiudendosi in se stesso. Spesso ven­gono esagerati i caratteri premorbosi della personalità, quali atteggiamen­ti ossessivi, aggressività, sospettosità. In altri casi vi è invece un muta­mento della personalità, per cui soggetti solitamente controllati e misurati diventano impulsivi, intrattabili ed a volte anche violenti.


In alcuni casi la malattia si manifesta con una difficoltà nella denomi­nazione degli oggetti oppure con un impoverimento del linguaggio ed il ricorso a frasi stereotipate. Altre volte il sintomo che si associa al disturbo di memoria può essere rappresentato dalla difficoltà nella guida dell'auto­mobile. Un paziente aveva danneggiato una fiancata della propria auto poiché nella manovra per collocarla in garage non riusciva a prendere correttamente le misure. Questo sintomo è dovuto alla difficoltà che i pazienti con malattia di Alzheimer manifestano nel collocare gli oggetti nello spazio e nell'avere una visione unitaria di ciò che li circonda. Un altro paziente, in passato provetto meccanico per hobby, non era stato in grado di aggiustare la gomma forata della bicicletta. Il paziente denuncia una progressiva incapacità a svolgere compiti che per lui erano familiari.


Questa fase della malattia è più facilmente evidenziata nei giovani o in chi svolge ancora attività lavorative o professionali. Può invece sfuggire in pazienti anziani o che non svolgono compiti impegnativi da un punto di vista intellettivo. In questa fase il paziente può essere ignaro ed incon­sapevole dei propri disturbi; sono i familiari che notano per primi un comportamento 'strano'. Uno dei sintomi che più frequentemente accomnano il disturbo della memoria è la depressione. Talvolta que­sta deriva dalla consapevolezza di non essere più all'altezza della situa­zione e di dover dipendere da altri nell' esecuzione di compiti o attività consuete.


Accanto alla depressione, altri sintomi possono accomnarsi alla demenza ed essere fonte di stress per i familiari. Fra i più frequenti trovia­mo l'agitazione, la paura di essere derubati, la sospettosità, i sentimenti d'abbandono, gli episodi di esplosione verbale, il pianto immotivato o la violenza. I disturbi del sonno rivestono grande importanza, anche perché determinano uno stress notevole nei familiari. Il paziente di notte è inson­ne e vaga per la casa o per l'ospedale; altre volte si sveglia in piena notte e ritiene sia ora di pranzare o di andare a fare una passeggiata.


In una fase intermedia della malattia il paziente diviene incapace di apprendere nuove informazioni, spesso si perde, anche in ambienti a lui familiari. La memoria remota è compromessa, anche se non totalmente persa. Il paziente è a rischio di cadute, può richiedere assistenza nelle attività della vita quotidiana (quali lavarsi, vestirsi, alimentarsi, ecc.); generalmente è in grado di deambulare ed alimentarsi autonomamente. Il comportamento diviene ulteriormente compromesso; abitualmente è pre­sente un completo disorientamento spazio-temporale.

Nelle fasi avanzate della malattia di Alzheimer il paziente è incapace di camminare e di svolgere qualsiasi attività della vita quotidiana, è inconti­nente. La memoria, sia recente che remota, è totalmente persa ed il pazien­te può divenire muto ed incapace di deambulare. Si manifesta difficoltà nella deglutizione e può essere necessario alimentare il paziente artificial­mente. Il rischio di complicanze, quali malnutrizione, disidratazione, malattie infettive (polmoniti soprattutto), piaghe da decubito, diviene ele­vato. La malattia può avere un decorso variabile e sono state descritte sopravvivenze dai 2 ai 20 anni, con una media di circa 10-l2 anni.







Altre forme di demenza



La demenza vascolare è un deterioramento delle capacità mentali cau­sato da lesioni ischemiche del cervello.

L'inizio della demenza vascolare può essere relativamente improvviso, poiché possono verificarsi molti infarti prima che appaiano dei sintomi. Questi infarti possono danneggiare aree del cervello responsabili di una funzione specifica oppure produrre dei sintomi generalizzati di demenza. ; Come risultato di ciò, la demenza vascolare può apparire simile alla; malattia di Alzheimer.


La demenza vascolare è irreversibile, sebbene l'uso di farmaci antiag­greganti, il controllo dei fattori di rischio (soprattutto dell'ipertensione, del diabete, delle dislipidemie) ed un corretto stile di vita (dieta adeguata, esercizio fisico, astensione dal fumo e da un eccessivo consumo di alcoo­lici) possono rallentarne l'evoluzione, garantendo anche lunghi periodi di stabilità. La demenza vascolare viene solitamente diagnosticata per mezzo di esami neurologici e tecniche di esplorazione cerebrale, come la TAC o la RMN, che permettono di individuare le lesioni ischemiche LE ALTRE DEMENZE DEGENERATIVE


La demenza di Pick e la malattia a corpi di Lewy sono tra le due forme più comuni di demenza degenerativa 'non Alzheimer'. In questi casi il quadro clinico può essere alquanto differente: nella malattia di Pick sono preponderanti le alterazioni del comportamento, mentre nella malattia a copri di Lewy vi sono precoci alterazioni del movimento (di tipo extrapi­ramidale), allucinazioni, episodi confusionali. La distinzione di queste forme è importante per una prognosi corretta ed una terapia adeguata, anche se non esistono ad oggi farmaci specifici.





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