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La teoria di Bartlett sulla memoria - memoria a breve termine



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La teoria di Bartlett sulla memoria.


Nel 1932 Bartlett, professore di psicologia dell'Università di Cambridge, pubblicò Remembering. In questo libro Bartlett propose una teoria della memoria che, per alcuni aspetti, era rivoluzionaria.

Innanzitutto Bartlett affermava che la memoria non doveva essere studiata in modo artificiale, bensì doveva essere studiata nel suo ruolo effettivo di strumento di cui è dotato l'organismo per sopravvivere all'ambiente. La memoria, quindi, non era più considerata un magazzino statico.

Bartlett concepiva la memoria come un processo attivo di continua ricostruzione del passato in funzione delle esigenze del presente. Egli, infatti, si accorse che col tempo il contenuto originale subiva delle trasformazioni caratterizzate da:

a) perdita degli elementi irrilevanti;



b) presenza di nuovi elementi e di nuove relazioni;

c)  acquisizione di una struttura relativamente stabile (schema).

La memoria, quindi, non è altro che una <> continua intorno ad uno schema di riferimento e, dunque, <> (pp. 278).


La teoria dei "livelli di elaborazione" (Craik e Lockart).


Secondo Craik e Lockart per riuscire a studiare in che modo vengono ricordati i vocaboli è necessario stabilire quanto profondamente sono state elaborate queste informazioni verbali, in quanto da questa profondità di elaborazione dipendono la <> e la prestazione nei compiti di memoria. Da qui il concetto di "livelli di elaborazione".

Questi livelli di elaborazione evidenziano le proprietà funzionali e il modo di operare sull'informazione.

L'elaborazione può essere più o meno profonda e può essere svolta in ciascun stadio in funzione delle aspettative e dei compiti del soggetto.

Un esempio di questa teoria è il seguente:


TOPO

E' scritto a caratteri maiuscoli?

si



canarino

E' scritto a caratteri maiuscoli?


no


mantello

Fa rima con ombrello?

si



carota

Fa rima con ombrello?


no


libro

Può essere messo nella frase "ho letto un . "?

si



cane

Può essere messo nella frase "ho letto un . "?


no

In questo esempio ci sono tre successivi livelli di elaborazione:

analisi delle caratteristiche fisiche;



analisi dei fenomeni;

analisi semantica.

Questi tre tipi di analisi vengono diretti dalle domande, infatti nella domanda 1 è sufficiente guardare le singole lettere componenti la parola, nella 2 è semplicemente necessario tradurre in suoni le lettere dell'alfabeto senza bisogno di coglierne il senso, infine nella domanda 3 l'analisi deve essere molto più profonda: deve essere colto il significato della parola.






Tipi di memoria (memoria di lavoro, memoria a breve termine, memoria a lungo termine, memoria episodica e memoria semantica, memoria dichiarativa e memoria procedurale, memoria implicita e esplicita).


La memoria è stata studiata da molti psicologi, che ne hanno colto vari risvolti e hanno, quindi, scoperto vari tipi di memoria.


Nel 1974 Baddeley e Hitch studiarono la memoria di lavoro. Secondo loro essa  era formata dalle seguenti componenti:

un elaboratore centrale che ricodifica il materiale che ha lunghezza superiore alla capienza della componente fenomenologica e controlla le operazioni della memoria di lavoro e i processi automatici e attentivi;

una "componente fonologica" che conserva in forma fonologica un numero ristretto di informazioni. Essa si avvale di due sistemi:

a) un magazzino fonologico in cui è trattenuta l'informazione uditiva e verbale per un tempo molto breve;

b) un processo articolatorio sub-vocale, basato sulla reiterazione, mediante il quale le tracce sono consolidate e l'informazione visiva è ricodificata in informazione verbale.

un taccuino visuo-spaziale che immagazzina informazioni in entrata al fine di compiere operazioni opportune e consente di lavorare su informazioni visive <> (immagini mentali).


Nel 1968 Atkinson e Shiffrin studiarono la memoria a breve termine e la memoria a lungo termine.

La memoria a breve termine, è una forma di conservazione che dura poche decine di sec. e che ha una scarsa ritenzione sia in termini di tempo che di quantità: 6-7 cifre è lo span massimo di questa memoria.

Questo tipo di memoria è preceduto da un registro sensoriale in cui lo stimolo si conserva per pochi decimi di sec.

Secondo Atkinson e Shiffrin tramite la reiterazione si passa dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine.

Nel 1975 Winograd propose una suddivisione della memoria a lungo termine in vari sotto-sistemi relativi a diversi tipi di conoscenze. Questa suddivione fu poi ripresa nel 1983 da Anderson.

La memoria a lungo termine era, quindi, divisa nei seguenti tipi di conoscenze:

la conoscenza dichiarativa che permette di affrontare una gamma vasta e diversificata di situazioni. Questo tipo di conoscenza deve essere adattato alle singole situazioni e può essere integrata da nuove informazioni;

la conoscenza procedurale, espressa da procedure e azioni da eseguire in un determinato compito (script). Questo tipo di conoscenza è strettamente legata al contesto in cui è stata appresa, non è molto flessibile né accessibile ed è resistente ai tentativi di correzione o integrazione.

Nel modello di Tulving la conoscenza proposizionale venne suddivisa in:

conoscenza episodica, legata a eventi riferibili a un momento preciso di acquisizione; rispetta l'ordine con cui questi eventi si sono verificati;

conoscenza semantica, svincolata da riferimenti ad esperienze personali; è organizzata in reti gerarchiche di interconnessione tra proposizioni diverse condivise da più individui. Spesso è intesa come sinonimo di rappresentazione ed organizzazione delle conoscenze nella mente umana. Inoltre essa è necessariamente proposizionale, deve, cioè, essere verbalizzata.


In questi ultimi anni sono state condotte numerose ricerche alla base delle quali vi è una diversa suddivisione della memoria. Essa infatti viene divisa in:

memoria implicita, nel caso in cui il soggetto memorizzi inconsapevolmente;

memoria esplicita, nel caso in cui la memorizzazione sia consapevole.

Un tipico esempio di memoria implicita è il seguente: al soggetto viene richiesto di contare quante <> vi sono in ciascuna delle seguenti parole: sale, mare, neve, nave, melo, ecc. Alla fine di questo compito al soggetto viene richiesto un nuovo compito che consiste nel completare le seguenti parole incomplete: ma--, na--, sa--, me--, ne--. Ciò serve per verificare se la presentazione fatta precedentemente faciliti o meno il compito.

Le parole utilizzate per il primo compito hanno, quindi, una funzione di priming in quanto preparano inconsapevolmente il soggetto all'esecuzione del secondo compito.

Graf e Schachter fecero un esperimento simile con gruppi neurologici (affetti da amnesia e non) e gruppi normali.

Ai soggetti era inizialmente chiesto di leggere una lista di coppie di parole, di cui alcune associate (DELICATO-FRAGILE) e altre non associate (BILANCIA-SEDIA), e di indicare su una scala a 5 punti il livello di difficoltà affrontato. In seguito veniva presentata loro una lista di nomi e cognomi incompleti di personaggi famosi (es. E_ _o_  _ _h_ ) con il compito di completarli. Infine, nella fase di <>, gli fu presentata una lista di coppie di parole associate e non, in cui la seconda parola era incompleta, con il compito di completare la coppia con la prima parola che gli venisse in mente.

Questo studio fece emergere il fatto che la memoria implicita  ed esplicita possono essere dissociate e che nei casi di amnesia vi sono disturbi nella memoria esplicita, ma vi è anche una buona prestazione di quella implicita.


Il problem solving come ristrutturazione gestàltica.


Secondo Dunker un problema <>.

I problemi di laboratorio sono suddivisi in tre tipologie:

problemi di scoperta o induzione della struttura;



problemi di trasformazione;

problemi di riordinamento e di combinazione.

In generale i problemi sono così suddivisi:

A)    problemi di tipo-A o problemi in senso proprio o insight-problem: in questo tipo di problemi si ha una ristrutturazione del problema stesso, esso, cioè, ad un certo punto "si capovolge". L'interesse si concentra, quindi, su questo momento critico. Il cammino verso la soluzione si compone di successive riformulazioni del problema originario;

B)    problemi di tipo-B o compiti o non-insight-problem: in questo caso l'interesse si concentra sul processo di soluzione, il quale si avvale di "metodi economici" ed euristiche quali l'accontentamento e l'analisi mezzi-fini.









Principi della teoria storico-culturale e della teoria dell'attività.


Il primo psicologo ad "introdurre" la teoria storico-culturale fu Vygotskij.

Egli confrontò:

a) la psicologia degli animali con quella dell'uomo;

b) la psicologia dell'uomo primitivo con quella dell'uomo occidentale;

c)  la psicologia dei bambini con quella degli adulti;

d) la psicologia dei soggetti sani con quella dei soggetti malati.

Secondo Vytgotskij tra l'animale e l'uomo c'è un <> caratterizzato dallo sviluppo dei processi psichici superiori, i quali dipendono dal contesto storico-sociale in cui cresce il bambino.

Nei processi psichici superiori subentra un nuovo elemento, denominato priem o stimolo-mezzo, il quale costituisce il <> che modifica qualitativamente il rapporto S-R.

<>.

In seguito furono realizzate svariate ricerche empiriche di stile vygotskijano su diversi argomenti:

sviluppo dei processi cognitivi del bambino:

a) sviluppo della memoria;

b) studio dell'attenzione;

c)  formazione dei concetti.

sviluppo del linguaggio:

a) effetto dell'ambiente socio-culturale;

b) interazione tra fattori genetici e fattori storico-culturali.

studio dei <> cognitivi in bambini con handicap sensoriali e con ritardo mentale da danni cerebrali; studio dei disturbi cognitivi in pazienti adulti con sindromi psichiatriche o lesioni cerebrali:

a) psicopedagogia adeguata;

b) curricola speciali di adeguamento;

c)  nuova struttura della mente che si riorganizza in relazione alla specificità dell'handicap;

d) pensiero e linguaggio nella schizzofrenia.

problema della localizzazione cerebrale delle funzioni psichiche:

a) Lurija, <> (localizzazione dinamica);


Per quanto riguarda la teoria dell'attività essa nacque negli anni '70 in Ucraina, a Charkov.

I primi psicologi che parlarono di questa teoria furono Rubinstein e Leont'ev.

La teoria dell'attività nacque come orientamento autonomo sviluppatesi da una premessa fondamentale fornita da una teoria di Vygotskij il quale, però, fu criticato per aver inquadrato lo sviluppo delle funzioni psichiche superiori in una prospettiva eccessivamente <>, non considerando che le funzioni psichiche si sviluppano nel rapporto concreto che il bambino ha con la realtà esterna.

E' proprio lungo questo processo di <> che si sviluppano le funzioni psichiche.

Secondo Leont'ev le attività <> determinano il passaggio dalle <> alle <>.

Una importante differenza tra l'animale e l'uomo è che, mentre negli animali l'azione è strettamente collegata alla motivazione, nell'uomo essa non comporta il raggiungimento diretto dell'oggetto e la soddisfazione del bisogno, non è collegata direttamente alla motivazione, ma acquista il suo significato motivazionale solo se riferita al complesso delle altre azioni svolte dagli altri membri del gruppo.



Anche l'attività diventa, quindi, oggetto della coscienza che è il risultato dell'interiorizzazione dei processi intervenuti nello svolgimento delle attività.

Rubinstein non era totalmente d'accordo con Leont'ev perché conservava una concezione del soggetto ancora troppo astratta.

La discussione sul concetto di <> risultò problematica in quanto:

a) il dibattito aveva una connotazione troppo <>;

b) l'Unione Sovietica era isolata culturalmente e scientificamente dal resto del mondo.


Teoria della decisione.


La presa di decisione, che è un aspetto fondamentale della strategia del pensiero, è data dall'insieme di operazioni e processi cognitivi necessari per compiere una scelta tra più alternative.

Il procedimento ideale sarebbe quello di valutare tutte le informazioni disponibili.

Le teorie normative della decisione implicano che un decisore sia capace di prendere decisioni oppure possa essere istruito a prenderle in modo tale che la scelta compiuta dia il risultato migliore rispetto a ciò che si attende di conseguire. Per far ciò il decisore deve saper valutare le probabilità oggettive dell'esito positivo o negativo della sua scelta.

Nella pratica un decisore si basa spesso su probabilità soggettive ancorate ad euristiche studiate da Tversky e Kahneman. Queste euristiche consentono di compiere una stima delle probabilità degli eventi e dei rischi in modo da consentire di prendere una decisione, ma possono anche comportare delle distorsioni sistematiche nella valutazione della realtà.


L'immaginazione.


L'immaginazione è un processo cognitivo di produzione e manipolazione di immagini, con possibilità di misurazione oggettiva.

Una ricerca originale in questo campo fu quella di Shepard e Metzler sulle <> immaginate.

Una teoria molto importante è quella di Paivio (teoria della doppia codifica). Secondo Paivio i processi cognitivi operano attraverso due modi distinti (ma interagenti):

sistema non verbale, immaginativo;

sistema verbale specializzato.

Ovviamente le parole a carattere immaginativo erano "avvantaggiate" in quanto sottoposte a doppia codifica.

Uno dei temi più importanti in campo immaginativo è quello della natura delle immagini. Su questo problema si sono opposte due concezioni principali:

concezione <> o <> (Kosslyn): le immagini rappresentano gli oggetti e gli eventi esterni in modo isomorfico;

concezione <> (Pylyshyn): le immagini risultano da descrizioni sulle relazioni tra oggetti ed elementi e queste descrizioni sono formulate in proposizioni simili a quelle impiegate nel linguaggio.

Kosslyn criticò la teoria di Pylyshyn perché essa non considerava l'organizzazione spaziale delle immagini.








Processi top-down e bottom-up nel linguaggio.


I processi di elaborazione del linguaggio sono di due tipi:

a) botton-up o elaborazione <>: è dato dall'identificazione di una ura, una lettera, una parola o una frase partendo dagli elementi componenti. Si va, cioè, dal relativamente semplice al relativamente complesso;

b) top-down o elaborazione <>: è dato dall'identificazione degli elementi componenti ed è facilitata dall'unità superiore. L'attenzione si sposta da un punto all'altro in funzione delle caratteristiche linguistiche del testo.


La psicolinguistica e la sua importanza per il cognitivismo.


La psicolinguistica nasce alla fine degli anni '50 dall'incontro tra:

a) linguistica;

b) teoria dell'informazione;

c)  psicologia sperimentale.

Essa ha avuto più fasi di sviluppo: da una <> in cui si tentò di studiare il linguaggio nella sua organizzazione strutturale, sintattica e fonologica ad una fase <> in cui si studiò il linguaggio come un processo cognitivo nelle sue relazioni con gli altri processi mentali e nelle sue funzioni pragmatiche e interpersonali.

La psicolinguistica fu poi affiancata dalla neurolinguistica che affrontava problemi della struttura e delle funzioni del linguaggio studiando i deficit linguistici di pazienti cerebrolesi.

Queste due correnti provocarono la nascita di due filoni:

comprensione del linguaggio;

produzione del linguaggio.






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