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Con i viaggi di conquista e le loro conseguenze il Medioevo si può considerare definitivamente concluso



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Con i viaggi di conquista e le loro conseguenze il Medioevo si può considerare definitivamente concluso.

Tra XV e XVI secolo la rete di viaggi di esplorazione prima e di conquista poi si infittì notevolmente. Sarebbe riduttivo attribuire tale intensificazione al semplice 'spirito di avventura' che, con la diffusione sempre più massiccia di idee che già profumano di Rinascimento, si era fatto largo tra gli uomini dell'epoca. Curiosità, libertà intellettuale, fiducia nelle capacità individuali, sono certamente elementi da tener presente nell'analisi di questa 'rivoluzione' che si rivela però soprattutto economica. I presupposti per una tale spinta verso la ricerca e l'ignoto sono da ricercarsi sostanzialmente in un avvenimento storico : la caduta di Costantinopoli nel 1453. L'Impero d'Oriente era poco più che l'ombra di ciò che era stato l'Impero Romano : un territorio poco esteso comprendente una modesta parte dell'Anatolia, la Macedonia, la Tracia, parte dell'Acaia e qualche isola dell'Egeo. Ma questo piccolo territorio era comunque un puntello non trascurabile, pur nella sua ormai conclamata debolezza, contro l'espansione ottomana proveniente da est. Gli Ottomani erano una tribù turca da tempo stanziata tra le colline della Bitinia, composta da pastori e contadini di religione musulmana che aveva cominciato, nel nome della gihad, un'espansione verso l'Europa dapprima non troppo appariscente, ma che piuttosto in fretta si era fatta minacciosa. Tanto che solo un intervento mongolo nel 1402, ritardò di una cinquantina d'anni la caduta di Costantinopoli. Con la caduta della capitale romana (diventata immediatamente capitale ottomana) era caduto anche un modello di civiltà basato sull'economia di produzione, sui traffici e sulla vita cittadina che, anche se indebolito, aveva retta nel corso dei secoli. Parallelamente a questo, si venne a creare una situazione di evidente disagio, o impossibilità, nel commerciare con l'Estremo Oriente, terre di oro e spezie a prezzi bassissimi e meta di chiunque volesse arricchirsi velocemente col commercio in Europa. Quale migliore incentivo a ricercare nuove rotte dell'impossibilità di percorrere le vecchie ? In questo contesto, assumono fondamentale importanza gli Stati affacciati sull'Atlantico, gli unici ad avere la possibilità di raggiungere l'Oriente. L'idea era azzardata, ma già più di uno aveva teorizzato una possibilità di questo tipo ; erano anche state introdotte nuove imbarcazioni in grado di sopportare le tempeste oceaniche (caravelle e galeoni). Così, in rapida successione, negli ultimi decenni del XV secolo Bartolomeo Dìaz doppiò il Capo di Buona Speranza e Vasco Da Gama, proseguendo quella rotta, arrivò fino a Calicut. Tale viaggio rovinò Venezia, che aveva detenuto fino a quel momento il controllo del commercio delle spezie, passato a questo punto ai Portoghesi. Oltre alla rotta che costeggia l'Africa di cui ho parlato prima, l'altra possibilità era rappresentata dalla navigazione verso Ovest. Il genovese Cristoforo Colombo era persuaso che fosse possibile raggiungere i Paesi del levante da ponente. In Italia non c'erano le condizioni per trovare un finanziamento, così egli si recò in Sna dove ottenne tre caravelle dalla regina che, appena terminata la Reconquista, aveva trovato nel Cristianesimo il più grande elemento coalizzante degli Snoli e, conseguentemente, nell'evangelizzazione di popoli non raggiunti dalla cultura cristiana la più nobile delle missioni. Colombo partì alla volta delle Indie il 3 agosto del 1492 e sbarcò nelle attuali Isole Bahamas il 12 ottobre dello stesso anno. Non si accorse però di aver appena messo piede su una terra che mai era stata calpestata da nessun europeo : era convinto di aver fatto il giro del mondo ed essere effettivamente sbarcato nelle Indie. L'equivoco rimase fino al 1512, quando Amerigo Vespucci, si rese conto che quello raggiunto da Colombo nelle sue tre spedizioni, era un Nuovo Continente : l'America. Resisi conto di trovarsi davanti ad un vero e proprio Nuovo Mondo, furono in tanti ad avere l'idea di partire alla ricerca di fortuna. Le ricchezze erano tante e facilmente accessibili. Vennero organizzate spedizioni in particolare da Sna e Portogallo, guidate da conquistadores assetati di oro che riportarono in patria una quantità spropositata di preziosi. Questo ebbe influssi, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, altamente deleteri per l'economia di queste nazioni che arono molto cara la loro passività nella gestione dell'oro proveniente dall'America. L'oro arrivava sì in Sna e in Portogallo, ma non veniva reinvestito in attività che lo facessero fruttare e veniva semplicemente speso. Così chi realmente si arricchì, furono i creditori dei Paesi che più di tutti si lanciarono alla conquista del Nuovo Continente. Occorreva denaro straniero per finanziare le spedizioni, denaro che doveva ovviamente essere restituito con gli interessi, l'aumento delle zone controllate era direttamente proporzionale ad un aumento delle spese fisse per la gestione di tali territori, era necessario acquistare in altre nazioni europee ciò che poi sarebbe stato scambiato in terre lontane e, elemento fondamentale, era necessaria l'iniziativa privata di finanziatori che si arricchirono molto in fretta, originando una nuova classe sociale per cui non c'era posto in una società medievale. Questa è una delle principali ragioni dello sgretolamento dell'ordine sociale medievale. Una classe sociale che cresce con le sue sole forze, incarnazione dei valori di centralità dell'individuo a cui facevo riferimento all'inizio. Una classe sociale che fa del denaro, fino ad allora visto come 'Sterco di Satana', la sua bandiera, il suo scopo, la sua ragione d'essere. Le banche estere (Augusta, Norimberga, Genova) avevano ormai il pieno controllo di tutta l'economia snola, stremata dai debiti e indebolita dall'inflazione che aveva ridotto drasticamente il potere d'acquisto della moneta, per l'immissione troppo massiccia di oro e argento sul mercato. Questo è il prepotente ingresso del Capitalismo nella storia, Capitalismo che nasce già sovrano delle sorti economiche del pianeta, davanti all'allargamento delle prospettive commerciali che tendono ormai verso un'economia-mondo (la definizione è di Wallerstein) che ancora non è realmente etaria, ma è concepita nell'ambito di un'organizzazione economico-politica già coerente al suo interno e nella quale si può distinguere un centro (Venezia, Anversa, le capitali europee) e una periferia passiva (l'America, vetrina d'oro semplicemente da depredare). Il quadro economico è ormai completo. Resta invece complesso il problema teologico derivato dall'incontro con uomini non ancora toccati dalla Rivelazione : non ci si era infatti mai trovati davanti ad una situazione simile e non si sapeva se gli indigeni americani erano da considerare uomini a tutti gli effetti o solamente 'omuncoli'. Già la loro esistenza creava grossi problemi ai teologi medievali i quali erano unanimi nell'affermare che non esistessero paesi dove il Vangelo non fosse stato predicato. E c'era anche da giustificare, conformemente alla Genesi biblica, come fossero arrivati degli uomini in terre così lontane da tutti i continenti fino allora conosciuti. Fu un terremoto che scosse la Chiesa e che in qualche modo, per la prima volta davanti agli occhi di tutti, ne mise in discussione alcuni principi e con essi la supremazia sulla vita dell'uomo. E' ovvio che le condizioni erano già mature per un'emancipazione del genere, ma questo segno di debolezza, questo essere presi alla sprovvista, di certo non giovò all'immagine della Chiesa. Si aprì una disputa incentrata sulla possibilità di salvezza degli uomini virtuosi che non conoscevano la Parola di Dio. Alcuni pensavano che tale possibilità non esistesse e che ci si trovasse davanti a uomini inferiori per natura, altri invece difendevano a spada tratta l'uguaglianza tra tutti gli uomini. Gli esponenti più rappresentativi dell'una e dell'altra corrente furono Luis Sepùlveda (della prima) e Bartolomeo de Las Casas (dell'altra). E' certamente da considerare più coraggiosa la strada intrapresa da B. de Las Casas che andava a spezzare in qualche modo il duro cerchio che chiudeva il Cristianesimo in una sorta di 'esclusivismo' che parrebbe mal conciliarsi con l'Universalismo che ne è il cardine. Bartolomeo si accorse di questa incongruenza e assunse conseguentemente una posizione per certi versi rivoluzionaria che andava anch'essa a scuotere la Chiesa cristiana dalla sua austerità eccessiva che aveva un sapore ancora medievale ormai sempre più anacronistico per come si stava evolvendo la situazione mondiale.





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