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Copernico - Vita, La rivoluzione scientifica, La concezione dell'universo, I rapporti con le chiese

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Copernico


Vita

Studiò a Cracovia, poi all'università di Bologna (dal 1496) seguendo i corsi di teologia e astronomia (effettuò anche qualche osservazione stellare con D. M. Novara). Nel 1501 venne nominato canonico di Frauenburg; ma si trattenne ancora in Italia, dove seguì i corsi di medicina e diritto a Padova, e si laureò in diritto canonico a Ferrara nel 1503. Dal 1504, stabilitosi definitivamente in Warmia (ted. Ermeland), nella Prussia Orientale, si dedicò soprattutto all'astronomia; svolgendo, nel contempo, altre attività, quali quella di consigliere (fino al 1512) di suo zio, il potente vescovo dell'Ermeland, di medico dei poveri (grazie ai suoi studi di medicina), e di traduttore di autori greci (tradusse, fra l'altro, in latino le epistole di Teofilatto Simocatta, del VIIsec. d.C.).



Nel 1514, il Concilio lateranense l'interpellò circa la progettata riforma del calendario: Copernico rifiutò di esprimere un parere in quanto non era sicuro dell'esattezza delle posizioni del Sole e della Luna, così come venivano considerate nel sistema tolemaico. Forse in conseguenza di ciò eseguì fino al 1529 numerose osservazioni in base alle quali calcolò nuove orbite per Sole e Luna: pubblicò le sue conclusioni in un opuscolo. Nel 1530 mise in circolazione un primo riassunto manoscritto delle sue ipotesi intitolato Comentariolus; tale manoscritto servì come base speculativa ai suoi discepoli e ammiratori. Sebbene la concezione dominante ai suoi tempi fosse il geocentrismo di Tolomeo, che poneva la Terra immobile al centro dell'universo, già l'antichità classica (pitagorici, Aristarco di Samo) aveva ipotizzato la concezione eliocentrica, ed è probabile che di essa Copernico avesse già notizia in Italia. Fu però nel 1515 a Frauenburg che egli cominciò a delineare il sistema eliocentrico, che da lui prese il nome di copernicano. L'esposizione completa delle sue ipotesi è contenuta nel celebre trattato De revolutionibus orbium coelestium libri VI, il quale vide la luce soltanto nel 1543 per l'insistenza degli amici e discepoli e fu dedicato dall'autore a papa Paolo III.



La rivoluzione scientifica

Il De revolutionibus orbium coelestium (1543) di Copernico è considerata l'opera che segna l'inizio di una profonda trasformazione delle idee scientifiche e filosofiche, la rivoluzione scientifica. Copernico, tuttavia, è molto meno rivoluzionario di quanto comunemente si creda. E' certamente vero che l'innovazione introdotta in astronomia da Copernico - che la Terra non è immobile al centro dell'universo, ma ruota intorno al Sole, come gli altri pianeti - apre la strada a una nuova concezione dell'universo, in quanto contribuisce al superamento del cosmo aristotelico-tolemaico.

Ma la ragione che spinge Copernico a elaborare un nuovo sistema dell'universo è la salvaguardia del principio (che è proprio dell'astronomia greca e della filosofia aristotelica) dell'uniformità e della circolarità dei moti celesti che - secondo Copernico - viene violato nel sistema tolemaico. Molti dei successivi sviluppi dell'astronomia, e in particolare la prima legge di Kepler, per la quale le orbite etarie hanno forma di ellisse, smentiranno alcune delle concezioni di Copernico. Copernico stesso non si presenta nelle vesti di un innovatore, ma piuttosto come colui che fa rinascere antiche dottrine. Egli afferma infatti che il moto della Terra era già stato affermato dai filosofi pitagorici, in particolare da Filolao. Come molti filosofi del rinascimento, Copernico crede nell'esistenza di un'antica sapienza (che comprendeva tutte le scienze) originaria dell'Egitto, poi trasmessa ai greci e quindi decaduta con il passare dei secoli. Inoltre, la centralità del Sole è sostenuta da Copernico non solo con argomenti scientifici, ma anche sulla base di concezioni ermetiche, relative alla sua nobiltà come fonte di luce e alla sua funzione vivificatrice dell'intero universo.

Uno degli elementi di maggior novità introdotti da Copernico è il ruolo che egli attribuisce all'astronomia. Da Tolomeo fino a Copernico, lo scopo dell'astronomia era stato quello di elaborare sistemi matematici per mezzo dei quali render conto dei moti apparenti dei pianeti, non di offrire una descrizione della struttura fisica del cosmo e delle sue leggi. A differenza dei suoi predecessori - e malgrado l'interpretazione in senso contrario del De revolutionibus, contenuta nella prefazione di Osiander - Copernico offre una nuova immagine dell'universo fisico e propone soluzioni a problemi fisici (come ad esempio la gravità) che tradizionalmente rientravano nell'ambito della filosofia naturale, distinta dall'astronomia.


La concezione dell'universo

Il sistema di Copernico non è il risultato di nuove osservazioni astronomiche o calcoli matematici più sofisticati, ma di un nuovo modo di interpretare dati osservativi già disponibili.

L'universo geocentrico, secondo Copernico, è in grado di render conto di tutti i fenomeni celesti noti, incluse le irregolarità di moti etari, per mezzo di una struttura di gran lunga più semplice di quella adottata dai tolemaici. Copernico è consapevole delle difficoltà che la concezione geodinamica avrebbe incontrato presso gli aristotelici; così all'obbiezione che l'atmosfera sarebbe rimasta indietro, a causa del moto quotidiano della Terra intorno al proprio asse, risponde che anche l'atmosfera partecipa del moto della Terra e all'obbiezione, di carattere astronomico, che durante il moto annuale della Terra si sarebbero dovute osservare delle variazioni della distanza angolare delle stelle fisse ai due punti estremi dell'orbita terrestre, Copernico risponde ampliando enormemente le dimensioni dell'universo (che tuttavia rimane finito): in tal modo le variazioni della posizione della Terra non comporterebbero alcun effetto nell'osservazione delle stelle fisse.

Allontanandosi sensibilmente dalla concezione aristotelica del cosmo, Copernico sostiene inoltre che, pur essendo un corpo pesante, la Terra si muove naturalmente con un moto circolare (proprio come gli altri corpi celesti), in virtù della propria forma sferica. In tal modo Copernico implicitamente nega la distinzione aristotelica tra i moti dei corpi celesti e dei corpi terrestri. Il concetto di pesantezza (gravità) è reinterpretato in una direzione chiaramente antiaristotelica: secondo Copernico, i gravi cadono sulla Terra non per raggiungere il loro luogo naturale (come insegnava la fisica aristotelica), ma in quanto dotati di una naturale tendenza a unirsi al corpo di cui fanno parte. La gravità non è dunque una prerogativa dei corpi terrestri, in quanto la stessa tendenza è presente, per Copernico, anche nelle parti che formano i corpi celesti.


I rapporti con le chiese

La condanna del copernicanesimo del 1616 e il processo a Galileo, basati su una presunta contraddizione tra l'eliocentrismo e alcuni passi della Bibbia, hanno costituito il principale ostacolo all'affermazione della dottrina eliocentrica nei paesi cattolici. Tuttavia, prima del 1616 la posizione della Chiesa cattolica non è apertamente ostile a Copernico. Uomo di Chiesa, egli dedica il De revolutionibus a Papa Paolo III e l'intero lavoro astronomico di Copernico ha origine da un problema pratico di particolare importanza per la Chiesa romana, come la riforma del calendario. Prima del 1616, al copernicanesimo non viene mossa nessuna formale condanna dalle autorità della Chiesa cattolica. La teoria di Copernico non è discussa al Concilio di Trento e le posizioni al suo interno sono differenziate: a Salamanca il teologo Diego de Zuñiga (15361597) sostiene l'eliocentrismo, mentre il domenicano fiorentino Giovanni Maria Tolosani (14711549) lo condanna.

La posizione dei teologi luterani, e in particolare di Melantone, non è pregiudizialmente ostile a Copernico, l'opposizione deriva dalla difesa della filosofia aristotelica che costituisce il fondamento dell'insegnamento impartito nelle università luterane. Benché Melantone non manchi di mettere in luce la contraddizione tra la dottrina eliocentrica e la Bibbia, a Wittenberg, roccaforte del luteranesimo, si ha una prima favorevole accettazione del copernicanesimo.

La dottrina di Calvino, per la quale Mosè aveva adattato il proprio linguaggio all'uso comune, costituisce una condizione favorevole alla diffusione del copernicanesimo, anche se il suo successore a Ginevra, Theodore de Beze (1519-l605), condanna la dottrina geodinamica sulla base di argomenti tratti dalla fisica aristotelica.




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