ePerTutti


Appunti, Tesina di, appunto ricerche

L' aborto e le sue implicazioni sul piano della bioetica

ricerca 1
ricerca 2

SAGGIO BREVE

" L' aborto e le sue implicazioni sul piano della bioetica"


Prima del 1975 l' aborto era sanzionato dalle norme contenute nel X titolo del II libro del codice penale, tuttavia la giurisprudenza lo consentiva frequentemente con la giustificazione di "stato di necessità". Il primo passo avanti si verifica con la sentenza n 27 della Corte Costituzionale che afferma che "non esiste equivalenza tra il diritto non solo alla vita ma anche alla salute di chi è già persona , come la madre, e la salvaguardia dell' embrione che persona deve ancora diventare". Il 22 Maggio 1978 si è arrivato alla promulgazione della Legge n°194, in vigore ancora oggi, che indica la pratica abortiva con l' eufemismo "interruzione volontaria della gravidanza", ulteriormente occultato dalla sigla i.v.g.. Tale normativa divide arbitrariamente la vita infrauterina in tre periodi: il primo coincide con i primi novanta giorni della gestazione, durante il quale è permesso l' aborto senza limiti, il secondo è quello compreso tra il quarto mese di gravidanza e la possibilità di vita autonoma del feto e si consente l' aborto solo per motivi terapeutici (tra i quali, in senso lato, anche la salute psichica della donna) ed eugenetici (in riferimento a timori di malattie per il nascituro), il terzo periodo è infine quello compreso tra il momento di vitalità del nascituro e la nascita, durante il quale l' aborto è praticabile solo se è in pericolo la vita della donna. Questo è il quadro dal punto di vista giuridico che si complica inevitabilmente se il discorso si sposta sul piano della bioetica; ci si scontra infatti con la necessità di un ulteriore approfondimento dei diritti degli esseri umani, processo che necessita a priori una risposta al dibattito aporetico sulla questione "il feto è o meno una persona?". Ciò può essere stabilito solo normativamente in quanto è una decisione insolubile. Diverse sono le opinioni degli studiosi anche sulla definizione del termine "persona", con il quale nell' antichità si indicava la maschera teatrale. Nel tempo il significato è cambiato, per Locke la persona si identifica con l' atto del pensiero,per Hume persona è l' oggetto intelligente capace di passione, è capacità di relazione, con Hegel diventa la coscienza di sé. In tal modo il concetto di persona si è arricchito e modificato ed è tutt'ora discusso in ambito giuridico, dove la nozione di "persona morale" -intesa come entità capace di avere una concezione del proprio bene e che è portatrice di un senso di giustizia- viene tutt'ora inclusa tra i fondamenti dell' obbligo politico.



La complessità di problemi della società moderna, ha reso necessario un approfondimento del concetto di persona e sulla questione "quando inizia la vita di una persona?" si sono definiti tre atteggiamenti gnoseologici: secondo un' impostazione convenzionalista si suppone che la realtà abbia soltanto il significato che l' uomo le attribuisce -volontarismo antropocentrico-, secondo un' impostazione essenzialista (che richiama il pensiero platonico e aristotelico) bisogna prima definire qual è l' essenza di una persona (anche se la scienza odierna tende a considerare l' uomo più un processo piuttosto che un' essenza staticamente identica a sé) e infine, secondo un' impostazione fenomenista non potendo conoscere l' essenza stabile dell' individuo allora si analizzano le caratteristiche con cui la persona concretamente si manifesta.

Da queste osservazioni conseguono le diverse posizioni riguardo lo statuto ontologico dell' embrione, problema essenziale di ogni discussione sull' aborto.

1° Tesi :solamente un essere umano già nato può essere definito persona, l' embrione è solo il prodotto del concepimento, è parte biologica della madre. Questa tesi risulta però inaccettabile se si considera il fatto che il parto non coincide con l' assunzione di personalità che si crea tra il 7° e l' 8° mese. E' inoltre scientificamente provato che il feto abbia una struttura vitale diversa ,anche se dipendente, da quella della madre.

2° Tesi: si parla di persona al momento del concepimento. Come la morte clinica viene determinata dall' ECG piatto, così la nascita viene a stabilirsi con l' inizio dell' attività cerebrale. Ma come non si considera morto il malato con l' ECG piatto quando mostra di avere la minima possibilità di riprendere l' attività cerebrale, così anche per il feto va considerata in potenza l' attività cerebrale. Si parla perciò di persona entro i primi quaranta giorni.

3° Tesi: la persona è un soggetto unico ed irripetibile, pertanto l' embrione non è persona nei primi 2-l0 giorni, quando cioè lo zigote può dividersi dando origine a 2 o più embrioni. Questa teoria è però limitata, in quanto l' ibridazione dello zigote accade accidentalmente e non per il meccanismo evolutivo. Comunque secondo questa tesi il periodo di manipolazione non può superare il decimo giorno dal concepimento.

4° Tesi: la persona è un embrione in utero o da impiantarsi. Questa tesi è però irragionevole: se persona è solo il feto che si trova in utero o in vitro, allora quello di persona sarebbe un concetto di tipo locativo. Inoltre se per essere persona il feto deve essere impantato, allora la concezione di personalità sarebbe subordinata ad una finalità.

5° Tesi: è persona chi ha capacità di vita relazionale. Il significato di tale dicitura è però troppo vago per una trattazione scientifica. Se la capacità di relazione include anche quella di tipo fisico-biologico, allora l' embrione la possiede, se invece è da intendersi come scambio linguistico di informazioni diventerebbe limitativo anche bei confronti delle persone con gravi handicap.

In ogni caso la questione appare alquanto spinosa; pur considerando a priori che il feto sia una persona, affermando quindi che, per il diritto indiscutibile alla vita, anche il feto ha diritto alla vita e non può essere ucciso perché il diritto alla vita è più forte del diritto della madre di decidere del suo corpo, sorgono comunque vari interrogativi. Come ad esempio se si possono fare eccezioni per gravidanze dovute a violenze carnali; se la risposta è positiva vuol dire allora che ci sono persone con più o meno diritto alla vita? Invece in caso di morte certa della medre? Entrambi infatti hanno diritto alla vita e senza l' aborto ci sarebbe la morte naturale della madre, in caso contrario ci potrebbe parlare di omicidio. Ma non si può neanche dire che la madre deve accettare passivamente la propria morte. E la terza persona come deve agire? Ognuno ha il diritto di rifiutarsi di esercitare violenza contro le persone. Ma questa è una scelta, non può essere un obbligo.

Continuando con le speculazioni, la questione appare sempre più insolubile e a mio parere una soluzione univoca non può esistere in una realtà relativistica dove non esistono valori assoluti, uguali per tutti e dove risulta pertanto impossibile qualsiasi opera uniformatrice. Senza dubbio è importante distinguere tra riprovazione morale e repressione legale, constatare cioè che il campo delle regole per la convivenza non coincide con quello della morale e l' unica parte in comune è quella dei diritti umani.

Secondo me lo Stato dovrebbe continuare a permettere l' interruzione volontaria della gravidanza secondo le norme attuali e lasciare alle singole coscienze la facoltà di scegliere sulla base delle proprie convinzioni, dei propri valori, dei propri ideali. In questo modo lo Stato adempirebbe perlomeno al suo compito primario di garantire la tutela dell' incolumità fisica dell' individuo, impedendo il ricorso a sistemi illegali e poco sicuri per la pratica abortiva.








Fonti: "Dizionario di filosofia" Paolo Rossi- Ed. La Nuova Italia

Siti internet: www.benessere.com ; www.dante.bdp.it ; www.luda.it ; www.ilNuovo.it ;

www.members.tripod.it ; www.alleanzacattolica.org






Privacy

© ePerTutti.com : tutti i diritti riservati
:::::
Condizioni Generali - Invia - Contatta