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Fenomeni di trance naturali ed indotti nelle culture primitive




Dite alla mente, più volte,

quello che volete che essa faccia,

lusingatela, stimolatela,

datele ordini,

ed essa obbedirà.

William W. Atkinson








BREVE INTRODUZIONE: LA TRANCE E LA DANZA


Nelle loro forme pure, i culti primitivi di tipo sciamanico sono propri delle popolazioni mongole e amerindie; i culti di possessione autentici caratterizzano invece il mondo nero, tanto in Africa che in America (Luc de Heusch, 1971, 228).


Secondo l'interpretazione di Erika Bourguignon (1983), è la società a 'scegliere' il tipo di trance da adottare e compie tale scelta in base alle tensioni e al tipo di economia di sussistenza caratteristiche della società stessa. Le società di cacciatori, come quelle americane, in cui sono i maschi ad essere caricati di particolari tensioni e responsabilità, sarebbero legate infatti alla 'trance allucinatoria' o 'di tipo maschile' (caratteristica dei maschi), mentre nelle società africane, basate sull'agricoltura e caratterizzate dall'inferiorità sociale delle donne, è presente la 'trance da possessione' o 'di tipo femminile' (caratteristica delle donne).



LE DIFFERENZIAZIONI GEOGRAFICHE


Nell'area greca, questo tipo di pratiche fu soprattutto legato al culto di Dioniso e ad i culti misterici (per esempio i riti eleusini della dea Demetra).

Dal V secolo a.C. Dioniso fu conosciuto presso i greci anche come Bacco, e baccanti erano detti i suoi seguaci che lo invocavano durante i misteri, nati probabilmente dalle feste di primavera, che ispirarono un culto estatico e orgiastico: le sue seguaci, le menadi, lasciavano le case e vagavano nei boschi celebrando il dio nell'ebbrezza dionisiaca, al limite della ferinità e della violenza.


Fu in questa forma che il culto di Dioniso si diffuse presso i romani, dove i suoi misteri furono chiamati, nel II secolo a.C., Baccanali, e divennero così sfrenati da incorrere nella proibizione del senato romano nel 186 a.C.


Per quanto riguarda l'area africana, nonostante la presenza di elementi in comune, le varietà di danze esistenti sono tante quante le popolazioni.

Dato questo assunto, si può tuttavia trovare un filo conduttore: in Africa, la danza è considerata un mezzo di comunicazione spirituale e il danzatore è quindi anche maestro, depositario della storia, celebrante, medium spirituale, guaritore e narratore.


I temi ai quali si ispirano le danze sono vari e vanno dagli antichi riti legati alla caccia, all'agricoltura o alla fertilità. Proprio per la sua funzione di rituale legato al mondo della spiritualità, la danza è considerata una forma simbolica di comunicazione con gli spiriti e le forze della natura, in cui i danzatori, indossando delle maschere, assumono l'identità di uno spirito o di un antenato; altre danze sottolineano e accomnano momenti cruciali della vita sociale.

Quasi sempre le danze hanno un ritmo incalzante e ripetitivo che favorisca o produca episodi di possessione e stati di trance in interpreti e spettatori.


In Africa occidentale, i tamburi svolgono un ruolo fondamentale nelle cerimonie di trance, nelle quali gli dei si impossessano del corpo dei devoti.

L'esecutore-musicista deve conoscere gli specifici ritmi per le singole divinità e regolare il fluire del potere sovrannaturale nel corso del rituale. In alcune culture,ad esempio, gli sciamani ballano in trance per curare il corpo o lo spirito degli ammalati.



LE "RELIGIONI"


Le forme religiose di tipo animistico, pur mantenendo spesso una sorta di entroterra culturale comune, sono anch'esse differenziabili, non solo geograficamente, ma anche in base alle caratteristiche stesse delle "possessioni".

Le più note (nonché le più diffuse) sono essenzialmente il vudù, nell'area africo-haitiana, ed il candomblè, nell'area latino-americana (Brasile).


I riti vudù consistono in una pratica particolare: sono spesso officiati da un sacerdote chiamato hungan, o da una sacerdotessa, detta mambo. Durante le cerimonie i fedeli invocano i loa (dei tribali africani identificati di solito con santi cattolici) con suono di tamburi, danze e canti festosi, e ritengono che i loa prendano possesso dei danzatori. In trance, ciascuno di questi si comporta nel modo tipico dello spirito invasatore, opera guarigioni e dispensa consigli.


Il candomblé, culto popolare diffuso soprattutto nella città di Bahia, costituisce una delle più note manifestazioni di quelle forme religiose (animismo) che gli schiavi originari dell'Africa occidentale diffusero in Brasile, rimanendo a esse fedeli pur nell'accettazione formale del cristianesimo, come testimonia il nome dei santi cattolici imposto alle ure degli spiriti della tradizione ana.

I riti del candomblé, probabilmente di origine yoruba e simili in parte a quelli del vudù haitiano, vengono celebrati nell'ambito di confraternite e comprendono sacrifici di animali e invocazioni alle divinità, raggiungendo il momento più suggestivo nei fenomeni di estasi per mezzo dei quali le donne, in virtù di una particolare iniziazione, entrano in contatto con la dimensione sovrannaturale.



LA TRANCE E LA SCIENZA OCCIDENTALE


E' cosa nota che la ripetizione sia il canale privilegiato per accedere allo stato di trance e venga comunemente usata nelle danze estatiche o sacre, per entrare in uno stato superiore di coscienza.

Ciò avviene anche nell'expression primitive, nella quale si induce un leggero stato di trance che accresce la funzione del ritmo e permette di ampliare e di consolidare il movimento, favorendo il 'lasciarsi andare'.

Ma cos'è dunque una trance? Come e perché si manifesta?


Sono state avanzate teorie psicologiche le quali poggiano sull'idea che la coscienza umana sia costituita da una molteplicità di sistemi di controllo gerarchizzati, dotati di una ben definita mobilità e fluidità, e che l'ipnosi si realizzi nella transizione da un sistema di controllo ad un altro.


Ci si trova dunque in trance ogni qualvolta l'Io passa da uno stato ordinario di coscienza, ad uno 'diverso', 'altro',  rispetto a quello considerato ordinario per quel singolo individuo in un determinato tempo. La trance potrebbe essere allora identificata come uno dei tanti stati di coscienza alterata che viene definito come un'alterazione qualitativa e/o quantitativa del modello generale del funzionamento mentale.


Recenti studi sembrerebbero confermare che trattasi di uno stato 'altro' dell'organismo, anche se non oggettivabile: 'una sorta di potenzialità o dispositivo innato - afferma L. Chertok, psichiatra, psicanalista e grande studioso del fenomeno - che trae origine addirittura dall'ipnosi animale.'

Forse il termine 'ipnosi animale' non è dei più corretti, ma è certo che in molte specie, quando viene sperimentalmente inibito il funzionamento di quell' impulso che proviene dall'istinto di conservazione, come estrema difesa tende a prodursi uno stato naturale di catalessi.

Sistema di inibizione che entrerebbe in funzione in tutti quei casi in cui l'azione potrebbe risultare improduttiva o comunque dannosa per l'animale, e che, se di breve durata, servirebbe appunto a riequilibrare l'organismo in vista di una successiva risposta motoria.

L'essere umano, con il suo bagaglio di storia e di cultura, è più complesso degli animali, ma è possibile che il processo di innesco della trance affondi le sue radici nel meccanismo neurofisiologico messo in evidenza da Laborit, mentre il fenomeno - in e per - si è evoluto, modellandosi sulle esigenze di un organismo psicofisico molto più complesso.


Alcuni esempi, fra tanti dimostrano che la possibile realizzazione di uno stato alterato di coscienza  nelle esperienze di sensory deprivation sarebbero da imputare, principalmente, ai cambiamenti verificatesi nei sottosistemi della percezione esterna e della percezione interna; la realizzazione di stati alterati realizzati attraverso la partecipazione a canti, suoni ripetitivi, musiche ritmiche e danze volte a modificare i sottosistemi del sistema motorio, del Senso Spazio-Temporale e delle Emozioni; oppure stati verificatisi a seguito di violenti traumi improvvisi.




Affinché questo possa accadere con la massima potenza, è necessario che venga stravolta l'ordinaria gerarchia tra emisfero cerebrale sinistro ed emisfero destro.


Oggi sappiamo infatti che, almeno nell'uomo moderno occidentale, è solitamente predominante l'emisfero sinistro, sede delle qualità logico-analitiche, e dunque del pensiero razionale, concettuale, ipercritico, radicalmente fondato sullo spazio e sul tempo consensuali.

Di conseguenza l'emisfero destro, sede del pensiero immaginativo, analogico, musicale, fortemente emotivo e partecipativo, è generalmente molto meno attivo o comunque sottomesso al sinistro.

Orbene, è appunto in condizioni di dissociazione psichica più o meno parziale dell'Io che, attraverso tecniche adeguate, possono venire invertite le funzionalità dei due emisferi cerebrali arrivando così a realizzare una inconsueta predominanza del destro sul sinistro e quindi una vera e propria ipnosi.


Così, ad esempio, l'esperienza dei pirobati (camminatori sul fuoco) è facilmente riconducibile ad uno stato alterato di coscienza determinato da un'atmosfera generica di esaltazione suggestiva: mistica (in passato, quando si ricercava la presenza in sé del Dio), magica (in tempi più recenti, come dimostrazione del proprio potere spirituale) e addirittura solo narcisistica (nell'attuale presente), come rafforzamento del potere personale.






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