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RICHARD MEIER



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RICHARD MEIER


Richard Meier è nato a Newark nel 1934, studia alla Cornell University, lavora prima per Davis, Brody & Wisniewsky, passa nel 1960 da Skidmore, Owings & Merrill, lavora quindi per due anni da Marcel Breuer e nel 1963 apre uno studio.

Nei primi dieci anni è impegnato come docente alla Cooper Union, al Prat Institute ed a Yale, come progettista realizza le sue prime case.

La sua formazione culturale avviene in un periodo che più di ogni altro segna il passaggio da un epoca ad un'altra, nel panorama architettonico contemporaneo.

Dalla fine degli anni venti alla fine degli anni sessanta tutto quello che di rilevante era accaduto in architettura, ad eccezione del lavoro di Wright, era opera dell'ingegno europeo, l'america non era riuscita ad affrancarsi dal notevole dominio culturale di cui sentiva pesantemente l'influenza.



Khan, Rudolph non realizzano niente di importante prima della fine degli anni cinquanta, anche Philip Jonsohn il cui peso culturale è subito chiaro, non riuscirà a liberarsi dell'influsso di Mies che non dopo la realizzazione del Seagram Building. 

Gli anni sessanta vedono però l'uscita dalla scena di tutti i grandi maestri, Wright muore nel 1959, Rietveld nel 1964, Le Corbusier nel 1965, Mies nel 1969, solo allora l'america prende coscienza del proprio peso culturale nel panorama architettonico internazionale.

La generazione di Meier era cresciuta permeata dallo spirito Beaux Arts, in cui dalla fine degli anni trenta era prevalsa una tendenza modernista sui tradizionalisti eclettici, ora si aprono due possibilità:

o restare ancorati all'estetica gray della scuola kahniana di Philadelphia con l'accettazione di una delle componenti più tradizionali della cultura americana, quella pop, oppure aderire all'estetica white, alla ricerca del modernismo puro che Eisenman chiamerà post-funzionalismo e che più avanti riporterà all'Europa.

Meier sceglie la seconda possibilità ed intuisce che il modernismo è uno stile, ed in quanto tale, si preoccupa, cosa che avevano fatto anche Jonhson ed Hitchcock, della qualità estetica di tale stile. 

Le caratteristiche principali del movimento moderno sono:

i volumi visti come spazio delimitati da superfici, in opposizione all'idea di massa e solidità, regolarità compositiva, in opposizione alla simmetria, eleganza dei materiali usati, perfezione tecnica e senso delle proporzioni, in opposizione alla decorazione applicata.

Meier adotta questi principi: "lavoro con le superfici e i volumi, con la manipolazione delle forme sotto la luce, con i salti di scala ed i punti di vista, con il movimento e la stasi. I miei principi ordinatori primari hanno a che fare con quella purezza che deriva in parte dalla distinzione fra natura ed artificio, distinzione che serve a legarli in una relazione di complementarietà."



La ura che comunque più di ogni altra avrà su Meier un ruolo d'importanza notevole, è quella di Le Corbusier; dice lui stesso che non avrebbe potuto creare i suoi edifici senza conoscere ed amare il lavoro di Le Corbusier, in quanto egli ha avuto grande influenza sul suo modo di creare lo spazio.

Di Le Corbusier, Meier, assorbe quasi tutto: il ruolo attribuito alla pianta generatrice, la ricerca di Meier è tutta incentrata sulla pianta e sulle sezioni, i prospetti non ne sono una meccanica conseguenza, il purismo geometrico, il culto del bianco, l'uso di forme libere, e di percorsi articolati, di passerelle e scale esterne, e soprattutto l'idea di autonomia dell'oggetto architettonico.

Fra le opere più importanti si ricordano la Smith House del 1965-67, la Hoffman House a New York sempre negli stessi anni, ed altre case sempre a New York.

In tutte le sue realizzazioni Meier raccoglie sempre l'elemento natura, il vetro, l'uso di intonaci bianchi e la luce. Alla fine tutto è coordinato dai percorsi e dalle distribuzioni volumetriche che si presentano come una successione di passeggiate ripiegate su se stesse e racchiuse dagli involucri ortogonali delle superfici esterne. Le sue costruzioni sono concepite come oggetti isolati, autoreferenziali, e tale isolamento è esaltato dalla purezza del colore.








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