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Recensione de "Gli Indifferenti" di Alberto Moravia - Esageratamente soli

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Recensione de "Gli Indifferenti" di Alberto Moravia


Esageratamente soli



Il libro doveva uscire per la rivista "900" nel 1928, ma uscì per la casa editrice "Alpes" dopo che lo stesso Moravia dovette farsi carico delle spese di editoria, 5.000 lire fattesi prestare dal padre. Ebbe subito un enorme successo, vendendo più di 6.000 copie nel giro di cinque anni. Le critiche di allora furono piuttosto favorevoli, ed in effetti questo è un libro interessante: ambientato nell'Italia del fascismo, libro che si può definire in un certo senso esistenzialista, offre al lettore spunti morali, che non fanno parte però di un libro moralista, bensì di un libro realista. Realista perché la descrizione degli ambienti e l'analisi psicologica dei personaggi mira a creare un mondo a parte, non è assolutamente artificiosa, in ogni pensiero vi è del vero; dunque un libro che offre uno spaccato sociale veramente reale, senza intenti critici, ma semplice e coerente. Lo stesso autore confessa che, nello scrivere il libro, ciò a cui stava attento era la combinazione tra tecnica del teatro e tecnica del romanzo, una questione dunque letteraria. Che poi nel leggere si possano ravvisare degli intenti critici e moralisti, è conseguenza della "sincerità" che fa parte del libro. Certo la relativa inesperienza dello scrittore al momento della stesura crea situazioni alquanto non equilibrate all'interno dell'intreccio: non piace l'eccessiva ripetitività di Michele, che è da considerarsi un personaggio noioso, e forse non funzionale quanto Carla, che, seppur meno coerente, risulta quantomeno mobile e attiva, rassegnatamente viva. La riflessione psicologica, costantemente proposta ad interrompere la narrazione, crea situazioni in cui l' "actio" viene ad essere forse eccessivamente trascurata, dando vita ad una situazione amplificatamene solitaria dei caratteri. Tutto ciò porta, come è ampiamente verificabile, ad un ritmo narrativo lentissimo, a volte esasperatamente lento, e ad un'effettiva azione, o storia, oggettivamente ridotta. Può forse risultare noioso, ma non credo che lo sia, anche se a volte i limiti sono evidenti. E comunque la sincerità che è alla base del racconto, e la estrema verosimiglianza teorica che ne consegue, lo rende affatto brutto, direi interessante. Anche se, dunque, non si può affermare che sia un capolavoro della letteratura, in tutta sincerità credo che la sua lettura non possa affatto essere dannosa, al contrario interessante e a volte piuttosto piacevole.







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