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Breve elaborato sulla stratificazione multidimensionale di Weber - Agosto a Tor Vergata



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Breve elaborato sulla stratificazione multidimensionale di Weber


Weber offre, con il suo testo "Classi, ceti e partiti", uno spunto molto interessante ed utile per osservare e comprendere la Società contemporanea. Il suo studio relativo alla stratificazione sociale può essere calato nella realtà attuale attraverso l'estensione del concetto di multidimensionalità dello spazio collettivo al nostro mondo, tanto democratico quanto caratterizzato da diseguaglianze, divisione e privilegi.

Un esempio significativo che rispecchia fedelmente le teorie di Weber è quello dei Cavalieri del Lavoro. Questi rappresentano non solo un caso in cui classe e ceto si fondono in un unico insieme di persone ricche e potenti, ma anche il risultato emblematico di un'epoca in cui l'etica economica protestante esalta il sacrificio, l'impegno ed il successo nel mondo del lavoro come segni della grazia divina. Se un tempo i cavalieri, come afferma Weber, costituivano un ceto di "soggetti personalmente qualificati ( . ), individui fisicamente e psicologicamente atti alla guerra", oggi i cavalieri sono selezionati in base a caratteristiche morali e soprattutto economiche e questo dimostra quanto, attualmente, la "fonte prevalente di formazione di ceti sia la situazione di classe", dimostra quanto cioè nella nostra Società la dimensione sociale del ceto sia condizionata ed intrecciata alla dimensione economica di classe.



L'onorificenza di cavaliere è un titolo molto ambito che il Capo dello Stato, in seguito a un'istruttoria lunga e rigida, conferisce, ogni anno, a soli 25 membri dello Stato Italiano per aver apportato un contributo significativo nei settori dell'agricoltura, dell'industria e dei servizi. Questo titolo a mio avviso dimostra bene quanto Weber scrive circa lo scetticismo ed il distanziamento dei ceti privilegiati nei confronti dei pervenu, di quelle classi cioè che pur essendo arrivate alle vette del mondo economico non avevano un onore, uno stile ed una condotta di vita sufficientemente raffinata ed elegante per entrare anche nelle vette del mondo sociale. Istituire l'ordine dei Cavalieri del Lavoro attraverso delle norme molto selettive che impongono, sia positivamente che negativamente delle rigide convenzioni tanto per entrare quanto per mantenersi all'interno del ceto, significa testimoniare la carenza di riconoscimenti sociali al mondo borghese e contemporaneamente significa testimoniare il bisogno di questo mondo di superare tale lacuna. L'ordine dei Cavalieri del Lavoro dà onore ad una classe economica tradizionalmente tenuta lontano dai ceti vip e lo fa con tanto di selezioni normative, cerimonie ufficiali, onorificenze simboliche ed incontri esclusivi. Esiste una legge apposita che presenta con rigore le caratteristiche morali, il percorso di votazione, le date da rispettare ed il Consiglio addetto alla valutazione finale dei candidati. Questi riceveranno una particolare decorazione, una croce d'oro piena, smaltata di verde, caricata di uno scudo che presenta da un lato l'emblema della Repubblica e dall'altro la dicitura : "Al merito del lavoro", se e solo se avranno dimostrato "di aver tenuto una specchiata condotta civile e sociale; di aver operato nel settore per almeno vent'anni con autonoma responsabilità; di aver adempiuto agli obblighi tributari e di aver soddisfatto ogni obbligo previdenziale ed assistenziale a favore dei lavoratori". Oltre a questi requisiti positivi i candidati dovranno dimostrare di non aver mai "svolto né in Italia, né all'estero attività economiche e commerciali lesive della economia nazionale". Una volta valutati i singoli concorrenti in base alle norme sopra elencate un Consiglio specifico, formato da Ministri e rappresentanti insigni del mondo del lavoro, voterà in modo segreto quei 25 Cavalieri che, ogni 2 Giugno dal 1952 ad oggi, vengono nominati tali dal Capo dello Stato.



Da quel momento in poi il cavaliere fa parte di un ceto giuridicamente e socialmente riconosciuto ed estremamente esclusivo. Un ceto in cui è molto difficile entrare e che rinvigorisce questa elitarietà con feste private, cene, conferenze e viaggi organizzati. L'anno scorso c'è stato addirittura il Giubileo dei Cavalieri del Lavoro, una giornata in cui i quasi 500 Cavalieri hanno potuto ascoltare in pace e relax le parole del Papa, cosa che io insieme ad altri milioni di Papa-Boys abbiamo potuto fare solamente sotto il caldo cocente del sole di Agosto a Tor Vergata.

Un titolo dunque che insieme all'onore conferisce prestigio e privilegi e che sancisce in modo definitivo la nascita di un nuovo ceto aristocratico, non più dinastico ma meritorio.






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