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Interesse e razionalità nel comportamento deviante dal paradigma illuministico alla teoria dell'attore sociale



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Interesse e razionalità nel comportamento deviante dal paradigma illuministico alla teoria dell'attore sociale


Introduzione

Tra le diverse teorie criminologiche, quella della "scuola classica" del diciottesimo secolo viene considerata come la prima teoria che abbia interpretato il problema dell'ordine sociale con categorie indipendenti dai saperi filosofici e metafisici medioevali. Questa teoria è legata al contesto illuministico del settecento. Le finalità della scuola classica si basano sull'adesione ai diritti individuali naturali. Di fronte a questi diritti naturali, tutti gli individui sono uguali. Ci sono due componenti interessanti:

1) la nuova concezione e pratica della pena e del sistema carcerario,

2) l'interpretazione dell'individuo di fronte alla legge.


Il delitto e la pena nel paradigma illuministico

Le radici del sistema carcerario affondano nell'epoca del mercantilismo. Il movimento riformatore assunse tali compiti, reagendo a una pratica carceraria che procedeva all'internamento di individui senza alcuna distinzione tra i folli, i vagabondi, gli anziani, in modo tale da rendere difficile separare la giustizia dal capriccio individuale. La richiesta dell'abolizione di queste arretrate condizioni carcerarie trovò la sua più nota formulazione nell'opera di Beccaria. Il suo saggio in merito a questo argomento si intitolò "Dei delitti e delle pene". A Parigi i filosofi del gruppo dell'Enciclopedia considerarono l'opera di Beccaria come una delle più significative dell'età dei lumi. In seguito numerose sono state le interpretazioni del saggio, considerato come il manifesto dell'illuminismo giuridico. Il fine delle pene non avrebbe più dovuto essere altro che quello di impedire al reo di fare nuovi danni ai suoi concittadini e di dissuadere gli altri dal farne uguali. In precedenza l'impossibilità di definire un criterio per la durata e il tipo della pena era dipeso dalla mancanza di un concetto adeguato del rapporto necessario tra il delitto e la pena. Ogni trattamento arbitrario sarebbe cessato, una volta che la pena fosse stata determinata sulla base della natura delle cose.




Gli interessi dell'homo oeconomicus

La scuola classica era rivolta soprattutto alla riforma del sistema delle pene e delle procedure del diritto; meno allo studio singolo del delinquente. Non mancano però, anche nel saggio di Beccaria, elementi più direttamente attinenti alla teoria utilitaristica del crimine: elementi, cioè, che compongono una concezione del crimine non come reazione a fattori e influenze esterne, ma come azione dell'individuo diretta ad ottenere benefici nel contesto delle norme e delle sanzioni. Come il delitto che deve essere valutato e giudicato indipendentemente dalle cause che ne sono alla base, così anche colui che commette deve essere ritenuto del tutto responsabile del suo agire. L'origine delle pene e del diritto di punire il reo è interpretato da Beccaria in una cornice concettualistica: gli uomini rinunciano all'originario isolamento in stato di natura e all'originaria indipendenza per una nuova condizione più sicura e tranquilla. A questa assunzione di Rousseau si accomna l'idea di Hobbes dello "scambio vantaggioso". Beccaria ribadisce più volte della fondazione utilitaristica del diritto penale e dell'egoismo razionale dei singoli che scambiano una condizione di incertezza con una nuova condizione più sicura e tranquilla. Il tema dell'interesse è il segno più chiaro del secolo di Beccaria; il secolo nel quale si formano la coscienza dei diritti individuali e la concezione dell'individuo dotato di libertà di scelta e perciò responsabile delle sue azioni. Altro tema dell'utilitarismo di Beccaria, comune a tutta la scuola classica, è quello della felicità: " la massima felicità divisa nel maggior numero".  Gli uomini sono mossi dalla ricerca del piacere, dalla felicità e dalla paura del dolore. Deriva da questo impianto utilitaristico un modello nel quale il calcolo dei costi - benefici indotto dalle pene, dalle sanzione e, più in generale, dal controllo sociale, scoraggia ogni forma di criminalità e di devianza. Essenziale in questo modello è il principio della proporzionalità tra delitto e pena, e della "pena minima necessaria". I principi di riforma, di razionalizzazione e di utilità dell'intervento dello Stato espressi da Beccaria, trovano un'analoga formulazione nel Panopticon di Bentham. Successive teorie trattarono delle organizzazioni del sistema penale non più nelle funzioni di repressione indiscriminata, ma in quelle di controllo razionale.


La scelta razionale e teoria situazionale della devianza

Con l'inizio del diciannovesimo secolo il pensiero sociologico sul crimine ebbe difficoltà a fare propria la teoria utilitaristica e in particolare il concetto di scelta razionale. Di conseguenza, dall'esaurirsi del paradigma utilitaristico, a fine settecento, nessuna teoria sociologica ha riservato grande rilievo al comportamento criminale e deviante come azione libera e calcolata per interesse. La prima teoria sociologica recente che ha inteso analizzare i comportamenti criminali quali effetti di scelte deliberate è la TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE. Tale teoria presuppone che gli individui adattino delle strategie individuali libere nel compiere azioni criminali e valutino i benefici nel trasgredire una legge.


La teoria del deterrente

Una teoria che presenta molti dati in comune con la teoria della scelta razionale è la teoria del deterrente. Il principio che la sottende è che la punizione rappresenta un freno efficace alle azioni criminali. Ma più i generale, essa pone l'interrogativo sul rapporto tra criminalità e il sistema delle pene. L'individuo, così come non è insensibile ai benefici delle sue azioni, così non lo è alle pene. Tutti i nostri comportamenti quotidiani sono regolati anche dalla previsione di andare incontro, con più o meno certezza, a sanzioni severe e certe. L'esposizione della teoria del deterrente seguirà i seguenti punti:

Continuità e differenziazione nei confronti della teoria della scelta razionale

I meccanismi della certezza delle pene

Le dimensioni della punizione

Prospettive della ricerca empirica nell'ambito della teoria del deterrente



Il sistema del crimine

Si intende per sistema del crimine l'insieme dei rapporti reciproci tra coloro che commettono reati, le vittime potenziali dei reati, gli operatori del controllo sociale e gli agenti penali. Il sistema del crimine si basa sui seguenti processi:



La crescita delle opportunità e dei profitti per i criminali favorisce l'aumento del crimine

L'aumento del crimine contribuisce ad accrescere le opportunità sia mediante nuove forme di autoprotezione sia saturando il sistema penale

Il crimine varia in forme inversamente proporzionali al variare della certezza della pena e del controllo e integrazione sociale.

LE OPPORTUNITA' DEL CRIMINE, il crimine varia in funzione diretta dei vantaggi e delle opportunità che procura ai suoi autori. LE INTERDIPENDENZE DEL SISTEMA DEL CRIMINE, il sistema del crimine si compone dialetticamente di azioni criminali e di reazioni delle vittime attuali e potenziali. IL CONTROLLO SOCIALE, si è definito il controllo sociale l'insieme dei mezzi con i quali una società impone la conformità alle leggi necessarie per la vita in comune. LA DINAMICA PENALE, il sistema penale comprendente anche l'azione repressiva dello Stato, ha riserve limitate contro il crimine.


Il paradigma positivistico. Dalla statistica morale alle interpretazioni bio - antropologiche della devianza


Introduzione

Il paradigma utilitaristico non incontrò le scienze sociali; la statistica sociale e la criminologia, anzi, si formarono in parte come rivolte contro il concetto di scelta razionale. Perché la teoria della scelta razionale presupponeva che la persona fosse libera di scegliere il corso delle proprie azioni, essa era in contrasto con le premesse scientifiche basilari per le quali ogni evento è causato da un evento precedente. Anche le tecniche scientifiche di misurazione e sperimentazione contrastarono con la teoria della scelta razionale poiché entrambe non avrebbero avuto senso nel caso di individui dotati di libera scelta. Di qui i tentativi, dalla fine del diciottesimo secolo, di raccogliere dati demografici, sociali, economici e di sistemarli in tabelle ative delle loro relazioni. Uno degli iniziatori di questa tendenza fu Bernard Quesnay con la sua pubblicazione nel 1758 di un TABLEAU ECONOMIQUE. Dall'ottocento in poi i processi di immigrazione nelle città, di industrializzazione e, più in generale il formarsi di patologie sociali e igienico - sanitarie in vaste aree urbane, resero sempre più urgenti nuove ricerche e strumenti di analisi scientifica capaci di spiegare il formarsi della criminalità, e delle forme di documentarla e di combatterla. Gli inizi della matematica moderna  e della statistica del sociale si ritrovano nelle fasi storiche di crisi sociale dal settecento in poi.





La statistica

Fu soprattutto la statistica morale ad attribuire importanza ai nuovi rapporti tra la criminalità e le patologie sociali commesse al formarsi delle aree urbane. Si definiscono statistici morali quegli scienziati che per primi considerarono la matematica e la statistica quali strumenti di analisi dei comportamenti sociali e la sociologia quale scienza rivolta allo studio della dimensione quantitativa e amministrativa della società. I comportamenti dell'uomo sono influenzati da fattori esterni e da meccanismi globali e non più individuali. Le prime pubblicazioni riportavano statistiche sulla moralità, sulla criminalità al fine di migliorare l'amministrazione della giustizia. Si iniziò a studiare il delitto come fenomeno di massa e nella massa, si propose di spiegarlo e di formulare regolarità. Il numero dei crimini commessi dagli uomini ha le stesse regolarità di quello delle nascite, delle morti, dei matrimoni; l'uomo sembra agire sotto l'influenza di cause determinate ed esterne al suo libero arbitrio. Di questo periodo è anche la formazione della biometria, cioè quello studio sistematico delle caratteristiche fisiche dell'uomo e delle loro variazioni nel tempo. I dati delle distribuzioni dei caratteri biologici si dispongono sempre per la distribuzione di una curva a campana. Distribuzione normale, uomo medio.


Il positivismo biologico

Il positivismo biologico derivò i suoi concetti dalla teoria di carattere atropo - psicologico e biologico dell'ottocento, insistendo sulla predisposizione fisiologica dei criminali. Questo insieme di teorie e di ricerche si riconobbe nella scuola positiva. Le teorie biologiche o fisiologiche della criminalità affermano che gli individui criminali sono tali perché geneticamente condizionati. Il rappresentante più noto di questo indirizzo è Lombroso, la sua opera più nota è L'uomo delinquente (1876). Ebbe molti critici.







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