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LA SOCIOLOGIA E LE SOCIOLOGIE - EDUCAZIONE



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LA SOCIOLOGIA E LE SOCIOLOGIE

Moltiplicazione dei paradigmi teorici e degli approcci metodologici. Progressiva espansione dei campi della ricerca applicata, a scapito dell'elaborazione teorica generale. Frammentazione della disciplina in una pluralità di sottodiscipline che hanno acquisito col tempo una loro autonomia e una loro storia.

Questa tendenza è inevitabile, sia perché riflette la più generale tendenza alle specializzazione dei saperi, sia perché il campo dei possibili interessi di studio della sociologia è di fatto sterminato.

Questa tendenza all'iperspecializzazione presenta però seri inconvenienti, in quanto rischia di far perdere di vista l'intrinseca connessione dei fatti sociali e l'idea stessa di società come insieme dei rapporti di interdipendenza tra le sue varie parti. Tali rischi aumentano quando nei percorsi di formazione delle nuove generazioni di sociologi la specializzazione nei singoli campi di ricerca avviene troppo precocemente, trascurando la formazione generale e i campi disciplinari adiacenti.



ORIENTAMENTI TEORICI ED ESPERIENZE DI RICERCA NELLA SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI   

(Crespi)



la specificità della disciplina non si fonda sulla natura degli oggetti analizzati, bensì trova la sua qualificazione nel particolare punto di vista volto ad evidenziare l'incidenza della dimensione culturale in tutti i diversi settori della vita sociale.

Consapevolezza del carattere costitutivo delle forme di mediazione simbolico-normativa, anche per lo stesso sapere scientifico.


CONOSCENZA

Consapevolezza del rapporto che intercorre tra momento valutativo e analisi empirica, tra concetti scientifici e quelli di senso comune. Consapevolezza del rapporto tra realtà socio-culturale e conoscenza

Non solo il macrosistema sociale, ma anche i microsistemi interni alle comunità scientifiche condizionano la produzione della conoscenza.

L'approfondimento dell'esperienza legata al riconoscimento dei condizionamenti socioculturali della conoscenza scientifica si è sviluppato nel nostro paese negli anni settanta, parallelamente alla crisi della tradizione marxista. Nasce così un rinnovato interesse per il problema dell'ideologia e della legittimazione.

Punto di partenza della nuova riflessione critica sul concetto di IDEOLOGIA era il fatto che il riconoscimento delle dimensioni valutative presenti nel discorso scientifico ha posto in crisi il concetto tradizionale di ideologia basato sulla contrapposizione a quello di scienza. In questo nuovo contesto, l'ideologia viene soprattutto pensata come una distorsione sistematica della comunicazione, ma anche come una dimensione difficilmente eliminabile di fronte all'esigenza di conferire all'azione un senso globale e coerente.

Un altro tema privilegiato è stato quello dell'IDENTITA'. La sociologia della cultura si era occupata in passato del problema dell'identità soprattutto in riferimento alle culture locali e alle diverse comunità etnico-linguistiche nella loro relazione con il processo di mutamento sociale che aveva investito la società italiana nel secondo dopoguerra.

Negli anni Ottanta, invece, il problema dell'identità viene studiato soprattutto in relazione al processo di crescente differenziazione che caratterizza la società contemporanea e in termini di identità dei singoli individui, dei gruppi, dei movimenti .

Crescente importanza che le variabili di tipo "soggettivo" sono venute acquistando nella ricerca sociologica, modificando i quadri di riferimento teorici prevalenti agli inizi degli anni Settanta

L'attenzione al carattere costitutivo delle forme di mediazione simbolica nel loro rapporto con l'azione, se da un lato ha messo in evidenza l'importanza ella dimensione delle regole, ha favorito, dall'altro, lo sviluppo dei metodi di ricerca di tipo qualitativo.





EDUCAZIONE

esistono legami molto stretti tra la sociologia della conoscenza e quella dell'educazione. Non solo la sociologia dell'educazione non può prescindere dal tenere conto di risultati delle analisi condotte a livello di sociologia della conoscenza, ma la sociologia dell'educazione, quando analizza i rapporti tra strutture sociali e forme pedagogiche, o tra queste ultime e gli apparati ideologici del potere, è in se stessa anche sociologia della conoscenza.

È il concetto stesso di educazione ad essere divenuto problematico: se in passato il processo di socializzazione e quello di formazione pedagogica erano sorretti da modelli ideali, forti e relativamente omogenei, oggi, modelli di questo tipo sono diventati più astratti e appaiono spesso incongrui con le richieste pratiche che emergono in un contesto sociale in costante mutamento.

Habermas - c'è una differenziazione tra il momento della definizione formale del giusto e quello dell'applicazione pratica di norme e modelli della vita quotidiana.

Settori privilegiati di riflessione teorica e di indagine empirica:


a)   Lo studio della funzione sociale dell'istruzione e in particolare della scuola, lo studio dei soggetti istituzionali del sistema educativo

b)   lo studio dei processi di socializzazione e l'analisi delle macrorelazioni tra sistema formativo, economico politico e culturale

c)   il rapporto tra scuola e stratificazione sociale.


La sociologia dell'educazione in Italia è sembrata tuttavia più interessata a sviluppare analisi ative tra i sistemi educativi di diversi paesi che non ad approfondire il confronto con i nuovi modelli teorici della sociologia contemporanea

Gli aspetti che hanno formato oggetto di analisi da parte dei sociologi italiani dell'educazione, sono da ricollegare ai processi di accresciuta scolarizzazione, alla permanenza di processi selettivi tradizionali malgrado le nuove politiche di riforma del sistema scolastico, alla riemergenza del confronto tra istruzione pubblica e privata, alle prospettive di riforma dell'università, alla pervasività dei mass media nell'ambiente esterno alla scuola e all'ingresso delle tecnologie informatiche nei processi di informazione.

Nel corso degli anni Ottanta la disciplina è andata incontro a cinque processi principali:

Espansione della disciplina dovuta all'accrescimento di domanda

Articolazione dei temi a dei problemi

Moltiplicazione delle relazioni a livello istituzionale tra la scuola e le altre istituzioni, dovuto soprattutto all'esigenza di raccordare le diverse politiche sociali (tra cui, appunto, la politica dell'educazione)

Moltiplicazione delle relazioni con il mercato.

Affermazione di modi e di tecniche di trasmissione della conoscenza diversi dall'istruzione formale, basate in particolare sulle interazioni e le intersezioni tra sapere imparato a scuola e sapere appreso tramite i media, le attività volontarie .

crescendo la complessità, aumenta anche l'interdipandenza delle variabili da analizzare, ponendo l'esigenza di un approccio multidimensionale

SCIOLLA:

a)   riguardo al tema della selezione scolastica, la sociologia si è inizialmente concentrata soprattutto sulle cause esterne all'istituzione, in particolare sui condizionamenti socio-economici, strutturali, di appartenenza di classe. Quest'approccio è sicuramente riduttivo in quanto non solo altri fattori di tipo individuale e soggettivo concorrono a determinarlo, ma anche perché molto spesso i fattori sociali agiscono sul rendimento non direttamente, ma in maniera mediata, attraverso meccanismi interni alla stessa istituzione scolastica

b)   la scuola non è solo un apparato istituzionale, ma è anche un contesto esperenziale in cui i giovani acquisiscono competenze e entro cui costruiscono anche una loro identità. L'educazione appare, quindi, come un processo complesso, più come una costruzione sociale che non una trasmissione a senso unico

c)   lo studio della socializzazione necessita di una pluralità di approcci e in particolare di uno scambio tra sociologia della conoscenza e dell'educazione. Studiare la socializzazione, infatti, non significa analizzare soltanto i processi di trasmissione di modelli culturali e di valori, come se questi fossero qualcosa di già dato. È necessario tenere conto dei criteri di selezione che presiedono al sistema educativo scolastico e dei modi attraverso cui l'individuo impara ad appropriarsi di particolari "stili cognitivi", così come dei modi come si stabiliscono tra docenti e studenti le procedure interpretative che rendono possibile portare  a buon fine l'insegnamento.


La sociologia dell'educazione è una disciplina, che in questo momento cerca una migliore articolazione concettuale per un approccio più adeguato alla complessità dei fenomeni da studiare.


COMUNICAZIONE E MASS MEDIA

Riflessione critica sulla funzione della ricerca sociologica sui mass media e sul loro rapporto con gli Enti e le Istituzioni che li producono

Abruzzese: "malgrado le differenze innegabili tra testo scritto e stampa a messaggio audiovisivo, diventa sempre più difficile sostenere la distinzione tradizionale tra sviluppo "riflessivo" dell'informazione giornalistica e sviluppo "spettacolarizzante" dei media

Stretta relazione che lega il mondo accademico e scientifico italiano all'impiego sociale e politico (integrazione con una committenza come quella della Rai)

Il rapido sviluppo di televisioni pubbliche e commerciali ha reso più complesso il rapporto ricercatore - committente ed ha prodotto negli studiosi un disorientamento che deriva anche dalla caduta della precedente certezza offerta da una televisione che, per quanto medium di massa, non aveva però interrotto i legami con la tradizione culturale italiana ed aveva aperto per i ricercatori spazi attraverso i quali veicolare le loro opinioni sui valori e sui metodi di un servizio pubblico televisivo e sulla comunicazione di massa.

Nella situazione precedente alla liberalizzazione, l'accento posto sulla dimensione normativa aveva anche portato a privilegiare le problematiche ed i temi macrosociologici e cioè l'assumere come oggetto di riferimento la struttura sociale nella sua integrità.

Ancora agli inizi degli anni '80 i temi principali della mediologia italiana sono la riforma dell'ente televisivo, l'uso alternativo delle radio, i rapporti tra media e lavoro intellettuale, l'analisi dei processi di formazione storica dei modelli televisivi .

Con gli anni '80, il mutamento del contesto socio-politico e le trasformazioni intervenute nei sistemi dei media, hanno provocato anche mutamenti negli interessi della ricerca, che ha dovuto sempre più confrontarsi con i problemi legati all'internazionalizzazione, alle forme della serialità televisiva, al dibattito sulla professionalità del mondo dell'informazione, al nuovo e più stretto rapporto tra media e politica.



Tre sono le principali posizioni che affrontano il problema dello statuto disciplinare della sociologia dei media:

la posizione di chi svolge ricerche in questo campo come sociologo, negando autonomia di teorie e di metodi ai cosiddetti "massmediologi"

la posizione di chi opera in questo campo considerandolo come un campo interdisciplinare suscettibile di autonomizzarsi

la posizione di coloro che sono interessati ad operare in questo campo con l'obiettivo di modificare parzialmente statuto e paradigmi delle tradizionali discipline sociale, imponendo loro oggetti rilevanti


LETTERATURE, ARTE E MUSICA

negli anni '70 si è avuto in Italia una rapida e decisa istituzionalizzazione della sociologia dell'arte e della letterature, attraverso l'attivazione dell'insegnamento corrispondente in alcune facoltà. Parallelamente sono apparsi una serie di testi teorici e metodologici che hanno indicato sia i precedenti storici che le principali linee di articolazione della disciplina.

La distinzione tra testi scientifici, storici, letterari, sembra debba essere attribuita al contesto convenzionale della presentazione, che non alla differenza di contenuti e metodi

Esistono stretti legami fra la sociologia della letteratura e dell'arte con la sociologia della conoscenza e in particolare con la dimensione degli stili cognitivi. (carattere interdisciplinare della loro ricerca)

La critica decostruttivista non solo mostra il testo letterario come luogo di una molteplicità, della non univocità, dell'ambivalenza e della contraddittorietà, ma pone anche in evidenza il carattere attivo della letteratura del testo, da parte di un soggetto che è anch'esso "decentralizzato" e capace di molteplici interpretazioni.


OSSERVAZIONI CONCLUSIVE

problemi di definizione dell'identità delle diverse discipline applicate dovuti all'eccessiva preoccupazione da parte degli studiosi circa la loro identità e la possibilità di riconoscimenti istituzionali, ma sintomatici anche di una profonda trasformazione che ha investito il nostro modo di considerare la cultura.

Parsons considera la cultura come un insieme di valori e di modelli oggettivati, utili per l'orientamento dell'agire sociale in senso funzionale al sistema. In questa concezione manca una teoria della genesi della cultura e pertanto il rapporto tra cultura ed azione è ridotto ad un adattamento di quest'ultima alla prima

Oggi un ragionamento di questo tipo non è più possibile. La cultura e le istituzioni debbono essere considerate, al tempo stesso, non solo come orientamento costitutivo dell'agire sociale, ma anche come prodotto di quest'ultimo (fine della possibilità di riferimento a criteri oggettivi ed universali).

Disorientamento per le discipline che si occupano dei processi culturali, che hanno visto estendersi i loro confini e la complessità del loro oggetto.

Possibile soluzione: avvalersi della possibilità di una pluralità di interpretazioni diverse all'interno di un ambito di comunicazione intersoggettiva, ambito che è comune perché è fondato sulla consapevolezza del carattere parziale e selettivo di ogni interpretazione. In questi termini può essere tenuto conto sia il momento cognitivo e simbolico-normativo, sia quello legato più direttamente all'agire, nella misura in cui quest'ultimo sfugge ad ogni determinazione.


SOCIOLOGIA POLITICA

Il rapporto tra scienza e politica risulta fecondo, sia sul piano politico che su quello scientifico, quando tra i due termini viene mantenuta una certa tensione e quindi quando alle agenzie di ricerca viene garantito un consistente grado di autonomia. Questa è la ragione che spiega come mai la sociologia, e in particolare la sociologia applicata, trovi le condizioni più favorevoli al suo sviluppo in società dove prevale un ordinamento democratico e pluralistico.

È difficile tracciare una linea netta di distinzione tra la "scienza della politica" (o semplicemente "scienza politica") e la "sociologia politica". Si può dire che gli scienziati della politica tendono a considerare il sistema polititico prevalentemente nelle sue dinamiche interne, mentre i sociologi politici tendono piuttosto a considerare i legami tra la politica e le altre sfere della vita sociale (l'economia, la religione, la cultura . )


LA SOCIOLOGIA POLITICA IN ITALIA NEGLI ANNI OTTANTA: DALLA CRISI DI IDENTITA' AI NUOVI ORIENTAMENTI DI RICERCA     (Marletti)

Dopo la guerra l'interesse che i sociologi italiani mostrano per la politica è assai intenso (studi sui partiti, sulle elezioni o sulla proanda politica)

Collaborazione tra sociologi politici e scienziati della politica

Primi anni '70: sforzo di uscire dagli schemi più tradizionali del rapporto fra società e politica, per cogliere il grado di sviluppo ormai raggiunto dalla società italiana e le prospettive verso cui sembra avviata; tentativo di ripensare storicamente le tappe di questo sviluppo, in un dibattito interdisciplinare che mette insieme economisti, storici, sociologi e politologi.

Primi anni '80: restringersi improvviso degli interessi di sociologia politica.

Spiegazioni di questa discontinuità:

a)   spiegazione di ordine interno, riguardante la comunità sociologica e gli interessi di studio che essa esprime. Se fino agli anni '70 la formazione intellettuale di un sociologo era generale e unitaria, negli anni '70 si afferma la necessità di una specializzazione. Le tendenze della domanda e dell'offerta sul mercato hanno portato ad un prevalente interesse per i rapporti fra economia e società anziché fra società e politica.

b)   Spiegazione di ordine esterno, riguardante le trasformazioni dei processi politici avutesi nel corso degli anni '70 e le difficoltà dei sociologi nell'interpretarne il senso e le conseguenze per il sistema sociale in generale.


Il risultato delle elezioni politiche del 20 giugno 1976 apparvero a molti come un vero e proprio "terremoto". Le ricerche svolte fino ad allora erano infatti tutte quante fondate sul presupposto di una forte stabilità del sistema politico, stabilità ancorata ai legami di appartenenza subculturale che fornivano la base della rappresentazione politica dei grandi partiti di massa. Questo "terremoto" elettorale indicava invece l'aprirsi di un ciclo nuovo di instabilità e di mobilità politica

interpretazioni date di questo nuovo ciclo di instabilità:

questo ciclo andava interpretato in termini di "sfondamento" dei confini del sistema politico, attraverso il crescere di domande sociali a cui gli apparati istituzionali e politici non erano in grado di dare risposte adeguate. Si ipotizzava il deperimento degli attori politici tradizionali (partiti) e l'affermarsi dei movimenti collettivi come nuovi soggetti politici ("socializzazione della politica": espansione del sociale entro i confini prima riservati alla politica, tale da attirare e mobilitare ambiti della vita sociale in precedenza esclusi o passivi, allargando la partecipazione politica a tutti gli strati sociali). La sola alternativa era ritenuta essere un mutamento orientato a forme di "democrazia autoritaria" e "stato forte"

anche quest'interpretazione partiva dall'idea che si fosse allargato l'ambito dell'agire politico a nuovi attori collettivi. L'attenzione è però rivolta ai conflitti di lavoro, alle relazioni industriali, alla crescente importanza dei sindacati e i gruppi di interesse nei processi di intermediazione e nello scambio politico (esplorare non soltanto i nuovi soggetti, ma anche le forme di mercato in cui essi agiscono e il grado di accessibilità o chiusura dei mercati stessi)

analizzare in termini circoscritti il nuovo ciclo di instabilità: capire se i rapporti di forza tra i partiti, misurati in termini di voto, che erano rimasti congelati per 25 anni, stiano per essere modificati e dare luogo a nuove maggioranze di governo, oppure se la fluidità elettorale che si è manifestata nelle consultazioni del '76 non sia da considerare una "mobilità senza movimento"


Solo il terzo tipo di interpretazione ha dato luogo in seguito ad una continuità di ricerche

Alla fine degli anni '50 accanto alla sociologia politica si sviluppa una disciplina per molti aspetti affine ma allo stesso tempo alternativa e in competizione con essa: la scienza politica.

Bobbio: a differenza della sociologia (interessata prevalentemente ai modelli ed alle tipologie), la scienza politica si deve fondare soprattutto sulla conoscenza storica dei fenomeni, inquadrandoli in una prospettiva teorica-critica delle forma della democrazia e dello Stato. Necessità di integrare la conoscenza sociologica dei fenomeni politici con strumenti derivanti dalla storiografia, dal diritto pubblico, dalla filosofia politica e morale.

Sartori: intende la scienza politica come una sotto-spiegazione della sociologia. Il sociologo assuma come "variabile indipendente" la società e pone sotto osservazione i fattori esterni al sistema politico, mentre il politologo porta la propria attenzione prevalentemente sulle dinamiche interne ad esso.  Si considerano i confini tra vita sociale e politica non come già dati e determinati una volta per sempre, ma come risultato di oscillazioni e risposte sitemiche.

La crescente complessità sociale non ha portato ad un irrigidimento del sistema, bensì a forme di derogolamentazione e di slittamento dei confini, accrescendo la distanza tra paese legale e paese reale, grazie a dinamiche autoreferenziali. (la tendenza si sta però esaurendo e si avverte la necessità di regole e di ruoli internamente congruenti, fissi e predicibili, per i rapporti tra governo, partiti e parlamento.

PIZZORNO: DOMANDA: la società civile impone le sue esigenze a quella politica

DELEGA: la domanda trova legittimazioni nell'ambito politico, la società civile cessa, i soggetti politici diventano autonomi, i loro rapporti rispondono ad una logica propria

Sociologi politici: orientati a studiare i meccanismi di rappresentanza ed i fenomeni della partecipazione, dell'astensione o dell'apatia, i processi di identificazione tra i cittadini e i partiti e la formazione di identità collettive (partiti come organizzazioni di rappresentanza e partecipazione sociale)


Politologi: interessati a cogliere le dinamiche autonome del sistema dei partiti e del ceto politico traducendoli in modelli formalizzati (attenzione sui "sistemi di partito" e la loro articolazione interna) 


Pizzorno ipotizza che la formazione delle identità collettive tende ormai a sfuggire al monopolio dei partiti. Se infatti nelle società del primo industrialismo la formazione delle identità collettive può avere una spiegazione "strutturale" in rapporto ai processi di mobilitazione che hanno lo scopo di far entrare nel sistema politico nuove masse, in una società mobilitata e fortemente differenziata come quella contemporanea, la formazione di nuove identità collettive può servire soltanto a ridefinire in altro modo interessi di individui che erano già rappresentati nel sistema politico. La nascita di nuove identità non rappresenta più un punto di svolta, ma genera tensioni, spreco e squilibrio nella continua costruzione e decostruzione di identità.


Difficoltà per il sociologo e il politologo di dover fare i conti con aree tematiche tra loro anche molto eterogenee



Il prevalentemente orientamento della sociologia politica verso i partiti politici, se da un lato ha permesso di dare alla disciplina una prima base di statuto epistemologico, ha però portato ad una crisi di identità della disciplina stessa tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, periodo in cui ha dovuto constatare una profonda trasformazione della natura e delle funzioni dei partiti e un mutamento del rapporto tra partiti e società civile.

La trasformazione dei partiti politici da organizzazioni di massa a base di riproduzione di un ceto politico all'interno del quale vi è un'omogeneità culturale, non ha dato luogo ad analisi sistematiche ed a vere  continuità di ricerca o almeno di discussione critica.

Vi è inoltre una quasi completa assenza di studi e analisi puntuali su fenomeni della personalizzazione del potere e le forme di leadership nelle società complesse. Appare estraneo il cerchio perverso della razionalizzazione burocratica e dell'esplodere di movimenti carismatici-totalitari, così come il rapporto tra media e leadership (che cmq è già stato esplorato da alcuni contributi)

L'unico settore che può vantare un'ininterrotta continuità è quello della sociologia elettorale anche se ha come grande limite un'evidente tendenza all'autoreferenzalità anziché confrontarsi con settori strettamente affini

Dato il carattere del sistema elettorale italiano, fortemente proporzionale, anche minime variazioni di voto vengono assunte, da una consultazione all'altra, come "vittoria" o "sconfitta" d0una linea, d'un Leader o di una corrente attraverso anche l'amplificazione fattane dai media

Tendenza alla sviluppo di modelli di spiegazione che integrano fattori macro e fattori micro di determinazione delle relazioni sociali e politiche, abbandonando le spiegazioni in termini subculturali

Influenza dell'inclusione dei diciottenni all'elettorato attivo e del fenomeno astensionistico

Processo di de-istituzionalizzazione delle consultazioni elettorali a partire dagli anni '70. Se in precedenza la verifica del consenso elettorale rappresentava una netta scansione rispetto all'agire del governo definendo delle scadenze certe, oggi il ripetersi di consultazioni sempre più ravvicinate di vario tipo formano una situazione di perenne consultazione.

La scelta di un voto va considerata come una risposta ad una proposta, risposta che nella società odierna appare sempre più  dipendente dalla capacità di far valere una proposta politica in termini di comunicazione.


STUDI SUL POTERE DI COMUNITA'

mancanza di un approccio e di metodologie unitariamente definite e concordate

Gli studi risentono del modello americano (anni '50-'60): l'osservazione del microcosmo comunitario può mettere a fuoco meccanismi di ordine più generale

Tentativo di verificare l'esistenza di una minoranza dirigente locale in grado di occupare ruoli di potere e influenzare le decisioni riguardanti l'interesse pubblico.

Nello studio dei fenomeni del potere locale coesistono due diverse strategie di ricerca: la prima che guarda prevalentemente gli attori, la seconda che guarda all'analisi della politiche (sottolineano la specializzazione degli ambiti decisionali, la molteplicità degli attori e la complessità delle interrelazioni che li mantengono in contatto).

Limite: settorialità - i risultati sono difficilmente generalizzabili

malgrado la sua importanza ampiamente riconosciuta, l'integrazione dei problemi della comunicazione di massa di cui fa largo uso la politica, non è stata presa sufficientemente in considerazione né da sociologi, né da politologi.

L'interesse dei sociologi della prima generazione verso le comunicazioni di massa era rivolta soprattutto allo studio della proanda politica e ai problemi dell'appello nella camna elettorale. Emergere di un  linguaggio politico ad alta valenza simbolica, la cui funzione non è parlare dei problemi e contribuire alle decisioni, quanto di suscitare appelli e suggestionare gli elettori.

Convinzione allora diffusa che le scelte dell'elettorato più che dall'appello proandistico sono determinate dall'appartenenza a culture politiche e sono sostanzialmente stabili. Solo in presenza di un elettorato fluttuante, infatti, le forme della comunicazione politica possono avere un impatto di qualche genere. Perciò in quegli anni l'interesse degli studiosi si rivolge prevalentemente allo studio dei rapporti fra comunicazione di massa e sviluppo dei consumi.

Se fino a metà degli anni '70 le maggiori organizzazioni di partito sindacato erano in grado di produrre al proprio interno la comunicazione politica e disponevano di canali autonomi per farla circolare e diffonderla nella propria base e tra i simpatizzanti, a partire da allora i mezzi e i canali di comunicazione dei partiti appaiono sempre più inadeguati e incapaci di competere con gli apparati pubblici e privati dei media, che vedono accrescere la loro influenza e sono ormai ramificati in tutto il corpo sociale.

Leaders politici ed organizzazioni sono costretti a servirsi dei media non soltanto per comunicare con la loro base, ma anche per parlarsi tra di loro.

Tentativi di controllo e di lottizzazione dei giornali e della televisione.

Pochi tentativi di integrare le ricerche sul contenuto della comunicazione politica attraverso i media con ricerche sugli effetti (soprattutto coi sondaggi d'opinione)


RAPPORTO TRA ETNICITA' E POLITICA

gli anni '90 sono caratterizzati dall'intensa ripresa di un "movimento di popoli" che ha pochi precedenti. Da fenomeno locale e regionale, le migrazioni stanno diventando generalizzate su scala continentale se non etaria.

Difficoltà implicite nelle relazioni interetniche. Inevitabilmente amplificato dai media, il fenomeno può dare luogo ad ondate di allarme sociale

Le politiche di integrazione e di pura e semplice assimilazione sono destinate a fallire. È necessario passare a politiche ispirate ad una "cultura della differenza". Ma per ora una società multietnica e pacifica rimane assai vaga.

CITTADINANZA: si è conurata storicamente come un pacchetto unitario di diritti economici, sociali e politici, concesso in base alla nazionalità e alla necessità di integrare le masse lavoratrici nei processi produttivi. Ma nel quadro di crescente interdipendenza internazionale e di ripresa del movimento dei popoli, i diritti di cittadinanza sono oggi rivendicati anche da soggetti provenienti da nazioni diverse e che desiderano conservare la loro identità culturale e nazionale. ("cittadinanza senza nazionalità" che porta verso politiche di cittadinanza differenziate a seconda dei paesi e dei contesti istituzionali e storici.


CONCLUSIONI

evitare ogni artificiosa e ideologica contrapposizione tra società e politica

concentrarsi e riflettere sui rapporti tra mutamento ed istituzionalizzazione

nel caso italiano si è avuta una sorta di routinizzazione dell'instabilità che l'ha trasformata da vizio in virtù di governo.

Ciò che sta cambiando non è soltanto il confine tra ciò che consideriamo "sociale" e ciò che consideriamo "politico", ma è l'ambiente stesso, materiale e simbolico, entro cui società e politica interagiscono, che sta trasformandosi profondamente.



GLI STUDI DEI PROBLEMI E DEI PROCESSI SOCIALI SUL TERRITORIO IN ITALIA   (Martinelli)

Appartengono alla disciplina l'insieme degli studi empirici e di apporti teorici concernenti le società urbane

Da riunioni scientifiche iniziali con un più ampio concorso di contributi di carattere più generale, gli studiosi si sono poi orientati a convegni con tematiche specifiche, legati a problematiche teoriche o a problemi su aree territoriali specifiche (la montagna, il turismo, l'abitazione. L'area mediterranea).

Le sociologie del territorio si sviluppano non tanto sul dibattito sulla definizione delle discipline e delle specialità, quanto su risposte da dare a problematiche attuali della società civile riferite ai luoghi dell'insediamento. La sociologia del territorio riflette sui processi e sui problemi del territorio.


LA PIANIFICAZIONE SOCIALE DEL TERRITORIO

mette in evidenza e discute i complessi rapporti della pianificazione come forma di controllo sociale, con i tentativi di applicazione delle politiche sociali e delle teorie sociologiche sul territorio.

PIANIFICAZIONE AUTORITARIA: non tiene conto delle caratteristiche di vita delle popolazioni insediate


LE FORMAZIONI SOCIALI TERRITORIALI

Analisi territorialmente centrate

L'approccio deve essere in grado di integrare l'analisi dell'economia, del sistema politico e del sistema socio-culturale locali.



L'analisi dei diversi contributi evidenzia la collocazione degli studi sulle formazioni sociali al crocevia tra diverse specialità della sociologia, in particolare quella economica e politica oltre che della sociologia del territorio: in essi la variabile specifica viene considerata più come delimitazione del campo di indagine che come fatto specifico capace di influenze e portatore di spiegazioni sociologiche

Gli studi sulle formazioni sociali territoriali consentono di situare le analisi dei fenomeni sociali in ambiti territoriali a confine variabile e fluttuante; offrono la possibilità di disegnare le mappe della distribuzione dei fenomeni economici e politici all'interno di ampie circoscrizioni amministrative.

Il concetto di formazione sociale territoriale permette di superare l'opposizione dicotomica tradizionale città - camna scarsamente applicabile nell'analisi territoriale in Italia


STUDI SULLE CITTA' ITALIANE

Gli studi sulle città riguardano a volte le città come realtà globale, a volte si riferiscono a specifiche aree territoriali al suo interno (centro, quartieri, periferie), talvolta riguardano fenomeni particolari (come l'immigrazione) che si svolgono nell'ambito territoriale cittadino.

Analizzare la situazione esistente e individuare degli strumenti operativi tali da permettere alla pubblica amministrazione una più incisiva capacità di intervento e/o di programmazione

Città come società: se le società urbane possono essere più o meno strutturate, se i soggetti nello stabilire le loro strategie di comportamento si orientano in modo importante al contesto urbano e per questo la loro interazione aumenta di intensità e valore, allora la città appare come un'unità sociale strutturata e quasi essa stessa un soggetto sociale. In un'ipotesi di società urbana strutturata essa è luogo di conflitti significativi per il mutamento sociale, in cui prendono forma concretamente classi, strati e ceti diversi, si organizzano gruppi di interesse, possono attivarsi processi di mobilitazione.

Ricognizione accurata delle domande e dei bisogni della popolazione di una certa area, rapportando i risultati di tale valutazione alle risorse pubbliche disponibili, presenti e future, in vista della programmazione di servizi sociali di responsabilità del Comune.

In alcuni studi su città italiane si raggiungono obiettivi riferiti all'interpretazione di fenomeni specifico, si descrivono processi e si individuano problemi e si cerca di indicare possibili soluzioni. Ciò si verifica sia nelle ricerche aventi finalità esplicite di intervento richieste dal committente, sia in altri contributi in cui valutazioni e proposte sono espressione diretta del ricercatore.

La descrizione di processi sociali nelle città italiane al fine di offrire un contributo alla soluzione di alcuni loro problemi sembra essere la caratteristica generale di questi studi sociologici 


STUDI SULLE CITTA' IN ALTRE REGIONI GEOGRAFICHE

alcuni studi riguardano città situate in altre regioni geografiche e sono documento dell'interesse dei sociologi italiani per fenomeni urbani con caratteristiche diverse da quelle italiane.

Apporto della cultura specifica di un popolo alla costruzione della città

Gli studi di sociologi italiani su città all'estero hanno come primo scopo quello di dare informazione su una lettura scientifica che è da noi quasi totalmente ignorata. Appare in essi l'interesse a dar conto di fenomeni che implicano anche problemi teorici, quali la struttura e l'evoluzione ella città post industriale, la crescita del villaggio nella città, lo sviluppo delle città del Terzo Mondo, l'apporto delle correnti migratorie all'identità culturale urbana . Sono invece generalmente assenti interessi per specifiche problematiche locali e per indicazioni di intervento sociale

Sembra che gli studi su città straniere sono svolti prevalentemente al fine di chiarire problemi di definizione teorica ed anche di eventuale previsione sull'avvenire delle nostre città.


GLI STUDI DI COMUNITA'

L'analisi della connessioni esistenti tra ideologie, valori e sollecitazioni presenti al loro interno in un dato momento storico e strutture e modalità tecniche attraverso le quali il singolo contesto spaziale si esprime è uno dei possibili modi di leggere la storia delle città e del territorio. Ciò sviluppa modelli contingenti di urbanità: all'interno di tale fluttuante mondo di combinazioni il singolo ritaglia i suoi meccanismi di approccio e di appartenenza alla città (percorsi di senso individuali in una società metropolitana)

Agire di comunità come azione che si manifesta con aspetto esteriore molto diverso a seconda del tipo di insediamento

Processo di passaggio dalla comunità alla società: la finzione comunitaria può giovarsi di salde radici storico culturali che in passato abbiano rappresentato un forte connettivo di adesione , familiarizzazione e partecipazione; tuttavia, se nel frattempo intervengono fratture generazionali, mutamenti nella stratificazione sociale, differenziazioni ideologiche e simboliche, segnalate anche dalle innovazioni urbanistico territoriali, la struttura delle ramificazioni e dei rapporti amicali sembra destinata ad indebolirsi.

La comunità non è mai omogenea in quanto è la risultante composita di elementi difformi; di conseguenza ogni genere di legame risulta provvisorio, momentaneo, funzionale.

La secessione e la ssa, lenta o repentina, di una comunità avvengono in forma tanto più evidente e percepibile sociologicamente quanto più deboli e fittizi erano i legami preesistenti.

Un concetto centrale ai fini di cogliere i mutamenti in atto del rapporto società - territorio è quello di appartenenza, nel suo significato non solo ecologico, ma anche socio-culturale e psicologico, al quale è strettamente legato quello dell'identità

IVER: la struttura della comunità si fonda su due elementi fra loro complementari: la località o area territoriale e il sentimento. Quest'ultimo riguarda l'aspetto più propriamente psico-sociale-culturale della comunità, riferibile al complesso di memorie, a tradizioni, costumi e istituzioni condivise dai comportamenti

Gli studi sulle comunità più che riguardare aspetti morfologici e di struttura sono orientati in generale a descrivere le componenti relazionali e affettive degli abitanti di aree territoriali circoscritte.


STUDI SULLE SOCIETA' RURALI

la condizione anziana nelle aree rurali è stata esaminata come fenomeno specifico del processo di invecchiamento della popolazione nei paesi a sviluppo economico, che vede aumentare la speranza di vita residua dei sessantenni.

Viene segnalato il mantenimento nelle aree rurali di una forte distintività socio-culturale: i valori dominanti sono indicati nella praticità, l'efficienza, l'etica del lavoro, l'amicizia, l'onestà, il patriottismo, il conservatorismo sociale, valori che rendono la condizione sociale anziana nelle aree rurali più favorevole.

Studi di sociologia rurale aventi per oggetto problemi specifici sono esaminati nei settori di riferimento, per i problemi dell'abitazione, del turismo e la questione ambientale. Si tratta di percorsi nuovi nell'ambito della disciplina tradizionale

Studi sociologici in paesi diversi dall'Italia sono impiegati nell'analisi e valutazione di progetti di sviluppo in diversi paesi africani


GLI STUDI SULL'AMBIENTE E L'ECOLOGIA

gli studi sull'ambiente, la qualità della vita e l'impatto ambientale costituiscono una più recente presenza nella produzione scientifica.

"Situazione nel territorio": condizione plurima dei gruppi negli insediamenti territoriali connotati da posizione nella struttura di classe, posizione di ceto, condizioni della struttura sociale (età, sesso, situazione familiare).

La situazione nel territorio analizza anche la fruizione dei vari servizi, di trasporto e di comunicazione, commerciali, socio-sanitari, ricreativi, culturali .   La valutazione della congruenza dei servizi ai bisogni della popolazione offre una conoscenza della qualità dell'ambiente.

La valutazione soggettiva della qualità dell'ambiente è ispirata dai valori, dai bisogni, dalle aspettative ma anche dall'esperienza del concreto ambiente.

Per alcuni sociologi il criterio guida che esplicita gli elementi e l'organizzazione sociale dello spazio ritenuti importanti per soddisfare bisogni e valori sia la simbolica degli spazi riferita alle relazioni sociali; tra questi elementi simbolici sono segnalati come significativi quelli di area, centro, confine, che si articolano in una fitta trama di comunità.

IMPATTO TECNOLOGIA-AMBIENTE: esigenza di un controllo costante del territorio; esigenza di interpretare la tecnologia come una serie complessa di situazioni che modificano condizioni ed equilibri precedenti. La tecnologia va letta come elemento intermedio fondamentale tra bisogni dell'uomo e caratteri e condizioni dello spazio

Altri sociologi sostengono che la qualità di un luogo sia semplicemente prodotto delle componenti fisiche dello spazio e delle rappresentazioni cognitive e affettive delle persone che vi risiedono (significato sociale della qualità ambientale)

La sociologia, intesa come filosofia sociale, sottolinea la relatività storica e etnica dei valori ambientali; nella sua versione costruttiva elabora un modello dei bisogni ambientali dell'uomo, con lo scopo di fornire indicazioni per la progettazione e la gestione dell'ambiente.

Negli interventi a difesa dell'ambiente possono essere legittimati sia il sociologo consulente di enti e costruttore di consenso, sia quello che si pone come agitatore sociale a servizio di movimenti di opposizione ambientale.

Gli studi ambientali hanno subito un'accelerazione dal 1988 allargandosi e stabilendo dei collegamenti con i movimenti ambientalisti.


STUDI SULL'ABITAZIONE E PROBLEMI DEL TURISMO








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