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TIPI DI INTERVISTA E DI CAMPIONE - L'intervista guidata

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TIPI DI INTERVISTA E DI CAMPIONE


Le distinzioni sono diverse a seconda degli autori e dei diversi criteri da essi adottati.

In generale possiamo distinguere 3 tipi di intevista:

L'intervista libera;

L'intervista con questionario;

L'intervista con questionario per campione.




Questa distinzione prende in considerazione contemporaneamente 3 criteri significativi, che riguardano il ruolo dell'intervistatore (da un > a un < di iniziativa autonoma discrezionale), lo strumento tecnico dell'intervista (il questionario nelle sue varie forme), e infine la posizione, la struttura e le caratteristiche dell'intervistato.


definiamo intervista libera, quel tipo di intervista in cui l'intervistatore può usare tutta la sua iniziativa nell' iniziare e portare a termine il colloquio per gli scopi conoscitivi che interessano gli obiettivi della sua ricerca. Questo tipo di intervista può essere suddiviso in vari sotto-tipi:

a)      l'intervista non strutturata;

b)      l'intervista non direttiva;

c)      l'intervista focalizzata;

d)      l'intervista per la raccolta di storie di vita, o intervista guidata;

e)      l'intervista formale.


a)     L'intervista non strutturata


È caratterizzata dalla totale libertà lasciata all'intervistatore. Deve essere in grado di scoprire connessioni logiche e sostanziali in un discorso apparentemente slegato e casuale, stabilire in base a pochi, indiretti accenni il ruolo sociale dell'intervistato, le sue aspirazioni profonde, il tipo di attività, relazioni, delusioni e frustrazioni. Tale intervista si distingue per la grande spontaneità consentita all'intervistato.

Es. sono monografie che riguardano particolari condizioni umane e i loro problemi specifici, frutto di incontri in cui l'intervistato parla liberamente della sua situazione di lavoro o di disoccupato, della propria famiglia, dei programmi cinematografici che più lo interessano, della concezione che si è fatta del mondo e della vita, di ciò che si attende per i li, ecc.

Per tali interviste ci si può avvalere anche dell'analisi del contenuto (analisi sistematica di un testo o del messaggio di qualsiasi mass media, allo scopo di stabilirne i temi ricorrenti, la simbologia positiva e negativa, i legami interni e i richiami evocativi, più o meno espliciti, ossia le associazoni mentali che intende indurre o provocare).


b)     L'intervista non direttiva


È affine ad a). Se ne distingue perché essa tende, più che a raccogliere dati o 'fatti', a consentire all'intervistato a parlare liberamente, a esplicitare emotivamente tutto il mondo emotivo e di pensiero che gli si agita dentro.

L'importanza di questa intervista è, oltre che conoscitiva, anche di ordine terapeutico: consentendo all'intervistato di parlare liberamente dei suoi problemi interiori, psichici, lo aiuta a prendere piena coscienza, e quindi a rimuoverli, aliberarsene.

Alcuni ricercatori (ispirati a Elton Mayo, pioniere di queste pratiche) hanno riassunto una serie di regole da seguire per condurre correttamente questo tipo di intervista:

q       L'intervistatore deve ascoltare l'intervistato in modo paziente e amichevole, ma anche intelligentemente critico;

q       Non deve mostrare alcuna specie di autorità;

q       Non deve offrire alcun consiglio o ammonimento morale;

q       Non deve discutere con l'intervistato;

q       Deve parlare e fare domande solo a certe condizioni:

Per aiutare la persona a parlare

Per dissipare ogni timore e paura da parte dell'intervistato che possa influenzare il suo rapporto con l'intervistatore

Per apprezzare l'intervistato per il fatto che racconta i suoi pensieri e sentimenti accuratamente

Per indirizzare la conversazione su qualche argomento che è stato omesso o trascurato

Per ridiscutere presupposti rimasti impliciti, se è il caso.


c)     L'intervista focalizzata


Affine a b) in quanto non pone domande rigidamente strutturate. Ne differisce perchè riguarda particolari situazioni in cui si sono trovati gli intervistati. È quindi un'intervista circoscritta ad un tema preciso e in rapporto a determinate ipotesi di lavoro che il ricercatore ha elaborato in precedenza sulla base di considerazioni su quel tema specifico.

È essenziale, per lo sviluppo di questo tipo di intervista, che si sappia in via preliminare che gli intervistati hanno preso parte ad una certa manifestazione, o esperimento. Analizzando tale situazione, i ricercatori sono in grado di elaborare alcune ipotesi di lavoro provvisorie. Per questo è necessario tener presente 3 criteri:

L'ampiezza: l'elenco dei temi che serve da guida all'intervistatore costituisce uno strumento di misura rispetto alle risposte che sono state previste. Il suo limite è dato dal fatto che vi possono essere risposte rilevanti che non sono state previste. Da qui deriva la necessità, per l'intervistatore, di evitare alcuni errori quali: l'attenersi troppo rigorosamente alla tematica prestabilita in modo tale da scoraggiare le risposte che non vi si riferiscono direttamente, la tendenza a scambiare l'ampiezza dell'intervista focalizzata con la superficialità cioè passare da un argomento all'altro senza averne esplorato abbastanza a lungo i particolari.

La profondità: è data da quei resoconti che tendono a svelare come si è avuto esperienza della situazione di stimolo. Tali resoconti consentono di determinare il grado di attaccamento e di partecipazione personale all'esperienza di quella situazione. Generalmente, per ottenere risposte significative dal punto di vista della profondità, è consigliabile centrare l'attenzione sull'esperienza passata, mediante la ricostruzione della situazione di stimolo, porre domande che si riferiscono ad aspetti affettivi, ecc.

Il contesto personale: è derivato da quelle esperienze e particolari condizioni che aiutano a spiegare le definizioni caratteristiche della situazione di stimolo offerte all'intervistato. Si possono 2 tipi di contesto personale: il tipo idiosincratico, che si verifica poco frequentemente, e il tipo che corrisponda a un ruolo, generalmente comune alle persone che occupano una particolare posizione sociale, con un particolare stato sociale. Per comprendere eventuali risposte non previste, la conoscenza del contesto personale è essenziale.


d)     L'intervista guidata


Intervista che i sociologi usano per raccogliere le biografie degli intervistati, servendosi per lo più di una semplice guida, o elenco di argomenti e temi, sui quali cercano di ottenere le più spontanee ed estese risposte possibili. L'intervistatore deve mostrare interesse vivo per ciò che l'intervistato dice, ma deve nello stesso tempo saper discriminare, pur trascrivendo tutto, ciò che è vero da ciò che non lo è. È bene interrompere il meno possibile l'intervistato. Appena comincia a parlare è bene lasciargli piena libertà nella scelta dei temi, senza alcuna preoccupazione di ordine cronologico o logico. La regola fondamentale è questa: l'intervistato va sempre visto e concepito non come un individuo isolato, bensì come il membro di tutta una cultura, legato ad una determinata comunità, parte di un determinato sistema di vita.

e)     L'intervista informale


Si sviluppa non sulla base di un piano o di una guida tematica precisa o di un questionario più o meno rigidamente strutturato, bensì in maniera non formale, a seconda delle circostanze e delle persone intervistate, con l'intento di aprire un dialogo fra ricercatore e oggetto di ricerca assolutamente indeterminato e su un piede di assoluta parità. Nessun altro tipo di intervista permette all'intervistato di essere completamente a suo agio. Tale intervista è essenziale all'inizio della ricerca, ossia nella ricerca di sfondo, in quanto aiuta il ricercatore a determinare quali sono i problemi veri, ossia rilevanti rispetto all'oggetto di indagine, e a liberarsi nello stesso tempo da ogni residuo etnocentrismo. A nulla infatti servirebbero i questionari più elaborati e i campioni più rappresentativi, se non venisse in primo luogo chiarita la natura del problema e se non fossero accuratamente predisposte domande realmente significative tanto per il ricercatore quanto per l'intervistato.


Il questionario può essere definito come lo strumento per raccogliere dati intorno alle opinioni e agli atteggiamenti di gruppi umani piuttosto grandi, diversi e sparsi su un vasto territorio. Si possono distinguere 2 tipi diversi di questionario:

Il questionario rigidamente strutturato e standardizzato (o a domande chiuse): impiegato nei sondaggi su vasta scala, consiste in un elenco di domande, che possono toccare solo un argomento o diversi argomenti. Le risposte a tali domande sono limitate ad alternative fisse predeterminate. Esso è relativamente facile da amministrare e costa poco. Si analizza rapidamente ed offre una agevole base di confronto con altri dati. Ma va tenuto conto che: le risposte con alternativa fissa predeterminata possono costringere un individuo ad affermare di aver un'opinione che in realtà non ha. Prevedere risposte evasive come 'non so' può essere certamente utile a questo riguardo, ma l'esperienza dimostra che ci si acconcia a dare un tale risposta solo come extrema ratio. Non sempre il significato che alla domanda è attribuito dall'intervistatore corrisponde a quella attribuita dall'intervistato. Infine, il questionario a domande bloccate raramente riesce a dare una nozione sufficiente del contesto generale in cui l'intervista e l'amministrazione del questionario ha luogo. Possono pertanto venir meno dei punti diriferimento essenziali per l'esatta comprensione delle risposte particolari.

Il questionario non strutturato (o a domande aperte): è caratterizzato dall'uso di domande aperte, ossia non legate ad alternative fissa predeterminate. La domanda si limita a sollevare un problema per poi lasciare all'intervistato la scelta fra un certo numero di risposte alternative. A tali risposte l'intervistatore può sempre aggiungere domande supplementari, a seconda dei casi. Il questionario non strutturato richiede una collaborazione maggiore fra intervistatore ed intervistato.

Una cura particolare va posta dal ricercatore nella costruzione del questionario. I problemi da risolvere sono essenzialmente problemi di comunicazione. Per facilitare la perfetta comprensione delle domande ed evitare, per quanto è possibile, fraintendimenti di natura semantica, i termini usati dovrebbero essere semplici, tali da poter venir compresi senza alcun aiuto anche dai membri meno dotati del gruppo intervistato, e si dovrebbero inoltre evitare le frasi lunghe e contorte, tenendo presente che la capacità di ricordare in chi viene intervistato è ridotta.

Occorre inoltre evitare frasi formulate in modo da far propendere chiaramente l'intervistato per il 'si' o per il 'no'.

Occorre infine considerare il problema della collocazione della domanda nell'insiema del questionario. È importante domandarsi se la risposta ad una data domanda non possa venire influenzata dal contenuto delle domande precedenti. Esse possono aver creato nell'intervistato certe aspettative oppure evocato idee e associazioni mentali capaci di influire sulle risposte che seguono.






L'intervista con campione


Si dice che un gruppo è rappresentativo dell'universo da cui proviene quando contiene, rispetto al carattere che si vuole esaminare, le varie modalità con percentuali uguali a quelle in cui queste modalità sono contenute nell'universo.

Consente di studiare non solo particolari aspetti o atteggiamenti o opinioni di gruppi circoscritti, bensì il pattern, o quadro o modello di comportamento e di motivazione, di un'intera popolazione. Mediante adeguati campionamenti, l'intervista con campione viene amministrata a un numero ristretto di soggetti, i quali sono stati scelti in modo tale che l'analisi delle loro caratteristiche ci fa conoscere le caratteristiche, gli orientamenti, i comportamenti e le opinioni di tutto il gruppo, o universo di cui esse sono parte o 'campione rappresentativo'.

Le possibilità di errore sono notevoli e varie sono le cause. Fondamentalmente esse si richiamano alla insufficiente rappresentatività del campione rispetto all'unità di campionamento. Tale insufficiente rappresentatività può essere dovuta a inadeguati criteri di scelta del campione, ma anche derivare da una confusione preliminare, ossia dalla mancata individuazione specifica della popolazione che costituisce oggetto della ricerca.

È chiaro che, con il campionamento, un certo margine di errore è di fatto inevitabile. L'idale per il ricercatore sarebbe di poter intervistare tutti i membri di una data popolazione. Non essendo possibile per ragioni di tempo e di spesa, ci accontentiamo del campione, che non è mai rappresentativo al 100 per 100.


La teoria generale degli errori di osservazione indica 2 grandi classi di errori:

Errori di natura sistematica

Errori di misura accidentale o casuale

Un primo gruppo comprende gli errori dovuti ad una cattiva scelta del campione. Accade, a volte, che si finisce per avere un campione tendenzioso, il quale contiene una percentuale di possessori di un certo carattere notevolmente superiore o inferiore a quella dell'universo.

Un secondo gruppo di errori sistematici si attribuisce alla non esatta raccolta di informazioni dei vari campioni. Questi errori dipendono dal modo con il quale si svolge l'indagine, dall'inesperienza dell'intervistatore, dalla non esatta formulazione delle domande, dalle risposte ambigue, ecc.

Il modo più semplice per ridurre tali errori è quello di aumentare la dimensione del campione, ma questa via è la meno conveniente. Si ricorre pertanto ad un altro metodo, che consiste nel frazionare l'universo in diverse zone, nell'ambito delle quali gli individui sono il più possibile omogenei sotto un certo aspetto, e nel prelevare successivamente dei campioni casuali dalle varie zone (campioni stratificati).

Il costo dell'indagine per campione è notevolmente inferiore a quella completa. C'è poi da considerare la tempestività con la quale si può disporre dei risultati finali dell'indagine stessa. Ciò è di grande interesse in quanto un intervallo di tempo notevole fra raccolta dei dati e disponibilità dei risultati può avere profondamente modificato l'universo. Un altro vantaggio consiste nella possibilità di raccogliere informazioni più dettagliate rispetto a quelle ricavabili dall'intera popolazione.


Campioni casuali e campioni stratificati


Un campione si dice estratto in modo casuale da un dato universo, quando ciascun elemento dell'universo ha la stessa probabilità di essere scelto a comporre il campione stesso.

La casualità può essere completa (campioni assolutamente casuali) o limitata, allorchè l'estrazione dei campioni, casuale, viene ad essere soggetta ad alcuni vincoli.

Fra i principali campioni a scelta casuale (completa o limitata) abbiamo:

Campioni stratificati: si procede alla stratificazione dell'universo, ossia si divide l'universo in insiemi parziali, detti strati, in modo che ciascuno di essi comprenda unità per quanto possibile omogenee. Successivamente, da ogni strato viene estratto a sorte un sub-campione rappresentativo. La somma di tutti i sub-campioni ricavati dai diversi strati deve formare il campione di unità che si desidera avere.

Campioni sistematici: si estrae un campione ogni n unità. Ai fini della casualità dei campioni, occorre che la lista sia costituita in modo casuale. Può accadere, per un caso particolare, che la lista presenti una periodicità rispetto ad una caratteristica, e che il valore di n coincida con questa periodicità. Ne consegue che il campione è assolutamente inadatto ai fini dell'indagine, perché non rappresentativo.

Campione a grappolo: invece di estrarre un solo elemento per volta, si estrae un gruppo di elementi (grappoli) legati gli uni agli altri. In certi casi il ricorso a questi tipi di campioni è necessario in quanto non si potrebbe risolvere in altro modo il problema della campionatura.

Campioni a due o più stadi: in un primo stadio si forma un campione (detto di primo grado); successivamente, in un secondo stadio, da ciascuno dei campioni di primo stadio così scelti, si sceglie un campione di secondo grado, con un metodo che può essere identico a quello della prima fase, o diverso.


Altri tipi di campione


Si dice che un campione è a scelta ragionata quando è estratto senza una legge probalistica definita o, quando gli elementi che lo compongono sono stati scelti con criteri soggettivi ed oggettivi in modo che si possano ritenere rappresentativi dell'universo da cui provengono.

Fra i principali tipi di campione a scelta ragionata sono da ricordare:

Campioni per quote: si estrae da un universo una quota di individui nella quale i rapporti tra determinate caratteristiche sono uguali a quelli dell'universo di provenienza. Attraverso semplici proporzioni si può scomporre il campione totale in gruppi, ognuno dei quali conterrà un certo numero di individui omogenei rispetto a determinate caratteristiche.

Campioni costituiti da elementi tipici: si estraggono, da un universo, alcune unità che sembrano costituire un campione medio delle unità di quell'universo. Tale criterio si basa su un giudizio del tutto personale.

Campioni costituiti da elementi rappresentativi: si basa sull'analisi di certi caratteri dell'universo.


È possibile effettuare il processo di estrazione dall'universo in 3 modi:

Scegliendo gli elementi a caso (campioni casuali)

Scegliendo gli elementi con certi criteri (a scelta ragionata)

Scegliendo gli elementi con un processo misto (campioni misti)


















TIPI DI INTERVISTA




Non strutturata



Non direttiva


Libera

Focalizzata



Storie di vita (o guidata)



formale






Domande aperte


Con questionario




Domande chiuse







c. stratificati


Scelta casuale (completa o limitata)

c. sistematici



c. a grappolo

Con questionario per campione


c. a 2 o più stadi






c. per quote


Scelta ragionata

c. costituiti da elementi tipici



c. costituiti da elementi rappresentativi





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