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ARTE GOTICA

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ARTE GOTICA


Da quando nel sec. XVIII è iniziato lo studio dell'architettura gotica si è cercato di definirla in base all'impiego di un certo numero di forme tipiche che la distinguono con evidenza:

L'ARCO A "SESTO ACUTO" definito spesso ogivale. Oggi il termine "ogiva" si usa per definire non l'arco a sesto acuto ma i costoloni che sostengono la volta. L'origine è orientale e molto antica, introdotta in Occidente nel sec. XI.

VOLTA SOSTENUTA DA ARCHI che s'intersecano.



Presenza di ARCHI RAMPANTI all'esterno delle chiese di alcuni paesi.



Gli storici hanno inoltre individuato un numero considerevole di forme particolari sconosciute all'antichità classica o all'arte dell'alto Medioevo: pilastri a fascio di colonnette, pinnacoli, rosoni polilobati, finestre suddivise in luci ecc . In base alla combinazione di queste forme si sono distinte le caratteristiche nazionali o regionali dell'architettura gotica. Intorno alla metà del sec. XIX lo studio dell'architettura medioevale, favorito dalle grandi opere di restauro dei monumenti antichi e dalla costruzione di edifici neogotici, si orienta verso considerazioni tecniche.

Principale rappresentante ne è l'architetto francese EUGENE VOLLET-LE-DUC. Egli evidenzia come tutto è in funzione della struttura: il matroneo, la galleria del triforio, il pinnacolo e il timpano. Il funzionalismo costruttivo si manifesta soprattutto nello studio delle volte e dei loro supporti: la volta a crociera, composta di archi di sostegno ogivali intersecatisi diagonalmente a da archi perimetrali, due trasversali alla navata e due perpendicolari, scarica il peso non sui muri, ma su punti determinati dei supporti. Ai muri si possono sostituire finestre e sottili divisori. Per la curvatura di archi e volte il peso della copertura si esercita obliquamente in spinte localizzate che gli architetti gotici neutralizzano con controspinte (per es. gli archi rampanti) o annullano mediante pesi verticali (per es. i pinnacoli). Si tratta di un sistema dinamico che si contrappone al sistema statico dell'architettura antica. Il sistema costruttivo gotico alleggerisce la massa consentendo di costruire più facilmente in altezza. Nell'architettura gotica caratteristica è la suddivisione dello spazio interno degli edifici. Le nervature delle volte su pianta quadrata, trapezoidale, rettangolare ecc . sono quasi sempre continuate lungo le pareti o i pilastri. Le pareti delle chiese gotiche sono molto spesso munite di corridoi (tribune, trifori, gallerie di circolazione a livello delle finestre) il cui fondo rimane visibile cosicché il muro è come sdoppiato. Spesso nei muri sono incastrate arcate cieche. ½ è una tendenza allo svuotamento delle pareti con progressiva sostituzione dei muri continui traforati da finestre con pareti traslucide ornate di vetrate. La superficie murale può essere interamente eliminata e ridotta a muri sottili, veri e propri divisori. Questa smaterializzazione è stata spesso considerata come uno dei principi più tipici dell'architettura gotica. Le grandi aperture sono spesso normalmente fornite di vetrate dai colori vivacissimi. Lo spazio gotico è un volume chiuso e geometricamente definito, è uno spazio trasurato dalla luce e concepito in funzione di essa.



L'architettura gotica come stile pienamente costituito appare nell'Ile de France alla fine della prima metà del secolo XII. Due momenti essenziali illustrano questa apparizione: la cattedrale di Sens di Henri Sanglier (1130-62) e la chiesa abbaziale di S. Denis (1130-40, 1140-44) di Sugerio. Per tutta la seconda metà del sec XII nei paesi a nord della Loira, fra la Borgogna e la Normandia si verificò un'intensissima attività edilizia come se l'adozione dei nuovi metodi costruttivi avesse stimolato il rinnovo totale o parziale delle chiese più antiche che in queste regioni erano quasi tutte ad armatura lignea. Quattro cattedrali definiscono chiaramente questa architettura: SENLIS, NOYON, LAON e PARIGI (NOTRE DAME).


CATTEDRALE ROMANICA

DI N. DAME A CHARTRES


La cattedrale romanica di N. Dame a Chartres (sec.XI) fu distrutta da un incendio nel 1194 (sede di pellegrinaggio mariano).La ricostruzione evidenziò una concezione veramente rivoluzionaria nell'evoluzione dell'arte gotica.La pianta di dimensioni grandiose presenta in doppio deambulatorio a cappelle.E' nell'alzato interno e nella struttura generale dell'edificio che il geniale architetto di Chartres ha dimostrato una straordinaria originalità.L'alzata e' a tre piani con arcate e finestre alte separate da un triforio. Per ingrandire la finestra alta e per dare più luce all'edificio,l'architetto di Chartres ha unificato il matroneo.la finestra e' composta da due luci sotto un vasto rosone polilobato. Con i suoi sei portali scolpiti nel sec.XIII e con la straordinaria abbondanza delle vetrate istoriate(166)la cattedrele di Chartres si impone come uno dei monumenti più espliciti delle intenzioni mistiche dell'arte medievale.


ARCHITETTURA CISTERCENSE:

CITEAUX (1089).

Tra il 1091 e 1153 eccezionale risulta la personalità di S.Bernardo di Clairvaux consigliere del re di Francia e del papa.L'espansione dell'ordine di Citeaux fu folgorante.La distribuzione degli edifici monastici ai fianchi della chiesa(chiostro, sala modulare, dormitori, cucine, annessi industriali e agricoli)deriva da modelli benedettini più antichi.Nelle piante i cistercensi rinunciano agli effetti ricchi dei Cluniacensi e costruiscono absidi rettilinee e spoglie. I transetti sono spesso muniti di cappelle.Non ci sono torri di crociera;campanili proibiti alla regola. Nell'alzato interiore ci sono solo due piani di arcate che si aprono sulle navate laterali o sulle cappelle laterali e le finestre alte non molto ampie.Quando è adottata la volta su ogive essa non produce una chiara e rigorosa divisione dello spazio mediante l'impiego di colonnette che ne continuano la linea verso il pavimento. L'architettura cistercense del sec.XII è stata chiamata "gotico ridotto";dopo la metà del sec.XII il gotico semplificato dei cistercensi viene portato da loro stessi in regioni molto lontane dove la vocazione gotica è assente ( Sna, Portogallo, Austria, Polonia, Ungheria, Germania).  In Italia abbazie di Casamari e Chiaravalle.


ABBAZIA DI FOSSANOVA

Sorge nella pianura Pontina alle falde dei Monti Musoni. Particolare importanza dal punto di vista stilistico riveste la chiesa abbaziale. Tipica pianta cruciforme a 3 navate con transetto munito di 2 cappelle per parte e abside quadrata. All' innesto della navata centrale con il transetto si innalza il tiburio ottagonale a due piani sormontati da una lanterna che ne ripete lo schema imetrico. La facciata in conci di pietra è dominata dal portale e dal grande rosone centrale; il primo a sesto lievemente acuto ha una profonda strombatura segnata da un triplice ordine di archi modanati. La facciata è segnata ai lati per l'intera altezza da 2 contrafforti. Sui fianchi i salienti della nave maggiore e delle minori sono segnati da 2 ordini di contrafforti di fattura analoga a quelli della facciata, che interessano anche le ali del transetto e l' abside sempre alternati a semplici monofore. Nel tiburio 2 ordini di bifore acute. All' interno il sistema di coperture presenta crociere lisce scandite da archi traversi portati da semicolonne pensili che si impostano su mensole sagomate a semicono poste a mezza altezza del corpo dei pilastri di navata. Le campate della navata centrale sono a forma rettangolare assai allungata con il lato maggiore disposto ortogonalmente rispetto all'asse longitudinale della chiesa; ad ognuna di esse corrisponde nelle laterali una campatella anch' essa rettangolare con il lato maggiore disposto parallelamente alla lunghezza dell' edificio e largo quanto quello minore delle campate principali. Lo sviluppo verticale della navata centrale è notevole ma l' effetto prospettico di elevazione è sensibilmente smorzato dai profili quadrati degli archi acuti, dal modesto sviluppo delle arcature rispetto al totale dei muri di elevazione, dalla presenza di una cornice continua che corre per l' intero perimetro circa a metà altezza interessando pilastri e colonne secondo un motivo ancora arcaico. Fra pilastro e pilastro lungo l'asse verticale degli archi acuti si aprono in corrispondenza di ciascuna campata una finestrella cieca e una grande monofora a forte squarcio. Il muro absidale spoglio di ogni decorazione è scandito dalla cornice in 2 porzioni differenti. La superiore è occupata dal rosone lobato. Nella inferiore tre monofore acute.












ARNOLFO DI CAMBIO

Non sappiamo molto della vita di Arnolfo di Cambio, sappiamo che fu allievo di Nicola Pisano del quale proseguì la linea classicista. Tra le prime opere certe del maestro abbiamo la Tomba di Adriano V a Viterbo e il Monumento Annibbaldi a Roma in San Giovanni in Laterano che eseguì tra il 1276 e il

1277, di cui non restano che pochi avanzi, tra i quali il frammento con Processione di chierici, nel quale le ure sono di staccate e isolate su uno sfondo lavorato a mosaico secondo la tecnica dei marmorari romani cosmati.
ure isolate sono anche quelle del Presepio dell'Oratorio di Santa Maria maggiore a Roma; eseguì sempre a Roma la statua di Carlo d'Angio in trono che si trova nei musei modulini di Roma di una monumentalità prettamente classica.
Nel 1282 circa e seguì il Monumento del cardinale de Braye nella chiesa di San Domenico a Orvieto.  Nel 1285 eseguì il ciborio di San Paolo fuori le mura, per il quale si avvalse della collaborazione di Pietro di Oderisio. Propose in quest'opera uno schema architettonico di linea gotica ornato da motivi decorativi e plastici classico-cosmateschi.
Realizzò inoltre il ciborio per la Chiesa di Santa Cecilia in Trastevere caratterizzato da ure più massicce che risaltano sulle superfici policrome dello sfondo.
Nel 1296 Arnolfo viene chiamato a Firenze, dove per la facciata del Duomo è esegue molte sculture, parecchie delle quali oggi rimosse. Ci restano: la Natività al museo dell'opera del Duomo, la Dormitio Virgis oggi ai musei di Berlino, e la Madonna in trono. Una delle ultime opere di Arnolfo di Cambio fu il Monumento funerario di Bonifacio VIII del quale ci restano solo alcune parti nelle grotte vaticane, tra le quali la statua della pontefice giacente.
















NICOLA E GIOVANNI PISANO

Nicola Pisano (nato intorno al 1220, defunto intorno al 1280-l285, detto talora anche Nicola d'Apula). Come sopra accennato lavorò al pulpito del battistero di Pisa (a destra) ed alla fontana di Perugia. Altre sue opere:  pulpito in Siena e  alcune parti dell'Arca di San Domenico in Bologna. Sono a lui attribuite una decorazione nella Chiesa di S.Martino a Lucca, un' acquasantiera in S.Giovanni Fuorcivitas di Pistoia ecc.


Giovanni Pisano (lio di Nicola, nato intorno al 1248, defunto intorno anni 1315-l320). Come già riferito lavorò con il padre alla Fontana Maggiore di Perugia. Oltre a seguire le orme del padre lavorò anche come architetto. Fra i suoi lavori principali: alcune decorazioni nel Duomo di Siena, il pulpito di S.Andrea a Pistoia (in basso), il pergamo di Pisa, alcune decorazioni a S.Quirico d'Orcia e numerose statue (diverse Madonne come a Prato e Padova , un Crocifisso ora a Londra, il monumento funebre per Margherita di Brabante del quale restano a Genova dei frammenti ecc.).


Il Vasari nelle sue 'Vite' dedicò alcune ine ai due artisti così sintetizzando la loro opera '.l'opere di scoltura ed architettura di costoromeritano d'esser celebrate, avendo essi in gran parte levata via - nel lavorare i marmi e nel fabricar - quella vecchia maniera greca goffa e sproporzionata, et avendo ancora migliore invenzione nelle storie, e dato alle ure migliore attitudine..'  Secondo diversi critici l'opera di Giovanni Pisano ebbe grande influenza su tutta la scultura del Trecento.














La Fontana Maggiore di Perugia

Costruita tra il 1275 e il 1278 la fontana maggiore è un gioiello di scultura e il simbolo della Perugia medievale. Al disegno della fontana si dedicarono Nicola e Giovanni Pisano, i due grandi protagonisti della scultura italiana duecentesca. La modernità di Nicola Pisano appare con maggiore evidenza nel successivo pulpito che realizzò per il duomo di Siena tra il 1265 e 1268, in cui alla chiarezza narrativa del pulpito pisano si sostituisce una più commossa partecipazione emotiva e una drammatizzazione del fatto sacro, tratti intrinseci al naturalismo gotico. A fianco di Nicola lavorarono al pulpito di Siena il lio Giovanni, Arnolfo di Cambio, Donato e Lapo.

Nella fontana di Perugia si realizza una straordinaria unità di intenti tra le due personalità. I due artisti la vollero elevata su una gradinata circolare e formata da due vasche di pietra bianca e rosa, sormontate da una conca bronzea da cui si levano tre ninfe o virtù teologali. L'opera è un esempio di fontana medievale a bacini sovrapposti tra i più monumentali, per la sua collocazione al centro della piazza e per la ricchezza della decorazione plastica che si presenta come una summa enciclopedica della cultura dell'epoca. La vasca inferiore è formata da un poligono di venticinque lati e su ogni lato, separati da una colonnina, sono scolpiti due bassorilievi. Le cinquanta formelle rafurano il calendario dei lavori agricoli, episodi biblici, storici e mitologici, oltre a due scene tratte dalle favole di Esopo, nonché i simboli della città (il grifo), del partito guelfo (il leone) e dell'impero (l'aquila). Chiudono la rassegna le sette arti liberali e la filosofia. La conca superiore è un bacino poligonale di dodici lati, decorato con i personaggi, reali e immaginari, che hanno reso grande Perugia: dal mitico fondatore troiano Euliste a sant'Ercolano, il vescovo difensore della città contro i Goti. Nelle statuine possiamo riconoscere ancora personaggi dell'Antico e del Nuovo testamento e il ritratto del podestà e del capitano del popolo. La tensione dinamica dei corpi nello spazio e i giochi lineari dei panneggi che diventano linee di forza che strutturano la ura rivelano nelle sculture, più che nelle formelle della bacino inferiore, la presenza della mano giovanile di Giovanni Pisano. L'artista lascia la sua firma su un'iscrizione della vasca inferiore, quasi a sottolineare un processo di autonomia ormai compiuto.




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