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CHI ERA SAN PROSPERO?, SAN PROSPERO EXTRA MOENIA, DESCRIZIONE DEL MOSAICO



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CHI ERA SAN PROSPERO?


San Prospero è il patrono di Reggio Emilia.


Non si hanno notizie certe su di lui: tutti i documenti furono distrutti dai barbari. Fu però indiscutibilmente vescovo di Reggio Emilia, dal 480 al 505. Ci sono anche ipotesi che sostengono che provenisse dalla Sna o dalla

Francia.


Egli visse in un periodo molto tumultuoso, a cavallo della caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476): a quel tempo i vescovi assunsero anche potere politico e il ruolo di defensor civitatis dalle invasioni barbariche. E proprio riguardo a questo ruolo compì il miracolo che lo fece proclamare santo: sembra, infatti, che abbia fatto scendere la nebbia sulla città, salvandola dai barbari. Alla sua morte, fu sepolto in una cattedrale fuori dalla città, Sant'Apollinare.





SAN PROSPERO EXTRA MOENIA


La prima chiesa dedicata a San Prospero fu costruita nel 998, chiamata San Prospero Extra Moenia; annesso ad essa c'era un convento. La chiesa fu distrutta nel XVI secolo insieme alle mura, e di essa ci sono rimasti solo pochi pezzi di pietra. Un altro motivo della sua demolizione fu che era pericolante.


Molto importante era la pavimentazione a mosaico non con una funzione decorativa, bensì con un profondo significato religioso: rappresentava la "Bibbia dei poveri", che non sapevano leggere e capire il latino. Esso fu andato distrutto insieme con la chiesa, ma per fortuna un sacerdote reggiano riuscì a farne un disegno.

Nel 1920, durante il rifacimento del sagrato da parte di Gaetano Chierici, si è scoperto un altro pezzo del sagrato, l'unico superstite, e che ora è posto all'ingresso dei Musei Civici di Reggio Emilia.





DESCRIZIONE DEL MOSAICO


Il cristiano medievale che entra in San Prospero Extra Moenia si trova davanti, per prima cosa, le lapidi dei nobili Tacoli (in particolare di Achille), gli "sponsor" della costruzione del mosaico (la scritta è di fianco): loro avevano ato di tasca propria le spese, per avere un po' di pubblicità, siccome a quel tempo l'aristocrazia era in declino e la borghesia in ascesa.


A sinistra dell'ingresso c'è un cavaliere a cavallo; a destra un altro cavaliere con lancia e un animale e una cornice quadrata con uccelli, taccole; e non a caso!  C'è un chiaro riferimento alla famiglia sponsorizzatrice. Altro "sponsor" era la famiglia De Sesso.


Al centro del mosaico c'è una ruota divisa in tre fasce:


in quella più esterna, sono presenti motivi decorativi geometrici;

in quella centrale, la più grande, sono rappresentati i mesi dell'anno attraverso i mestieri svolti in camna (ad esempio, a settembre si vendemmia; a ottobre si mette via il vino; a novembre si ammazza il maiale);

in quella più interna, ci sono i segni zodiacali, in corrispondenza con i mesi.




Al centro della ruota, c'è un vuoto con una lapide (successiva): probabilmente, prima c'è stato il sole. All'esterno del cerchio, sono simboleggiate le quattro stagioni e i tre continenti conosciuti a quel tempo: tutto questo stava a significare che Dio domina l'universo.


Uscendo dalla chiesa, si vedono a sinistra motivi decorativi vegetali e un uomo con la lancia; a destra c'è un essere mostruoso a tre teste: queste ure rappresentano la lotta tra il bene ed il male.










LA BASILICA DI SAN PROSPERO


La basilica di San Prospero, in versione "quasi definitiva", fu costruita nel 1534. L'ultimo stadio della costruzione fu nel XVIII secolo, quando fu completata la facciata e la chiesa fu dedicata anche a San Venerio e ad altri. C'è una statua di San Prospero in alto, nella facciata; la torre a destra non è stata finita, manca la cuspide. Le spese di costruzione se le sobbarcarono tutti gli abitanti della città (ancora adesso, in caso di restauri, è il comune a are); il progetto fu visionato da Giulio Romano, architetto allievo di Raffaello.

Vi sono conservati importanti codici con notazioni musicali (neumi) e paramenti sacri.


All'interno, l'architettura si basa su un modulo geometrico. Le navate sono tre e la navata centrale è larga il doppio di quelle laterali.

Le cappelle appartenevano a privati o a confederazioni, ad esempio, alla corporazione dei calzolai.

Il catino absidale è interamente affrescato da Camillo Procaccini e Bernardino Campi, e così pure la cupola, anche se quest'ultima in epoca moderna (secolo XX); il resto delle pareti della chiesa, invece, non presenta decorazioni. Nell'abside sono presenti un enorme e magnifico organo con ornamenti dorati e splendida acustica, una fila semicircolare di panchine e poltrone ove sedeva il coro, un leggio molto grande (dimodoché tutti potessero leggere agevolmente) e intarsi di legno con disegni in prospettiva, caratteristica rinascimentale. Sotto l'altare è conservato il corpo di San Prospero.


Sono presenti opere anche di grandissimi artisti: Guido Reni, il Correggio e Annibale Carracci.


Molto importante una rappresentazione di San Paolo di Bernardino Zacchetti, artista reggiano che lavorò come manovale con Michelangelo mentre quest'ultimo affrescava la Cappella Sistina (1510-l511). Zacchetti, tornato a Reggio Emilia, portò in città la "moda" di dipingere con uno stile michelangiolesco, che alcuni critici hanno definito zacchettismo.

Altr'opera rilevante è il Sant'Omobono del Maestro dell'Ecce Homo. Si scoprì solo in seguito che l'autore è Nicolò Patarazzi. L'aspetto più rilevante del quadro è la particolarità e la minuziosità con le quali è dipinto il paesaggio, che rivela un'influenza fiamminga.






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