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DELACROIX



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DELACROIX


VITA

Nato a Charenton-Saint-Maurice nel 1798, forse lio naturale di un marchese Delacroix studiò al Lycée Impérial e fu anch'esso allievo di Guérin, nel cui studio conobbe Géricault. Il pittore si staccò ben presto dalla poetica neoclassica e divenne uno dei maggiori pittori romantici francesi. Del Romanticismo la sua arte incarna la malinconia, il desiderio di cambiamento, l'avversione per l'accademismo, il riferimento a fatti della storia medievale, l'impetuosità creativa e l'esotismo. Sui modelli furono Michelangelo, Tiziano, Rubens e Constable. Il soggiorno in Marocco, da un lato apò il suo esotismo, dall'altro gli fece scoprire la luminosità dei cieli africani9 e i colori accesi e da qui riportò in patria un gran numero di bozzetti e impressioni a cui attinse per tutta la vita. Delacroix divenne ben presto un pittore colorista ovvero il pittore che tende a sfruttare e sviluppare in sommo grado gli effetti del colore.

Esperto nel dissimulare i suoi veri sentimenti, l'artista era ospite ricercatissimo nei salotti dell'alta borghesia parigina e ottenne numerosi incarichi. Morì a Parigi nel 1863.




OPERE

Disegni (.24.11,24.12,24.13 p.576)

Il disegno di Delacroix è immediato, nervoso e fortemente espressivo; rapidi accenni paesaggistici a cui si sommano annotazioni sui colori osservati sono in un quadernetto di schizzi. Il disegno è essenziale, la matita ora leggera ora pesante crea forti contrasti chiaroscurali; il tratteggio obliquo o curvilineo stabilisce i mezzi toni (disegno .24.11 p.576). tutta giocata sui contrasti luministici è invece la litografia rappresentante Macbeth e le streghe (.24.12 p.576) mentre una maggiore dolcezza e un uso dei colori caldi sovrapposti al tenue disegno a matita si può cogliere nell'acquerello rappresentante La moglie di Abraham Benchimol e una delle sue lie (fi.24.13 p.576).


La barca di Dante (.24.14 p.577)

Delacroix esordi al Salon nel 1822 con questo quadro; il soggetto, tragico e pieno di forza, è tratto dall'Inferno dantesco. Il pittore ha immerso tutti i personaggi in un ambiente tenebroso dal cui fondo emergono fuoco e nuvole di fumo dai riflessi rossastri. Ogni corpo. Tuttavia, ha bagliori di luce che lo modellano, i nudi vigorosi, volumetricamente trattati con un forte chiaroscuro, sono un ricordo di quelli michelangioleschi. Già in questo dipinto l'artista mostra i germi della sua ricerca coloristica: le goccioline d'acqua sul ventre della donna sulla destra sono formate da pennellate di colori puri giustapposti.


Giacobbe lotta con l'angelo (.24.19 p.580)

Fa parte di un ciclo pittorico per la Cappella dei Santi Angeli. Il soggetto è tratto dal libro della Genesi ove si narra della lotta notturna di Giacobbe  con un angelo misterioso in cui l'uomo risultò vincitore. In un ambiente dominato da alberi maestosi e contorti, i corpi dell'angelo e di Giacobbe sono avvinghiati, al centro sono raggruppati degli abiti da viaggiatore e delle armi, mentre a destra sono collocati i servi e le mandrie di Giacobbe in movimento.

La luce che si distribuisce sui tronchi degli alberi e la sapiente distribuzione dei riflessi sono frutto di laboriose ricerche, le ombre al di sotto dei due che lottano contengono del violetto (teoria dei colori). C'è un'armonia e un'unità fatta di linee, colori, posizioni dei personaggi e tocchi di colore (la luminosità è data dall'affiancarsi di verde e rosso), infatti, come scriveva lo stesso artista; "la prima qualità di un quadro è di essere una gioia per l'occhio. Non che non ci voglia anche intelligenza".




La Libertà che guida il popolo (.24.16 p.579)

Realizzata nel 1830 venne esposta al Salon l'anno successivo. Nel 1829 Carlo X insediò a Parigi un governo clericalizzato, sciolse il parlamento, sospese la libertà di stampa, modificò il sistema elettorale a suo favore e indisse nuove elezioni. Nelle "tre gloriose giornate di luglio" il popolo parigino insorse obbligando il re  a rievocare le ordinanze emesse; il quadro vuole infatti ricordare ed esaltare la lotta per la libertà dei parigini.

I riferimenti formali alla Zattera della Medusa sono innegabili: composizione piramidale, disposizione dei due uomini in primo piano, calzino sfilato del caduto a sinistra. Alla perfezione anatomica che conferisce importanza a ciascuno dei personaggi sulla zattera si è però sostituita la massa indistinta del popolo, senza particolari connotazioni fisionomiche. Come si nota Delacroix ha unito le varie classi sociali nella lotta comune: ci sono il popolano, il militare e il borghese.

Le torri gemelle della cattedrale di Notre-Dame suggeriscono la collocazione geografica dell'avvenimento. Sulle barricate una donna con il berretto frigio e a seno scoperto, stringendo nella destra il tricolore e nella sinistra il fucile, incita il popolo a seguirla e viene verso l'osservatore in modo da invitarlo a partecipare e ad ammirare le virtù eroiche del popolo parigino. Qualcuno considera quest'opera il primo quadro politico nella storia della pittura moderna, è un'esaltazione della determinazione con cui i rivoltosi avanzano, incuranti dei rischi, protesi verso il loro obiettivo. L'idea è quella di esprimere la partecipazione corale della folla e la comunanza di ideali che supera le discriminazioni sociali. I colori scuri sono resi più vivaci da quelli brillanti del trifole, colori che si ripetono negli abiti della ura ai piedi dell'eroina.

Anche se il quadro è verosimile sul piano storico, si fa prevalere un significato di proanda, dando rilievo alla ura dell'eroina che rappresenta la Francia, la Vittoria e la Libertà. Questo personaggio principale costituisce il primo tentativo di proporre un nudo femminile in abiti contemporanei, ma visto che la materia era troppo delicata Delacroix superò il problema attribuendo alla fanciulla una funzione allegorica e classicheggiante, anche se ciò viene attenuato dal fatto che tiene in mano un fucile e la bandiera tricolore che sono elementi realistici.








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