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Joan Mirò

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Joan Mirò





Pittore snolo (Montroig, Barcellona, 1893-Palma di Maiorca 1983).

Adolescente frequentò la scuola di belle arti di Barcellona, poi l'Accademia Gali.

Nel 1918, protetto dal mercante Dalmau, organizzò la prima mostra, in cui apparve influenzato da van Gogh.

Nel 1919 era a Parigi e subì l'influenza del cubismo, dipingendo ure geometrizzate.

Più tardi si accostò al dadaismo e nel 1924 firmò il primo Manifesto del surrealismo.

Tornato in Catalogna nel 1940, s'installò durante la guerra a Palma di Maiorca; dal 1944 risiedette alternamente a Parigi e Barcellona.

Insieme con quella di Klee, di così diverso spirito, l'arte di Mirò è il massimo esempio contemporaneo di un'assoluta libertà d'invenzione di fronte alla querelle dell'astratto e del urativo, per salvare la propria soggettiva indipendenza di confessione o di sfogo.

Certo questa libertà è stata conquistata con una fatica ben evidente nelle prime opere ( Carnevale d'Arlecchino, 1924-25, Buffalo, A. Knox Art Gallery), sciogliendo e facendo fermentare quei nuclei di colore e di vibrazioni che una pesante applicazione delle deformazioni cubiste a un'immaginazione liberamente illustrativa confinava allora in inestricabili contraddizioni.

L'esperienza dedaista e surrealista rappresenta in questo sviluppo una tappa importante; quadri come Netura morta con la vecchia scarpa (1937, New Canaan, Connecticut, collezione privata) dimostrano come tale esperienza sia stata a lungo operante nel pittore, a cui più tardi un modo di sfruttare, forzandolo nella direzione della reperibilità degli oggetti e dell'ironia della  narrazione, un certo gremito e in apparenza disordinato comporre di Kandinskij, sembra aver piuttosto aperto la strada a un capovolgimento del suo problema iniziale: non più forzare l'ispirazione narrativa in uno schema formalistico, ma erodere sempre di più sino all'allusività del geroglifico, e infine dell'ideogramma, appunto l'oggetto: di cui viene narrato il tumultuoso e allegro vagare in uno spazio allusivo (La stella bianca, 1949, Londra, Tate Gallery; Il sorriso delle ali fiammeggianti, 1953, in Sna, collezione privata; Il compianto degli amanti, 1953, Roma, Museo d'arte moderna).



Dal 1953 al 1959, a eccezione di pochi dipinti su cartone, Mirò cessò di dipingere.

In questo periodo si dedicò prevalentemente alla ceramica, in particolare alle 'terre a fuoco vivo' e all'incisione.

Tra le sue opere in ceramica più note si ricordino soprattutto i due muri per l'edificio dell'Unesco a Parigi (1958) e, tra le incisioni, l'illustrazione de A toute épreuve di Eluard e la serie dei Giganti, entrambi del 1958.

Dopo un nuovo soggiorno negli Stati Uniti (1959) Mirò riprese a dipingere.

La produzione successiva si caratterizza per la violenza espressiva nuova, per un'accentuazione insolita di brutalità grafica, quasi gestuale.

Tra le opere di questo ultimo periodo ricordiamo: Il disco rosso (1960, New York, collezione Kiam), Dipinto murale, 20 marzo 1961 (Cambridge, Massachusetts, collezione Sert); La lezione di sci (1966, Saint Paul de Vence, collezione Mirò).






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