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LA FINE DELLA STORIA E L'ULTIMO UOMO di Francis Fukuyama



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Corso di studio: Sociologia

Libro: LA FINE DELLA STORIA E L'ULTIMO UOMO di Francis Fukuyama

Parte terza: La lotta per il riconoscimento


I popoli di tutto il mondo che rovesciano le dittature ed instaurano una democrazia liberale cercano sostanzialmente un governo libero, poiché esercita di per sé un'attrazione positiva. Per capire questa risonanza dobbiamo tornare ad Hegel. Infatti, secondo l'interpretazione di Alexandre Kajèke, Hegel ci ha fornito un "meccanismo" alternativo per comprendere il processo storico che si basa sulla "lotta per il riconoscimento". Per comprendere questo concetto bisogna prima comprendere la concezione hegeliana dell'uomo e della natura umana. Per lui l'uomo era libero ed indeterminato, e perciò capace di creare la propria natura nel corso del tempo. L'uomo, infatti, ha in comune con gli animali certi desideri naturali basilari, come il cibo, il sonno e soprattutto la conservazione della vita, ma egli necessita anche di oggetti non materiali, come l'essere riconosciuto come uomo. E questa identità è conferita dalla capacità di rischiare la vita. Per questo motivo le differenze di classe più importanti non sono basate sulle funzioni economiche, ma sull'atteggiamento verso la morte violenta. La società, infatti, era divisa tra padroni che erano disposti a rischiare la vita, e schiavi che non lo erano. Dunque, la libertà dell'uomo consiste nella capacità che egli ha di vincere o negare la natura animale. Questo è il motivo per cui la disponibilità a rischiare la vita in una lotta per il puro prestigio ha un ruolo tanto importante nella spiegazione hegeliana della storia.



Se vogliamo capire il termine "democrazia liberale" dobbiamo, invece, rifarci agli scritti politici di Hobbes e Locke. Hobbes fu il primo a stabilire il principio secondo cui la legittimità del governo scaturisce dai diritti di coloro che sono governati e non dal diritto divino dei re. Egli fa derivare i suoi concetti di diritto e di giustizia dalla sua caratterizzazione dell'uomo allo stato di natura, che per lui è dato da un' 'inferenza di Passioni'. La passione che più di ogni altra spinge gli uomini alla guerra di tutti contro tutti è il soddisfacimento dell'orgoglio. Sia Hegel che Hobbes vedono nella battaglia primordiale una tensione fra il desiderio dell'uomo di ottenere il riconoscimento e la paura di una morte violenta. Ma secondo Hegel la disponibilità di rischiare la vita è la fondazione della libertà umana, mentre secondo Hobbes lo stato liberale si deve fondare sull'autoconsapevolezza. Locke era d'accordo con Hobbes nell'asserire che l'autoconservazione fosse la passione più importante e che il diritto alla vita fosse fondamentale, ma contrariamente affermava anche che l'uomo ha diritto non solo ad un'esistenza fisica pura e semplice, ma anche un certo comfort e alla possibilità di arricchirsi.


Il "desiderio del riconoscimento" si presenta come un concetto strano e artificioso, soprattutto a quando viene definito il motore principale della storia umana. Il concetto alla base del riconoscimento non è stato inventato da Hegel, ma è vecchio quanto la stessa filosofia occidentale e si riferisce ad una parte molto nota della personalità umana. Nella filosofia occidentale la prima analisi di una certa ampiezza del fenomeno del desiderio del riconoscimento la troviamo,del tutto appropriatamente, in una delle opere che segnano l'inizio di quella filosofia, la Repubblica di Platone. Il Thymòs quale emerge dalla Repubblica e dalla favola dell'erbivendolo di Havel è come un senso innato della giustizia, e in quanto tale è la sede psicologica delle più nobili virtù: altruismo, idealismo, moralità, abnegazione, coraggio e onorabilità. Il desiderio del riconoscimento che scaturisce dal thymòs è un fenomeno profondamente paradossale in quanto quest'ultimo è la sede psicologica della giustizia e dell'altruismo e nello stesso tempo è strettamente legato all'egoismo. Il desiderio del riconoscimento rimane una forma di autoaffermazione, una proiezione dei propri valori nel mondo esterno, e fa nascere sentimenti di rabbia quando questi valori non sono riconosciuti da altre persone. Ci sono anche diversi esempi di come il desiderio del riconoscimento agisce nella politica americana contemporanea. Ad esempio, l'aborto è stato uno dei problemi sociali nevralgici della generazione passata, eppure è un problema quasi senza contenuti economici. Ritroviamo un aspetto timotico anche in molte altre attività che normalmente vengono considerate come esempi di desiderio naturale. La conquista sessuale, ad esempio, non è di solito solo una questione di gratificazione fisica, ma rispecchia anche il bisogno che la desiderabilità venga "riconosciuta" dall'altro. Questi esempi di thymòs non intendono dimostrare che ogni attività economica, tutto l'amore erotico e tuta la politica posono essere ridotti al desiderio del riconoscimento. Ragione e desiderio restano parti dell'anima distinte dal thymòs. Non solo, ma sotto molti aspetti esse costituiscono per l'uomo moderno, liberale, le parti dominanti dell'anima.




Secondo Fukuyama, la stima di se stessi è stata fino a questo momento rappresentata come la fonte di virtù nobili. Il desiderio che la stima venga riconosciuta è, secondo molti filosofi, la fonte principale del male umano. Secondo Joan Didion il thymòs ci permette di dire "no" agli altri senza provare rimorso. Secondo altri pensatori liberali invece, troviamo il bourgeois, dove l'uomo ha bisogno solo di desiderio e di ragione. Il processo di modernizzazione descritto dalle scienze sociali può essere inteso come la graduale vittoria dell'anima, guidata dalla ragione, sulla parte timotica della medesima . Come più grande difensore del thymòs troviamo F. Nietzsche: l'uomo era soprattutto una creatura che ha la capacità di valutare il bene ed il male. Ciò che costituiva l'essenza dell'uomo era l'atto di valutare se stesso, di darsi un valore e chiederne il riconoscimento. Il thymòs è quindi la terza parte dell'anima.

Lo stato di guerra condusse al rapporto signoria-servitú che però non si rivelò stabile in quanto né il padrone né lo schiavo vedevano apato il loro desiderio di riconoscimento. Il dramma del padrone sta nel rischiare la vita per essere riconosciuto da uno schiavo che non è degno di riconoscerlo. Invece ,la totale assenza di riconoscimento è la molla che spinge lo schiavo a desiderare di cambiare e recupera la sua umanità con il lavoro. Per Hegel, al contrario, il lavoro rappresentava la libertà poiché dimostrava la capacità dell'uomo di creare. Il cristianesimo è stato fondamentale per Hegel, poiché è stata la prima religione a stabilire il principio di uguaglianza universale e sosteneva che l'uomo era libero moralmente di scegliere tra il bene ed il male. Il contributo del cristianesimo al processo storico è stato perciò quello di far capire allo schiavo questa concezione di libertà umana.

Lo stato democratico liberale moderno che nacque in conseguenza della Rivoluzione francese non fu altro che la realizzazione dell'ideale cristiano di libertà e d eguaglianza umana universale. Per Hegel la società liberale è l'accordo reciproco ed equanime di riconoscersi l'un l'altro e ci dà il riconoscimento della nostra dignità. Lo stato liberale deve riconoscere tutti i cittadini in quanto esseri umani e deve creare una società senza classi basata sull'abolizione della distinzione tra padroni e schiavi. Esso è razionale e fondato su principi aperti e pubblicizzati. Per concludere l'autore afferma che il desiderio del riconoscimento è perciò l'anello mancante tra l'economia liberale e la politica liberale.







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