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PELLIZZA DA VOLPEDO "QUARTO STATO"



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PELLIZZA DA VOLPEDO "QUARTO STATO"


Nato a Volpedo, un piccolo centro della camna alessandrina, Giuseppe Pellizza scelse di vivere lontano dalle capitali artistiche europee di fine Ottocento in un isolamento che rispondeva alla sua necessità di poter riflettere e operare in assoluta indipendenza. Nello stesso tempo, però, l'artista "si nutriva" di frequenti viaggi e soprattutto di continui scambi con i più importanti centri italiani che lo videro, di volta in volta, presenza significativa nelle maggiori rassegne espositive. Un profondo impegno critico connotò sempre la sua produzione consentendogli di raggiungere risultati di statura internazionale nell'ambito della tecnica divisionista usata anche come strumento flessibile e adatto a inverare contenuti via via più impegnativi nel rapporto col vero, e nella interpretazione simbolica della natura e della vita umana.

In tutti i generi di pittura Pellizza aveva raggiunto il massimo dei risultati che poteva conseguire quanto a luminosità e a costruzione aderente al vero, usando il mescolarsi del colore sulla tavolozza

Le acquisizioni scientifiche ottocentesche suggerivano che la luminosità è un prodotto non oggettivo ma soggettivo, poiché l'occhio umano, ricevendo attraverso le sue capacità percettive i vari impulsi dalla natura, riunifica all'interno di una sorta di camera oscura le lunghezze d'onda luminose provenienti dagli oggetti e le rimescola con attivo lavoro personale. Recenti scoperte avevano infatti dimostrato che la luce non è bianca, ma composta dal miscelarsi nell'occhio dell'osservatore di più stimoli percettivi provenienti dai sette colori dell'iride.



Pellizza, come altri pittori divisionisti, decise di impiegare la scomposizione dei toni come strumento per operare in pittura.

Nel "Quarto Stato", iniziato nel 1898 e terminato nel 1901, è evidente che Pellizza non intendeva rappresentare esclusivamente una scena, sia pure molto importante, della vita sociale del proprio tempo, vale a dire un momento di sciopero e di protesta. ½ compaiono, infatti, delle ure che avanzano verso la piena luce, mentre sullo sfondo campeggia un tramonto: è chiara l'allegoria sociale del popolo che avanza verso un futuro radioso, lasciandosi alle spalle l'età dell'oppressione. Il tema era già stato trattato più volte e continuamente rielaborato da Pellizza, a partire dal 1891, con Ambasciatori della fame, attraverso Fiumana, completata nel 1896, e il bozzetto preparatorio del Quarto stato del 1898, Il cammino dei lavoratori, secondo il titolo inizialmente prescelto, ed era andato ampliandosi ed approfondendosi durante questo percorso, di pari passo con l'evoluzione artistica del soggetto.







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