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PIANTE CENTRALI IN OCCIDENTE E A RAVENNA

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PIANTE CENTRALI IN OCCIDENTE E A RAVENNA



I più antichi mausolei cristiani quelli di S Elena e Santa Costanza, rappresentano i due tipi di rotonda adottati dagli architetti paleocristiani. La prima è la solita rotonda romana a interno indiviso. La seconda a quel pittoresco interno diviso in navate mediante un corridoio anulare con volta a botta e peristilio, che appare invenzione nuova, anticlassica, e troverà la massima diffusione in Oriente. Alla stessa concezione va collegato il Battistero Lateranense, iniziata da Costantino come rotonda e completato da Sisto III (432-440), su pianta ottagonale con tamburo e alta cupola. L'ambiente anulare interno aveva anch'esso in origine, come S. Costanza la volta a botte. Nel S. Stefano Rotondo, della fine secolo, appare un caratteristico impoverimento di forme e tecniche. A Napoli, il battistero quadrato di S. Giovanni in Fonte, dei primi del V secolo a tamburo della cupola impostato su volticelle angolari a cuffia di tipo sassanide. Allo stesso tipo di pianta centrale con colonnati e navate interne si rifà il Battistero di Nocera dei Pagani, mentre nel S. Saturnino di Cagliari compaiono elementi degli edifici cristiani d'Africa.



Ma la più sonora costruzione a pianta centrale del secolo V è il S. Lorenzo di Milano, che si rivela anche dopo le riforme del tardo 500 : chiesa che per l'audace applicazione di volte, arcate, strutture variamente mosse e raccordate, continua la grande tradizione spaziale degli edifici termali romani. La pianta è quadrilobata, con deambulatorio e loggiati interni sul vano centrale, e grande cupola. Altri tre edifici a pianta centrale sono ammessi a San Lorenzo : S. Ippolito a croce greca, l'oratorio di S. Aquilino, ottagono con atrio a forcipe, e il piccolo oratorio di S. Sisto.

La stessa pianta ispira vari edifici ravennati del V e VI secolo, sormontati da cupole costruite in genere col sistema dei doli, mediante incastri ad anello di vasi cilindrici disposti a filari orizzontali. Il Mausoleo di Galla Placida di struttura romana con reminiscenze dell'Asia Minore (chiesa a croce della Cappadocia), è una piccola costruzione a croce libera, con volte a botte, e cupola cieca al centro, sopra pennacchi continui; esternamente compaiono le arcatelle cieche per alleggerire il peso della cupola. La pianta crociata di Galla Placida si direbbe par aver suggestionato molti edifici del Veneto e della Dalmazia come i Sacelli di S. Prosdocino a Padova e di S. Maria Materdomini a Vicenza (secolo V), e la chiesa di S. Nicola in Borgo Grande e di S. Eufemia di Spalato posteriore al secolo IX. Il Battistero degli Ortodossi , elevato nel 449 - 458 sul fondamento di una sala termale romana e un ottagono di tipo ano con quattro nicchie nelle pareti a cupola costruita coi doli, e sostenuta da un doppio ordine di arcate. Le riquadrature e gli archetti di mattoni delle zone superiore esterna sono del X secolo circa. Teodoriciano è il Battistero degli Ariani, un ottagono del quale e iscritto un edificio a quattro absidi: il deambulatorio ottagonale attorno a un nucleo centrale quadrilobato costituisce una tappa di passaggio tra gli antichi edifici romani, uso il tempio di Minerva Medica, e costruzioni paleocristiani, con il S. Lorenzo Milanese e il S. Vitale.

Nel S. Vitale (secolo VI), le coincidenze con le forme orientali, e, in particolare, con quelle della contemporanea chiesa di SS. Sergio e Bacco a Costantinopoli - alloro volta frutto di elaborazioni orientali di strutture romane - sono evidenti. La pianta, ottagonale, con mura laterizi, contrafforti e pilastri nelle pareti esterni con atrio a forcipe e abside nel lato opposto all'ingresso e ancora di buon nervo classico. La cupola interna, costruita col sistema dei doli, poggia su otto colossali pilastri fra i quali vi sono colonnati a esedre su due ordini, con loggiato, e colonne a capitelli traforati : ne risultano un ambulacro ottagonale al piano inferiore, un matroneo al superiore, interrotti solo dal presbiterio. Il pavimento, già sopraelevato per il parziale sprofondamento delle mura perimetrali, è stato attualmente riportato a livello originale, ristabilendo l'antica armonia di rapporti dell'interno, tutto giochi di luci e di ombre, esaltate dal cromatismo prezioso dei mosaici. Anche qui, come nel S. Lorenzo, sono bizantini in senso spaziale e il prevalere dei valori atmosferici su quelli di massa. Monumento alquanto a se va considerato il Mausoleo di Teodorico, posteriore al Battistero degli Ariani, che ha decorazioni e calotta di copertura di sapore barbarico. Come molte tombe romane circolari, si compone di due organismi sovrapposti : sul corpo inferiore decagonale, con massicci pilastri sostenenti robuste archeggiature, si imposta un corpo circolare più piccolo, sormontato da una calotta monolitica in marmo istriano. I grossi conci istriani con i giunti tagliati a zeta, mostrano una tecnica già nota alla romanità (Palazzo Diocleziano di Spalato); ma il bel fregio superiore, col motivo barbarico dei triangoli sormontati da cerchi, simile a quello della corazza di Teodorico, ci orienta verso l'arte dei conquistatori, il cui spirito non dovette rimanere estraneo alla concezione generale di questo rude monumento. Il ballatoio esterno era già noto a Roma nello pseudo - tempio rotondo di Portunno a Porto.







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