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Raffaello



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Raffaello

(Urbino 1483 - Roma 1520)

lio del pittore Giovanni Santi, Raffaello Sanzio si formò in

un primo tempo nella sua città natale nella bottega paterna,

dove ebbe occasione di entrare in contatto con il vivace

ambiente di alta e raffinata cultura che fu la corte dei

Montefeltro. Nonostante l'ampiezza di esperienze culturali

offerte da quella corte e l'esempio di insigni maestri

fiorentini e nordici, di Melozzo da Forlì e Piero della

Francesca, di architetti come Luciano Laurana e Francesco di



Giorgio Martini, la maniera di Giovanni Santi era di mediocre

livello, e ben presto il giovanissimo Raffaello dovette

avvertire l'esigenza di aggiornarla attraverso lo studio dei più

affermati pittori umbri contemporanei: Perugino, Pinturicchio,

Signorelli. Sanzio si avvicinò con maggior decisione a Pietro

Perugino, del quale da giovane fu allievo e aiuto: ne ereditò la

visione ideale e armonica, ne studiò i processi di

organizzazione dell'immagine, i tipi e le attitudini delle

ure fino ad assimilarne completamente il linguaggio

urativo.

Una perfetta misura, una visione equilibrata e dolce

caratterizza già le prime opere di Raffaello, verso il 1500,

come le Tre Grazie di Chantilly o il Sogno del Cavaliere di

Londra, nelle quali è avvertibile l'influenza del Perugino.

Questa prima fase dell'attività del maestro si conclude col


Sposalizio della Vergine

  celebre Sposalizio della Vergine (1504, Milano, Brera) opera che

già lo rivela un artista compiuto, capace di conferire al motivo

peruginesco del tempio centrale un accento inconfondibile di

concentrazione, di eleganza, di soavità. Ben presto però il

talento e la sensibilità del giovane lo indussero ad uno sforzo

di superamento della stessa maniera peruginesca.

Nel 1504 Raffaello si recò a Firenze, dove rimase fino al 1508

dedicando quegli anni alla propria crescita culturale. Si

applicò assiduamente allo studio della tradizione urativa

fiorentina, manifestando la stessa capacità di assimilazione e

la stessa sicurezza di orientamento critico dimostrate nei

confronti della cultura d'origine durante la sua prima

formazione. Nel vasto e vivace orizzonte culturale della Firenze

dei primi anni del Cinquecento Raffaello indirizzò la propria

attenzione soprattutto alle opere di Leonardo e Michelangelo,

che sollecitarono in lui una straordinaria evoluzione

intellettuale e stilistica. In soli quattro anni, infatti, egli

saprà arricchire enormemente il proprio linguaggio urativo

Madonna del Granduca

 

dominando con sicura la varietà delle influenze.

Madonna del Granduca

 

Madonna del Baldacchino

 




Una serie di Madonne d'inabile

bellezza, preparate da disegni elaboratissimi che rivelano il

suo continuo sforzo di raggiungere, al di là d'ogni schema, un

segno insieme purissimo e significante, sono il primo risultato



della meditazione di Raffaello, sull'opera di Leonardo, dalla

Madonna del Granduca (1505, Firenze, Pitti) alla Madonna del

Cardellino (1506, Firenze, Uffizi) alla Bella Giardiniera

(1507, Parigi, Louvre). E accanto alle Madonne, alcuni

eccezionali ritratti: quelli di Agnolo e Maddalena Doni (1506,

Firenze, Pitti) e La Muta (1507, Urbino Galleria Nazionale delle

Marche), di intensissima penetrazione psicologica.

Fra le grandi imprese artistiche avviate a Roma da papa Giulio

II si colloca la decorazione di un nuovo appartamento papale, le

Stanze Vaticane, in cui vengono impegnati artisti come Perugino,

Peruzzi, Sodoma, Bramante e Lotto. Ma allorché a questi si

aggiunse Raffaello, introdotto nel 1508 alla corte papale da

Bramante, il papa licenzia tutti gli altri pittori e affida a

Sanzio l'intera responsabilità dell'opera. Il trasferimento alla

corte di Giulio II a Roma offre a Raffaello quella ricchezza di

contenuti storici, culturali e umani che Firenze dopo la morte

di Lorenzo il Magnifico, non era più in grado di offrirgli.


Il programma offerto a Raffaello per la prima stanza, confacente

Madonna del Cardellino

 

Maddalena Doni

 



alla sua funzione di biblioteca, si rifà alla rafurazione

tradizionale delle quattro facoltà delle università medievali:

la teologia, la filosofia, la giurisprudenza e la poesia (che

sostituiva la medicina), personificate da ure allegoriche

nella volta, e illustrate da un'accolta dei maggiori esponenti

storici nelle scene sulle pareti. Sollecitato dall'importanza

del progetto e influenzato dalla visione diretta della grande

statuaria classica romana, Raffaello riprende la ricerca di

monumentalità sviluppata nella Madonna del baldacchino per

trasferirla su un piano ancor più ampio e solenne, adatto

all'aulico compito romano. Ma soprattutto il pittore, con

eccezionale sensibilità storica e abilità di invenzione

urativa, chiarisce le ancora confuse aspirazioni del

pontefice e trasforma nella sostanza i temi tradizionali a lui

proposti: lo spunto enciclopedico diviene grazie a Sanzio la più

alta celebrazione della cultura umanistica e del compimento dei

suoi grandi temi religiosi e filosofici nella Roma

rinascimentale dei papi. Gli impulsi e le aspirazioni

politico-religiose dell'età di Giulio II si spensero rapidamente

durante il pontificato di Leone X, incline a circondarsi di una

corte dottissima e fastosa, a promuovere una cultura

d'intonazione classicheggiante, atta a fondare il prestigio

della nuova Roma papale sulla rievocazione dello splendore

dell'Urbe imperiale.

Durante i suoi precedenti periodi umbri e fiorentini, Raffaello

aveva elaborato un sistema di strutturazione armonica

dell'immagine e una sintassi urativa unitaria e organica, che

nella Stanza della Segnatura gli permettono di conferire ad ogni

scena e all'insieme una perfetta euritmia e unità, segno

visibile dell'umanistico accordo delle quattro facoltà

nell'universo armonico del sapere, e della loro complementarità



nel raggiungimento del Sommo bene. La grandezza di Raffaello sta

proprio nella sua capacità organizzatrice che coinvolge ogni

elemento della rappresentazione in una perfetta coincidenza di


forme e contenuti.

Trasurazione

 

Agnolo Doni

 



A Roma egli conobbe il suo trionfo con la decorazione ad

affresco delle celebri Stanze Vaticane: quella della Segnatura

(1508-l511), quella di Eliodoro (1511-l514) e quella

dell'Incendio di Borgo (1514-l517). I soggetti allegorici della

Stanza della Segnatura esaltano la sintesi del pensiero antico

con la renovatio operata dal Cristianesimo attraverso la

rafurazione del Vero (spirituale: la Disputa del Sacramento;

razionale: la Scuola di Atene), del Bene (le Virtù e le Pandette

di Giustiniano, le Decretali di Gregorio IX), del Bello (il

Parnaso).Quelli della Stanza di Eliodoro celebrano l'intervento

divino in favore della Chiesa (la Liberazione di San Pietro,

Leone ferma Attila davanti a Roma, la Cacciata di Eliodoro, il

Miracolo di Bolsena).

Nella terza sala, in larga misura dovuta a collaboratori, i temi

sono storici, con significati contemporanei. La vicinanza con

Bramante è specialmente avvertibile nella Stanza della

Segnatura. Bramantesca, nella razionale disposizione

dell'insieme e arieggiante il progettato interno di San Pietro,

è qui l'architettura che serve di sfondo alla Scuola di Atene,

dove Raffaello dispose in gruppi sapientemente bilanciati molti

ritratti di suoi contemporanei nelle vesti dei grandi filosofi

dell'antichità. L'ascendente di Michelangelo, che aveva portato

a termine la decorazione della volta della Cappella Sistina dal

1508 al 1512, si fa sentire specialmente a partire dalla seconda

delle Stanze, quella di Eliodoro, e ne sono palese testimonianza

i nudi drammaticamente movimentati nella Stanza dell'Incendio di

Borgo. Il Vero teologico e il Vero razionale, la rivelazione

cristiana e la sapienza antica si affrontano nelle due scene

della Disputa del Sacramento e della Scuola di Atene e la loro

concordanza si esprime attraverso un sistema simmetrico di

corrispondenze compositive. Raffaello tratta qui lo spazio come

il simbolo più eloquente della situazione spirituale

rappresentata, e la prospettiva diviene un 'principio di

gerarchia intellegibile'.

Pala Colonna

 

Sogno di un cavaliere

 






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