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Siracusa

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A leggere le impressioni di viaggio di tanti illustri visitatori che in varie epoche hanno avuto occasione di soggiornare a Siracusa, ci si convince che venire in questo luogo costituisca una necessaria risposta a precise esigenze dello spirito; solo a Siracusa, 'la bella doriese', si possono avvertire determinate sensazioni; solo in essa si possono vivere irripetibili esperienze. Siracusa offre una tale varietà d'aspetti, una così ricca serie di itinerari, turistici e colti, una così vasta aura di miti e di malie, da avvincere anche il più frettoloso dei visitatori. Non si tratta solo di percepire il messaggio aulico che possono offrire le maestà del monolitico Teatro Greco, dell'Orecchio di Dionigi, del Tempio di Atena e di tante altre splendide vestigia di un passato unico che, per quanto solenni, rappresentano pur sempre alcuni momenti di una più che trimillenaria storia; l'interesse per la splendida grecità non deve far dimenticare che Siracusa è stata pure sicula, romana, bizantina, araba, normanna, sveva, aragonese, catalana, borbonica, e di queste sue molteplici realtà storiche conserva ricche e affascinanti testimonianze.

Le origini greche della città sono databili al 734 a.C., e già nel V sec. a.C. Siracusa estende la sua influenza politico.



Per secoli costituirà un poderoso baluardo della grecità, contro i Cartaginesi, contro gli Etruschi e contro i Romani che solo con l'inganno potranno espugnarla nel 212 a.C. Con gli Arabi perderà per sempre (878 d.C.) la sua funzione di capitale dell'Isola, ma continuerà a dare validi contributi alla cultura europea: è siracusano, ad esempio, il più grande poeta arabo di Sicilia, Ibn Hamdis.

Con la dominazione sveva diviene città demaniale. Passata agli Aragonesi con la rivolta del Vespro (1282), diviene capitale della cosiddetta 'Camera Reginale', un insieme di città, isole e castelli che costituiranno la dote delle Regine di Sicilia. Questo della 'Camera Reginale' è un periodo di rinascita commerciale e artistica che durerà fino 1538, quando Carlo V farà della città una piazza forte munita di poderosi bastioni di cui ancora oggi si ammirano le tracce. Per una rinascita della città bisognerà attendere l'unità nazionale e la recente industrializzazione che ne cambieranno profondamente profilo e cultura.

Il contributo di Siracusa alla cultura europea e mediterranea porta i nomi di Epicarmo, creatore della commedia; Teocrito, Eumelo, Mosco, Archimede, il citato Ibn Hamdis, e ancora, S. Giuseppe l'Innografo e S. Metodio, fondamentali punti di riferimento della cultura greco.

Situata in un anfratto di una grande cava di pietra, un fascino singolare e misterioso esercita questa grotta, in cui si favoleggia che il tiranno Dionigi facesse rinchiudere i prigionieri per carpirne poi i discorsi, grazie al fenomeno di amplificazione dei suoni che la particolare conformazione conferisce all'antro. Il nome è dovuto alla forma dell'ingresso che ricorda il condotto uditivo dell'orecchio umano. Gli fu dato da Caravaggio in visita a Siracusa nel 1608.

È il più insigne ed il più imponente dei monumenti non solo di Siracusa, ma di tutto il mondo greco d'occidente, scolpito interamente nella roccia viva. È stato il primo tra tutti i teatri antichi a fare rivivere il dramma antico: l'Istituto Nazionale del Dramma Antico vi organizza, dal 1914, con una periodicità biennale, le 'rappresentazioni classiche', con cui rivivono i drammi di Sofocle, di Eschilo, di Euripide. L'antico monumento fu scavato nella roccia del Colle Temenite, su disegno dell'architetto Demòkopos per volontà del tiranno Gelone. La cavea oggi con solo 46 gradini è divisa in nove cunei e misura 128 metri di diametro, con un corridoio orizzontale che divide il semicono roccioso in due aree distinte. Può essere considerato il massimo monumento dell'architettura teatrale e della tecnica scenica giunto fino a noi. Ebbe una grande importanza nella vita della città, giacché Siracusa, con Atene e Alessandria d'Egitto, fu uno dei maggiori centri di vita teatrale, politica e spettacolare.

In alto a destra: Latomia del paradiso, interno dell'Orecchio di Dionigi.
In alto: Grotta dei Cordari

Cosiddetta dei cordari che vi hanno esercitato per secoli il mestiere; oggi questa parte delle latomie fino alle necropoli dei grotticelli, è esclusa alla visita per il pericolo di caduta di massi. La grotta è un amplissimo scavo, aperto al piede del muraglione perimetrale, la cui volta intatta, irregolare, poggiata su pilastri sottili, mostra come procedeva il lavoro di escavazione.




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