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Torre dell'Aquila

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La Torre dell'Aquila, così chiamata per la porta indirizzata verso Aquileia, era inserita nella cinta di mura duecentesca che proteggeva la città di Trento, e fu annessa al Castello del Buonconsiglio tramite un'incorporazione forzata, voluta dal vescovo moldavo Giorgio di Liechtestain verso la fine del 1300. L'indebita usurpazione, scatenò una violenta sommossa popolare che, unita all'intervento del duca d'Austria Federico IV, pose fine nell'aprile del 1407 al potere del vescovo. Uno dei primi atti emanati dal duca d'Austria, decretò appunto la restituzione della torre ai trentini.

Originariamente faceva parte delle mura edificate nel corso del XIII secolo ed era posta a difesa dellŽomonima porta d'ingresso alla città (Porta Aquileia). Poi venne ampliata e ulteriormente innalzata dal Vescovo Giorgio I di Liechtenstein (1390-l419). Con questo intervento egli trasformò la torre nella sua residenza privilegiata, che comunicava con il Castello del Buonconsiglio attraverso un lungo passaggio coperto e posto sopra le mura. Invece Bernardo Clesio (che fu a sua volta principe vescovo dal 1514 al 1539) la destinò ad appartamento per il suo seguito. AllŽesterno è ancora leggibile, nellŽangolo a sud - est, il disegno della torre, primigenia. Le fredde pietre della torre, tuttavia, racchiudono una scenografia artistica di eccezionale importanza: il ciclo di affreschi detto 'dei mesi' (XV secolo). Realizzò lŽopera lŽanonimo 'Maestro dei Mesi', proveniente dalla Boemia, lasciandoci una preziosa testimonianza di vita di corte, con scene cavalleresche e rurali dellŽepoca. I vari mesi dellŽanno, infatti, sono accomnati da una minuziosa ricostruzione di gesti emblematici in cui sŽintrecciano e contrappongono due mondi: il popolare e lŽaristocratico. Da una parte la mietitura e la vendemmia; dallŽaltra i cortei, i giochi di società, i tornei. LŽunico mese mancante è marzo, ma non per incuria dellŽignoto autore: venne distrutto da un incendio nel corso del quindicesimo secolo.






Il ciclo dei Mesi di Torre Aquila: gli affreschi


Nel ciclo di dipinti che decora la sala del secondo piano della torre si conserva una delle più celebri testimonianze della pittura gotica - internazionale che documenta con precisa osservazione della realtà e straordinaria forza poetica il mondo feudale al tramonto del medioevo.

Una serie continua di affreschi illustrano i vari mesi dell'anno; sono undici riquadri (quello illustrante il mese di marzo è andato perduto essendo dipinto sulla parete, probabilmente in legno, della scala a chiocciola che venne distrutta) che descrivono i passatempi dell'aristocrazia intrecciandoli alle diverse occupazioni dei contadini, pastori e boscaioli. Ogni mese è separato da colonnine tortili concluse da capitelli quasi ad annullare le pareti e a fingere una loggia aperta su un paesaggio continuamente mutevole a seconda dell'avvicendarsi delle stagioni. Ogni pannello reca in alto il sole raggiato con la dizione della posizione zodiacale. Le scene sono viste panoramicamente dall'alto secondo la tecnica miniaturistica ed hanno riferimenti paesistici ed architettonici di preziosa individuazione, tra realistico e fiabesco.

La contrapposizione medievale tra svago e fatica, tra ricchi feudatari privilegiati e poveri contadini, vi si emblematizza in termini di inconscio classismo, una artistica policroma proiezione dei rapporti economico- sociali nell'età di mezzo. In gennaio i nobili si divertono con le palle di neve davanti a un castello (di Stenico) mentre i contadini vanno a caccia sulle bianche distese con i cani; in febbraio le damigelle assistono dalle mura (del Buonconsiglio) ad un torneo; in aprile mentre le nobildonne passeggiano gli agricoltori lavorano alle semine ed all'erpicatura; in maggio i nobili raccolgono fiori, intrecciano amorosi colloqui sui prati, banchettano all'aperto; in giugno continuano gli svaghi deambulatori, mentre i contadini accudiscono il bestiame; luglio dardeggia sulle falciature, sulla pesca e sulla caccia del mondo contadino, e sulle idilliache dichiarazioni dei nobili; agosto vede all'opera i mietitori e i preparativi per le cacce col falco; settembre mostra la caccia gentilizia e l'aratura dei campi; in ottobre tutti partecipano, ma con differente impegno, alla vendemmia; in novembre, al di là della città murata, sui monti rocciosi si caccia l'orso, con grande spiegamento di veltri, cavalcature e battitori; in dicembre i contadini tagliano la legna nei boschi e la trasportano in città sui carri.

La linea dell'orizzonte è posta molto in alto e l'organizzazione degli spazi si articola in modo piuttosto incerto attraverso paesaggi ripidi e dalla profondità limitata.

Il ciclo trentino, che per la particolarità delle scene non è possibile raffrontare ad altri modelli, viene attribuito a un anonimo maestro di origine boema, soprannominato per convenzione «Maestro dei Mesi». Si è supposto negli ultimi anni che l'autore di questo ciclo di affreschi possa essere un certo Vinceslao.


SETTEMBRE




A settembre appaiono la raccolta delle rape da parte di una donna e la seconda aratura dei campi destinati ai cereali. Qui le scene di vita cortese, e in particolare la descrizione della caccia col falco, il passatempo più amato dalla nobiltà castellana, prevalgono sulle umili occupazioni dei contadini. In basso si apre l'entrata di un castello che prosegue, al di là della colonna e dell'angolo delle pareti, quello che appariva nel mese di agosto. Dal castello escono due dame e un gentiluomo a cavallo, mentre più in alto ci sono due cavalieri di cui uno tiene il falco con la mano sinistra (vedi particolare in foto). Un falco si è posato sopra una roccia, un altro attacca un uccello, un terzo, su unna roccia, divora un volatile, qua e là frotte di cani, alcuni rappresentati mentre stanano delle grosse pernici. La caccia con il falco è l'elemento cortese che accomuna i mesi di Luglio, Agosto e Settembre mentre il roseto, il "locus amoenus" e la corte di amore caratterizzavano i mesi di Aprile, Maggio e Giugno. Nella zona mediana una contadina raccoglie rape in un campo, mentre in alto un campo viene arato da un aratro pesante tirato da una coppia di buoi e da una di cavalli; una contadina zappa, mentre un uomo vestito di rosso lavora accanto a un fienile che fa seguito alle capanne del borgo contadino del mese di Agosto. La continuità del paesaggio dei due mesi, contigui, ma su pareti diverse, è così affermata attraverso la disposizione del castello in basso e dell'abitato contadino in alto. Come nel mese di Agosto il sole è circondato da piccole nuvolette disposte a forma di raggi.









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