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Arianesimo (IV secolo)



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Arianesimo (IV secolo)




La storia

L'Arianesimo prende il nome dal presbitero di Alessandria, Ario, il quale contribuì solo parzialmente allo sviluppo teologico di questo pensiero. Piuttosto la paternità del movimento va ricondotto al pensiero subordinazianalista o adozionista sviluppato da diversi teologi più o meno ortodossi del III secolo, come Paolo di Samosata, il suo pupillo Luciano di Antiochia e maestro di Ario, e San Dionisio (o Dionigi) d'Alessandria.

Ufficialmente l'a. prese avvio dal sinodo dei vescovi del 321, convocato da Alessandro, vescovo di Alessandria, che fece scomunicare Ario, reo di proandare il suo pensiero eretico.

Quest'ultimo, fuggendo in Palestina, si rivolse al suo ex comno di scuola, Eusebio di Nicomedia, il quale lo accolse a braccia aperte e creò un centro di riferimento per l'a. nella propria diocesi.

Fu proprio Eusebio il maggiore interprete e difensore dell'a.: asceso a posizioni di massimo livello della gerarchia della Chiesa, ebbe sempre un certo ascendente sull'Imperatore Costantino, che aveva legalizzato il Cristianesimo nel 313.

Costantino, influenzato da Eusebio, dapprima cercò di mediare la situazione, considerandola una pura disputa sulla terminologia cristologica, ma poi si decise di convocare il 1° (il primo della storia del Cristianesimo) Concilio Ecumenico a Nicea nel 325 per dirimere la questione fra cattolici ortodossi e ariani.



Il Concilio ebbe inizio il 20 Maggio 325 alla presenza di circa 220 vescovi (secondo altri autori, 318), in larghissima maggioranza della parte orientale dell'Impero.

Ario ve, portando un atto di fede, stracciato, tuttavia, in pubblico ed anche l'intervento di Eusebio non fu tra i più felici: egli lesse un documento, allineato sulle posizioni ariane, dove si affermava molto palesemente che Cristo non era Dio.

Questa terminologia senza compromessi alienò i favori dei moderati, che, dopo estenuanti discussioni, aderirono al cosiddetto Credo Niceno, dove, per quanto concerne la natura di Cristo, si ribadiva il termine homooùsion (consustanziale, cioè della stessa sostanza del Padre e generato, e non creato).

L'a. fu condannato e Ario ed Eusebio furono mandati in esilio.

Nonostante la vittoria degli ortodossi al Concilio di Nicea, gli ariani rimasero comunque in tale maggioranza che nel 328 Costantino decise di richiamare Eusebio dall'esilio e di offrirgli il seggio di vescovo di Costantinopoli: il momento di massima gloria per Eusebio fu quando, nel 337, Costantino in punto di morte decise di farsi battezzare da lui, suo vescovo ariano.

Inoltre, dalla sua influente posizione, Eusebio si adoperò per riuscire a condannare, per diverse volte, all'esilio il suo mortale nemico, Atanasio, vescovo di Alessandria, quasi l'unico e strenuo difensore del homooùsios (identico, nella sostanza, a Dio, cioè consustanziale), secondo il Credo di Nicea.

Nel 340, il Papa Giulio I (337-352) convocò un concilio a Roma, al quale parteciparono 50 vescovi, che riabilitarono Atanasio, considerato ingiustamente calunniato.

I vescovi ariani rifiutarono di partecipare ed organizzarono per contro un concilio ad Antiochia nel 341, sotto il coordinamento di Eusebio: venne proposto, senza molto successo, una formula di compromesso, che ponesse l'accento sulla coesistenza eterna di Cristo e del Padre, sorvolando, però, il punto controverso della consustanzialità ("il lio è della stessa essenza della divinità e della stessa volontà del Padre").

Poco dopo questo concilio, nello stesso 341, Eusebio morì, mentre Ario era già morto nel 336.



La dottrina

L'insegnamento ortodosso del Cristianesimo ai tempi di Ario propugnava la dottrina di Dio Padre e Dio lio come due persone distinte con una sola essenza.

La principale preoccupazione di Ario era di negare che così potessero coesistere due Dei oppure che non si scivolasse nel modalismo, la dottrina dove si affermava che le persone della Trinità non erano altro che "modi" di essere e di agire dell'unico Dio.


Il fulcro dell'a. era invece la negazione della consustanzialità (stessa sostanza o homooùsios) del lio con Dio Padre.

Secondo Ario, il Padre era eterno, la sorgente, cioè, non originata di tutta la realtà, mentre il lio, sebbene fosse il primo nato fra tutte le creature e il creatore del mondo, era dissimile (anòmoios) ed inferiore al Padre in natura e dignità, perché generato e creato dal Padre stesso, prima di tutti i tempi. Tuttavia ci fu un tempo in cui il lio non c'era, come recitava una frase molto citata di Ario.



L'arianesimo dopo Ario ed Eusebio

In seguito alla morte di Eusebio, l'imperatore Costanzo II (337-361, lio di Costantino), convocò vari sinodi, tenuti tra il 357 ed il 359 a Sirmio (nella ex Iugoslavia) per cercare di venire a capo delle interminabili dispute teologiche.

Rispetto alla natura di Cristo, le formulazioni presentate risultarono addirittura quattro:

Homooùsios (identico, nella sostanza, a Dio, cioè consustanziale), secondo il Credo di Nicea, difeso, come si è detto, strenuamente e quasi isolatamente (Athanasius contra mundum: Atanasio contro il mondo) da Atanasio di Alessandria.

Homoioùsios (simile, nella sostanza, a Dio), propugnato da Basilio di Ancyra.



Anòmoios (dissimile da Dio), secondo il credo ariano più canonico, e difeso da Aezio di Antiochia o di Celesiria, Eunomio di Cizico e Ursacio di Singiduno.

Hòmoios (simile a Dio), proposto da Acacio di Cesarea, definizione vaga, dove si parlava di una generica similitudine tra Padre e lio, senza precisare il rapporto sul piano della sostanza. I seguaci del partito di Acacio si chiamarono omeisti.



L'imperatore Costanzo dapprima (358) aderì alla dottrina dell'homoioùsios di Basilio, ma successivamente, dopo il sinodo del 359, cercò di imporre la versione homoios di Acacio come ufficiale e convocò i vescovi occidentali a Rimini e quelli orientali a Selucia per ratificare la formula acaciana.

Contemporaneamente fece deporre e relegare a Berea in Tracia Papa Liberio (352-366). Al suo posto fu eletto l'antipapa, di ispirazione ariana, Felice II (355-365). Papa Liberio poté rientrare ad occupare la sua sede, solo dopo aver firmato un documento molto vicino alle tesi ariane.

Questo momento storico del Cristianesimo fu ben descritto da S. Girolamo nella sua frase: "Il mondo, gemendo, stupì di trovarsi ariano".

Il concilio di Seleucia, nel 359, al quale partecipò Acacio di Cesarea, oltre a 150/160 vescovi orientali, mostrò tutta la ben nota divisione nel partito ariano, e fu aggiornato dall'imperatore stesso a Costantinopoli, l'anno successivo, dove fu imposta la formula del homoios.

Ma nel 361, morì l'imperatore Costanzo e la situazione politica divenne poco chiara: paradossalmente l'ascesa di Giuliano l'Apostata (361-363) permise agli ortodossi niceni di serrare le fila: ad Atanasio fu permesso di ritornare ad Alessandria.

Nel concilio di Lampsaco del 364, indetto da Valentiniano I (364-375), imperatore della parte occidentale, le tesi ariane vennero rigettate e i vescovi più in vista vennero condannati, tuttavia la parte orientale dell'impero rimase ariana, sotto l'imperatore Valente (364-378, fratello di Valentiniano), lui stesso un ariano radicale.

Fu fondamentale, allora, l'azione dei tre grandi Padri Cappadoci [San Basilio (c ), San Gregorio di Nissa (c ) e San Gregorio di Nazianzo (329-389)], origenisti e strenui difensori del credo niceno, che iniziò a fare breccia nel blocco ariano.

Furono anche decisivi i due nuovi imperatori, Graziano (375-383) ad occidente, ma soprattutto Teodosio (379-395) ad oriente, cattolici convinti, a far pendere l'ago della bilancia a favore del Cattolicesimo ortodosso.

Teodosio convocò nel 381 il 1° Concilio di Costantinopoli, gettando le basi di quel credo niceno-costantinopolitano, fulcro del Cristianesimo, imposto nel 391 come nuova religione di Stato.

Inoltre nel 394, Teodosio diventò l'unico imperatore e impose l'ortodossia su tutto l'impero.

Tuttavia, l'a. diventò religione predominante per i popoli germanici: i Goti, convertiti da Ulfilas il Goto, ma anche i Burgundi, gli Ostrogoti, i Visigoti, i Longobardi, i Vandali mantennero per diversi secoli il loro credo ariano, per poi essere gradualmente riassorbiti dall'ortodossia: solo entro la fine del VIII secolo, l'a. si poté definire sso.



L'arianesimo moderno

Dopo svariati secoli, vi fu un certo revival dell'arianesimo alla fine del XVII secolo, nel pensiero di Samuel Clarke (1675-l729), mentre oggigiorno la corrente religiosa protestante, erede più diretto dell'arianesimo è l'unitarianismo.






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