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CARATTERI GENERALI DEL MEDIO EVO - L'EVOLUZIONE DELLE STRUTTURE POLITICHE, LA STRUTTURA SOCIALE, LE STRUTTURE ECONOMICHE, MENTALITA' E VISIONI DEL MON



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CARATTERI GENERALI DEL MEDIO EVO



PREMESSA

I primi testi letterali in volgare compaiono in Italia agli inizi del 200


data a cui si fa risalire l'inizio della letteratura italiana




non nasce dal nulla, ma scaturisce da un terreno ricchissimo di esperienze:

la tradizione classica; il Medio Evo ne aveva conservato la memoria

la tradizione latina medievale, elaborata nei secoli che vanno dal VI al XII. Questa cultura era espressa in latino, ma un latino molto diverso dal precedente (mediolatino)

la tradizione francese, dove erano già in uso i linguaggi volgari:

il provenzale o lingua d'oc al Sud

il francese antico o lingua d'oïl al Nord



1. L'EVOLUZIONE DELLE STRUTTURE POLITICHE


LA DISGREGAZIONE DELL'IMPERO ROMANO

Dal III secolo d.C. era in atto il processo di disgregazione politica, militare, economica e sociale dell'Impero che porta all'inizio del Medioevo. La situazione era aggravata anche dalle invasioni di popoli germanici.


nascono regni romano-barbarici in cui:

si mantiene l'apparato amministrativo dell'impero

le due culture si integrano a poco a poco

l'unico fattore unificante è la Chiesa


LA CHIESA E L'IMPERO

La Chiesa svolge:

la normale azione pastorale

un ruolo politico


Carlo Magno crea il Sacro Romano Impero, ma che dopo la sua morte viene diviso tra i suoi successori


nasce il feudalesimo


IL FEUDALESIMO

Per compensare i guerrieri che lo avevano sostenuto Carlo Magno aveva assegnato loro in godimento porzioni di territorio (i feudi). Ma alla loro morte il territorio ritornava al re.

In seguito questi domini feudali divennero ereditari

I grandi signori assegnarono a loro volta porzioni di territorio ai loro fedeli, che li assegnavano ad altri minori (vassalli, valvassori, valvassini)


stato feudale caratterizzato da:

un debolissimo potere centrale

conflitto tra Chiesa e Impero per il diritto di conferire l'investitura ai vescovi, che erano dei veri e propri signori feudali




2. LA STRUTTURA SOCIALE


UNA SOCIETA' GERARCHICA E STATICA

La società medievale è fortemente gerarchizzata e statica; i vari ceti sociali sono delle caste chiuse e sono:

l'aristocrazia feudale, di origine guerriera e dedita a combattere

il clero, che rappresenta il ceto culturale

i contadini, che sono dei servi della gleba:

condizione servile

legati alla terra che lavorano

privi di ogni libertà e diritto personale


LA STRUTTURA SOCIALE RIFLETTE L'ORDINE DIVINO

Questa struttura sociale è ritenuta immutabile perché si pensa che sia stato Dio stesso a dividere la società in 3 ordini, a cui è assegnato un compito ben preciso:

guerrieri (bellatores) Þ combattere

sacerdoti (oratores) Þ pregare

contadini (laboratores) Þ coltivare la terra


Si ritiene che questa struttura trinitaria corrisponda alla trinità di Dio

la società terrena riflette la struttura del regno celeste


ogni mutamento sarebbe una violazione sacrilega


LA SUBORDINAZIONE PERSONALE

La società che domina nel Medioevo

1) ignora:

il principio di mobilità

il principio di eguaglianza tra gli individui (Rivoluzione Francese)


la diseguaglianza fa parte dell'ordine provvidenziale dell'universo

2) è basata su vincoli di subordinazione personale









3. LE STRUTTURE ECONOMICHE


IL REGRESSO ECONOMICO

Dopo la disgregazione dell'Impero romano si vede un progressivo aggravarsi della crisi economica che era già in atto da tempo.

L'economia basata su produzione di merci e sullo scambio è compromessa da:

estrema frammentazione politica

insicurezza della vita

devastazioni, causate da:

invasioni

scorrerie

epidemie


la produzione agricola diventa la base dell'economia


economia chiusa, di autoconsumo. Ma la produzione è scarsa per il regresso delle tecnologie impiegate


IL CALO DEMOGRAFICO

Causato da:

le guerre

le continue epidemie


LO SCAMBIO IN NATURA

Un ulteriore colpo all'economia di scambio è dato nel VIII secolo, dalla conquista araba dell'Africa settentrionale


il bacino mediterraneo rimane diviso in due


si fermano anche quei pochi scambi che avevano resistito


regredisce l'economia monetaria


i pochi scambi che si fanno si fanno con il baratto


LE CORVÈES

Lo scambio in natura domina anche sul campo di lavoro


il contadino è obbligato a lavorare le terre dei signori senza compenso (corvées); in cambio riceve:

protezione

concessioni di piccoli appezzamenti di terra da coltivare per il proprio sostentamento


DECADENZA DELLE CITTA'

Il regresso dell'economia di scambio determina anche la decadenza delle città


i centri della vita associata si sposano dalla città alla camna




4. MENTALITA' E VISIONI DEL MONDO


4.1 La visione statica del reale

Il modo in cui si organizza la vita materiale e sociale ha sempre riflessi sul modo in cui gli uomini pensano. Nel caso della civiltà medievale:

la struttura sociale gerarchica e statica del mondo

l'economia chiusa che ignora lo scambio

trovano un evidente corrispettivo in una visione statica della realtà intera.


profondamente permeata dalla religiosità cristiana che domina la civiltà medievale


VISIONE CRISTIANA E ORDINE DEL MONDO

L'ordine del creato, in quanto voluto da Dio, è ritenuto perfetto e immutabile


la mentalità comune non era attrezzata a pensare la trasformazione, non la concepiva e non la avvertiva


LA MENTALITA' DOGMATICA

Visione statica


non vi era neppure la curiosità a esplorare l'ignoto. Si riteneva che la verità fosse data una volta per tutte (sacre scritture e auctoritas dei pensatori)


conoscere vuol dire solo accettare la verità e riprodurla nella forma in cui è stata tramandata


vero non è ciò che si può constatare, ma ciò che hanno trasmesso la tradizione e l'auctoritas

si ritiene che le possibilità della conoscenza umana abbiamo limiti precisi


spingere lo sguardo oltre quei limiti vuol dire essere superbi e folli (es: episodio dantesco di Ulisse "Inferno, XXVI")


4.2 L'universalismo

POTERE UNIVERSALE DELLA CHIESA E DELL'IMPERO

L'idea dell'universalità dell'ordine voluto da Dio si trasferisce nelle concezioni universalistiche dell'ordine terreno


i due massimi poteri (Chiesa e Impero) derivano la loro autorità da Dio


sono universali


anche i compiti delle due istituzioni universali rispondono ad un unico disegno provvidenziale:

compito dell'Impero è condurre l'uomo alla "beatitudine di questa vita"

compito della Chiesa è condurre l'uomo alla "beatitudine della vita eterna"


l'Impero è sacro oltre che romano


Non mancheranno aspri conflitti tra i due poteri universali, ciascuno dei quali rivendicherà la propria supremazia sull'altro


IL PARTICOLARISMO

Questa visione universalistica dei due massimi poteri contrasta con la realtà della vita medievale


dominata dal particolarismo più esasperato

Questo ci fa capire come le grandi idee guida spesso non riflettano direttamente la realtà, bensì:

rispecchino le aspirazioni dominanti

costituiscano una proiezione rovesciata della realtà effettiva



4.3 L'enciclopedismo e la Scolastica. Razionalismo e misticismo nella filosofia medievale

L'idea di un ordine unitario del mondo è alla base dell'enciclopedismo


se la molteplicità e la varietà delle forme del reale sono riconducibili a un ordine divino che le riduce a perfetta unità




anche la conoscenza di quelle forme non può che tendere ad un sistema unitario


IL SISTEMA UNITARIO DELLE CONOSCENZE

Il sapere deve:

comprendere tutta la realtà

essere sistemato in un ordine che rispecchi quello oggettivo del mondo


siccome il centro del mondo è Dio, tutti i settori del sapere devono essere subordinati alla scienza di Dio, la teologia

Questo modello enciclopedico presiede alla formazione dell'intellettuale (Dante)


LA SCOLASTICA

Il tentativo più grandioso di sistemare tutto il reale negli schemi di un sapere unitario, sulla base della teologia, è quello compiuto dalla Scolastica.


scuola di pensiero, nata nei monasteri e poi diffusasi tra il XII e il XIII secolo

mirò a costruire un edificio coerente di pensiero, in cui la fede cristiana si basasse sui fondamenti della ragione

il suo massimo pensatore fu il domenicano Tommaso d'Aquino (1225-l274)


fondò il sistema di pensiero della Scolastica sulla filosofia di Aristotele, che fu interpretata e adattata cristianamente.


LA CORRENTE MISTICA

La sistemazione di Tommaso incontrò l'opposizione di un'altra corrente di pensiero, quella mistica:

si rifaceva ad Agostino e Platone

i suoi esponenti furono i teologi francescani, come Bonaventura da Bagnoregio (1221-l274)

per essa la fede era un fatto primario, che con la ragione non aveva nulla a che fare.


il rapporto con la divinità non poteva essere mediato dalla ragione, ma doveva essere uno slancio fervido d'amore



4.4 Trascendenza, ascetismo e misticismo

Il fondamento della visione del mondo è essenzialmente religioso, incentrato sull'ordine divino dell'universo. Ma Dio non si identifica col mondo, lo trascende


se solo Dio è suprema perfezione e verità, ciò significa che tutto ciò che è vero e perfetto è al di là del mondo visibile


c'è una svalutazione della vita terrena

il fine della vita umana è il raggiungimento della salvezza eterna


L'ASCETISMO E IL DISPREZZO DEL MONDO

Per il raggiungimento della salvezza eterna è necessario distaccarsi dalle vane apparenze e dai falsi beni, rinunciare ai piaceri, mortificare la carne col digiuno e le punizioni.

La visione ascetica porta al disprezzo del mondo e della vita terrena (De contemptu mundi = il disprezzo del mondo, di Lotario di Segni, futuro papa Innocenzo III)


IL MISTICISMO

Alla vita attiva del mondo viene anteposta la contemplazione della verità eterna.


attraverso l'esercizio della rinuncia l'uomo si distacca da sé, dimentica il proprio corpo


in tal modo l'anima può gustare una forma di beatitudine già in questa vita, come anticipazione della vita eterna. (san Bernardo in Dante "Paradiso XXXI")


misticismo


TENDENZE DI SEGNO OPPOSTO

Se tanta parte della spiritualità medievale (dal VI al XIV secolo) è ascetica e mistica, non bisogna credere che tali tendenze esauriscano tutto il quadro del Medio Evo.

Tendenza della Scolastica di Tommaso d'Aquino che, pur fondandosi sull'idea della trascendenza di Dio, vuole dare basi razionali alla fede


non è una negazione del mondo, ma un tentativo di comprenderlo e spiegarlo in un sistema unitario

Guglierlo d'Ockam (1230-l349) arriva ad affermare l'autonomia totale della logica dalla fede e a vedervi lo strumento per la conoscenza della natura

San Benedetto non fa sfociare la religiosità nel disprezzo del mondo. Infatti il suo motto "Ora et labora" auspica una partecipazione attiva del cristiano alla vita produttiva

San Francesco, da una altro lato, non disprezza affatto il mondo, anzi esalta la bellezza del creato (Cantico di frate Sole)

Il Naturalismo, e sul finire del Medio Evo (seconda parte del Romanzo della rosa di Jean de Meung), quando saranno già entrate in gioco componenti nuove, come l'affermarsi della società urbana e dei ceti borghesi Þ Decameron di Boccaccio

La poesia goliardica e giullaresca, tendenze che esaltano la vita gaudente e i piaceri corporali






4.5 Cristianesimo medievale e classicità

L'opera di assimilazione e adattamento compiuta dalla Scolastica sul pensiero filosofico antico induce a riflettere sui rapporti che nel Medio Evo si instaurarono tra cristianesimo e civiltà classica. Già i primi pensatori cristiani dovettero affrontare il problema:

prevale all'inizio, come nel caso di Tertulliano (160-220 ca) un atteggiamento di condanna. A volte questo atteggiamento appare frutto di una dura conquista e di un profondo dissidio interiore


spesso i cristiani ammirano i capolavori della letteratura classica, ma devono rifiutarla e condannarla per i contenuti che riporta.

spesso la conversione era intervenuta quando l'educazione classica era stata assimilata. Sant'Agostino propone un rapporto con la cultura classica che non implichi una condanna indiscriminata, ma sappia distinguere criticamente ciò che è buono da ciò che è contrario alla nuova fede.


era un riconoscimento importante; del resto la concezione provvidenziale di tutta la storia, propria del cristianesimo, induceva a giustificare anche le età precedenti, volute da Dio come preparazione alla venuta di Cristo.


anche la letteratura classica poteva avere un significato positivo


LA LETTURA ALLEGORICA DEI CLASSICI

Per questo motivo si sviluppò un modo di leggere i classici che mirava a cogliere i sensi riposti, che concordavano con le verità rilevate.

Il procedimento era forzato e anacronistico; comunque questa lettura implicava pur sempre un confronto con le opere del passato


L'ATTUALIZZAZIONE DELL'ANTICO

L'idea di un Medio Evo "barbaro", ignaro della tradizione culturale del mondo antico, è falsa. Il Medio Evo ebbe, al contrario, vasti e profondi legami con la cultura classica. Semplicemente la interpretava secondo le proprie prospettive


ogni epoca tende sempre a interpretare il passato secondo i propri parametri, a cercarvi ciò che risponde alla propria concezione della vita


4.6 L'allegorismo

L'idea dell'unità del cosmo è alla base di un altro aspetto caratterizzante della mentalità e cultura medievali: l'allegorismo.


LA VISIONE SIMBOLICA

La visione medievale è eminentemente simbolica


ogni aspetto del mondo non vale solo per sé, ma rimanda sempre ad un altro significato, a qualche cosa che è al di là delle semplici apparenze: il disegno di Dio


l'uomo medievale è portato a leggere ogni aspetto della natura come segno di questo disegno misterioso


ciò comporta la difficoltà di leggere fino in fondo la realtà, di coglierne fino in fondo i significati.


L'OSCURITA' DEI SIMBOLI

La verità ultima è solo Dio e l'uomo su questa terra non può mai afferrarla interamente

I simboli che qui in terra sono oscuri e lasciano solo intravedere il loro significato, diverranno chiari quando avremo la visione diretta di Dio, che è la verità suprema


BESTIARI, ERBARI, LAPIDARI

L'oscurità dei simboli si riflette nelle opere tipicamente medievali: i bestiari, gli erbari e i lapidari


specie di enciclopedie dove si descrivono i significati simbolici e morali degli animali, delle pietre e delle piante


L'ALLEGORIA

Questo atteggiamento teso alla ricerca di significati riposti si manifesta anche nella lettura dei libri.

Il metodo di lettura allegorico dei testi fu applicato già altre volte nella storia:

a)    dalla cultura ana della tarda latinità

b)   dalla cultura cristiana alla lettura delle sacre scritture, dove nei fatti della storia degli Ebrei si scorgevano significati morali

c)    alle opere profane della letteratura antica

Ogni testo può essere interpretato secondo quattro sensi di lettura (Dante nel Convivio):

livello letterale, che riguarda il significato di superficie immediatamente percepibile


la lettera insegna i fatti

livello allegorico, in cui la parola rimanda ad un altro significato


l'allegoria insegna ciò a cui devi credere

livello morale, che intende ricavare dai fatti narrati e dal loro significato un modello di comportamento


il senso morale insegna ciò che devi fare

livello anagogico, relativo ai più alti misteri della religione e della fede


l'anagogico insegna ciò a cui devi tendere


OPERE DI IMPIANTO ALLEGORICO

Il metodo allegorico ispira:

l'interpretazione dei testi

l'elaborazione dei testi


non ci si limita ad attribuire un senso allegorico a determinati aspetti della realtà (animali, elementi naturali), ma si introducono addirittura nel racconto concetti astratti personificati come personaggi (Cortesia, Larghezza, Lealtà)







LA VISIONE URALE

La lettura allegorica era applicata anche nella storia


variante dell'allegoria, quella urale

Nella visione urale il primo termine della simbologia è un dato reale e storico (nell'allegoria è immaginario)


un determinato fatto storico viene assunto a significare altri eventi successivi (Mosè Þ liberatore degli ebrei dall'Egitto; Cristo Þ liberatore degli uomini dal peccato



4.7 Natura, storia e scienza nella mentalità medievale

Da quanto detto non è possibile riscontrare nella cultura medievale qualcosa che sia paragonabile alle nostre scienze della natura o storiche:

noi Þ esperienza diretta e controllo razionale delle operazioni

medioevo Þ poiché le presenze reali contavano solo in quanto segni di una realtà superiore, distinguere reale e immaginario non aveva senso


l'effettiva esistenza materiale era insignificante, visto che l'unica esistenza che contava era quella simbolica


posto importante nella cultura medievale per il fantastico, il sacro, il sovrannaturale


LA STORIA: MANCANZA DEL SENSO DELLA DISTANZA

Il Medio Evo non aveva il senso della profondità storica, della distanza del passato.


potevano essere ravvisati significati cristiani nei testi degli autori ani

ai greci e ai romani venivano attribuiti mentalità e comportamenti propri degli uomini medievali




REALTA' E LEGGENDA

Si mescolavano indistintamente anche leggenda e realtà e non si sentiva il bisogno di distinguerle


si prestava fede all'esistenza dei personaggi storici (Carlo Magno) allo stesso modo che a quella dei personaggi leggendari (re Artù).


spesso i personaggi reali venivano trasformati in esseri leggendari


LA VISIONE PROVVIDENZIALE

Per l'uomo medievale la storia:

non era il prodotto di forze umane che si combinassero fra loro

era il dispiegamento del piano sovrannaturale e provvidenziale di Dio


visione trascendente anche nella storia


i fatti storici potevano essere letti in prospettiva urale





ATTEGGIAMENTI ILLUMINISTICI E ROMANTICI VERSO IL MEDIO EVO

Storicamente sono stati due gli atteggiamenti moderni verso il mondo medievale:

il rifiuto sprezzante, in nome della ragione e della scienza

l'abbandono romantico al fascino del lontano e del primitivo, dell'irrazionale


appaiono decisamente inattuali perché:

proprio lo sviluppo attuale del pensiero scientifico e della filosofia ha indotto a dubitare:

dell'oggettività del sapere scientifico

della superiorità della nostra cultura sulle altre, anche primitive

appartiene ad una cultura anch'essa già lontana da noi, quella ottocentesca


l'atteggiamento più corretto sembra essere semplicemente la disponibilità a capire ciò che è diverso e lontano da noi



5. ISTITUZIONI CULTURALI, INTELLETTUALI, PUBBLICO


5.1 Scuole, monasteri, biblioteche


LE SCUOLE

Con la disgregazione della struttura politica dell'Impero romano si verificò anche la ssa del sistema scolastico pubblico


unica istituzione scolastica restò la Chiesa


per la sua attività di diffusione della dottrina cristiana e di apostolato, aveva bisogno di "quadri" che fossero forniti di cultura


per la formazione del clero, furono istituite scuole presso i Vescovadi, le scuole episcopali o cattedrali


I MONASTERI

All'interno della Chiesa una funzione culturale di primo piano fu esercitata dai monasteri


oriente Þ monachesimo tendente all'isolamento

occidenteÞ vita in comune ed esercizio di attività lavorative


SAN BENEDETTO

San Benedetto da Norcia

fondò l'ordine benedettino e l'abbazia di Montecassino

la sua regola aveva come principio "Ora et labora"


GLI SCRIPTORIA E IL LIBRO

Accanto all'attività economica vie era anche quella culturale: nei monasteri nacquero scuole per istruire i monaci


nei monasteri vi erano dei laboratori di produzione di libri, gli scriptoria


scritti a mano sulla pergamena. L'insieme di questi fogli rilegati costituiva il codice

solo più tardi fu introdotta la carta, meno cara ma anche meno resistente


Negli scriptoria dei monasteri vi erano anche dei monaci che si dedicavano alla copiatura dei testi, gli amanuensi


libro = oggetto raro e prezioso


il suo valore veniva spesso arricchito da immagini colorate, le miniature


ERRORI E MODIFICAZIONI NELLA COPIATURA DEI TESTI

Spesso gli amanuensi non possedevano una cultura molto elevata


c'era la possibilità di errori nella trascrizione, dovuti a:

semplici sviste

difficoltà di capire parole ed espressioni difficili, che inducevano l'amanuense ad apportare correzioni


non c'erano problemi, perché allora non esisteva lo scrupolo filologico di rispettare il testo nella sua integrità. Il testo era qualcosa di "aperto", che poteva essere modificato e arricchito


non c'era la nozione precisa di autore di un testo


Nonostante ciò i monasteri benedettini ebbero una funzione insostituibile nel conservare e tramandare il patrimonio culturale dell'antichità


LA BIBLIOTECA

Accanto agli scriptoria si collocava la biblioteca, il luogo dove si studiava e formava il sapere.

I monaci coltivavano le più varie discipline


nei monasteri vennero a formarsi importanti biblioteche, ricche di libri di varia natura e provenienza

I legami che esistevano tra i vari monasteri contribuivano anche alla circolazione dei libri e cioè delle idee e della cultura


LE "ARTI LIBERALI"

Al centro dell'insegnamento vi erano le "arti liberali", cosiddette in quando degne dell'uomo "libero", cioè non obbligato a lavorare per vivere


si dividono in:

arti del Trivio = grammatica, retorica, dialettica Þ discipline di tipo linguistico-letterario e filosofico

arti del Quadrivio = aritmetica, geometria, astronomia, musica Þ discipline di tipo scientifico


il concetto di scienza nel medio evo è diverso da quello moderno:

matematica e astronomia non erano scienze esatte, nel senso nostro, ma rientravano in una visione mistico-simbolica dell'universo





5.2 Gli intellettuali e il pubblico

La Chiesa era l'unica istituzione culturale nei primi secoli del Medio Evo


l'intellettuale si identificava con l'ecclesiastico, del clericus (i chierici)

Bisogna però precisa che la mentalità medievale non aveva ancora la nozione nostra di "autore": distingueva a mala pena il copista, il commentatore e l'autore vero e proprio


ASSENZA DEL CONCETTO DI ORIGINALITA'

Non esisteva il concetto di originalità creativa

L'individualità dell'autore era poco importante, perché egli era depositario di una tradizione


produrre cultura implicava riprodurre un'auctoritas, consacrata dalla tradizione

Avvertita come valore non era l'originalità, ma la continuità


lo scrittore e la sua individualità assumevano un significato secondario


ANONIMITA' DEI TESTI E LINGUA USATA

Molti testi medievali ci sono pervenuti anonimi


La lingua della cultura era il latino


lingua ufficiale della Chiesa

conservava le strutture grammaticali del latino classico

si differenziava dal latino classico nel vocabolario e nella sintassi


mediolatino

era conosciuto solo dai chierici


la cultura era patrimonio di un'élite ristrettissima

la circolazione della cultura era limitata: il pubblico a cui si rivolgeva chi scriveva era costituito da altri chierici


LA PREDICAZIONE

La lingua comunemente parlata, il volgare, non veniva ancora impiegata nella produzione di testi scritti


alla società laica la cultura poteva arrivare solo indirettamente:

attraverso la mediazione dei chierici

attraverso la diffusione orale


predicazione, che avveniva in volgare


L'IMMAGINE

Però ad essere veicolo di cultura presso gli strati più vasti della popolazione era l'immagine: la decorazione delle chiese


Biblia pauperum = Bibbia dei poveri, ma anche delle classi aristocratiche che non potevano accostarsi ai libri


DIFFUSIONE EUROPEA DELLA CULTURA MEDIOLATINA

La penetrazione "verticale" della cultura era bassissima


circolava solo negli strati superiori della società

La cultura aveva una diffusione "orizzontale"


il latino era comune in tutta l'Europa occidentale


il Medio Evo realizza quindi un'unità della cultura europea, che poi sarà infranta dall'affermarsi delle culture nelle varie lingue nazionali


L'UNIVERSITA'

Una nuova istituzione culturale (dopo il 1000) è l'università, in cui e il docente


laico o chierico

riceve un compenso per la sua attività di intellettuale


I CLERICI VAGANTES

Accanto ai chierici occorre tener conto dei clerici vagantes o goliardi:

ure di intellettuali emarginati, che vivono ai margini del potere e delle istituzioni

religiosi che non hanno una sede e una fonte di sostentamento stabile, che non hanno terminato gli studi



conducono un'esistenza vagabonda e irregolare

vivono intrattenendo con le loro produzioni letterarie un pubblico di signori ecclesiastici

si esprimono in latino

la loro ura non è molto diversa da quella dei giullari. La sola differenza è che i giullari si rivolgono ad un pubblico che non conosce il latino


LA RIBELLIONE E LA DISSACRAZIONE

Il clericus vagans in quanto emarginato e irregolare è un ribelle, che insorge per principio contro ogni tradizione e istituzione


da qui derivano le tematiche tipiche della produzione poetica di questi "vaganti"


pessimismo esistenziale

ribellione ideologica

irriverenza verso tutto ciò che è sacro


trattare con immediatezza cruda e brutale gli aspetti più materiali della vita


IL CARNEVALESCO

Vi sono legami profondi tra lo spirito della letteratura goliardica e quello che informa la tradizione popolare del carnevale


in entrambi i casi si trova il gusto di rovesciare ciò che è sacro serio e ufficiale





6. L'IDEA DELLA LETTERATURA E LE FORME LETTERARIE


6.1 La retorica e le "artes dictandi"


ASSENZA DELL'IDEA DI SPECIFICITA' E AUTONOMIA DELLA LETTERATURA

Il Medio Evo non aveva l'idea della specificità e dell'autonomia della letteratura. Vale a dire che:

non era chiaro il confine che distingueva la letteratura dalla altre forme culturali che si esprimevano in opere scritte (filosofia, storia, scienze)

alla letteratura erano assegnati compiti strumentali:

edificazione religiosa

precettistica morale

insegnamento di nozioni scientifiche e filosofiche


IL FORMALISMO RETORICO

Il Medio Evo:

dimostrava un'estrema attenzione per gli aspetti formali sia della poesia che della prosa

tendeva a codificarli in forme rigide e minuziose


agiva ancora l'esempio della retorica classica


disciplina che codificava l'arte dello scrivere


LA SEPARAZIONE DEGLI STILI

Per quanto riguarda la poesia, dalla retorica antica la retorica medievale trae il principio della separazione degli stili


prima definizione nel proemio che Cassiodoro (VI secolo) premette alle Variae


lo stile deve corrispondere alla materia trattata


vengono distinti tre livelli stilistici:

sublime = argomenti elevati

medio

basso = argomenti quotidiani e comuni


si collegherà anche Dante, che parlerà di stile:

tragico o sublime

comico o mezzano

umile o elegiaco


LA PROSA LATINA

Anche per la prosa latina si sviluppò una teoria degli stili.


una codificazione ci è stata lasciata da Giovanni di Garlandia (XII-XIII secolo), che distingue 4 stili:

romano, dalla Curia romana; era seguito dai monaci benedettini di Montecassino

tulliano, che prendeva spunto da Cicerone e dalle sue teorie retoriche

ilariano, da Ilario di Poiters (315-367), che scrisse commenti ai Vangeli e ai Salmi, un Liber Mysteriorum e un trattato De Trinitate

isidoriano, da Isidoro di Siviglia (560-636) che scrisse opere storiche, nonché le Etimologie

La prosa latina del Medio Evo:

mirava sempre ad un'altissima dignità stilistica

era elaborata in modo artificioso


venivano teorizzate ed applicate vere e proprie clausole ritmiche, che rendevano la prosa simile alla poesia


IL CURSUS

Di queste clausole venivano date regole precise, che costituivano il cursus


fissava i vari tipi di cadenze ritmiche dei periodi

erano 4:

us, formato da un polisillabo seguito da un trisillabo, entrambi piani (con l'accento sulla penultima)

velox (ritenuto il migliore per la fine del periodo): un polisillabo sdrucciolo (accentato sulla terzultima) seguito da un quadrisillabo piano

tardus: polisillabo piano seguito da quadrisillabo sdrucciolo

trispondaicus: polisillabo seguito da quadrisillabo, entrambi piani

Oltre alle clausole ritmiche, la prosa era ancora impreziosita dall'uso continuo delle più varie ure retoriche, metaforiche, metonimie, sinneddochi


LE ARTES DICTANDI

La codificazione della prosa era propria delle artes dictandi.

Il centro più prestigioso degli studi di retorica era Bologna, dove (fine del XII secolo e inizio del XIII) insegnavano maestri come Boncomno da Signa e Guido Faba.

L'università di Bologna era famosa per lo studio del diritto


la retorica era una disciplina indispensabile a chi volesse intraprendere professioni giuridiche

Grande esponente fu anche Pier delle Vigne, cancelliere di Federico II di Svevia, re di Sicilia



6.2 I generi letterari

Non esiste una precisa codificazione dei generi, ma vi è una differenziazione.

Data la visione religiosa, gran parte delle forme letterarie sono collegate con le esigenze del culto.


1) L'AGIOGRAFIA

E' forse il genere più tipico

È il racconto delle vite dei santi, in cui ha larga parte il soprannaturale miracolistico


2) L'EXEMPLUM

E' un racconto di vicende esemplari che ha finalità morali ed edificanti

Questi esempi venivano raccolti in repertori

Furono una delle componenti principali che contribuirono a formare il genere della novella profana


3) VISIONI, INNI, TESTI TEOLOGICI

Le visioni erano descrizioni dei regni dell'oltretomba, delle pene infernali e delle gioie del paradiso (Commedia di Dante)

Un esempio di inni liturgici e opere teologiche è il De contempu mundi di Lotario di Segni, un'apocalittica condanna della vanità del mondo e dei beni terreni


Anche le opere di argomento profano erano permeate dello stesso spirito religioso:

1) bestiari, lapidari, erbari Þ fondati su una visione simbolica del mondo

2) LA STORIOGRAFIA

Alla sua base c'è una visione religiosa

Vede lo svolgersi dei fatti umani come rispondente ad un piano provvidenziale

Alcune opere significative sono:

Storia dei Franchi di Gregorio vescovo di Tours (fine 500), scritta in tardo latino

Storia dei Longobardi di Paolo Diacono (IX secolo), vissuto alla corte di Carlo Magno

Storie di Rodolfo il Glabro (inizio 1000), in cui si riflettono le inquietudini generate dalla fine del millennio


3) LE SUMMAE

Erano costruzioni filosofiche di ispirazione religiosa

Alcune sono state scritte da Alberto Magno e Tommaso d'Aquino, e sono caratterizzate da:

estrema sottigliezza di ragionamento

impalcatura concettuale che è stata paragonata alle cattedrali gotiche, per la sua complessità

Ci sono anche delle opere di corrente mistica (Bonaventura da Bagnoregio), scritte in uno stile pieno di slancio e fervore


ROSVITA

E' una monaca tedesca vissuta alla fine del 900

Autrice in latino di:

un poema celebrativo dell'imperatore Ottone I di Sassonia

leggende agiografiche

sei drammi


se si pensa che le donne erano di regola escluse dall'istruzione, il suo caso è una significativa eccezione


LA POESIA GOLIARDICA

E' di carattere profano e canta le gioie fisiche, il vino, l'amore sensuale, la vita sregolata e gaudente



7. LA LINGUA LATINO E VOLGARE


7.1 Le trasformazioni linguistiche dall'antichità al Medio Evo

Nei primi secoli del Medio Evo la lingua della cultura era esclusivamente il latino, mentre tutto il resto della popolazione la ignorava e parlava il volgare


IL LATINO VOLGARE NELL'ETA' CLASSICA

Già nel corso della civiltà classica occorre distinguere:

il latino letterario, usato dai grandi scrittori

il latino parlato correttamente.

La lingua parlata è sempre più libera


LE DIFFERENZE LOCALI

Durante i secoli dell'Impero il latino parlato (sermo vulgaris)









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