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CUBA



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CUBA



Cuba è uno stato dell'America Centrale. Questa sua posizione ha molto influito sulla storia politico - economica dell'isola.

In base alla Costituzione del 1976 Cuba è una Repubblica socialista; l'unico partito ammesso è quello comunista. Il supremo organo dello Stato è l'Assemblea nazionale del potere popolare.

Lo stato è diviso in 14 province e una municipalità speciale (Isola della Gioventù).


Cuba è un Paese essenzialmente agricolo, con un basso livello d'industrializzazione. La dipendenza della sua economia da un solo prodotto, lo zucchero, ne è la precipua caratteristica; il massiccio peso di questa monocoltura, che il regime castrista ha invano tentato di eliminare, rappresenta inoltre, unitamente alle non cospicue risorse naturali e alla scarsità di capitali e di manodopera qualificata, un ostacolo assai grave allo sviluppo del Paese




Nel 1959 l'economia era ancora di tipo coloniale: le leve del potere erano nelle mani di alcune famiglie di latifondisti cubani e soprattutto delle multinazionali statunitensi


le imprese statunitensi controllavano i trasporti, le banche, il settore energetico, gran parte di quello minerario e le sole industrie esistenti rappresentate dagli zuccherifici, dalle manifatture di tabacco e da piccole raffinerie di petrolio; anche il commercio estero era praticamente in mano americana. Quando F. Castro formulò il suo programma di riforme, si trovò sin dall'inizio ostacolato, oltre che dalla realtà di un'economia coloniale a basso rendimento, dalla presenza di una massa contadina culturalmente e socialmente arretrata, del tutto impreparata a una trasformazione in senso socialista delle strutture economiche, trasformazione che per l'America rappresentava un evento senza precedenti storici


Il governo castrista si prefisse anche l'ambizioso progetto d'industrializzare il Paese, ponendo in primo piano il settore dell'industria pesante


A partire dal 1960 furono nazionalizzate le raffinerie di petrolio e le altre imprese statunitensi, poi gradatamente le banche, i trasporti, i servizi pubblici, il commercio, ecc.

Fino al 1989, ovvero prima dello smembramento del COMECON causato dalla liberalizzazione attuata dalla maggior parte dei Paesi membri (dell'Europa orientale), il commercio estero si è svolto per oltre il 50% con l'Unione Sovietica, seguita da Giappone, Sna, e dagli altri Paesi socialisti; un discreto ruolo hanno però avuto anche vari Stati occid., come la Germania Occidentale, la Gran Bretagna, la Francia, ecc.

Le esportazioni sono rappresentate, oltre che dallo zucchero (greggio e raffinato; 74% del valore complessivo), da alcuni minerali, nichel soprattutto, dal tabacco, dal pesce, dal caffè e da agrumi e ananassi. La bilancia commerciale è in costante passivo tra il 1987 e il 1992: l'import di 1848 milioni di dollari è passato a 2018 milioni, l'export da 983 milioni a 1201 milioni. Nonostante la situazione di crisi, grande attenzione continua a essere rivolta dal governo cubano al turismo


Durante il periodo coloniale la scuola primaria era quasi inesistente mentre avevano più importanza quelle secondaria e superiore. Intorno al 1900 fu promulgata una legge di obbligatorietà scolastica; nel 1937 e 1956 vi furono dei tentativi di nuovi programmi per l'insegnamento, ma solo dal 1959, con il nuovo governo rivoluzionario, fu attuata una completa ristrutturazione della scuola  e l'insegnamento assunse un'importanza precipua nel Paese divenendo obbligatorio (il primario), statale e gratuito a tutti i livelli, con la conseguente eliminazione dell'analfabetismo.

Nel 1963 è stata introdotta la coscrizione obbligatoria per tutti i cittadini maschi di età compresa tra i 16 e i 45 anni (successivamente portati a 50). Il servizio militare ha la durata di tre anni.

Il 10 ottobre 1868 Carlos Manuel de Céspedes lanciò il famoso "grido di Yara", con cui proclamò l'indipendenza di Cuba

Nel febbraio 1976 fu approvata una nuova Costituzione che consacrò Cuba quale primo Stato socialista in America. Intanto la linea di stretta collaborazione con l'U.R.S.S. spingeva L'Avana verso una politica di supporto militare ai disegni moscoviti di penetrazione nel Terzo Mondo. Particolarmente attiva fu la presenza cubana in Africa, dove un corpo di spedizione di varie migliaia di uomini consentì in alcuni Paesi (Angola, Mozambico, Etiopia) l'affermazione di regimi filosovietici. Nuovi scontri con gli U.S.A. si ebbero nell'ottobre 1983 con l'invasione americana di Grenada, dove si trovavano numerosi consiglieri militari cubani, e per la questione del Nicaragua sandinista, attivamente sostenuto da Castro Ruz; dopo l'avvio di negoziati riguardanti le migrazioni fra i due Paesi (1985), tali relazioni hanno conosciuto un'ulteriore involuzione. Nonostante il largo ringiovanimento nella composizione del Comitato Centrale e del Politburo nel febbraio 1986, le indicazioni per una maggiore liberalizzazione politica ed economica proposte dalla nuova dirigenza sovietica non trovarono risonanza a Cuba nella misurasperata: all'intrapreso ritiro (1989) delle truppe dall'Angola e dall'Etiopia, nello stesso anno corrisposero la purga nell'opposizione "istituzionale" interna nonché l'esplicito rifiuto di misure di riforma della struttura del potere, ritenute dannose per il socialismo. Tuttavia l'elezione di C. a membro del Consiglio di Sicurezza dell'O.N.U. (malgrado l'accusa di violazione dei diritti umani), appoggiata da numerosi Paesi latino-americani, attenuò sotto l'aspetto diplomatico il suo isolamento. Gravemente danneggiata nei propri rapporti commerciali dal dissolvimento del COMECON (1991), C. ha quindi visto venir meno il sostegno sovietico in conseguenza della caduta del comunismo in U.R.S.S. (poi seguita, nel dicembre 1991, dalla disgregazione dell'Unione Sovietica). Allo sfascio di un'economia privata degli aiuti internazionali e alla perdita del consenso interno Castro Ruz, al IV congresso del Partito comunista cubano (ottobre 1991), ha opposto una modesta apertura, in economia, all'iniziativa privata e una riorganizzazione degli apparati burocratici che, pur senza intaccare il ruolo del partito unico, di ribadita fede marxista-leninista, introduce alcuni elementi di democratizzazione (ssa della segreteria del Comitato Centrale, elezione diretta dei membri dell'Assemblea nazionale) nel sistema politico cubano. Questi provvedimenti non sono stati però sufficienti a frenare l'emorragia di consenso al regime che ha subito lo scacco di emigrazioni di massa verso gli Stati Uniti. La stessa situazione economica, con l'inasprimento dell'embargo statunitense, non ha dato segni di miglioramento e nel 1993 Fidel Castro ha tentato di rompere l'isolamento con un'iniziativa tesa a ingraziarsi i governi del continente americano (invito alle formazioni guerrigliere di abbandonare la lotta armata per ricercare soluzioni politiche alle loro rivendicazioni). Un'analoga politica di distensione è stata perseguita anche all'interno del Paese ed ha trovato una prima concreta manifestazione nella conferenza di riconciliazione tenuta all'Avana (1992) alla presenza di oltre 200 oppositori politici in esilio. Nel 1994 e nel 1995 il tentativo di Fidel Castro di utilizzare la minaccia di un'emigrazione di massa (nell'agosto del 1994 ca. 30.000 profughi hanno cercato di raggiungere le coste della Florida) come strumento di pressione su Washington non ha portato alle soluzioni sperate, ma ha peggiorato le relazioni tra le due amministrazioni. Ancora nel 1996, alla ricerca di solidarietà internazionale nei confronti di un'esperienza tanto singolare, Castro ha aperto anche alla Chiesa cattolica invitando il pontefice a visitare C. nel 1998. All'inizio dell'anno Giovanni Paolo II si è recato a C., dove è stato accolto con grande entusiasmo. Nei numerosi discorsi tenuti alla folla, tra il 21 e il 25 gennaio, Wojtyla ha rivendicato la piena cittadinanza politica dei cattolici ma anche il diritto di espressione e di associazione per tutti i laici, le due questioni che maggiormente gli stavano a cuore. Ha ricordato inoltre, anche se con prudenza, il grande dramma dei prigionieri e degli esiliati, auspicando un gesto di clemenza da parte del leader cubano. A febbraio sono tornati in libertà duecento detenuti: un omaggio al pontefice, che durante la sua visita aveva indicato la via di una transizione pacifica condannando l'ingiustizia dell'embargo statunitense, ma soprattutto la dimostrazione che Fidel Castro ha deciso di costruire un rapporto di alleanza con la Chiesa cattolica per assicurare al Paese un'evoluzione verso un sistema che salvaguardi le conquiste sociali del castrismo garantendo maggiore pluralismo. La denuncia della Commissione dei diritti umani della ripresa dei processi contro altri oppositori, proprio mentre il governo dell'Avana vantava la liberazione dei prigionieri, sembra contrastare con la nuova svolta politica, ma il portavoce del ministro degli esteri cubano ha fatto sapere che c'è una sostanziale differenza tra coloro che la stampa straniera definisce detenuti politici e che secondo cuba sono controrivoluzionari. Nel frattempo è continuata l'azione di mediazione del pontefice tra gli Stati Uniti e C., ma da Washington è stato ribadito il no all'attenuazione dell'embargo; è stata annunciata però l'attuazione di una serie di misure umanitarie per aiutare il popolo cubano .









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