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DALLA RESTAURAZIONE ALLA COMUNE DI PARIGI

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DALLA RESTAURAZIONE ALLA COMUNE DI PARIGI

Tra il 1815 e il 1871 in tutti i Paesi dell'Europa si assiste ad una sollevazione, in quanto avevano un obiettivo comune, ovvero quello di ottenere una costituzione, cioè un atto scritto tra abitanti e monarca che dia la possibilità ai cittadini di usufruire di elementare diritti, come la libertà di stampa, di parola e di riunione. ½ furono quindi diverse rivolte che nel 1848 coinvolsero tutta l'Europa. Nel 1871 i movimenti costituzionali toccheranno infine il culmine a Parigi.

1. L'Europa della restaurazione

Contro lo spirito di rivoluzione

I Paesi che avevano sconfitto Napoleone, Inghilterra, Austria, Prussia e Russia, si ponevano ora l'obiettivo di ridimensionare il territorio francese e di placare lo spirito di rivoluzione che si era accesso in buona parte dell'Europa.

Il Congresso di Vienna

Queste quattro nazione, attraverso il Congresso di Vienna, avevano deciso di ritornare al puro e semplice ordine prerivoluzionario, ovvero ad una restaurazione che accoglieva anche qualche effetto prodotto dall'espansione napoleonica. Infatti si preferì accettare il disegno di semplificazione della carta geografica del continente derivante dalla politica di bonaparte, ed evitare quindi di riproporre la grande frammentazione caratteristica dell'antico regime.



La Santa Alleanza

L'Europa restaurata dal Congresso di Vienna risultò assolutista e dispotica. Il Governo di gran parte dei Paesi si basava sull'alleanza tra altare e trono, caratteristica dell'antico regime, tanto che i nuovi monarchi strinsero un patto, La Santa Alleanza, secondo il quale si impegnava ad intervenire militarmente nei Paesi in cui si verificavano sommosse contro l'ordine restaurato.

I Paesi liberali

Accanto a questa nuova Europa, però esistevano ancora degli ordinamenti variamenti liberali, costituiti da strati ristretti della popolazione che esercitavano il diritto elettorale. Era questo il caso dell'Inghilterra, dove già dal 600, era esistente un sistema parlamentare. Ma in Francia, Sa, Paesi Bassi e alcuni stati tedeschi, i rispettivi sovrani decisero di attenuare questi ordinamenti autoritariin materia di libertà di stampa, di pensiero e associazione.

Le costituzioni legittimiste

Il prototipo di queste nuove costituzioni chiamate"legittimiste", in quanto limitavano il potere del sovrano secondo una decisione che non derivava dal popolo, ma dal monarca stesso, era rappresentato dal carta emanata nel 1814 dal Re Luigi XVIII, salito al trono di Francia dopo la prima caduta di Napoleone. Questo era quindi un passo avanti rispetto all'assolutismo puro, anche se permetteva ugualmente al sovrano di poter agire drasticamente contro il Parlamento; quindi quest'ultimo non risultava pienamente titolare del potere legislativo.

Il sogno della costituzione

La battaglia contro il dispotismo si accese in tutta Europa e si espresse in diversi modi. Da una parte, come abbiamo visto,i cittadini richiedono una costituzione, dall'altra questi cerano di ottener dei vantaggi dai apporti di forza fissati dalle costituzioni legittimiste, ed infine gli starti più ampi cercavano di dare la possibilità di fruire di diritti politici a tutti, e non più ad un ristretto cerchio di persone.

Oltre il liberismo: democrazia e socialismo

La lotta per l'affermazione del liberismo si trasformò in una lotta per l'affermazione della democrazia che spesso ebbe come obiettivo la trasformazione della monarchia in repubblica. In rari casi, alla spinta per la democrazia si affiancò anche quella tesa alla modificazione dei rapporti tra le classi sociali e alla riformulazione in termini più favorevoli per il proletariato. Tutto ciò fu portato avanti dalla dottrina del cosiddetto socialismo utopistico, a partire dagli anni 30, da pensatori come Fourier e Owen

Marx e il comunismo

Dal 48 in avanti ai programmi socialisti si ne affiancarono altri, comunisti, proposti da Karl Marx, basati sull'abolizione della proprietà privata, sull'egualitarismo e sul collettivismo.

Le agitazioni del 1820

Rifurono sollevazioni in ordine sparso in tutta Europa. In Sna, nel 1820 fu emanata una nuova costituzione che era la replica di quella emanata nel 1812 a Cadice durante la lotta antinapoleonica. Nel regno delle Due Sicilie, invece venne assunto a Napoli un Parlamento in base ai criteri derivanti dalla costituzione snola; invece a Palermo il Parlamento si era formato in base ai criteri di una carta costituzionale in vigore nell'isola dal 1812 al 1815, al tempo del protettorato inglese antinapoleonico.

I tentativi del 1821

Nel 1821 vi fu una piccola sommossa anche in Piemonte, ma qui il dispotismo stabilito dal Congresso di Vienna si dimostrò efficace e tempestivo; infatti nel 1821, gli Austriaci scesero in Piemonte e nel regno delle Due Sicilie ponendo fine alle varie sommosse. Invece in Sna intervenì il re di Francia nel 1823.

La Russia e il moto decabrista

Le sommosse furono quindi represse nel giro di tre anni, compresa quella avviata in Russia a dicembre (dekaber) e quindi detta decabrista, che fu subito terminata dallo zar senza problemi.


2. Dagli anni Trenta al Quarantotto

La rivoluzione di Parigi del 1830

Nel 1830 vi fu la rivoluzione di Parigi che scacciò via i Borbone, i quali durante il regno di Carlo X, avevano accentuato la linea autoritaria e conservatrice imbavagliando il Parlamento e imponendosi pesanti restrizioni alle libertà.

La monarchia parlamentare

La nuova costituzione era un insieme di regole imposte dalla popolazione al nuovo monarca, Luigi Filippo d'Orleans. Questa venne definita "lia del selciato" cioè delle pietre scagliate dai manifestanti contro l'esercito. Cos' la monarchia francese si trasformò da puramente costituzionale a pienamente parlamentare.

Parlamento e governo

L'attività del governo risultò quindi vincolata al rispetto della volontà della maggioranza parlamentare, dunque di quella degli elettori che con il loro voto l'avevano formata.

La rivoluzione belga del 1831

La rivoluzione francese scatenò una rivolta  delle province cattoliche dei Paesi Bassi i quali si ribellarono all'Olanda, dalla quale si distaccarono con il nome di Belgio. Si dotarono di una costituzione ancora più liberale rispetto a quella francese, che prevedeva che sia i membri della Camera dei deputati, sia quelli del parlamento dovevano essere designati direttamente dagli elettori.

Altre sollevazioni del 1831

Vi furono anche altre sollevazioni tra il 1830 e il 1831, che ebbero però, esiti negativi: nel Ducato di Modena e Reggio, nelle legazioni (alcune province) pontificie, e nella porzione russa della Polonia. Ma queste furono represse dalle truppe austriache e russe.

La riforma elettorale inglese del 1832

Nel 1832 la tendenza generale all'allargamento dei diritti politici della cittadinanza trovò luogo in Inghilterra. Qui tra il 1815 e il 1830, la maggioranza parlamentare aveva contrastato le rivendicazioni fatte da Cobbett e Bentham, capi del movimento radicale, che si poneva l'obiettivo di estendere il suffragio elettorale fino a farlo diventare generale. Tanto che l'Inghilterra diventò il Paese avente il suffragio più lungo.

1832-l847: una fase di ristagno

Nel quindicennio successivo l'ondata liberal-costituzionale conobbe una fase di ristagno, anche se in questo periodo ebbe modo di radicarsi ancora meglio nei Paesi aventi una costituzione.


3. Dal 48 alla Comune di Parigi

La tempesta del 48

Anche se le varie sommosse si ebbero tra gli anni 30 e 40, quella che accadde nel 1848 costituì un'autentica tempesta che colse tutti di sorpresa.

Un antefatto: il suffragio generale in Svizzera

Nel 1847 vi fu una grande sommossa in Svizzera, con l'istituzione nel Paese del suffragio universale maschile; ma dopo qualche mese vi fu una vera e propria rivolta. Rivoluzione e costituzione divennero due fattori inscindibili; in nome della Costituzione l'Europa intera scese in piazza, si ribellò ai propri governatori e impose l'estensione dei diritti e la trasformazione dei sudditi in cittadini.

I luoghi della rivoluzione

Gennaio 1848: Palermo; febbraio: Napoli e Parigi; marzo: Vienna, Berlino, Venezia, Milano; in poche parole nel giro di pochi mesi queste rivolte ebbero tutte esito positivo.

Parigi: dal liberismo alla democrazia

Dove una costituzione c'era già, è il caso di Parigi, essa venne modificata in senso repubblicano e si basò sul suffragio generale maschile. Qui, dunque, il liberismo cedette il passo alla democrazia. Il nuovo governo mirò a promuovere alcune misure di carattere sociale, volte a migliorare le condizioni del mondo del lavoro. Venne quindi istituita una commissione governativa incaricata di affrontare problemi di politica sociale.

Liberismo contro dispotismo

Altrove le rivoluzioni del 48 portarono al conseguimento di nuovi obiettivi, e soprattutto l'istituzione di una assemblea rappresentativa dei cittadini e sulla tutela dei diritti fondamentali degli individui.

Il 48: diversità e analogie

Le rivoluzioni furono diverse da luogo a luogo. In Italia, Ungheria e Boemia si aggiungeva a queste il problema della nazionalità e dell'indipendenza dall'Austria. In altri luoghi furono violente, mentre altre si risolsero in modo pacifico. A Parigi, infine, si mise in luce un altro conflitto, tra liberismo e democrazia; tra una concezione socialmente esclusiva dei diritti della cittadinanza e una invece orientata a strati più ampi della popolazione, inclusi contadini, artigiani e operai.

L'inizio della reazione

Tuttavia anche se all'inizio del 48 vi fu la vittoria del liberismo in molte parti dell'Europa, questa dopo poco tempo fu repressa da quei sovrani che avevano accettato dei compromessi per placare le rivolte, ma che ora volevano nuovamente imporre la supremazia.

La svolta autoritaria in Francia

A dicembre del 48 in Francia fu eletto presidente della Repubblica Luigi Napoleone Bonaparte, nipote del grande Napoleone. Nei mesi immediatamente successivi egli diede una svolta autoritaria lla costituzione parigina, eliminando il suffragio generale maschile. Nel 1851 egli fece un colpo di stato a seguito del quale sciolse l'assemblea legislativa  Nel 1852 emanò la nuova costituzione, che portò alla sua proclamazione a imperatore dei Francesi,con il nome napoleone III e alla nascita del Secondo Impero. La Francia cessò quindi di essere una repubblica tornando a incanalarsi nel costituzionalismo censitario.

La sconfitta del liberalismo

Nel resto dell'Europa il liberismo era stato sconfitto dal dispotismo in tutti quei paesi in cui nel 1848 vi furono le varie sommosse.

Nell'impero asburgico

L'impero asburgico tornò ad essere quello di una volta: i parlamenti di Vienna e Budapest furono sciolti e la Lombardia e il Veneto tornarono sotto il dominio di Vienna.

In Germania e in Italia

In Germania i sovrani soffocarono tutte le aspettative dell'assemblea rivoluzionaria di Francoforte che si basava sulla fondazione di una nazione unitaria tedesca basata su una costituzione completamente liberale. In Italia furono abolite tutte le nuove costituzioni.

L'importanza del 48

Le rivoluzioni del 48 furono comunque molto importanti in quanto eliminarono qualsiasi forma di feudalesimo ancora presente e quindi permisero la formazione di una società liberal-borghese.

Il liberalismo dall'opposizione al governo

Dal 1859 il liberismo iniziò a diventare una forza di governo, infatti quasi tutta Europa con l'eccezione della Russia, poteva ormai dirsi liberale e costituzionale, e in alcuni Paesi il diritto di votare cominciava a risultare esteso a strati sempre più larghi, tanto che si parla di liberalismo orientato verso la democrazia.

La Comune di Parigi

Nel 1871, in Francia, la città venne governata da un Parlamento rivoluzionario eletto con suffragio universale maschile. La popolazione, in questo periodo nel quale si svolse la cosiddetta Comune, venne chiamata ad una intesa partecipazione democratica al potere. Quindi il governo era attribuito alla cittadinanza organizzata in comitati che volevano avviare un programma basato sull'eguaglianza sociale: un programma socialista.

La repressione

Dopo poco più di due mesi, l'esperimento della Comune fu represso dall'esercito.

I limiti del liberalismo

L'episodio della Comune dimostrò che nei vari Paesi era ora presente un conflitto tra liberismo da una parte e democrazia e socialismo dall'altra. Tanto che nel 1864 era stata fondata l'Internazionale socialista, organo di coordinamento che si poneva l'obiettivo di abbattere la società liberal-borghese.

Dalla rivoluzione politica alla rivoluzione sociale

La Comune fu in primo luogo una rivoluzione sociale, tesa non solo ad avvicinare la cittadinanza al pubblico potere, ma anche e soprattutto a ridistribuire in modo egualitario opportunità e ricchezze all'interno della società.


4. Ascesa e declino del liberalismo ottocentesco

Una dottrina antidogmatica

Il cardinale Henry Newman sosteneva che il liberalismo fosse un principio antidogmatico.

La critica cattolica

Quindi le principali critiche dal mondo liberale provenivano dal versante cattolico,che lo definivano altamente laico. Infatti esso sosteneva che il liberalismo negava uno dei fondamenti della dottrina cattolica, ovvero la fragilità degli uomini e il loro "naturale" bisogno di subire autorità, ricevere ordini e obbedire.

La cultura reazionaria

Questa ostilità da parte della Chiesa verso il liberalismo, culminò nel 1864 quando il papa Pio IX emanò il Sillabo;questo era un documento che conteneva la condanna della Chiesa cattolica di molti presupposti del pensiero liberale.

Il cattolicesimo liberale

Ma la Chiesa aveva anche altre opinioni rispetto a questo fenomeno,. Nel 1830, infatti il francese de Lamennais dette vita al cosiddetto cattolicesimo liberale, basato sul motto "Dio e libertà: uniteli". Per lui questa unione era naturale,in quanto sia la Chiesa sia il liberalismo avevano un nemico in comune: lo Stato burocratico. Questo cattolicesimo liberale fu importante sia in Francia e in Belgio dove portò alla rivoluzione del 1831, sia e soprattutto in Italia.

L'antistatalismo liberale

Quindi il liberalismo si basava su una forte carica antistatale, in quanto la società civile riteneva di essere capace di autoregolarsi grazie allo sviluppo delle libertà individuali, economiche, di stampa e di associazione.

Il liberalismo dell'aristocrazia

Anche l'aristocrazia andava contro la forza dello Stato, quindi accanto al liberalismo borghese,si affiancò anche quello aristocratico.

Libertà o privilegio?

Ma una buona amministrazione pubblica prevedeva meno disuguaglianze sociale, quindi tutelava i più deboli. Quindi questa grande insistenza liberale a ridurre la forza dello Stato, nascondeva in sé la nostalgia del vecchio mondo, fatto di privilegi e disuguaglianze.






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