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DOMANDE MACHIAVELLI



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DOMANDE MACHIAVELLI

In questo modulo l'autore affronta il problema delle difficoltà che si presentano nel momento in cui si conquistano regioni diverse per lingua, costumi ed istituzioni.Una soluzione efficace a questa problematica ,secondo Machiavelli, è quella di stabilire colonie,in quanto esse dovrebbero quasi aver la funzione di mantenere quello stato più controllato e coeso. I vantaggi dell'istituzione delle colonie sono molteplici : innanzitutto esse richiedono poca o magari nessuna spesa,in secondo luogo danneggiano soltanto coloro ai quali vengono tolti i terreni ,ma essi costituiscono una piccola parte della popolazione e quindi non posso nuocere,ed infine sono più fedeli,in quanto la restante parte della popolazione da un lato accetta questa nuova situazione poiché non ne viene danneggiata e dall'altro è timorosa di poter essere privata dei propri possedimenti nel caso in cui vengano commessi errori.

Nonostante le colonie possano assicurare al principe un buon controllo dello Stato ,tuttavia egli deve evitare in tutti modi che in esso penetri uno straniero potente che potrebbe allearsi con i malcontenti di quella regione.

Un esempio significativo di un popolo che ,nelle regioni conquistate,applicò tutti questi accorgimenti fu quello dei Romani.Essi infatti istituirono colonie,tennero a bada i meno potenti,abbatterono i potenti e impedirono agli stranieri di minacciare le loro conquiste.

Inoltre i romani fecero in questi casi quello che tutti i principi saggi avrebbero fatto. Considerare non soltanto gli ostacoli presenti ,ma anche i futuri, per contrastarli con ogni mezzo.Infatti i problemi di uno stato per poter essere risolti devono essere riconosciuti immediatamente ,perché se vengono fatti crescere fino al punto che ognuno li conosca non c'è più rimedio.



Machiavelli utilizza questa frase per esprimere la sua posizione per quanto riguarda il modo migliore per conquistare e mantenere uno stato "nuovo",sia per dinastia sia per tipo di governo.Egli è fermamente convinto .Come si può capire dalla frase stessa,che l'utilizzo della forza sia un componente indispensabile dell'azione politica e che quindi un principe possa arrivare a conseguire e a mantenere potere politico solo attraverso la forza armata. E' famoso il giudizio di Machiavelli su Gerolamo Savonarola, prototipo dei "profeti disarmati".L'autore  giudica negativamente il teologo domenicano in quanto egli non fece mai ricorso all'uso della forza nei confronti del popolo e ne fu quindi sopraffatto.

Nel nono modulo l'autore espone la sua idea in merito al modo con cui il principe dovrebbe porsi nei confronti del popolo.Egli distingue due diversi casi: colore che riescono a raggiungere il potere con l'aiuto del popolo,e color che invece ,contro il popolo, diventano principi con l'aiuto dei nobili. Nel primo caso il consiglio che egli da al principe è quello di conservarsi il popolo amico ,,cosa che non dovrebbe riassaltargli difficile in quanto la popolazione chiede semplicemente di non essere oppressa; nel secondo invece gli suggerisce di cercare in tutti i modi di conquistarsi il popolo prendendolo sotto la sua protezione.In questo modo il popolo diventa subito amico del principe ,più che se il principe stesso fosse stato condotto al principato dal favor popolare.

Machiavelli, in questo passaggio, si concentra particolarmente nei mezzi d'offesa e di difesa che ogni principato può adoperare. Infatti, secondo l'autore, una delle migliori fondamenta di un buono Stato è un esercito preparato ed efficiente. Un principe può difendere uno Stato mediante eserciti mercenari oppure ausiliari.

Per quanto riguarda le truppe mercenarie, esse sono considerate da machivelli inutili e pericolose. Infatti uno Stato che si affida ad esse è instabile e insicuro, poiché quest'ultime milizie sono disunite, ambiziose, indisciplinate ed infedeli. Tanto è vero che esse si dimostrano forti, coraggiose e pronte a rischiare fra gli amici, ma smentiscono questa loro natura di fronte ai nemici. Inoltre mancano di timore di Dio e dell'abilità di comunicazione con gli uomini. Non combattono se non per interessi economici, motivazione non abbastanza forte da indurli a rischiare la vita in guerra; si dimostrano fedeli in tempo di pace, ma sono a voltare le spalle al momento dell'inizio di una guerra. Per questi motivi, il principe, affidandosi ad esse, è destinato alla rovina. Egli deve inoltre ben guardarsi dai capitani delle milizie mercenarie; se sono uomini assai abili ed esperti nell'arte militare il principe non può assolutamente fidarsi di quest'ultimi perché aspireranno a sopraffarlo e a diventar potenti, se, al contrario, non sono persone di valore lo porteranno comunque alla rovina. Un altro aspetto negativo delle milizie mercenarie, è il fatto che le conquiste fatte per mezzo di esse sono lente, tardive e deboli, mentre le perdite sono improvvise e stupefacenti.

Anche le truppe ausiliarie, d'altro canto, vengono considerate inutili. Per quanto infatti possano essere ottime in se stesse, sono quasi sempre dannose per quel principe che le chiama in suo aiuto, poiché se perdono egli subisce un disfatta, mentre se vincono rischia di diventare loro prigioniero. Proprio per questo motivo, le truppe ausiliarie vengono addirittura considerate ancor più pericolose di quelle mercenarie, poiché quest'ultime anche dopo una vittoria hanno bisogno di più tempo e occasioni per minacciarlo, dato che sono disgregate e retribuite dal principe stesso. Invece quelle ausiliarie sono unite e obbediscono ad un'unica persona e perciò sono immediatamente pronte a schiacciarlo.



Nelle truppe mercenarie è quindi più pericolosa l'inerzia, nelle ausiliarie il valore.

L'unico compito che si addica effettivamente al principe è quello di prepararsi alla guerra. Egli non deve mai trascurare gli esercizi militari nemmeno in tempi di pace e si deve predisporre sia con la mente sia con le opere. Per quel che riguarda la pratica, deve tenere in ordine e in esercizio i suoi uomini, praticare la caccia per abituare il corpo alle intemperie e imparare a conoscere i luoghi.

Ciò gli sarà utile per due motivi: in primo luogo perché conoscerà il suo paese e riuscirà ad individuare le sue difese naturali; in secondo luogo perché potrà meglio capire quali siano gli altri luoghi da esplorare.

Tale caratteristica è fondamentale per scovare il nemico, scegliere il luogo più idoneo per l'accampamento, guidare gli eserciti e preparare il piano di battaglia.

Per quanto riguarda l'esercizio della mente il principe deve leggere libri di storia, analizzare le imprese degli uomini famosi, esaminare le ragioni delle loro vittorie e sconfitte per poterle evitare o imitare. Un principe saggio non deve mai restare ozioso in tempo di pace, anzi bisogna che faccia tesoro di queste regole in modo da essere pronto a difendersi nelle avversità.

Nel quindicesimo modulo Machiavelli  inizia a trattare effettivamente la prassi politica. Durante tutta la sua riflessione, egli decide di volersi basare soltanto sulla verità concreta e non sulle fantasie o sulle utopie. Egli è convinto che non sia utile discutere riguardo repubbliche o principati che non si sono mai visti nel mondo reale. C'è quindi una netta differenza tra come si vive e come si dovrebbe vivere, ma, per l'autore, chi si occupa di quello che si dovrebbe fare finisce inevitabilmente in rovina. Perciò è necessario che un principe per mantenere il potere, impari a modellare il suo comportamento a seconda delle necessità, perché non è realistico riuscire ad essere "una persona buona in mezzo a tanti che buoni non sono".

Machiavelli è quindi convinto che ci si debba basare sulla verità effettuale, cioè sulla realtà dei fatti storici. Egli, infatti, è in polemica durissima con le utopie politiche, in particolare verso quelle di Gerolamo savonarola. Il principe, se vuole comprendere i meccanismi della realtà politica, dovrà perciò attenersi ai fatti della realtà storica.

In questo paragrafo Machiavelli si sofferma particolarmente a riflettere sulla natura degli esseri umani. In poche righe egli esprime la concezione pessimistica che egli ha nei confronti degli uomini e il suo disappunto per quanto riguarda la loro natura. Secondo l'autore, infatti, gli uomini sono esseri ingrati, volubili, simulatori e dissimulatori, timorosi dei pericoli e avidi dei guadagni. Sono inoltre esseri opportunisti, disposti quindi ad appoggiare gli altri finché essi fanno i loro interessi e non chiedono il loro aiuto, egoisti e malvagi, in quanto non appena si comincia ad avere bisogno di loro, ti si rivoltano contro. Machiavelli, nell'esprimere la sua idea, si basa sulla sua esperienza politica e sul suo studio della storia romana, che da sempre insegna che l'uomo è un essere inaffidabile.



L'autore  attribuisce al principe una natura bifronte. Infatti il principe deve sapere essere bestia, in particolare deve personificarsi in due bestie apparentemente molto diverse ma che sono complementari: la volpe ed il leone. Dato che il leone non è in grado di riconoscere e di difendersi dalle trappole e invece la volpe non è in grado di sfuggire ai lupi, bisogna essere sia volpe sia leone. Quindi il principe deve avere sia la virtù della furbizia, rappresentata dalla volpe, sia quella della forza e dell'aggressività, rappresentate dal leone. Quei principi che si limitano ad essere leone non conoscono l'arte di governare. Infatti ci sono moltissimi esempi tratti dalla storia moderna che ci dimostrano che chi meglio ha sputo farsi volpe meglio è riuscito ad avere successo; tuttavia è necessario saper mascherare molto bene questa natura di volpe ed essere grandi simulatori e dissimulatori.

Machiavelli ritiene che la fortuna sia l'artefice della metà delle nostre azioni e che lasci a noi la gestione dell'altra metà. Egli la paragona ad un fiume impetuoso che quando s'infuria allaga le pianure, abbatte gli alberi e gli edifici travolge tutto, distruggendo e devastando. Ogni essere vivente fugge davanti a quest'ultimo e cede al suo impeto e alla sua furia senza potersi opporre.

Il fatto che il fiume abbia queste caratteristiche, non impedisce però gli uomini, nei periodi calmi, di costruire dei ripari e degli argini in modo che il fiume possa essere incanalato e la sua forza non risulti così sfrenata e dannosa. La stessa cosa accade con la fortuna, che dimostra la sua potenza dove non viene predisposta un'organizzazione per resisterle e proprio lì dove non è in grado di essere contenuta riversa la sua furia.

Un altro paragone utilizzato per descrivere gli effetti della fortuna è questo: la fortuna è infatti ata ad una donna che, per essere sottomessa e sopraffatta, deve essere battuta e percossa con violenza. Così per poter dominare  e comandare la fortuna bisogna essere impetuosi piuttosto che cauti; per questo motivo la fortuna è amica dei giovani, che sono meno cauti, più impavidi e più audaci nel contrastarla.

Machiavelli è inoltre convinto che la fortuna, per poter esercitare i propri effetti, debba andare di pari passo con le virtù e le capacità del principe, in quanto non è possibile raggiungere risultati e mantenerli solo attraverso casi fortuiti e niello stesso tempo spesso le abilità personali non sono sufficienti per conseguire certi obiettivi.






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