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Dalla dittatura alla seconda repubblica

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Dalla dittatura alla seconda repubblica

Nonostante le numerose pressioni cui fu sottoposta, la Sna rimase neutrale nel corso della prima guerra mondiale. Le esportazioni diedero vita a un autentico boom economico, ma nel contempo aumentò anche l'inflazione, e i lavoratori invocarono aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro. Le difficoltà interne furono acuite dalla rivolta guidata da Abd el-Krim nel Marocco (1919) e la dura sconfitta di Anual nel luglio 1921.

Nel settembre del 1923 il generale Miguel Primo de Rivera, con un colpo di stato, sciolse le Cortes (il parlamento) e instaurò un regime dittatoriale, riconosciuto da Alfonso XIII. I partiti furono messi al bando, e la Catalogna perse i diritti di autonomia. Sedata la rivolta marocchina grazie all'intervento delle truppe francesi (1926), lo sviluppo economico divenne la maggiore preoccupazione del nuovo governo. L'introduzione di misure fiscali indebolì la posizione di De Rivera, che nel gennaio del 1930, perso l'appoggio del re, si dimise. Le elezioni comunali dell'aprile del 1931 decretarono un esteso successo dei repubblicani, che spinse il re ad abbandonare la Sna; il 14 aprile fu proclamata la repubblica. Una coalizione di repubblicani e socialisti nel giugno dello stesso anno ottenne un vasto successo alle elezioni per le Cortes, e in ottobre fu formato un governo di coalizione guidato da Manuel Azaña, che avviò un ambizioso programma di riforme: riforma agraria che prevedeva la redistribuzione delle terre, marcata separazione tra Stato e Chiesa, laicizzazione dell'insegnamento, introduzione del divorzio ecc. Le difficoltà a far accettare alla popolazione alcune di queste misure e la netta opposizione dei conservatori provocarono divisioni all'interno della coalizione di governo.



Nel 1933, la vittoria elettorale delle destre provocò l'inizio di una stagione di aspri scontri politici, culminata nell'ottobre del 1934 nell'insurrezione operaia nelle Asturie, brutalmente repressa nel sangue. Nel 1936 le sinistre tornarono alla guida del paese con il Fronte popolare e Azaña tornò alla presidenza.

Le sinistre ristabilirono una legislazione riformatrice, ma i disordini si diffusero in tutto il paese e scontri armati tra sostenitori e avversari del governo, occupazioni di terre, distruzioni di chiese, scioperi si susseguirono per tutto l'anno. In questo drammatico contesto, il generale Francisco Franco si fece promotore di un progetto di rovesciamento delle istituzioni repubblicane che ottenne il sostegno della gran parte dell'esercito.

La guerra civile

L'insurrezione militare ebbe inizio il 17 luglio del 1936 a Melilla, in Marocco, per estendersi il giorno seguente in tutta la Sna, che si ritrovò divisa in due zone, una delle quali prevalentemente rurale, controllata dalle forze dei ribelli, e un'altra (che comprendeva numerose aree industriali e urbane) fedele alla repubblica.

Cominciò così la lunga guerra civile, dove entrambe le parti ricevettero aiuti dall'estero: Hitler e Mussolini sostennero le truppe di Franco, mentre l'URSS appoggiò i repubblicani, che ricevettero anche il sostegno delle Brigate Internazionali costituite da volontari europei e americani. I ribelli mostrarono grande unità d'azione; il generale Francisco Franco si proclamò capo della Falange nazionalista, un movimento politico di ispirazione fascista. Il fronte opposto, capeggiato da Juan Negrín, era meno compatto: includeva socialisti moderati e anarchici, comunisti e autonomisti baschi e catalani.

Fallita la presa di Madrid, le forze nazionaliste tentarono la conquista delle province basche, delle Asturie e delle altre regioni industriali del Nord (aprile-ottobre 1937), appoggiate dalle truppe fasciste italiane e dall'aviazione nazista, che il 26 aprile rase al suolo la città di Guernica. Nel 1938 le forze franchiste riuscirono a dividere in due la zona nemica. Dopo una disperata resistenza, Barcellona cadde il 26 gennaio 1939; due mesi dopo fu la volta di Madrid. La guerra civile terminò il 1° aprile; la Sna era letteralmente distrutta, i morti erano intorno al milione.

La dittatura di Franco

Preso il potere, Franco non operò alcun tentativo di riconciliazione nazionale, considerando indistintamente repubblicani moderati e militanti comunisti, socialisti e anarchici come 'nemici della Sna'. All'indomani della guerra, decine di migliaia di antifascisti furono uccisi e circa 300.000 andarono in esilio. La legislazione repubblicana a favore di lavoratori e contadini fu revocata. Le uniche istituzioni riconosciute come legittime e dotate di poteri effettivi furono l'esercito, la Chiesa cattolica e la Falange.

La Sna franchista rimase neutrale durante la seconda guerra mondiale. Nel 1947 Franco ristabilì la monarchia, dichiarandosi reggente a vita. Nel corso degli anni Cinquanta, in piena Guerra Fredda, gli Stati Uniti considerarono il dittatore un importante alleato contro il comunismo; nel settembre del 1953 concessero a Franco cospicui aiuti economici e militari in cambio del diritto di impiantare basi navali e aeree in territorio snolo. Nel 1955 la Sna fu ammessa nell'Organizzazione delle Nazioni Unite. A partire dal 1961, l'economia migliorò grazie a una rapida crescita industriale e a forti investimenti stranieri. La carenza di manodopera favorì l'aumento dei salari, mentre l'agricoltura fu meccanizzata per abbattere i costi di produzione. Si verificò una migrazione di massa dalle aree rurali a quelle urbane, dove venne dato impulso all'istruzione secondaria e universitaria. Tali trasformazioni non mutarono però l'essenza del regime.

Nel 1962 Franco istituì la legge marziale, in risposta a un'eccezionale ondata di scioperi operai nelle Asturie. La Guinea Snola ottenne l'indipendenza nel 1968; sette anni più tardi il governo lasciò il Sahara Snolo al Marocco e alla Mauritania. Tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta anche la Sna, come gli altri paesi occidentali, fu percorsa da una stagione di lotte operaie e riprese con forza l'attività dell'ETA; nel 1973 il primo ministro Luis Carrero Blanco rimase vittima di un attentato dei separatisti baschi. Il nuovo capo dell'esecutivo Carlos Arias Navarro tentò una timida apertura politica, che fu però respinta dai settori più intransigenti del regime, che lo costrinsero all'inasprimento della politica repressiva.

L'estrema destra tentò ancora in seguito di opporsi all'apertura politica, ma ormai la sorte del regime fascista snolo, simbolizzata dalla lunga agonia del dittatore, era segnata; alla morte di Franco nel novembre 1975, la Sna si avviò verso la democrazia.

La restaurazione della democrazia

Al trono di Sna salì il nipote di Alfonso XIII, Juan Carlos, che favorì il processo verso la democrazia. Nel luglio del 1976 obbligò Arias Navarro alle dimissioni, sostituendolo con Adolfo Suárez, che fu uno degli artefici della complessa transizione alla democrazia. Nonostante le forti obiezioni dell'esercito, nell'aprile 1977 il governo legalizzò il partito comunista; nel giugno successivo, le prime elezioni democratiche in quarant'anni premiarono la sua politica centrista assicurando al suo nuovo partito, l'Unione del centro democratico, il 34% dei voti. Nel 1978 la Sna si diede una nuova Costituzione.

Tuttavia, a causa della crisi economica crescente e di una progressiva frammentazione delle forze che lo avevano sostenuto, nel gennaio 1981 il premier si dimise e fu sostituito da Leopoldo Calvo Sotelo. L'opposizione alla democrazia dei settori più retrivi della società snola si manifestò ancora il 23 febbraio del 1981 con un tentativo di colpo di stato, fallito per la ferma opposizione di Juan Carlos e della società snola. Le elezioni dell'ottobre 1982 furono vinte dal Partito socialista di Felipe González Márquez, che nel 1986 guidò l'entrata della Sna nella CEE (oggi Unione Europea). Dal 1990 una serie di scandali minò la credibilità del governo socialista, che nelle elezioni del marzo 1996 fu sconfitto dal Partito popolare di José Maria Aznár.





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