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GIOLITTI

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GIOLITTI





Prima esperienza governativa di Giolitti. Venne considerato come "l'uomo nuovo" in quanto non aveva né un passato risorgimentale né alcuna esperienza di governo. La politica giolittiana prevedeva:

Ø  Consolidamento il regime liberale, tramite una maggiore giustizia sociale e l'ampliamento delle basi del potere;

Ø  Non intervento dello Stato nei contrasti sociali



Tale esperienza governativa durò fino al 1893, in questo periodo Giolitti riuscì ad applicare il secondo punto del suo programma in occasione dei Fasci Siciliani e delle rivolte in Lunigiana dove lo Stato non intervenne (al contrario di come chiesto dalla classe dirigente e dall'opinione pubblica borghese). Nel dicembre del 1893 Giolitti venne travolto nello scandalo della Banca romana e fu costretto a dimettersi.


1901-l903

Giolitti fu ministro dell'interno nel governo Zanardelli. Esercitò una funzione egemonica.


1903-l914

I questo periodo Giolitti governò l'Italia quasi ininterrottamente. Il programma di Giolitti prevedeva:

Ø  Non intervento dello Stato nelle questioni sociali (vedi discorso parlamentare del 1901 pronunciato da Giolitti in occasione del dibattito sul comportamento del governo Saracco per quanto concerne la questione dello scioglimento della camera del lavoro di Genova);

Ø  Consolidamento il regime liberale, tramite l'ampliamento delle basi del consenso dello Stato, riuscendo a coinvolgere nella sua politica i socialisti, i cattolici e le popolazioni dell'Italia meridionale, varando riforme a favore del Mezzogiorno. Nel 1909 offrì a Filippo Turati, leader del socialismo riformista (ovvero il socialismo che mirava alla sua realizzazione tramite riforme; di contro esistevano i massimalisti ovvero i socialisti che miravano alla realizzazione del "programma massimo" teorizzato da Marx ovvero l'abolizione delle classi tramite rivoluzione), di fare parte del suo secondo ministero; Turati rifiutò ma appoggiò costantemente Giolitti. Nel 1913 Giolitti emanò il patto Gentiloni ovvero un'alleanza tra il partito liberale e quello cattolico (il pontefice aveva precedentemente emanato il Non Expedit con il quale si vietava la partecipazione del cattolici alla vita politica)

Ø  Attenta politica finanziaria ed economica, mirando alla salvaguardia del bilancio dello Stato (tenuto sempre in pareggio se non in attivo) e stimolando la produzione industriale sia tramite una politica protezionistica sia attraverso commesse statali;

Ø  Risoluzione dei contrasti internazionali, in modo tale da favorire l'ingresso dell'Italia tra le maggiori potenze europee.

POLITICA INTERNA


POLITICA ESTERA



Legislazione per il Sud; sgravi fiscali per i ceti rurali, provvedimenti per lo sviluppo industriale di Napoli, con la costruzione del centro siderurgico di Bagnoli, legge per la costruzione dell'acquedotto pugliese, analoghi provvedimenti per la Basilicata.


Ancora prima del governo giolittiano l'Italia si era avvicinata alla Francia tramite la stipulazione di un trattato commerciale che aveva posto fine alla guerra doganale.


Primo grande sciopero generale; Giolitti si astenne dall'intervenire e sciolta la Camera fece indire dal Re nuove elezioni che risultarono più favorevoli ai gruppi moderati.


Accordi con Francia ed Inghilterra per le ripartizioni delle zone d'influenza in Africa; le potenze internazionali così riconoscevano all'Italia una maggiore importanza.


Nazionalizzazione delle principali linee ferroviarie; progetto a cui il governo italiano aspirava da tempo ma era stato ostacolato dai potenti gruppi finanziari.


Accordi con la Russia


Incremento dei lavori pubblici; costruzione di infrastrutture.

Legislazione del lavoro; tramite l'introduzione del riposo festivo, la proibizione del lavoro notturno per donne e bambini, ecc.

Conversione della rendita nazionale, ovvero la diminuzione degli interessi sui Buoni del Tesoro


Guerra di Libia contro la Turchia; le cause principali furono l'interesse dei settori industriali e bancari, la proanda imperialistica dei nazionalisti e il favore dell'opinione pubblica che vedeva nuove possibilità per l'emigrazione italiana per la possibile presenza di ricchezze nella regione. Dopo un'aspra e sanguinosa lotta, la guerra si concluse con la pace di Losanna nel 1912 che sanciva la sovranità italiana sulla Libia a cui si aggiunse la concessione delle isole turche di Rodi e del Dodecaneso.


Monopolio statale delle assicurazioni sulla vita, a tutela dei risparmiatori dall'usura praticata dalle comnie private e dal fallimento delle stesse. Gli utili del monopolio furono devoluti alla Cassa per la vecchiaia e l'invalidità dei lavoratori.





Legge elettorale: suffragio universale maschile, ovvero l'ampliamento del ditirro di voto a tutti i maggiorenni tranne gli analfabeti eccettuati coloro tra quest'ultimi che avessero prestato il servizio militare o avessero compiuto trent'anni d'età. Per la prima volta le masse partecipavano alla vita politica.




CRISI DEL SISTEMA GIOLITTIANO


Alla vigilia della prima guerra mondiale erano venuti meno i presupposti del successo di Giolitti, le opposizioni si erano alimentati e Giolitti venne attaccato da più parti:

Ø  I liberisti ed i meridionalisti criticavano il protezionismo economico, la corruzione politica ed il clientelismo nel Sud. Lo stesso Salvemini definì Giolitti "ministro della malavita";

Ø  I nazionalisti (celebratori della guerra di Libia) ed i socialisti rivoluzionari (contrari alla guerra di Libia) avevano entrambi un disprezzo per i sistemi parlamentari;

Ø  Dopo la legge del suffragio universale maschile, alcuni settori della destra liberale fecero causa comune con i nazionalisti, per una politica più autoritaria all'interno e più aggressiva all'esterno;

Ø  Il patto Gentiloni aveva scontentato i democratici cristiani, che temevano una posizione subalterna alle forze cattoliche;

Ø  Le elezioni del 1913 portarono le masse a partecipare alla vita politica ma queste sfuggivano al controllo del clientelismo giolittiano;

Ø  Lo sviluppo economico registrò un rallentamento nel 1913 di qui peggioramento delle agitazioni sociali


Nel marzo del 1914 Giolitti si dimise malgrado l'appoggio dei cattolici. A Giolitti successe Antonio Calandra (1914-l916) mentre la tensione sociale si aggravava. Nel giugno del medesimo anno a seguito dell'uccisione di tre operai durante un comizio antimilitarista, scoppiarono nelle Marche ed in Romagna violenti moti sociali. Fu la cosiddetta "settimana rossa", diretta da Benito Mussolini, Nenni, anarchico, e Malatesta. Tale rivolte furono sedate con l'impiego dell'esercito. La decadenza dello stato liberale, che prevedeva il non intervento dello Stato, fu così dimostrata (primo momento di crisi).



CONSIDERAZIONI

Giolitti fu aspramente criticato sia da destra che da sinistra.

Uno dei più grandi accusatori fu Gaetano Salvemini che in uno scritto del 1909 "Il ministro della mala vita" accusò Giolitti essenzialmente di trasformismo, clientelismo e corruzione e di aver approfittato delle "miserevoli condizioni" del Mezzogiorno. In un altro scritto del 1949, "L'età giolittiana", attenuò quando precedentemente affermato definendo giolitti come un personaggio non migliore né peggiore di tanti altri politici stranieri e senz'altro preferibile a coloro che gli succedettero.

La posizione di Croce, filosofo liberale, fu invece a favore di Giolitti, in uno scritto del 1942 lo definisce un uomo sensibile alle classi meno abbienti, accorto, abile amministratore e parlamentare che era riuscito a capire la necessità di ampliare le basi del potere politico.

Togliatti, leader comunista, in uno scritto del 1950 affermò come Giolitti avesse compreso le esigenze delle masse popolari, avesse tentato di dar vita ad un ordine politico di democrazia ed avesse redatto un programma volto al rinnovamento. Nonostante i positivi programmi giolittiani, Turati esplica come nel corso dell'azione , la burocrazia, il trasformismo la rigidità dell'amministrazione abbiano avuto la meglio.

CONCLUSIONI

Le riforme sociali ed economiche emanate da Giolitti furono senza dubbio positive quali la maggiore tutela del lavoro di donne e bambini, il miglioramento dei servizi assistenziali, la nazionalizzazione delle assicurazioni sulla vita .

Di contro, i successi conseguiti risultarono inferiori a quanto auspicato ed inoltre si evidenziarono gravi lacune presenti nel programma giolittiano. Non vennero affrontati i problemi strutturali dell'economia, non fu realizzata alcuna riforma fiscale più egualitaria, gli interventi nel Sud risultarono sporadici e localistici, fu alimentata la corruzione, utilizzato il trasformismo ed il clientelismo, ed il non intervento dello Stato non venne sempre applicato (ad esempio nelle lotte contadine nel Meridione). Il forte slancio economico ed industriale aggravò la questione meridionale, esclusa dal processo di industrializzazione.

Ma l'errore più grave commesso da Giolitti fu quello di esercitare il potere basandosi su un precario compromesso tra forze politiche aventi interessi differenti. Nel momento in cui, infatti, le altre forze politiche tolsero il proprio appoggio, il sistema liberale entrò in crisi e Giolitti dovette dimettersi.




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