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I CRETESI

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I CRETESI

A partire dal 2300 l'isola di Creta si popolò di città e palazzi che testimoniano un elevato benessere mentre le navi cretesi commerciavano negli empori di tutto il mediterraneo.

I cretesi erano conosciuti ovunque come commercianti e marinai .

Il III millennio fu un periodo di sviluppo economico e demografico per tutta l'area del vicino oriente e da ciò i commercianti di Creta seppero trarne profitto.

Essi diedero inizio ad una  civiltà diversa dagli stati centralizzati dell'area mesopotamica ed egizia.

L'isola produceva un surplus alimentare che veniva facilmente esportato.

Grazie al loro predominio marittimo i cretesi si impadronirono di una parte del commercio internazionale.

Quindi i cretesi furono i commercianti per eccellenza ei in seguito rimasero famosi come marinai e pirati.

Grazie alla loro talassocrazia (supremazia marittima) i cretesi si estesero fino alle regioni della Grecia.

La città di Creta non avevano mura questo fa pensare che non avessero una politica estera  intensa: furono prevalentemente pacifici.



La ricchezze guadagnate nel commercio furono investite nella costruzione di palazzi sontuosi affrescati. I palazzi più importanti sono: Cnosso, Mallia e Triada.

I cretesi avevano il tipico aspetto mediterraneo: non molto alti, bruni e con la pelle scura. Parlavano una lingua che  ci è tuttora sconosciuta.

Nella civiltà cretese possiamo distinguere tre fasi: fase palaziale, neopalaziale e micenea.

La fase palaziale (2300-l700)

In questo periodo la popolazioni dell'Egeo diedero inizio alla prima fase della civiltà cretese: a Cnosso, a Festo, e a Mallia sorsero i primi grandi palazzi.

Osservando la natura dei lavori effettuati sia nella costrizione che nell'adattamento del terreno per costruire i palazzi, possiamo affermare che a Creta esisteva la schiavitù.

Nei palazzi esisteva una classe burocratica organizzata e potente.

Nei palazzi sono stati ritrovati ampi magazzini  dove venivano depositate le scorte di grano e di olio dai contadini che coltivavano le terre circostantie mantenevano con il proprio lavoro sovrani e dignitari.

Questa fase si concluse nel 1700. si è pensato ad un terremoto poiché sono stati ritrovati resti di scheletri che fanno supporre l'usanza di sacrifici umani volti a placare l'ira degli dei.

La fase neopalaziale (1700-l400)

Dopo il crollo i palazzi vennero ricostruiti senza fortificazioni esattamente come i precedenti. Questo avvalora la supposizione che il crollo dei palazzi fosse di origine naturale e non a causa esterna.

I palazzi di Crosso e Festo vennero abbelliti e la vita di coloro che vi abitavano era sfarzosa e allietata da intrattenimenti. Venne introdotto il lineare A i cui segni erano scritti tutti di seguito.

Anche se non ne determinarono il crollo, una serie di cataclismi contribuirono al declino dell'era neopalaziale. Ai micenei va la causa del crollo dei cretesi.

La religione cretese era feticista (adorazione della statue). Caratteristico dei cretesi fu anche il culto della grotte nelle quali furono trovate statuette, vasi e gioielli, ma anche ossa di animali lì sacrificati.

Esisteva anche un culto antropomorfo: si trattava di una dea madre, tutta la terra le era sottomessa. Presso i greci era nota come Rea

La fase micenea (1400-l200)

Creta fu conquistata dai micenei che si insediarono nei palazzi imponendo il loro dominio sulla popolazione locale  e introdussero il lineare B.

I micenei erano una popolazione indoeuropea. Furono noti con il nome di achei e oggi sono chiamati micenei dal nome di uno dei loro centri più importanti Micene.

L'insediamento dei micenei colpì l'aristocrazia cretese, determinò un forte cambiamento della cultura ma per i contadini la vita quotidiana rimase immutata, il loro stile di vita era sempre lo stesso.

Attorno al 1200una catastrofe definitiva si abbatté su Creta: i palazzi furono distrutti e da allora non si parla più di cretesi dei documenti egizi e la scrittura se. Ci sono varie ipotesi per spiegare questo fenomeno: alcuni pensano ad una ribellione contro il principe miceneo, altri ad una guerra tra micenei greci e micenei di Creta, altri ad un'incursione di popoli stranieri.

Sulle popolazioni micenee regnava un capo detto wanax accanto al quale stava un lawagetas (capo dell'aristocrazia militare lawos). Fra le autorità c'era anche una classe sacerdotale. Attorno al palazzo c'erano i damoi la comunità di villaggio dove viveva il damos il popolo composto da contadini, costruttori di navi e artigiani specializzati. I personaggi più importanti di queste comunità di villaggio erano i basileis capi dei diversi gruppi gentilizi che prendevano parte della gerousia.

Nella comunità micenea c'era la totale assenza della proprietà privata e non c'era la schiavitù. disponevano di un appezzamento solo il wanax e il lawagetas e i sacerdoti. Ciò che restava del territorio era pubblico e veniva assegnato ai privati secondo diverse forme di concessione che obbligavano il ricevente a determinati servizi parte dei quali spettavano al palazzo.

L'uomo libero era colui che era esente a prestare servizi e are tributi.

La registrazione dei tributi era affidata agli scribi che vivevano nel palazzo e utilizzavano per scrivere tavolette di argilla.

Attorno alle città i principi micenei organizzavano degli stati militari che iniziarono ad espandersi al di fuori della Grecia continentale. La conquista più significativa  fu Creta, in seguito si stabilirono in diversi punti del mediterraneo fondando colonie, punti d'approdo ed empori per il commercio.

Fu però soprattutto verso l'oriente che si diresse l'espansione micenea. Qui sulle coste dell'Asia minore furono stabiliti insediamenti di una certa rilevanza che col tempo si svilupparono: fu questa la cosiddetta prima colonizzazione

L'episodio più noto fu la conquista di troia che sorgeva in una posizione strategica lungo la rotta per il mar Nero. I micenei cominciarono ad espandersi verso l'Asia minore. Per spingersi fino lì dovevano attraversare lo stretto del Dardanelli sul quale si trovava Troia. Questa imponeva loro di are un pedaggio ogni volta che vi passavano davanti, così il re Agamennone conquistò la città.

Il crollo dei micenei può essere ricollegato ad una popolazione greca: i dori che avrebbero distrutto Micene e si sarebbero insediai in tuta la regione. Si è pensato anche ai popoli del mare che in quel tempo tormentavano le popolazioni sulle coste del mediterraneo secondo altri il declino sarebbe stato causato da una serie di mutamenti climatici. Comunque dal 1200 nuova popolazione si stanziò in Grecia.






























Il medioevo ellenico

Dopo il crollo dei principati micenei a causa di una nuova ondata migratoria la Grecia si trasformò. Ogni regione della Grecia si chiuse in se stessa e si differenziò per molti aspetti della vita associata.

Tale fenomeno fu determinato dalle specifiche condizioni geografiche; la Grecia infatti è una terra montagnosa e brulla dove le poche zone coltivabili sono separate da montagne inaccessibili e le comunicazioni sono più facili via mare.

Le antiche città lasciarono il posto a nuovi insediamenti.

La maggioranza della popolazione si raggruppò in piccoli villaggi.

Nei secoli che vanno dal 1200 all'800il livello culturale dei popoli greci decadde. Inoltre fino al momento in cui non adottarono l'alfabeto fenicio, i greci non scrissero più perché ssi gli scribi, erano venute meno le uniche persone che conoscevano la scrittura, utilizzata per soddisfare le necessità economiche e burocratiche dei palazzi micenei, ma ormai divenuta inutile per le piccole comunità di villaggio.

In realtà durante questo periodo furono poste le basi della più grande innovazione storica dei greci: la polis.

Possediamo due preziose testimonianze: i poemi omerici.

L'Iliade e l'Odissea sono il frutto di delle cuciture di diversi canti tramandati oralmente dai rapsodi o aedi che dopo il crollo della civiltà micenea vivevano al centro di piccole comunità composte di pastori e agricoltori.

I poemi svolsero un'importante funzione didattica, avevano infatti il compito di educare i giovani greci alle virtù eroiche e indicavano le norme di comportamento della sociètà del tempo: i giovani seguendo l'esempio degli eroi greci imparavano a ricevere gli ospiti, il comportamento in guerra, l'onore. A proposito di questo la vita dei personaggi omerici è ispirata ad un'etica nella quale ciascuno deve affermare il proprio onore(timè ossia l'onore e la stima che derivano dal valore) imponendo il proprio volere grazie alle qualità del coraggio e della forza fisica. Alle offese si è tenuti a rispondere con la vendetta privata che è un dovere sociale. Chi si era comportato da vigliacco in battagli veniva colpito dalla sanzione popolare con la perdita della buona reputazione.

Il bene supremo sta nel possesso della pubblica stima. La principale forza morale della società omerica è il rispetto dell'opinione pubblica.

La civiltà omerica era caratterizzata da una cultura della vergogna in cui il rispetto delle regole non veniva ottenuto grazie all'imposizione di divieti, ma si propongono modelli positivi di comportamento.

La vergogna che colpiva chi non riusciva a essere un eroe era espressa con la parlo aidos.

Nel corso dei secoli oscuri all'interno delle varie comunità di villaggio acquistano maggiore importanza le famiglie aristocratiche alla cui guida stava il basileus che era un capo militare e risolveva le controversie interne al gruppo. I basileis venivano affiancati nelle loro funzioni dalla gherousia, il consiglio degli anziani. Ai suoi componenti venne riconosciuto il potere di controllare la vendetta privata seguisse una regola fondamentale che si era venuta lentamente formando: chi avesse subito un torto invece di vendicarsi poteva accedere a titolo di risarcimento un compenso pecuniario che consentiva alle vittime del torto di non compiere la vendetta.

L'economia omerica era basata su attività domestiche e sulla guerra. Ciascuna comunità produceva quanto era necessario alla sua sopravvivenza grazie ad una attività agro-pastorale.

I mezzi che consentivano di procurarsi i beni più rari e preziosi erano la guerra e le frequenti razzie. Non tutti gli stranieri erano nemici erano da combattere, con alcuni infatti era necessario avere rapporti amichevoli. Con questi bisognava rispettare delle regole internazionali. Chi si recava all'estero e chiedendo ospitalità riceveva dall'ospite doni ospitali era rigorosamente tenuto a restituirli, offrendo a sua volta ospitalità quando lo straniero visitava la sua comunità.

Restituire il dono era themis cioè una consuetudine inderogabile sotto due punti: dal punto di vista sociale e da quello religioso. La violazione dell'ospitalità richiedeva vendetta.

Il dono ospitale era uno strumento fondamentale di riconoscimento sociale legato alla ricchezza del dono  offerto e vincolava a una prestazione che consentiva di stabilire e di mantenere dei legami di alleanza di amicizia e solidarietà destinati ad essere trasmessi di generazione in generazione. Ne deriva quindi un tessuto di legami internazionali.























La polis

Alla fine del medioevo, la Grecia si trovava in un'estrema divisione in città che pur parlando la stessa lingua e praticando la stessa religione avevano costumi diversi, leggi diverse ed erano politicamente organizzate in modo autonomo. Era il mondo delle polis. Le tracce che determinarono la nascita di queste città stato è una rivoluzione agraria. A partire dall'850 all'interno delle tombe furono collocate delle statuette di argilla rafuranti un nuovo tipo di granaio all'interno del quale il grano poteva essere meglio conservato garantendo uno sviluppo economico e un aumento del tenore di vita.

Lo sviluppo economico ebbe un notevole effetto demografico. Un segno molto evidente dell'aumento della popolazione fu il movimento di colonizzazione. In questo periodo città come Corinto, Megara, Calcide, Eretria e Mileto inviarono gruppi di cittadini in zone lontane della Sicilia: evidentemente le terre non erano più sufficienti a sfamare la popolazione.

La rivoluzione agraria e lo sviluppo demografico resero necessaria una struttura più ordinata e più complessa della vita sociale. Fece si che la difesa del territorio divenisse una questione di interesse comune. Questo richiedeva che i contadini-proprietari si associassero dando omogeneità al loro modo di combattere. La guerra tra bande venne sostituita da un nuovo modo di combattere più organizzato, venne adottata una tattica nuova ma efficiente, la tattica oplitica.

Chi esercitava il potere si rese conto che, perché la comunità sopravvivesse era necessario porre alcuni limiti all'esercizio arbitrario del potere: si dovevano stabilire alcune regole, che cominciassero ad offrire ai più deboli maggiori garanzie contro il rischio di troppe ingiustizie.

La nuova struttura sociale più ordinata e complessa che nacque per rispondere a queste necessità fu la polis.

Nei poemi omerici il termine polis indicava la città alta al cui interno si trovavano il palazzo del re e i tempio. Era difficile accedervi.

Originariamente la parola polis non indicava il luogo dove viveva il popolo, le sui abitazioni si trovavano nella città bassa. Ma con il passare del tempo il rapporto tra città alta e città bassa cambiò: la città bassa assunse dimensioni maggiori e divenne sempre più ricca. I signori della città alta furono costretti a tenerla in maggior considerazione e ad avere rapporti sempre più stretti con chi vi abitava. La distinzione tra città alta e città bassa andò perdendo significato e la parola polis indicava la città nel suo complesso. La polis incorporava il nucleo urbano e il territorio circostante come parti inscindibili di una stessa unità e soprattutto era un'unità politica autonoma.

I titolari della sovranità erano tutti membri della polis stessa vale a dire i cittadini. La qualifica di cittadino per una greco era assolutamente fondamentale: la cittadinanza era la forma totalizzante della convivenza.

All'infuori della polis per un greco non esisteva che la barbarie o l'inciviltà.

In ogni polis vivevano dei magistrati che detenevano il potere in nome del popolo. A seconda della situazioni ambientali e politiche, i magistrati potevano restare in carica per un anno o a vita, essere eletti dal popolo o estratti a sorte e infine potevano essere più di uno. Qualora il magistrato restasse in carica a vita, non rispondeva politicamente al popolo dei suoi atti e veniva chiamato re. In questo caso la città aveva un governo monarchico, ma la presenza del re non modificava la forma politica dello stato che restava comunque una polis.

Il re magistrato era un sovrano in senso stretto, ma esercitava la sovranità in nome del popolo.

Oltre che avere un ordinamento monarchico una poli poteva essere aristocratica, oppure una città stato poteva essere democratica cioè governata dalla massa del demos. Queste forme di governo, difficilmente si realizzavano nella loro purezza. A volte si aveva un passaggio graduale da una forma di governo all'altra.

La polis era una democrazia, escludeva dalla partecipazione al potere una parte di popolazione numericamente assai superiore a quella che poteva partecipare alle assemblee; infatti oltre agli schiavi e agli stranieri non potevano parteciparvi le donne: esse avevano il titolo di cittadine ma non avevano il diritto di partecipare alla vita politica.




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