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I giochi sacri, I Giochi Olimpici, I Giochi Istmici, I Giochi Pitici, I Giochi Nemei, I Giochi Panatenaici

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I giochi sacri


Alcune feste religiose elleniche erano famose soprattutto per le gare sportive o musicali che vi si svolgevano, e che costituivano la maggiore attrazione della festa stessa. I grandi giochi sacri si svolgevano periodicamente in diverse sedi per onorare la divinità locale protettrice. Queste feste avevano un significato panellenico (dal greco "pan", tutto, ed "ellenikos", greco), ossia riguardavano tutto il mondo greco. Quei giorni di festa e di sana competizione erano un momento di unità e coesione in un mondo diviso dai contrasti politici ed economici. Durante lo svolgimento delle manifestazioni, si proclamava la "tregua sacra" o "pace divina" (in greco "ekeceria") tra le città eventualmente in guerra, per permettere a tutti di parteciparvi. Gli atleti dovevano essere uomini liberi e avere entrambi i genitori greci; ogni atleta gareggiava individualmente e rappresentava la sua città. Erano ammessi alle gare e sulle gradinate degli stadi, solo gli uomini, con gli atleti che gareggiavano nudi - chiamati perciò anche "gumnades" (dal greco "gumnos", nudo). Le donne, rappresentate dalle sacerdotesse, erano escluse dai giochi panellenici, al massimo potevano prendere parte alla cerimonia dell'accensione del fuoco per la fiaccola e il tripode finale. I vincitori ricevevano premi diversi a seconda dei luoghi; inizialmente si trattava di oggetti simbolici (corone di foglie), ma più tardi furono aggiunti oggetti preziosi (vasi, coppe, piatti, scudi, ecc.) e talvolta denaro. Il desiderio di vittoria era fortissimo. Infatti il Greco gareggiava per vincere, per misurarsi con altri uomini ed affermare la propria forza e abilità. I vincitori guadagnavano la stima e l'affetto dei concittadini, ma  erano esaltati in tutto il mondo greco e spesso celebrati dai poeti.




I giochi panellenici erano:

I Giochi Olimpici;

I Giochi Istmici;

I Giochi Pitici;

I Giochi Nemei;

I Giochi Panatenaici.




I Giochi Olimpici

La storia

Secondo la tradizione le Olimpiadi (dal greco "olumpias,-ados", olimpiade) furono create dal mitico Pelope, che, per ottenere la mano di Ippodamia, sconfisse il padre di lei, Enomao, re di Pisa alla corsa coi carri. Enomao che, secondo le regole della gara, vincendo aveva già ucciso molti pretendenti della lia, sconfitto da Pelope, che aveva ricevuto cavalli alati da Poseidone, si suicidò, oppure, secondo un'altra versione, morì per essere stato tradito dal suo auriga Mirtilo che gli manomise il carro. In onore del vecchio re morto vennero per la prima volta celebrati i Giochi Olimpici che, caduti in disuso, secondo la tradizione sarebbero stati ripristinati da Eracle, eroe dorico, al quale si attribuiva la fondazione del sacro recinto dell'Altis, il bosco sacro, e del santuario dedicato a Pelope. Ma la data ufficiale di inizio dei Giochi è il 776 a. C. In quell'anno Ifito, re dell'Elide, seguendo il consiglio dell'oracolo di Delfi, stabilì un accordo con Licurgo, re di Sparta, che permise l'istituzione delle Olimpiadi per porre rimedio ai flagelli e alle divisioni politiche che devastavano la Grecia.

Il temenos di Olimpia
 


























Per la prima celebrazione dei Giochi fu costruito a Olimpia il famoso stadio capace di quasi quarantamila spettatori. Lo stadio era una grande area rettangolare lunga e stretta, con uno dei lati corti curvo. Dalla sua lunghezza di 192 m, derivò una delle misure lineari fondamentali dell'antichità, appunto lo stadio. Inoltre i Greci sentirono talmente profondo il significato dei Giochi Olimpici, che assunsero come punto di riferimento per il computo degli anni, proprio la Prima Olimpiade.

Da allora i Giochi si svolsero ogni quattro anni, tra agosto e settembre, in onore di Zeus.

Il massimo splendore di questo avvenimento  fu raggiunto nel V secolo a. C. mentre dopo questa epoca i giochi si spogliarono del loro valore sacrale, in particolar modo durante l'occupazione romana. Le Olimpiadi si ripeterono per 294 volte sino all'anno 393 d. C., quando vennero soppresse dall'imperatore romano Teodosio I


Le gare

Le gare, inizialmente limitate alla sola corsa, vennero estese, nel 708 a. C., alla lotta e al pentathlon; nel VII sec. a. C. comprendevano le corse dei carri, il sollevamento pesi, il pancrazio, la corsa a cavallo.

Il programma delle gare, però, venne definito con precisione solo nel V secolo a.C. e prevedeva dieci prove per adulti e tre per bambini. A questi ultimi erano riservati la corsa di uno stadio (circa 180 metri), la lotta e il pugilato. Le gare per gli adulti, invece, erano:

la corsa dei carri, la prova più antica riservata agli aristocratici, che potevano permettersi i cavalli;

il pugilato (dal greco "pugmacih", la lotta con i pugni), che si svolgeva in un unico round fino al knock-out o alla resa;

Un incontro di boxe

 
il pancrazio (in greco "kration", da "pan", tutto, e "kratew", domino, sono potente) che era una violenta combinazione di lotta e pugilato, in cui si potevano usare anche i piedi per colpire l'avversario e il cui vincitore veniva considerato l'uomo più forte di tutti;

il pentathlon (dal greco "pente", cinque, e "aqlos ", impresa), costituito da lancio del disco, salto  in lungo, lancio del giavellotto, corsa piana di circa 200 metri, lotta.

Il lancio del disco e del giavellotto veniva effettuato salendo su una pedana. Le tecniche utilizzate per il lancio erano molto diverse rispetto  a quelle odierne. Oggi conosciamo la posizione che assumeva il lanciatore del disco grazie ad opere come il "Discobolo", che rappresenta l'atleta nel momento in cui, radunando tutte le sue forze, sta per compiere il lancio e il suo corpo raccolto sta per aprirsi, liberando la tensione.

Il salto in lungo si effettuava prendendo la rincorsa e impugnando due pesi, necessari per dare maggior slancio in partenza e per mantenere un certo equilibrio quando si toccava a terra.

Il Discobolo

 
La corsa poteva essere di velocità, sulla distanza di uno stadio o di un suo multiplo o di fondo, che poteva raggiungere 24 stadi (oltre 4 chilometri). Il percorso si faceva andando e tornando dalla linea di partenza, contrassegnata da cippi (colonne tronche) e all'altra estremità segnalata da un cippo intorno al quale girava il corridore.

La lotta (in greco "palh"), da cui deriva il suo nome la palestra ( in greco "palaistra") era lo sport per eccellenza. Gli atleti si affrontavano con la testa bassa e le mani tese in avanti cercando di colpirsi e di afferrarsi in modo da far cadere l'avversario rimanendo in piedi.


Il calendario dei giochi

A partire dall'epoca classica i giochi duravano cinque giorni: il primo era interamente dedicato ai riti sacrificali in onore di Zeus e di Eracle e alle altre cerimonie religiose. Il secondo cominciava con la corsa dei carri, cui seguiva la corsa dei cavalli montati da fantini. In entrambe le gare il premio andava però al proprietario dei cavalli. Il pomeriggio del secondo giorno era destinato al pentathlon. Nel terzo giorno, che coincideva con il plenilunio, si svolgevano altri riti religiosi che culminavano con l'ecatombe, il sacrificio di cento buoi in onore di Zeus. Il pomeriggio si svolgevano le gare degli juniores (atleti tra i dodici e i diciotto anni). La mattina del quarto giorno era occupata da gare di corsa. Il pomeriggio si combattevano incontri di lotta, pugilato e pancrazio. L'ultimo giorno, invece, era riservato alla premiazione dei vincitori, a una processione, a banchetti , a riti di ringraziamento, a concorsi di poesia e di eloquenza destinati a esaltare i vincitori, che ricevevano in premio solo una corona di olivo selvatico che cresceva nel recinto del tempio di Zeus.



Il Pancrazio

 


I Giochi Istmici

I Giochi Istmici si svolgevano a Corinto, in onore di Posidone, dio del mare, ogni due anni (nel secondo e quarto anno di ogni Olimpiade), tra maggio e giugno. Secondo la leggenda i giochi erano stati fondati da Sisifo, mitico re della città, oppure da Teseo. Qui erano organizzate delle competizioni atletiche ed equestri. Il premio per i vincitori era una corona di pino o di apio selvatico.




I Giochi Pitici


Il temenos di Delfi

 
I famosi Giochi Pitici si celebravano in onore di Apollo Pitio uccisore del serpente Piton nella pianura Crissea presso Delfi. Si tenevano anch'essi ogni quattro anni (ma nel terzo di ogni Olimpiade), tra agosto e settembre. Durante le feste delfiche, fondate nel 522 a.C., si tenevano all'origine sacrifici solenni e un dramma sacro rafurante la lotta di Apollo contro il Pitone; poi si introdussero gare di musica, danza e canto, che formavano l'attrattiva maggiore. In seguito, anche nelle feste pitiche si tennero gare ginniche ed equestri.

Premio al vincitore era una corona di foglie di alloro.




I Giochi Nemei

I Giochi Nemei organizzati a Nemea, nell'Argolide, erano in onore di Zeus. Erano celebrati ogni due anni (nel secondo e quarto anno di ogni Olimpiade), tra luglio e agosto. La leggenda li voleva fondati da Eracle.

Il programma prevedeva gare ginniche, equestri e musicali. Il vincitore era premiato con una corona di apio selvatico.



I Giochi Panatenaici

I Giochi Panatenaici si svolgevano ad Atene ogni quattro anni, tra luglio e agosto, in onore di Atena, dea dell'intelligenza. Ai vincitori veniva dato in premio l'olio degli olivi sacri ad Atena.


La corsa con la quadringa

 




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