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IL CONCETTO DI SUPERUOMO, UN POSTO PER LA MORALE, FOSSE ARDEATINE



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IL CONCETTO DI SUPERUOMO



D'ANNUNZIO

NIETZSCHE

Respinge i princìpi egualitari che avevano guidato la borghesia dalla Rivoluzione francese in poi, sostenendo che essi minacciano di appiattire l'umanità in una meccanica uniformità e rivendica il privilegio dei "migliori". Egli proclama che l'aristocrazia deve riconquistare il suo antico predominio sull'intera società, perché ha ereditato dagli avi ciò che la borghesia non potrà mai avere. Il ruolo del superuomo consiste nel dominare gli altri, essendo dotato di virtù quali la bellezza e la forza di vivere con coraggio, proprie dell'esteta. A differenza dell'esteta, egli vive integrato nella società decidendo di celebrare ciò che fa paura come: l'espansione industriale, la guerra, il conflitto sociale moderno e il dominio dei più forti che schiacciano i più deboli.



Il superuomo o oltreuomo non è un uomo potenziato ma un altro essere, un essere nuovo. L'uomo è qualcosa che deve essere superato e per superarlo bisogna completare la rivolta contro la morale. Esso sarà in primo luogo un essere libero che crede in sé stesso; egli troverà le ragioni e le giustificazioni della propria condotta agendo per realizzare sé stesso e per soddisfare la propria natura terrena. Nel superuomo vi è piena accettazione della propria essenza corporale, degli istinti. Il superuomo chiede di essere o diventare fino in fondo ciò che è: una creatura del mondo che ama la vita, non si vergogna dei propri sensi e vuole acquisire gioia e felicità. E' la felicità che ha il compito di giustificare l'esistenza. In un passo tratto dalla Prefazione a Così parlò Zarathustra  Nietzsche afferma:

" il superuomo è il senso della terra [ . ] cioè l'uomo che va oltre l'uomo e porta a compimento la natura realizzandosi nel superuomo [ . ] l'uomo è un fiume immondo [ . ] ma il superuomo ha anche la capacità di purificare questo fiume immondo [ . ] l'uomo è una fune tesa tra la bestia e il superuomo [ . ]cioè l'uomo è qualcosa di mezzo tra il tutto e il nulla."  











UN POSTO PER LA MORALE


Lo scrittore riflette sulla morale a partire dall'esperienza dei lager interessandosi ai destini individuali, fondandosi sulla dichiarazione di Viktor Fronkl, sopravvissuto di Auschwitz: "l'uomo può essere interiormente più forte del proprio destino". Nei lager ogni traccia di vita morale svanisce e gli uomini si trasformano in bestie impegnate nella guerra di tutti contro tutti, per la sopravvivenza. Gli uomini spesso rifiutano di dare aiuto agli altri se non possono trarre un certo sollievo per la propria vita, anzi contribuiscono ad indebolire il prossimo. I detenuti infatti anche se non commettono aggressioni vengono meno al principio di solidarietà. Inoltre nel momento in cui i gesti degli individui sono dettati da ordini superiori o dalla necessità di sopravvivenza, la loro volontà perde ogni valore e risultano non essere più liberi. Dove non esiste libertà di scelta non c'è spazio per una vita morale. Abbiamo esempi riportati dallo scrittore che dimostrano la ssa di ogni senso morale, come Primo Levi morto suicida nel 1987 che conferma l'inesistenza nei lager di atteggiamenti morali, secondo cui la lotta per la vita è senza remissione, dato che ognuno è solo e bisogna, per garantire la sopravvivenza, strozzare ogni dignità. Varlam Salamov rimasta per venticinque anni nei lager comunisti crede che essi siano una grande prova della forza morale dell'uomo e la maggior parte delle persone, il 99%, non era in grado di superare questa prova dato che le condizioni dei lager non permettono agli uomini di restare tali. Accanto a questi esempi che dimostrano la ssa di ogni senso morale ne abbiamo altre che testimoniano il contrario. Lask e Coudy, superstiti di Auschwitz che constatano la perdita della loro identità umana affermano che riuscire a sopravvivere senza aiuto sarebbe stato impossibile. Le parole dell'ebrea Ena Weiss risultano essere l'espressione che meglio riflette la legge morale o meglio la mancanza di questa ad Auschwitz: "Io vengo per prima, per seconda, e per terza. Poi niente. Poi ancora io, e poi tutti gli altri". I casi di coscienza non sono rari nelle situazioni estreme e perché esistono confermano la possibilità di scelta e quindi una vita morale. Il furto ai danni dell'amministrazione è ammirato, ma il furto tra i detenuti è sanzionatp. Ad Auschwitz uccidere poteva essere un azione morale se salvava vite umane, infatti nella vita del campo non vigeva la sola legge delle giungla. I sopravvisuti provano rimorso per non aver soccorso il loro prossimo ma del resto era una reazione comprensibile dato che proprio grazie a questo hanno scampato la morte. I lager ci hanno dimostrato che il comportamento dell'individuo dipende dall'ambiente e dalla volontà e la vita è guerra di tutti contro tutti e la morale è solo una convenzione superficiale. L'uomo non rivela la sua identità sotto tortura dato che l'uomo è umano solo se vive in condizioni umane. Nella vita corrente come nei lager vi è l'opposto di due tipi di comportamento e valori chiamati valori vitlai e morali. Nel primo caso conta accrescere il proprio benessere. Nel secondo caso restare umani è più importante che restare vivi. La scelta dei valori morali, non implica la sottomissione alla vita dato che sopravvivere, resta uno scopo rispettabile. La morale non è fuori dalla vita, ma una dimensione costitutiva. Ma, mentre nel primo caso è la vita ad essere sacra, nella seconda è quella altrui. La presenza dei valori morali nei lager è interpretata come un elogio alla sofferenza; quest'ultima è ambigua dato che migliora alcuni degradandone altri.

L'esperienza dei lager ha dato un insegnamento agli individui tanto da farli sentire in quelperiodo più vicini alla verità. Nei lager il male non è evitabile, ciò che conta è la possibilità di optare ai valori morali. Lo scrittore prende anche in considerazione la testimonianza del suicida Tadeusz Borowski vittima del lager il quale sostiene che l'uomo sia privo di ideali di libvertà, dignità umana e solidarietà nazionale. Anche i legami familiari, quelli più stretti, non resistono a questa lotta per la sopravvivenza: racconta come una madre per salvarsi la vita faccia finta di non riconoscere il proprio lio. Egli dichiara che tutto il mondo assomiglia ad un campo di concentramento, dato che non è governato dalla giustizia e moralità, ma dalla forza; professa inltre un determinismo condiviso da comunisti e nazisti: gli atti degli uomini sono governati dalle condizioni e non dalle volontà individuali, i lager sono l'estremo punto di arrivo di tale dottrina. La fame, il freddo, le botte, il lavoro forzato trasformeranno gli esseri esattamente come vuole chi detiene il potere. E' questa la filosofia sottesa alla creazione dei lager. D'altra parte sostiene che l'uomo ritrovi sempre l'uomo attraverso l'amore, ne è testimonianza il suo comportamento altruistico che nel lager sfiorava l'eroismo. Todorov afferma che Vorowski ha compiuto un nuovo atto morale in quanto si può scrivere su Auschwitz solo se si è capaci di assumersi le umiliazioni che ha inflitto il lager.



















(Riduzione da Tzvetan Todorov, Di fronte all'estremo (Olocausto), Ed. Garzanti)







FOSSE ARDEATINE



Giovedì 23 marzo 1944, alle 15.45, una colonna armata composta da 156 poliziotti delle SS viene attaccata da 16 partigiani in via Rasella; rimangono uccisi 32 tedeschi, mentre i partigiani, riescono tutti a mettersi in salvo, tale successo è dovuto alla sorpresa con la quale i tedeschi vengono colti. L'idea era stata sottoposta ai comandanti dei Gap romani, Carlo Salinari, noto come Spartaco, e lentamente si era trasformata in un vero e proprio campo di battaglia, ordito da Mario Fiorentini, sua moglie Lucia Ottobrini, Rosario Bentivegna e Carla Capponi, conosciuti con i nomi di Paolo ed Elena. Discusso e approvato da Spartaco, il piano era stato, però, tenuto di riserva ad un altro, che aveva come obiettivo il teatro Adriano, luogo ion cui, il 23 marzo, era prevista la celebrazione del 25° anniversario della fondazione del Partito fascista. Dopo una messa ad honorem dei caduti per il fascismo, era in programma una parata per le vie di Roma che doveva concludersi al teatro Adriano, in piazza Cavour. Il responsabile dell'ambasciata a Roma, Mollhausen, informato del progetto, lo giudicò una provocazione inutile, pertanto la parata fu annullata. Appena vennero a conoscenza dei cambiamenti apportati alla celebrazione del 23 marzo, i gappisti, riconsiderarono il piano di via Rasella, l'attacco doveva svolgersi in due fasi: Bentivegna traverstito da netturbino con un carretto carico di 18 kg di tritolo, doveva trovarsi a metà di via Rasella, pronto ad accendere la miccia ad un cenno di Calamandrei che avrebbe segnalato, alzando il proprio berretto, l'arrivo della colonna tedesca. La bomba sarebbe esplosa 50 secondi dopo, permettendo a circa metà colonna di superare il carretto e a Bentivegna di allontanarsi e raggiungere Carla Capponi. Nel frattempo altri, alle spalle della colonna, avrebbero lanciato 4 bombe a mano, poi sarebbero fuggiti. Il giorno previsto va tutto secondo i piani: a parte il grande ritardo della colonna nemica, e lo scoppio di tre bombe a mano, perché la quarta si rivela difettosa, la bomba esplode ed aterra rimangono 32 morti e numerosi feriti. La risposta è immediata: i superstiti sparano alle finestre dei vicini caseggiati credendo che da lì provenga l'attacco: 11 sono i feriti. Nel giro di poche ore la notizia si diffonde rapidamente raggiungendo i vertici del regime nazista: il Fuhrer, il Reichfuhrer Himmler. La reazione di Hitler è furiosa: dice di far saltare in aria l'intero quartiere della città, compresi i suoi abitanti e comanda la fucilazione di italiani in altissima proporzione: per ogni tedesco dai 30 ai 50 italiani. Dall'ordine si passa celermente alla sua esecuzione. Kappler, capo della Gestapo romana, redige la lista con l'aiuto del questore di Roma, perché nelle carceri sottoposte al comando tedesco, sono solo 270 le persone "meritevoli di morte". All'alba del 24 marzo 335 uomini, per errore 5 in più del previsto, vengono prelevati dalle carceri di Regina Coeli e di via Tasso e condotti, alle Cave Ardeatine, dove ad attenderli vi sono i loro carnefici: Kappler è al comando. A sera, il massacro è compiuto, a perdere la vita sono uomini di età, professione e fede religiosa diverse; tra questi, 75 ebrei arrestati perché tali.




INDICE


MAPPA

CRONOLOGIA

CONCETTO DI ANTISEMITISMO

SHOAH (cartina sui campi, foto)

TIPOLOGIE DELLO STERMINIO

PLINIO

LAGER NAZISTI

CAMPI DI CONCENTRAMENTO (cartina)

FOSSE ARDEATINE

HITLER ( foto, vita)

CONCETTO DI SUPERUOMO in D'Annunzio e Nietzsche



NATIONALSOCIALISMO

NUOVO ORDINE EUROPEO

OLOCAUSTO, SOLUZIONE FINALE

L'INETTO di Svevo

DIBATTITO TRA GLI STORICI

OPINIONE DI R. BALBI

OPINIONE DI TODOROV

PRIMO LEVI (vita)

LA TREGUA, SE QUESTO E' UN UOMO

DAL LICEO AD AUSCHWITZ

LESSICO FAMIGLIARE di Natalia Ginzburg

I MIEI SETTE LI Alcide Cervi

Video L'AMICO RITROVATO

Video ANNA FRANK

NAZISMO

"PRIMAVERA HITLERIANA" di Montale

GUERRA CIVILE SNOLA

"OMAGGIO ALLA CATALOGNA" di Orwell

II GUERRA MONDIALE

BOMBA ATOMICA









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