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IL REGNO DI LUIGI XIV

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Il regno di Luigi XIV

Richelieu morì nel 1642 e Luigi XIII l'anno seguente, lasciando il trono al lio di cinque anni, Luigi XIV. Il protetto e successore di Richelieu, il cardinale Giulio Mazzarino, continuò la politica del suo predecessore concludendo vittoriosamente la guerra con gli Asburgo e scongendo all'interno il primo sforzo coordinato di nobili e borghesi di rovesciare la concentrazione di potere nelle mani del re operata da Richelieu.

Dal 1648 al 1653 il paese fu sconvolto da due moti rivoluzionari, la Fronda parlamentare e quella dei principi; in seguito scoppiò una rivolta di nobili ribelli nel sud e, prima che la ribellione venisse sedata, altre zone della Francia furono nuovamente sconvolte dalla guerra civile.

Dopo la morte del cardinale Mazzarino (1661), per i 54 anni che seguirono Luigi XIV governò la Francia senza intermediari, divenendo il modello del monarca assoluto per diritto divino. Egli istituì vari consigli che lo assistevano e ne attuavano le disposizioni, composti da uomini capaci e dipendenti dal sovrano; mise a tacere le pretese di un diritto di veto sui decreti regi avanzate dai parlamenti; la nobiltà, che rappresentava un potenziale pericolo, fu legata alla corte attraverso il conferimento di incarichi prestigiosi, ma di puro valore formale. La ricca borghesia trovò soddisfazione dal punto di vista politico nel mantenimento dell'ordine interno assicurato dallo stato, nel sostegno attivo al commercio e all'industria in patria e nelle colonie, e nelle opportunità di arricchirsi attraverso le spese dello stato.



Il potere di nominare i vescovi assicurò a Luigi XIV un saldo controllo sulla gerarchia ecclesiastica. Il sovrano regnava in qualità di rappresentante di Dio in terra, ottenendo da un clero compiacente la giustificazione teologica del suo diritto divino: l'unica voce dissidente, quella dei giansenisti, venne duramente combattuta dal re.

Nel 1685, con la revoca dell'editto di Nantes, il sovrano causò un serio danno all'economia nazionale; l'esodo di migliaia di protestanti, tra cui artigiani, intellettuali e ufficiali dell'esercito, rappresentò infatti una grave perdita per il paese. Sul versante della politica estera, Luigi impegnò il paese in quattro costose guerre, tutte intese a contenere e ridurre la potenza degli Asburgo, e a rafforzare la difesa della Francia estendendone i confini. Nel 1667, in virtù del suo matrimonio con Maria Teresa, lia di Filippo IV di Sna, rivendicò il dominio sui Paesi Bassi snoli, che riuscì a ottenere solo parzialmente.

Nel 1672, spinto da considerazioni di ordine strategico ed economico, attaccò l'Olanda, che tuttavia resistette per sei anni, concedendo alla fine solo la Franca Contea al confine orientale e una dozzina di città fortificate nel sud dei Paesi Bassi.

La politica espansionistica del sovrano fu in seguito avallata dalla formula delle cosiddette dipendenze: egli annetté Strasburgo e altre città e feudi dell'Alsazia e del Lussemburgo. Una coalizione di potenze europee, la lega di Augusta , mosse guerra alla Francia, con il sostegno di Inghilterra, principati tedeschi e ducato di Savoia. Luigi XIV, sconfitto, dovette accettare la pace di Rijswijk.

Tre anni dopo la conclusione della guerra, altri conflitti dinastici si profilarono all'orizzonte: Carlo II, re di Sna, già malato e senza eredi diretti, un mese prima di morire designò suo successore il nipote di Luigi XIV, Filippo d'Angiò, il futuro Filippo V. Gli altri stati europei, temendo le conseguenze di un'ulteriore espansione del potere dei Borbone, si allearono per scongiurare tale possibilità. La guerra di successione snola che seguì durò tredici anni e si concluse con la conferma del dominio di Filippo V sulla Sna e sulle sue colonie. Il 1° settembre 1715, dopo 73 anni di regno, Luigi XIV, il 're Sole', moriva a Versailles, lasciando come unico erede il nipote di cinque anni.





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