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Il Comune italiano e la sua organizzazione politica



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Il Comune italiano e la sua organizzazione politica


Nei secoli di maggiore depressione del Medioevo le città italiane avevano conservato un ruolo non trascurabile in Italia, tanto che le repubbliche marinare (Pisa, Genova, Amalfi e Venezia) godevano di molta importanza in tutta Europa.

La ripresa economica e demografica, il superamento dell'economia feudale (autoconsumo) e lo sviluppo degli scambi commerciali costituivano infatti nuovi impulsi per le città italiane che, durante il Medioevo, conoscono un periodo di espansione, di crescita delle attività e di ricchezza. Tutto ciò aveva generato un bisogno di autogoverno e perciò nascono nuove forme di organizzazione politica, totalmente differenti dal vecchio sistema feudale.

Il Comune, chiamato così perché era "una gestione in comune della cosa pubblica", esigeva la partecipazione dei cittadini, anche se ciò non avveniva completamente. Solamente chi deteneva maggiore potenza veniva considerato, quindi non esistevano ancora gli attuali schemi democratici, basati sul principio di uguaglianza dei cittadini.

La storia del Comune è caratterizzata da due fasi: consolare e podestarile.

Nella fase consolare (XI, XII sec.) il potere era detenuto dai consoli. Altri organi importanti erano: il consiglio Maggiore, che si occupava degli affari generali dello Stato; il consiglio Minore, che affrontava invece le questioni più importanti.

Nella fase podestarile, invece, (fine XII sec.) il potere era affidato ad un podestà, che veniva eletto tra i forestieri sia per eliminare i conflitti tra aristocrazia e borghesia, sia per svolgere una più imparziale amministrazione del Comune.

In questo periodo acquisiscono grande importanza le corporazioni di mestiere, dette anche Arti. In origine esse raggruppavano coloro che svolgevano lo stesso mestiere, ma con il passare del tempo assumono funzioni politiche e pubbliche, tanto che per accedere a qualsiasi carica del Comune era necessario essere iscritti ad una di queste corporazioni.



I Comuni avevano quindi acquisito la fisionomia di piccole repubbliche, e per questo ambivano all'indipendenza dal potere imperiale. Ricordiamo infatti i conflitti vinti contro Federico I Barbarossa e Federico II.

Anche all'interno del Comune erano sorti conflitti tra i Guelfi (sostenitori del Papa e degli interessi del ceto borghese) e i Ghibellini (sostenitori dell'imperatore e degli interessi dell'aristocrazia). Approfittarono della situazione alcuni politici di origine nobile, che riuscirono ad imporre la loro supremazia e a creare la Signoria, in cui, quindi, il potere era affidato ad un'unica persona.

A questa crisi del Comune si affianca una crisi di tipo economico: le grandi istituzioni bancarie vanno in fallimento a causa dei mancati amenti dei sovrani stranieri (elargivano prestiti persino alle monarchie europee). A questo si aggiungono le guerre, le carestie e le epidemie: fattori che determinano un alto calo demografico.

La crisi si era abbattuta soprattutto sui ceti più poveri, che, non sopportando la situazione, decidono di insorgere. (a Firenze riusciranno ad ottenere il potere per un breve periodo).

Solamente a Firenze si conservò il modello comunale, anche se il potere era passato nelle mani di una ristretta cerchia di persone (oligarchia), composta dalle famiglie più potenti. Tra queste ricordiamo la famiglia dei Medici, che, grazie a Cosimo il Vecchio, riesce ad imporre il proprio dominio su Firenze, portando a termine il periodo dei Comuni.(1434).










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