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1918: LA FINE DEL CONFLITTO

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1918: LA FINE DEL CONFLITTO

Il 3 marzo 1918 la Russia firmò la pace di Brest-Litovsk, che poneva ufficialmente fine alla guerra con gli Imperi Centrali in termini decisamente favorevoli a questi ultimi; il 7 maggio fu la Romania a sottoscrivere la pace: il trattato di Bucarest sanciva la cessione della Dobrugia alla Bulgaria e quella dei passi sui monti Carpazi all'Austria-Ungheria, garantendo inoltre alla Germania concessioni a lungo termine sui pozzi di petrolio rumeni.

Ritiro della Bulgaria e dell'Austria-Ungheria



Proprio sul fronte dei Balcani, tuttavia, l'esito finale dei combattimenti risultò disastroso per gli Imperi Centrali: in settembre 700.000 soldati alleati avviarono contro le truppe nemiche di stanza in Serbia un'offensiva congiunta che alla fine del mese costrinse la Bulgaria a chiedere l'armistizio; ciò indusse la Romania a rientrare in guerra. Intanto la Serbia continuava l'avanzata nei Balcani sino a occupare Belgrado (1° novembre), mentre l'esercito italiano invadeva e occupava l'Albania. Sul fronte italo-austriaco le forze italiane ottennero quindi la vittoria decisiva nella battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre-4 novembre): il 3 novembre Trieste cadde in mano italiana, così come Fiume (odierna Rijeka) il giorno 5. La sconfitta fece precipitare la situazione interna nell'impero asburgico: cechi, slovacchi e slavi del Sud proclamarono la loro indipendenza; a nove giorni dalla firma dell'armistizio con gli Alleati (3 novembre), l'imperatore Carlo I abdicò e il giorno seguente un moto rivoluzionario popolare proclamò la Repubblica austriaca, mentre gli ungheresi istituivano un governo indipendente.

Ritiro della Turchia Anche la camna in Palestina si concluse vittoriosamente per gli Alleati. In settembre gli inglesi misero in fuga l'esercito turco e il corpo di spedizione tedesco che lo assisteva; nel frattempo le forze francesi conquistavano il Libano e la Siria. Il governo ottomano chiese allora l'armistizio, firmato il 30 ottobre.

Ultime offensive tedesche

La politica di pacificazione del presidente americano Wilson, riassunta nei famosi Quattordici punti, aveva come obiettivo il conseguimento di una pace giusta e indusse gli Imperi Centrali a cessare le ostilità alcuni mesi dopo. All'inizio del 1918, rendendosi conto della necessità di portare a conclusione il confronto sul fronte occidentale prima che gli americani potessero attestarvisi, i tedeschi decisero l'attacco finale che avrebbe dovuto portarli fino a Parigi. L'offensiva, iniziata il 21 marzo, fu diretta contro il fronte britannico dislocato a sud di Arras; gli Alleati incaricarono del collegamento delle operazioni il generale Foch, che assunse il comando generale di tutti gli eserciti alleati in Francia. Da aprile a giugno le forze tedesche avanzarono fino a giungere a 60 km da Parigi, ma furono bloccate e, nonostante il successo conseguito nella seconda battaglia della Marna tra il luglio e l'agosto, furono respinte dalle truppe alleate.

Tra la fine di agosto e i primi di settembre le forze britanniche e francesi conseguirono una serie di vittorie (seconda battaglia della Somme e quinta battaglia di Arras) obbligando i tedeschi a retrocedere fino alla linea Hindenburg; l'avanzata continuò tra ottobre e novembre, quando forze angloamericane raggiunsero Cambrai, la foresta delle Argonne e Sedan, costringendo le truppe tedesche a ritirarsi progressivamente da tutto il fronte occidentale. Nel frattempo, su richiesta del generale Ludendorff, il governo tedesco tentava di avviare trattative per un armistizio, subito arenatesi però per il rifiuto del presidente Wilson di negoziare con governi non democratici. La disfatta militare ebbe ripercussioni nella situazione politica interna tedesca: la flotta si ammutinò, l'imperatore Guglielmo II abdicò e cercò rifugio in Olanda, mentre in Germania veniva proclamata la Repubblica (9 novembre 1918). Due giorni dopo, nella foresta di Compiègne, la Germania firmava l'armistizio di Rethondes, accettando tutte le condizioni imposte dagli Alleati.

La guerra nelle colonie

Nel corso di tutto il conflitto, le scarse forze tedesche presenti nelle colonie in Africa (con la sola eccezione di quelle di stanza nel Corno d'Africa) furono costrette a cedere sotto gli attacchi alleati, che si conclusero con la conquista del Camerun, dell'Africa del Sud-Ovest (vedi Namibia) e dell'Africa Orientale Tedesca (vedi Tanzania). Nel Pacifico, un contingente anglo-australiano proveniente dalla Nuova Zelanda si assicurò sin dalle prime fasi del conflitto i territori tedeschi di Samoa, delle Bismarck e della Nuova Guinea. A loro volta i giapponesi strapparono ai tedeschi il porto di Qingdao nella provincia cinese dello Shantung nel novembre del 1914 e, successivamente, le isole Marshall, Marianne, Caroline e l'arcipelago di Palau.





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