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LA GRECIA DELLE POLIS



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LA GRECIA DELLE POLIS


  1. LA FINE DELLA CIVILTA MICENEA

Numerosi tra i principali palazzi (Micene, Tirinto, Pilo) furono distrutti, alcuni forse in conseguenza di un terremoto, altri certamente per opera umana, non sappiamo però chi possano essere gli artefici di tale distruzione. Intorno al 1100 a.C. si insediarono nuove genti indoeuropee, chiamati in seguito Dori; l'arrivo di quest'ultimi si sovrappose a quello di altre popolazioni indoeuropee di diverso ceppo, insediate nel Peloponneso precedentemente: gli Ioni e gli Eoli. Inoltre sve l'uso della Lineare B, la cui esistenza sembra essere strettamente legata alla società micenea e alla vita economica dei loro palazzi. Questo periodo buio è stato definito Medioevo Ellenico, che ha diverse similitudini con il ben più noto medioevo.  Durante questo periodo però, come qualsiasi altro "medioevo" contiene in sé dei cambiamenti. In questo periodo infatti, si registrò un'innovazione tecnologica di grande rilievo con l'introduzione del ferro nell'Asia minore. Importante fu anche la ripresa del commercio nel Mar Egeo. Inoltre dei nuovi popoli si insediarono lungo la costa dell'Asia minore, questo territorio prese il nome di Ionia D'Asia, in cui la diffusione dell'urbanesimo portò alla fioritura dei grandi centri come Mileto ed Efeso.




  1. ORIGINI E CARATTERI DELLA POLIS

Dopo l'insediamento dei Dori, era emersa la forza sociale delle aristocrazie guerriere. Pur essendo meno ricche di quelle micenee, queste aristocrazie esercitavano un dominio incontrastato sul resto della popolazione. Esse rappresentavano un gruppo abbastanza omogeneo dal punto di vista sociale ed economico, condividendo stile di vita e ideali identici. Ma al loro interno esistevano forti rivalità: i vari ghène tendevano inevitabilmente ad affermare la propria supremazia e gareggiavano per il primato. Al loro interno, le aristocrazie esprimevano un Basileus, ma non era considerato come un potere forte e centrato, il che impediva di mettere un freno a queste gare. Il Basileus infatti, rappresentava solo un "primo tra uguali" e le sue funzioni di governo si svolgevano in armonia con la volontà degli aristocratici. Successivamente divenne una specie di re sacerdote.  La via per dar vita ad un governo efficiente e stabile fu trovata nella valorizzazione dei rapporti di uguaglianza tra gli stessi aristocratici. Il potere non fu più proprietà di un unico individuo, ma un bene di tutti. Il potere fu quindi posto "al centro", nacque così in molte città greche tra l'800 e il 600 a.C. , una nuova forma di governo, chiamata Polis. La parola polis è intraducibile (originariamente significava rifugio) che indicava l'unità inscindibile di città e camna, del centro urbano e del suo territorio. Si trattava di un unione insieme economica, sociale, politica, culturale, il cui cemento era dato dai cittadini di pieno diritto. Nelle prime polis gli unici cittadini erano gli aristocratici, ma successivamente si ampliò ad altre categorie sociali. Questi cittadini erano i detentori del potere collettivo, e quindi si autogovernavano. Gli strumenti dell'autogoverno erano l'assemblea e i magistrati. Un raggruppamento più ristretto di cittadini era il consiglio, che preparava e guidava i lavori dell'assemblea. I cittadini, come membri della polis, si identificavano soprattutto in tre diritti: 1) quello di partecipare attivamente alla vita politica; 2) quello di militare nell'esercito; 3) la possibilità di essere proprietari terrieri. Gli abitanti della polis che non godevano di queste prerogative non erano cittadini, e ovunque, i cittadini erano un numero molto più ristretto degli abitanti residenti.  Nell'universo della polis, anche il rapporto tra parola e politica assunse una funzione completamente diversa. La parola del re esprimeva una volontà indiscutibile, nella polis invece, il discorso (logos) era strumento di discussione tra individui giuridicamente uguali,: esso serviva ad argomentare, a criticare, a persuadere. La persuasione, l'importanza del discorso, fu addirittura elevata al rango di dea. Nacque così l'oratoria, l'arte del dire, cioè del parlare in pubblico.

Nella polis tornò ad essere usatala scrittura, ma la sua funzione era diversa rispetto all'uso precedente: essa non era più uno strumento usato nel palazzo, ma un bene collettivo di tutti i cittadini, lo strumento di espressione e di comunicazione di una cultura comune. La sua diffusione fu agevolata dall'introduzione dell'alfabeto fenicio.

Con la nascita della polis, cambia anche l'aspetto della città, nella quale acquisì una funzione fondamentale l'agorà, la piazza dove si svolgeva l'assemblea.; l'acropoli, la parte più alta della città, dove un tempo sorgeva il palazzo, fu invece riservata a sede di edifici religiosi aperti al pubblico. Ma il più importante luogo sacro, simbolo della città, era il focolare comune, in prossimità degli edifici adibiti ad uffici pubblici. 


  1. L'IDENTITÀ GRECA

L'autonomia di ogni singola polis era un principio intoccabile e l'ipotesi dell'unione di più polis in un unico stato era assolutamente inaccettabile. Alcuni studiosi ritengono che la frammentazione politica dipendesse dalle caratteristiche geografiche della Grecia, con i suoi territori frammentati e divisi dal mare. Ma la spiegazione più credibile è un'altra: la polis era un organismo basato sulla partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica e per garantire la massima partecipazione era necessario che il territorio della polis non fosse troppo grande. Ciò che univa i greci era innanzitutto la cultura, la lingua, la religione, il modo di vivere cioè l'appartenenza alla "grecità", all'Ellade. Inoltre si distinguevano dai barbari, vale a dire tutti gli altri popoli con lingua e tradizioni diversi dalla loro.



I greci cementavano la loro identità comune soprattutto quando si riunivano per celebrare insieme riti o, feste o giochi, luoghi di aggregazione di cui ricordiamo i grandi santuari Panellelenici. Altre forme di unità sono di tipo religioso, anfizionie, o militare, simmachie.

L'ideale eroico dei nobili guerrieri omerici li portava a competere nelle gare atletiche, ma anche quando il mondo degli antichi aristocratici era ormai tramontato, restò radicato nella mentalità dell'uomo greco, un forte spirito agonistico: la ricerca del primato, la vittoria, il successo personale, rimasero ideali diffusi in tutta la Grecia. L'ideale agonistico greco non aveva mezzi termini: o si vinceva o si era sconfitti. I più importanti sono i Giochi Olimpici, ad Olimpia, tra l'altro, l'anno della Prima olimpiade, 776 a.C. ,  è la data con la quale i greci iniziano a misurare il tempo. Nel periodo dei giochi ogni attività bellica veniva sospesa e una grande folla di greci e barbari si riuniva nella località delle gare.


  1. LA RELIGIONE GRECA

I greci sono politeisti e considerano i loro dei immortali, dotati di poteri straordinari, simili agli uomini per comportamenti e sentimenti. Mondo divino e mondo umano non sono entità separate: il contatto con la divinità può verificarsi dovunque. La religione greca non conosce una casta di sacerdoti professionisti: qualunque cittadino può assumere le funzioni di sacerdote. Ogni occasione della vita pubblica è accomnata da riti religiosi culminanti nel sacrificio di animali. Esistono, inoltre, forme di religiosità privata, come i misteri, segretissimi riti di sette di iniziazione: a essi può partecipare chiunque.




  1. LA COLONIZZAZIONE

All'aumento demografico verificatosi nell'VIII secolo a.C. in molte polis non corrisponde un'adeguata disponibilità di terra coltivabile. Questa situazione crea tensioni sociali, cui si pone rimedio ricorrendo alla fondazione di colonie oltremare. Grazie alla colonizzazione, in quasi due secoli, la civiltà greca si diffonde nel bacino del mediterraneo e sulle rive del Mar Nero.

La colonizzazione viene detta "apoikià" dal greco e significa allontanamento da casa. Le colonie mantengono con la città-madre rapporti sia a livello culturale che commerciale, pur essendo completamente autonome dal punto di vista politico. La colonizzazione si ripercuote positivamente sull'economia mediterranea, in quanto attiva una fitta rete di relazioni commerciali tra colonie e madre patria.



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