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LA PRIMA GUERRA PUNICA - I rapporti tra Roma e Cartagine, La causa scatenante del conflitto, La guerra navale, La guerra di logoramento e il trattato

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LA PRIMA GUERRA PUNICA



I rapporti tra Roma e Cartagine


Roma, conquistando Reggio, ebbe la possibilità di entrare in un grande giro commerciale, passante per il Mediterraneo, zona sulla quale Roma poté esporsi. Sul versante opposto vi era la Sicilia, meta di predominio cartaginese. Roma e Cartagine, però, furono sempre in ottimi rapporti sia commerciali che politici, grazie alla stipulazione di diversi patti per i quali:




- Roma non avrebbe dovuto approdare su terre cartaginesi se non per pochi giorni e per valide giustificazioni;


- Cartagine, invece, da parte sua, non avrebbe dovuto interferire nella politica delle città latine;


- le due potenze si sarebbero impegnate a combattere nemici comuni alleandosi.


Ben presto però quest' intesa tra le due si spezzò, e l'insofferenza reciproca crebbe sempre più. Inoltre, Roma temeva la stabilità politica delle terre conquistate, messa in repentaglio dalla possibile conquista delle città greche in Sicilia da parte dei Cartaginesi, che avrebbero così influito a scaturire una rivolta delle città latine contigue. Non fu però soltanto questo il motivo per il quale Roma desiderava un attacco contro Cartagine, ma anche il desiderio da parte del Senato di conquistare le terre Siciliane: progetto egemonico condiviso anche da Cartagine.



La causa scatenante del conflitto


Il motivo principale che scaturì l'inizio della prima guerra punica fu l'invasione di Messina da parte dei Mamertini (una popolazione campana di mercenari). Quest'ultimi occuparono la città saccheggiandola e affrontando il capo dell'esercito cartaginese Gerone, che però non riuscì a scongerli. Nonostante i Mamertini avessero vinto la battaglia, essi continuavano ad essere oppressi dai Cartaginesi. La popolazione campana, allora, chiamò in suo aiuto i Romani, che approfittarono dell'occasione per mandare alla roccaforte di Messina un loro console Appio Claudio, il quale riuscì a sfuggire dalla sorveglianza cartaginese, invadendo Messina e provocando la ritrattazione dei punici. Fu allora che ebbe inizio la Prima guerra punica, la quale durò 23 anni.



La guerra navale


Nonostante Roma avesse potuto conquistare anche Agrigento, grazie all'appoggio di Siracusa, essa non lasciava l'intenzione di voler scongere del tutto Cartagine. Ciò, però, risultava alquanto impossibile se non avessero ottenuto il controllo del mare, mezzo attraverso il quale sarebbero potuti essere forniti i mezzi necessari a Roma durante un eventuale combattimento. Fu istituita così una numerosa flotta, composta da 160 navi munite da arpioni, i quali consentivano di avvicinare la nave nemica, facilitando lo scontro mutandolo in una lotta corpo a corpo. Grazie a quest'innovazione i Romani riuscirono scongere per ben due volte i cartaginesi, dapprima sotto la guida di Duilio e poi grazie a Manlio Valsone e Attilio Regolo sul Capo Ecnomo. Quando però la guerra venne trasferita nel territorio africano, la sconfitta fu subita dai Romani, con la cattura dello stesso Regolo; inoltre i pochi reduci della battaglia furono colpiti da una grave tempesta in mare durante il rientro, che li debellò.



La guerra di logoramento e il trattato di pace


Questa sconfitta inizialmente scoraggiò i Romani, che in seguito, però, decisero di effettuare una guerra di logoramento in Sicilia, territorio nel quale i Cartaginesi si arroccarono a Lillibeo e Trapani.

La ripresa dei Romani fu immediata, i quali ricomposero una nuova flotta architettata da Amilcare Barca, il quale usufruì delle tasse imposte ai cittadini e dei profitti cantieristici etruschi per concretizzare il suo progetto. La guida della flotta fu affidata a Lutazio Catulo, che occupò Trapani abbattendo il punico Annone sulle isole Egadi. I vinti dovettero così are l'indennità dei danni di guerra e cedere la Sicilia a Roma, la quale divenne prima provincia romana.



Il controllo dell'Adriatico e della pianura padana


Finita la prima guerra punica i Romani pensarono di predisporsi ad una buona difesa qualora i Cartaginesi avessero cercato una rivincita; per tale motivo conquistarono la Corsica e la Sardegna, le quali vennero elette seconda provincia romana. L'espugnazione di queste terre non fu difficile da raggiungere poiché le roccaforti cartaginesi erano occupate da alcuni mercenari, i quali avendo combattuto in Sicilia contro i Romani, in quanto alleati dei Cartaginesi, non ricevettero alcuna ricompensa. Contemporaneamente combattevano contro di loro anche gli Illiri, pirati dell'Adriatico, i quali effettuavano continue razzie contro gli alleati italici. Quest'ultimi, dopo essere stati vinti, dovettero cedere tutte le navi ai Romani, e costretti a navigare in uno spazio limitato di mare sprovvisti di navi armate. Nella zona meridionale dell'Illiria fu costituito un piccolo principato di alleati ai Romani. La presenza dei Romani molto vicina alle città greche intimorì i macedoni, impauriti per le città greche, che avrebbero potuto vedere nei Romani dei possibili alleati contro il loro predominio.

I Galli tentarono numerose incursioni contro i romani, che però fallirono. Mentre Roma annesse al proprio ager publicus le città di Milano, Cremona, Piacenza e Modena; dando vita ad altre due reti stradali: la Flaminia e l'Aurelia per facilitare i traffici commerciali.





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