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LA VIA DELLA SETA, LA GRANDE MURAGLIA CINESE, MARCO POLO

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LA VIA DELLA SETA


Era così chiamata l'antica pista carovanica che stabilì e mantenne per 2.000 anni gli scambi commerciali tra Oriente ed Occidente. La principale merce di scambio era ovviamente la seta, un bene di lusso di cui la Cina conservò a lungo il monopolio. Dalle sponde del Mediterraneo, presso Tiro, la pista si dirigeva verso il cuore della Cina passando per l'Afghanistan. Nel Pamir, in un luogo detto «Torre di Pietra», oggi Tax Horgan, si incontravano i mercanti per barattare le merci dei rispettivi Paesi di origine. La via della seta, ufficialmente riaperta dopo anni di duri lavori e molte perdite umane a causa delle impervie condizioni territoriali e climatiche, si allunga per 5.000 chilometri, tra Xi'an, antica capitale di 11 dinastie imperiali cinesi, fino al passo del Khunjerab, il valico più alto del mondo, situato a 5.000 metri, che segna il confine tra Cina e Pakistan. Questa pista commerciale, caduta in disuso quando si scoprì la maggiore convenienza e rapidità delle rotte marine, si snoda attraverso un paesaggio naturale variamente caratterizzato: dai giallastri rilievi costituiti di loess alla polvere del deserto portata dal vento, dalle pietraie e canaloni al deserto, o meglio all'oasi Takla Makan, assediata dal progressivo avanzamento della grande estensione di sabbia. Qui pittori e scultori hanno lasciato testimonianze di inestimabile valore artistico: dal 366 d.C. al 1300 migliaia di monaci buddhisti hanno intagliato ed affrescato ben 492 grotte. Vi si possono ammirare statue di dieci metri d'altezza e dipinti che ripercorrono la storia imperiale.



In una di queste grotte sono stati rinvenuti 60.000 rotoli di pergamena, scritti da monaci in varie lingue asiatiche trattanti di storia, filosofia, medicina, religione, fisica, geografia, agricoltura e meteorologia. La pista passa anche per le città morte di Gaochang e Jiaohe, decadute e poi abbandonate nel XIV secolo, quando i commerci presero la via del mare. L'ultimo a cadere tra i regni sulla via della seta fu Qomul, oggi Hamì, abbandonato nel 1929.






LA GRANDE MURAGLIA CINESE

In cinese si chiama Chang-Cheng, che significa «il lungo muro». E' un'antichissima ed imponente opera di fortificazione situata lungo i confini settentrionali del Paese. In passato raggiungeva i 6.000 km di lunghezza, ora ne restano circa 2.000. Ha un'altezza tra i 5 e i 10 metri ed uno spessore tale da consentire che la sua sommità fosse lastricata e percorsa da veicoli. Contava più di 10.000 torri e 25.000 castelli, che potevano ospitare un centinaio di soldati ciascuno.

La Muraglia inizia dalla costa a nord-est di Tientsin e procede verso nord-ovest, passando a nord di Pechino. Raggiunge lo Huang ho (o Fiume Giallo) e si dirige verso sud-ovest, poi verso ovest, sfiorando i bordi del deserto dei Gobi.

Non fu costruita tutta in una volta, ma fu piuttosto il risultato dell'unificazione e del collegamento tra fortificazioni preesistenti risalenti ad epoche diverse. L'opera di coordinamento fu ordinata dall'imperatore Shin Huang Ti, primo sovrano della dinastia Ch'in e artefice dell'unità territoriale del Paese nel III secolo a.C. Il grandioso baluardo era volto a difendere la zona dalle invasioni dei barbari delle steppe, soprattutto la feroce tribù dei Hsiung Nu. Un'incessante opera di consolidamento l'ha accomnata negli anni: il restauro, avvenuto nei secoli XIV-XVII, sotto i Ming, le ha conferito l'aspetto e il percorso attuali. Essa attraversa un paesaggio variato, superando notevoli ostacoli naturali. Si dice che un tempo fosse presidiata da un milione di soldati, con un posto di guardia ogni 6 km e avesse un doppio muro interno come rinforzo. Ancor oggi la grande muraglia costituisce un'attrazione di grande richiamo turistico anche perché si mostra ben conservata, pur avendo perduto l'importanza militare di un tempo.







MARCO POLO

Accomnato il padre e lo zio che già avevano compiuto viaggi nei paesi dell'Estremo Oriente, Marco Polo nel 1271 inizia la sua grande impresa che attraverso il Medio Oriente e la Persia, lo porta dapprima alle vette del Pamir, poi ai deserti di quello che oggi è il Xinijiang ed infine alle pianure ed alle città dell'impero cinese.

Dal racconto delle sue avventure nasce Il Milione forse il più celebre libro di viaggi. A volte Marco Polo svisa il significato di quanto narrato proprio per il fatto di non essere riuscito ad intendere quale senso preciso avessero certi fatti in una società ed in un mondo lontani dalla sua mentalità e dalla sua educazione. Della Cina lo stupì soprattutto l'elevato livello di ricchezza e di produttività raggiunto: le città vaste e ben organizzate, i canali efficienti, i campi coltivati, gli originali sistemi di lavoro adottati, la cortesia e la raffinatezza dei suoi interlocutori.

Uomo del Medio Evo, era poco sensibile alle dure condizioni di vita e di lavoro delle grandi masse del popolo e si lasciava più facilmente affascinare dallo splendore meraviglioso delle corti.





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